Sui titoli di Stato serve dimostrare responsabilità: non siamo il Partito del No
L’intervento di Pier Ferdinando Casini pubblicato su ‘Liberal’
La tassa sui depositi sui titoli è una vera e propria imposta patrimoniale regressiva che colpisce e penalizza in particolare i piccoli risparmiatori. Noi non siamo il partito del No, ci rendiamo conto della situazione economica e facciamo dunque una proposta alternativa: se proprio bisogna introdurla, lo si faccia in misura proporzionale al valore dei titoli del portafoglio escludendo dal calcolo i Bot e i Cct e introducendo una soglia di esenzione per i piccoli risparmiatori. Siamo anche preoccupati per quei due milioni di risparmiatori italiani che hanno investito piccoli importi in azioni delle grandi aziende pubbliche iniziando da Eni ed Enel e che al momento della vendita realizzeranno la perdita.
Non è comunque con queste azioni che si rilancia lo sviluppo e temiamo che non si tengano neanche i conti in ordine, infatti la previsione di incasso di otto miliardi da questa imposta, ci sembra molto sovrastimata in quanto è evidente che a questo punto i risparmiatori cercheranno strumenti di investimento alternativi. Speriamo che in Parlamento sulla manovra finanziaria possa davvero realizzarsi quel confronto aperto e positivo auspicato anche ieri dal Presidente della Repubblica, è necessario introdurre elementi di crescita e sviluppo e non si può farlo se non raggiungendo elementi di forte condivisione fra le forze politiche. Questa è una manovra che incide pesantemente sui destini del paese e sarebbe poco responsabile blindarla a colpi di fiducia.
Opposizione responsabile c’è, maggioranza paralizzata da divisioni interne
Grazie al presidente del Consiglio, ma non abbiamo bisogno di appelli. C’è un’opposizione responsabile in Parlamento che dà una mano al Governo se realizza cose intelligenti e serie.
In questi mesi non hanno fatto nulla, sono stati paralizzati dalle loro divisioni. Oggi diciamo: scegliete voi la strada da intraprendere, presentate voi provvedimenti seri, non paralizzatevi per altro tempo come state facendo sulla questione dei rifiuti di Napoli.
Pier Ferdinando
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Pubblichiamo l’intervista a Pier Ferdinando Casini su ‘La Stampa’ di Antonella Rampino
Risponde rapido alle domande più semplici, «proporre ora la riforma fiscale è da irresponsabili», «l’idea di un Ppe italiano, detta da Berlusconi che ha rotto con me e cacciato Fini, è un misto di propaganda e di ipocrisia». E rilanciare la legge sulle intercettazioni, con la P4 che squaderna «tante sciocchezze, ma anche un sistema di potere che si nutre della debolezza della politica, è perlomeno sospetto».
Soprattutto, «la difesa della privacy va bene, ma di mettere il bavaglio alla libera stampa non se ne parla neanche». Poi inforca la porta di Angela Merkel. E quando il telefonino squilla ha appena fatto ciao, «ma da lontano», proprio a Silvio Berlusconi. «Esportare all’estero le beghe italiane mi fa accapponare la pelle. E poi che ci parlo a fare? Non è più tempo di convenevoli…». Però, degli incontri al margine del vertice del Ppe e del Consiglio Europeo a Bruxelles, qualcosa Pier Ferdinando Casini dice: «Si tenta di convincere l’opposizione greca di Nuova Democrazia ad appoggiare il piano di risanamento di Papandreou, senza l’unità nazionale nemmeno l’Europa può aiutare la Grecia. E’ un momento storico e drammatico, che ha qualcosa da insegnare all’Italia. Anche noi rischiamo. L’Italia sta andando a fondo perché la maggioranza c’è, ma il governo non fa nulla». E di fronte a questo, «l’importante non sono le promesse e la propaganda ma il fare, le cose concrete». Di fronte a questo «se Berlusconi resta o se ne va è poca cosa…»
Eppure lei ha posto quella precondizione per riavvicinarsi al centrodestra. E nel dibattito alla Camera è stato tra i più duri. Tanto che Berlusconi ha commentato che con lei è rottura, non c’è più niente da fare… Stavate trattando?
«No, infatti non c’era niente da rompere. Io non sono stato duro, sono stato come sempre leale. Ho detto in faccia a Berlusconi che se lui facesse un passo indietro non sarebbe un suicidio, sarebbe un atto d’intelligenza e di lungimiranza per il futuro suo e del centrodestra. E del Paese». [Continua a leggere]
Oggi 500 mila studenti iniziano gli esami di maturità, ma il presidente del Consiglio si è presentato alla Camera con un discorso da primo giorno di scuola. Se Bossi dice che aspetta i fatti dopo le parole figuriamoci cosa potremmo dire noi.
Sono stati tre anni di promesse e chiacchiere. I tagli lineari del governo hanno consentito di mantenere i conti pubblici sotto un parziale controllo, ma sono il segno di una mancanza di regia politica. Il piano per il Sud è una chimera, le liberalizzazioni sono ferme, il Paese continua a non crescere e il debito ad aumentare. Si è affrontata la crisi con i tagli lineari, segno della mancanza di una regia politica rinunciando a colpire gli sprechi. Le piroette della maggioranza sulla Libia sono state emblema di mancanza di serietà.
Voi non avete ben governato, avete galleggiato, alimentando quei conflitti istituzionali che oggi il presidente del Consiglio, fiutando l’aria, ha prudentemente riposto nel cassetto.
Avete la maggioranza, ma non c’è il governo, ed è una sciagura affrontare le intemperie della crisi senza un governo.
La nostra richiesta di un passo indietro non è quella di un suicidio politico, ma è l’unica via di salvezza per il Paese.
Noi siamo stati da soli alle elezioni, ci siamo assunti la responsabilità di spiegare che questa maggioranza è un imbroglio e i fatti ci stanno dando ragione. Tutti vedono che il governo è paralizzato. Al Presidente del Consiglio dico: il problema non è aggiungere un posto a tavola, tantomeno per gente che non ha fame. Perché direi che lui di posti a tavola ne ha aggiunti tanti per gente che aveva fame e che gli consente di avere una maggioranza in Parlamento. Il problema è risolvere i problemi del Paese: i precari, la scuola, le pensioni sociali. Queste sono le questioni dell’Italia che vanno affrontate pensando allo sviluppo senza proporre ipotesi strampalate.
Le tre aliquote sul fisco? È una cosa bellissima ma oggi con questa situazione economica noi rischiamo il crack. Per cui il primo compito è dire la verità agli italiani e usare senso di responsabilità. Tutto il resto sono escamotage per cercare di tirare a campare.
Bossi apre a una possibile riforma della legge elettorale? Credo non alla sua buona fede ma al suo interesse a farla. [Continua a leggere]
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Il nostro è un grande Paese che ha un popolo straordinario.
E noi, noi classe dirigente, dobbiamo mettere da parte le polemiche e lavorare assieme per l’unità della nazione e per il bene della Repubblica.
Pier Ferdinando
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Non credo che valga la pena per Berlusconi prendersela con i candidati
Non mi piace questo referendum pro o contro il governo, ma lo ha chiesto il presidente del Consiglio, trasformando una tornata amministrativa in una tornata politica nazionale in modo improprio.
Oggi gli italiani hanno bocciato il governo: non credo che valga la pena oggi per Berlusconi prendersela contro i candidati inadeguati. Non è certo colpa della Moratti se c’è una paralisi completa, se una tensione sociale sta montando nel Paese, se al governo si addebita di occuparsi di tutto salvo che dei problemi degli italiani e delle famiglie italiane.
Penso che bisogna riflettere molto sulla tendenza che si sta profilando, anche per questo clima di rissa e di odio. Non è con questa Italia divisa tra due blocchi che si odiano che si può pensare al futuro
La Lega propone un patto per la riforma della legge elettorale? Se questo patto si vorrà fare noi ci siederemo al tavolo, perché pensiamo che una legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari e soprattutto che superi un bipolarismo che è stato ancora una volta duramente sconfitto in queste elezioni amministrative.
Questo serve all’Italia e al nostro futuro politico
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Sventolare due ministeri a Milano a una settimana dal voto è un sintomo impressionante di mancanza di serietà. Alemanno, giustamente, le ha definite “soltanto balle”, e mi verrebbe da dire “per fortuna”, se non fosse che l’Italia sta finendo nel ridicolo.
Anche il bollettino giornaliero delle reciproche aggressioni contribuisce a svilire la credibilità della politica e a far perdere a tutti il senso delle dimensioni, mentre c’è ancora chi si ostina a difendere questo bipolarismo accattone.
Basta risse, insulti e polemiche: c’è bisogno di pacificare l’Italia e gli italiani
La politica è malata perché quando non si parla dei problemi delle famiglie, degli insegnanti di sostegno, del tempo pieno che viene tagliato, dei disoccupati – giovani e donne- , quando non si parla di quello che è il problema amministrativo di un Comune e di una provincia, vuol dire che la politica la porta in caciara perché non sa più cosa dire. Il malato è grave.
Cosa cambierà dopo questo voto? Io spero che gli italiani capiscano che questo bipolarismo non è servito a governare il paese. Prodi dopo due anni ha costatato che non poteva andare avanti ed è andato a casa: grande delusione per la sinistra. Oggi, dopo 3 anni, stessa delusione per gli elettori di centrodestra: Berlusconi non riesce a governare se non con la compravendita di parlamentari, eletti nell’opposizione, che li porta a fare i sottosegretari o i ministri. Questa non è politica, è la morte della politica. Bisogna voltare pagina.
Per noi è una prima piccola prova. L’UDC ha cantato da tempo fuori dal coro, perdendo posti e posizioni, per una testimonianza politica. Oggi Fini e Rutelli, assieme a noi, stanno cercando di dire al Paese ‘siamo disponibili a costruire con voi qualcosa di buono’. Non solo risse, insulti, polemiche: c’è bisogno di pacificare l’Italia e di pacificare gli italiani.
Per fortuna c’è il Capo dello Stato che ci richiama tutti al senso della misura
Questa politica non va più: Pdl e Pd hanno dato vita ad un bipolarismo che ha prodotto solo guasti, con Prodi prima, con Berlusconi oggi, e per tenersi in piedi devono parlare di altro. Noi vogliamo parlare delle città e dei cittadini.
Per fortuna c’è il Capo dello Stato che ci richiama tutti al senso della misura, ma noi dovremmo parlare dei problemi degli italiani. Abbiamo un ceto medio che sta scivolando nella povertà, il 30-40% di giovani che non trovano lavoro, il piano delle infrastrutture è fermo. E si parla di altro, baggianate, offese, insulti. Noi, invece, continuiamo esattamente a cercare di dare una risposta nuova alle esigenze degli italiani. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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