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Don Mazzi affronta il disagio dei giovani “normali”

postato il 24 Novembre 2010

Tra tutti gli interventi importanti che abbiamo potuto ascoltare a Milano, ce ne è stato uno che secondo me si è staccato sugli altri; forse perché non era di un politico, non era di un militante, non era di un giovane: parlo dell’intervento di Don Mazzi.

Pochi minuti sono bastati a questo grande e, allo stesso tempo umile, uomo per far comprendere a tutti noi seduti in platea l’importanza di alcuni temi fondamentali quali educazione, scuola, giovani.

Mi ha particolarmente colpito il discorso fatto sui giovani, parlando non dei disagiati, dei più sfortunati, degli extracomunitari, ma di quelli “normali”, dei ragazzi italiani che crescono in una società priva di valori, in cui si pensa solo all’apparire e non all’essere, di cui forse troppe volte ci si dimentica.

Mi auguro e spero che i nostri rappresentanti nelle istituzioni prendano esempio da Don Mazzi, dalle sue parole, da quei valori e quelle idee che devono animare sempre più il nostro agire politico, indirizzato a quel bene comune, obiettivo massimo a cui tutti dobbiamo tendere.

Riceviamo e pubblichiamo” di Andrea Galimberti

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Tirrenia di Navigazione, gli sviluppi

postato il 23 Novembre 2010

La vicenda della Tirrenia e della sua privatizzazione si arrichisce di nuovi sviluppi e forse siamo arrivati alle battute finali. I conti della Tirrenia sono  in profondo rosso a causa della scriteriata gestione degli anni passati: abbiamo detto delle 6 navi  acquistate anni fa e mai messe in mare nonostante siano costate complessivamente 300 milioni di euro perchè o consumano troppo o addirittura hanno una navigazione difficile con mare agitato; abbiamo detto che chi acquistava Tirrenia lo faceva con la garanzia di  72,6 milioni di aiuti pubblici l’anno per otto anni per Tirrenia e 55,6 (per 12 anni) per Siremar (sempre del gruppo Tirrenia); abbiamo detto di come, al momento del bando di vendita, alla fine nessun acquirente avesse chiuso la trattativa con lo Stato.

Chiusa quindi il primo tentativo di vendita con un nulla di fatto, il governo italiano ha deciso di tentare nuovamente la vendita della Tirrenia, anche perchè obbligato dalla UE.

Di questo nuovo bando non si sa nulla, se non quello che è trapelato da qualche intervista fatta a chi vorrebbe partecipare. Ma andiamo con ordine.

Intanto per rendere il piatto più appetibile, il governo ha diviso Tirrenia Viaggi da Siremar di cui ha dichiarato lo stato di insolvenzaseppure il Governo avesse dichiarato che non ci sarebbe stato il famoso “spezzatino”,  la divisione delle società (magari facendo come con Alitalia, ovvero vendendo ai privati la parte buona, tenendo per lo Stato i debiti)riproponendo la vendita per la sola Tirrenia.

Il governo ha fatto partire la nuova procedura di vendita, affidandola alla banca d’affari Rotschild, la medesima che nel 2008 aveva valutato Alitalia.

Ovviamente in questo non c’è nulla di male, non sono molte le banche d’affari e gli advisor internazionali che possono gestire una operazione di queste dimensioni, ma suona strano che ti questa nuova vendita non si conosca nessun particolare o condizione di vendita, se non che le offerte dovranno pervenire a gennaio dopo 6 settimane durante le quali i possibili acquirenti potranno studiare i conti della Tirrenia.

Intanto l’armatore italo-svizzero Gianluigi Aponte, afferma che intende partecipare alla gara tramite la compagnia Grandi Navi Veloci, di cui ha appena acquisito il 50% con la MSC e darà vita al nuovo marchio Gnv-Snav. Aponte, assieme a ad altri due armatori italiani molto noti, Grimaldi e Onorato, darà vita ad una newco che sarà guidata dal manager Ettore Morace, e si chiamerà Compagnia Italiana e avrà lo scopo, tra le altre cose, di acquisire la Tirrenia.

Il nome della newco, richiama alla mente la CAI di Colaninno che ha rilevato la vecchia Alitalia. Sarà un caso, o forse no, che Aponte era inizialmente azionista della stessa CAI e poi è uscito dall’azionariato.

Aponte ha dichiarato che parteciperà alla gara per Tirrenia, perchè “i debiti statali se li accollerà lo Stato”.

Quindi, dalle parole di Aponte, si desume che la nuova vendita di Tirrenia potrebbe essere l’ennesimo regalo che il generosissimo governo Berlusconi sta facendo a spese degli italiani, perchè in pratica ai cittadini resterà da pagare il salatissimo conto dei debiti della Tirrenia, che ammontano a circa 3 miliardi di euro, mentre la parte profittevole verrà ceduta. Ovviamente a nostre spese.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzanti

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Albertini e la politica del fare “onestamente”

postato il 20 Novembre 2010

Parliamoci chiaramente: Gabriele Albertini, già sindaco di Milano per due mandati, era l’ospite d’onore della giornata d’oggi. L’europarlamentare, in rotta con il suo partito – il Pdl -, è accreditato come possibile guida di un Terzo Polo fondato sull’alleanza tra Udc, Api e Fli. Per questo, sicuramente, erano in molti quelli che speravano in una sua conferma dei sempre più numerosi rumors: io – non ve lo nascondo – ero uno di questi.

E, invece, nel discorso di Albertini non c’è stato né un passaggio, né un accenno a possibili nuove alleanze: probabilmente qualcuno ne sarà rimasto deluso. Io, invece, no. Perché, come si suol dire, “chi ha orecchie per intendere, intenda”: il discorso dell’ex Sindaco è stato impostato sui temi della concretezza e della Politica del Fare “Onestamente”, dai contorni fortemente riformisti e liberali, con un occhio alla precedente esperienza amministrativa e alle sfide del futuro. Albertini ha lanciato un appello alla ricostruzione di Milano da portare avanti insieme ai partiti più responsabili, a partire proprio dall’Udc, e a una rinnovata alleanza tra Politica e imprenditoria. Un’idea che condivido pienamente, nell’ottica riformatrice della nostra struttura statale: c’è chi si riempie la bocca tanto di federalismo ma non riconosce poi l’importanza di costruire un rapporto solido tra capitale pubblico e capitale privato. Il fatto che la Politica abbia smesso di parlare al mondo dell’imprenditoria e del sociale è sintomatico del fallimento della nostra classe dirigente. Ecco perché, dopo la Marcegaglia e Bonanni stamattina, sentire Albertini lanciare questo appello mi ha molto soddisfatto.

Un Polo riformatore e liberale non può dimenticare queste tematiche e il fatto di tenere la propria assemblea a Milano conferma che da parte nostra, l’attenzione è massima. Come è massima la voglia di dare voce alla “maggioranza silenziosa” del Nord, che è fatta di piccoli e medi imprenditori, di lavoratori autonomi, di impiegati statali, stanca di essere presa in giro ogni giorno da personaggi che urlano a Roma Ladrona e poi pensano solo a presidiare Banche e Fondazioni, Rai e Ministeri. Ma al popolo del Settentrione (e lo dico da meridionale che crede fortemente nell’Unità del nostro Paese) possono interessare questi populismi, queste demagogie? Ovvio che no, come non interessano noi del Sud.

Vorremmo che la Politica parlasse di impresa, di sviluppo, di lavoro, di federalismo solidale, di detassazione, di valorizzazione delle autonomie locali nell’ottica unitaria. Vorremmo una Politica che parli la lingua di Obama, di Cameron, della Merkel: la lingua della concretezza, del bene comune, del fare (ma di quello vero). Una Politica che sia innanzitutto giovane, fresca, pulita. Il nostro Paese è incapace di produrre nuova classe dirigente, nuovi leader, nella politica così come nell’economia o nel sociale. Siamo un Paese senza guida e quindi senza futuro. Un Paese che non pianifica più, che aspetta che gli eventi raggiungano il punto di non ritorno per darsi una mossa.

Dobbiamo dare una scossa a questo sistema malato: il discorso di Albertini è andato proprio in questa direzione (anche su altri temi quali il rapporto con l’Europa, per esempio). Vedremo come andrà a finire, ma di sicuro – viste le premesse – c’è da ben sperare. E che si tratti di Terzo Polo o no, beh, questo è assolutamente secondario.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

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Marcegaglia e Bonanni dialogano all’Assemblea “-promesse +Nord” dell’UDC

postato il 20 Novembre 2010

I temi dell’economia tornano al centro del dibattito politico, rilanciati dai segnali davvero preoccupanti che provengono dal mondo produttivo: le imprese hanno il fiato corto, cala l’occupazione (380 mila unità in meno dal 2008 al 2009), gli investimenti crollano.

Nel pieno di una crisi che sta cambiando pelle ma che non ci ha ancora lasciato, il Nord produttivo del Paese soffre: con le sue aziende in liquidazione, le sue cattedrali della produzione della ricchezza costrette a tagliare dipendenti e forza lavoro. Dobbiamo constatare, seppur malvolentieri, che nessun territorio, nessuna comunità socioeconomica è immune dalla virulenza di questa crisi. A coloro che hanno a cuore la crescita del Paese preme che si riparta da qui: i centri produttivi del Nord, Milano, Torino, l’ex-locomotiva del Nord-Est hanno bisogno di risposte chiare, perché la “ripartenza” a cui si punta rappresenta a ben vedere la via d’uscita più convincente.

Responsabilità è la parola chiave. La rilancia in modo deciso il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che dialoga con il segretario della CISL Raffaele Bonanni, in un’affollatissima assemblea UDC dall’emblematico  titolo “-promesse, +Nord, per far ripartire l’Italia”, in corso in queste ore a Milano. Il leader degli industriali chiede alla politica un’attenzione puntuale alle questioni economiche, lasciando da parte l’interesse di facciata che tanta classe dirigente rivolge all’Italia che produce, in attesa di politiche economiche robuste.

Si parte dall’assunto che la politica ha un grande ruolo: può decidere le sorti della crescita di un Paese, legiferando pro o contro quella spina dorsale di piccole e medie imprese che ci  ha permesso di stare tra i grandi del mondo e che oggi si ritrova nella più grande incertezza, proprio nel momento più difficile. E l’incertezza si risolve con “un disegno politico serio”, per dirla con Emma Marcegaglia, e Raffaele Bonanni sottoscrive, soffermandosi sul ruolo del sindacato nei rapporti capitale-lavoro (il caso FIAT, rievocato dai due protagonisti dell’incontro, è emblematico, Bonanni critico, la Marcegaglia più comprensiva).

E parlando di lavoro è il tema della detassazione a tenere banco: il mondo sindacale ci ricorda che in Italia la pressione fiscale è ancora troppo pesante, mentre ancora libere da ogni imposizione sono le rendite finanziarie, come i guadagni in borsa. Contemperare le esigenze delle imprese e dei lavoratori per rilanciare la crescita è dunque la sfida che Confindustria e sindacati lanciano alla politica.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

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– promesse e + Nord: ha inizio l’assemblea

postato il 20 Novembre 2010

C’è un Nord che vuole ripartire. C’è un Nord che vuole rimboccarsi le maniche, per tornare ad essere produttivo e competitivo. C’è un Nord che è stanco di dover vivere di promesse e di miraggi. È il Nord che si ritrova a Milano, alla convention organizzata dall’Udc “- promesse, + Nord: per far ripartire l’Italia”, in programma oggi e domani: un incontro nel segno dei temi economici, sociali e produttivi. Per tornare a discutere – seriamente – di ciò che questa terra ha davvero bisogno: e non stiamo certo parlando di ronde, condoni per i disonesti o secessione. Stiamo parlando di impresa, di sviluppo, di lavoro, di federalismo, di detassazione, di valorizzazione delle autonomie locali nell’ottica unitaria. Abbiamo intenzione di lanciare (e concretizzare) una serie di proposte valide ed efficaci per ridare voce alla “maggioranza silenziosa” del Nord – fatta di piccoli e medi imprenditori, di lavoratori autonomi, di impiegati statali – che non ne può proprio più di sentir parlare di Padania e Roma Ladrona, quando il vero dramma di ogni giorno è come arrivare a fine mese, come dare da mangiare ai propri figli.

Per questo, sabato 20, alle 11 si terrà una tavola rotonda – dopo le relazioni introduttive di Savino Pezzotta, Presidente della Costituente di Centro, e di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc – dal titolo “Quale impulso per lo sviluppo”, moderata dal giornalista del “Corriere della Sera”, Dario di Vico, e a cui prenderanno parte il Presidente della Confindustria Emma Marcegaglia; il Segretario Generale della CISL, Raffaele Bonanni; il Presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli. Alle 15, riapertura dei lavori con Ferdinando Adornato, Coordinatore della Costituente di Centro, seguito da Don Antonio Mazzi, Presidente Fondazione Exodus, e Gabriele Albertini, europarlamentare di cui tanto si è parlato in questi giorni come possibile candidato di un’alleanza moderata, riformista e liberale che veda insieme Udc, Api e Fli. I lavori saranno chiusi alle 19 da Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc. Si ricomincia domenica, alle 9.30, con la Santa Messa e alle 11.30, il direttore del Sole 24 Ore, Gianni Riotta, intervisterà il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. Per permettere poi anche a voi da casa il massimo coinvolgimento possibile, vi daremo la possibilità di seguire live i lavori con la nostra WebTv o con il live-twitting sull’account EstremoCentro. In più, per inviare i vostri messaggi sullo schermo dell’assemblea inviate un tweet con il tag #piunord su Twitter oppure un SMS al 331 842187. Vi aspettiamo numerosi, mi raccomando!

Giuseppe Portonera

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I giovani padani costretti alla “clandestinità”

postato il 20 Novembre 2010

In questo mondo globalizzato e sempre più straripante di terroni ed extracomunitari pronti ad invadere la paradisiaca ed eterea Padania, arriva la drammatica legge del contrappasso a punire quei ragazzotti nordici che adorano (adoravano?) il partito Leghista. Il forum ufficiale dei giovani padani, infatti, è stato oscurato in seguito alla mole considerevole di messaggi negativi comparsi nelle ultime settimane nei vari topic.

Critiche, asprissime, al sempre meno tollerato governo Berlusconi ed allo stesso Carroccio, hanno spinto gli admin del forum ed il coordinatore dell MGP Massimo Grimoldi a decidere per la chiusura dello spazio virtuale (senza alcun preavviso, nè spiegazione). Del resto “i panni sporchi si lavano in famiglia”: meglio evitare di apparire all’esterno come deboli e litigiosi; meglio censurare le critiche al buon Renzo “trota” Bossi ed alle escort del Premier.

E così, i giovani padani, infame ironia della sorte, sono passati essi stessi allo status di clandestini; costretti cioè ad “emigrare” su questo nuovo spazio web aperto tramite forumfree. Il tutto, ovviamente, per continuare ad essere “padroni a casa nostra”; come si sloganeggia gagliardamente sul sito dei giovani padani di Saronno (dotato di un trashissimo sottofondo midi che richiama melodie celtiche).

In ogni caso, dopo aver visto in rete il video che ritrae alcuni consiglieri leghisti mentre ruttano, dicono parolacce e bestemmiano mezzi ubriachi nella cattedrale di Monaco di Baviera, sorge automatico e pressante il dubbio che i giovani padani, pensando agli adulti che dirigono il partito, hanno molto più da censurare che da essere censurati.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Germano Milite

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Il governo latita e il cittadino ne paga le conseguenze: multe europee e aumento dei prezzi degli alimenti

postato il 19 Novembre 2010

Questo governo sofferente e moribondo sta calamitando tutta l’attenzione dei media italiani, che sembrano essersi dimenticati che le esigenze delle persone sono anche altre: la gente non ha solo bisogno di chiarezza politica, ma anche di qualcuno che risolva i problemi che si accavallano e che, se ignorati, si ingigantiscono.
Un esempio lampante di ciò è nelle multe che recentemente l’Unione Europea ha sanzionato al governo italiano, reo di non avere preso provvedimenti dopo gli avvisi e le comunicazioni inviate dalla UE medesima.
Le multe in questione sono due: la prima riguarda la mancata applicazione di una sentenza del 2004 riguardante tre discariche nei pressi di Milano nei Comuni di Rodano e Pioltello, e contenenti rifiuti industriali. Queste discariche contengono rifiuti pericolosi e costituiscono una minaccia per l’aria e le acque locali (come si legge dal provvedimento dell’UE), e le sanzioni richieste all’Italia ammontano ad una multa giornaliera di 195.840 euro a decorrere dalla data della seconda sentenza della Corte fino all’avvenuta applicazione della decisione, più una somma forfettaria che è pari a 21.420 euro per ogni giorno trascorso dalla data della prima sentenza della Corte (2004) fino alla seconda. Considerando che sono passati ormai 6 anni, la somma sarebbe davvero elevata, circa 440 milioni di euro, paragoniamoli ai 100 milioni messi a disposizione per le cure dei malati di Sla.
Per altro solo una delle tre discariche risulta bonificata (con l’asportazione di 35.000 tonnellate di rifiuti), mentre la seconda discarica non è ancora stata rimossa e la bonifica della terza discarica è appena cominciata, nonostante la vicenda del “Polo Chimico di Pioltello-Rodano” fosse nota dal 1986.
La maggiore responsabile del danno è la Sisas, Società Italiana Serie Acetica Sintetica, che nel frattempo è fallita, lasciando, ancora oggi, circa 280 mila tonnellate di rifiuti industriali da smaltire nelle vasche A e B. La bonifica era stata affidata, nel frattempo alla Tr Estate 2, società che faceva capo a Giuseppe Grossi, l’imprenditore arrestato nell’ambito dell’inchiesta Montecity-Santa Giulia assieme a Rosanna Gariboldi, assessore all’Organizzazione Interna e Relazioni Esterne della provincia di Pavia e moglie di Giancarlo Abelli, deputato del Pdl.

L’altra multa è stata comminata al governo italiano per non avere recuperato, come gli era stato imposto, fli aiuti di Stato concessi a imprese di servizi pubblici a prevalente capitale pubblico.
“La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia per non aver eseguito una decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea che ordina il recupero di aiuti di Stato illegali e incompatibili da imprese di servizi pubblici a prevalente capitale pubblico”, dice la nota.
La sentenza risale al 2006 e, la cosa più incredibile è che, nonostante i progressi compiuti nel recupero, le autorità italiane non hanno notificato alla commissione l’avvenuto completamento di tale operazione. Trattandosi di un deferimento alla Corte per il mancato rispetto di una precedente sentenza della Corte, “la Commissione ha deciso di chiedere alla Corte di imporre il pagamento di una penalità di 65.280 euro per giorno di ritardo successivo alla seconda sentenza della Corte fino al giorno della regolarizzazione dell’infrazione e di una somma forfettaria di 7.140 euro al giorno per il periodo intercorso tra la sentenza della Corte del 2006 e la seconda sentenza della Corte”, come recita il comunicato UE.
In pratica, paghiamo questa multa, perché il governo italiano si è scordato di comunicare alla UE di avere adempiuto ad una sentenza; per avere scordato di spedire una lettera con annesso francobollo (se consideriamo una raccomandata, diciamo 5-10 euro), noi pagheremo alcuni milioni di euro.
In mezzo a tutto questo, suona strano e preoccupante il silenzio assordante del ministero delle politiche agricole, relativo al nuovo rapporto FAO che prevede un notevole aumento nei prezzi dei cereali e delle derrate alimentari, aumento di prezzo che verrà pagato dai cittadini. Concordo con chi chiede un rilancio del settore agricolo, considerando che sempre la FAO prevede che, per evitare tensioni, bisognerà raddoppiare la produzione mondiale a breve, invocando una politica agricola non velleitaria, ma concreta e pragmatica. Ma la cosa peggiore è che la FAO prevede che questo aumento riguarderà tutto il comparto alimentare, considerando, ad esempio, che il mercato ittico da alcuni mesi ha visto impennarsi i prezzi, come anche lo zucchero, la soia, i cereali e così via, mentre le scorte di cereali stanno diminuendo.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catanese

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Alluvione, l’ordine del giorno Udc per far ripartire il Veneto

postato il 18 Novembre 2010

Dopo l’alluvione che ha duramente messo alla prova la nostra Regione, dopo giorni di totale abbandono da parte delle istituzioni e dell’informazione nazionale, con una settimana di ritardo anche il Governo si è reso conto della gravità della situazione e ha deciso di intervenire.

Accolti tra le proteste sia a Verona che in prefettura a Padova, Berlusconi, Bossi (con figlio Renzo al seguito) e diversi ministri hanno visitato le zone maggiormente colpite e hanno promesso immediati stanziamenti di fondi.

Il clima di sfiducia è ampiamente giustificato, considerando che alcuni nostri comuni come quelli di Abano o di Albignasego, sempre in provincia di Padova, attendono già da tempo i rimborsi per i danni causati dalle trombe d’aria degli anni scorsi, rimborsi che però non sono mai arrivati!

Ma come avevo scritto nel precedente articolo, nonostante la capacità della popolazione veneta di rimboccarsi le maniche nel momento del bisogno sia proverbiale, questa volta questa volta la tenacia non basta: è necessario che alle promesse espresse dal Presidente del Consiglio e dai suoi ministri seguano fatti concreti. Per ripartire servono i “schei”(nel dialetto veneto sono i soldi) dello Stato.

L’ultimo appello per un immediato intervento da parte del Governo è stato sollevato proprio da un esponente del nostro partito, l’On. De Poli. Il Coordinatore regionale UDC del Veneto ha fatto esplicite richieste attraverso un ordine del giorno al ddl stabilità che propone di sospendere gli studi di settore, i pagamenti Ires e Irap di novembre e i contributi previdenziali per i contribuenti veneti.

“Ci aspettiamo” – ha detto Antonio De Poli- ”che la maggioranza lo voti per dare un segnale di concretezza alle solite promesse”.

Noi veneti ci aspettiamo che la risposta della maggioranza e del Governo sia nel segno dell’apertura e speriamo, inoltre, che in futuro possa esserci una più accurata gestione del territorio da parte degli amministratori sia locali che nazionali per evitare il ripetersi di queste tragedie.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Ricco

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Per i malati di Sla servono risorse certe!

postato il 18 Novembre 2010

Li abbiamo visti per strada a manifestare i malati di Sla, a chiedere assistenza e risorse allo stato per poter vivere con maggiore serenità la gravissima patologia che li ha colpiti, e poter consentire ai loro familiari di svolgere una vita dignitosa. Le abbiamo sentite le loro storie: alcuni sono stati addirittura costretti a vendere la propria casa per garantirsi un’assistenza adeguata.
Per i malati di Sla servono risorse certe!. Lo abbiamo detto più volte e oggi lo ha ribadito in Aula il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
Un vero e proprio braccio di ferro quello di oggi alla Camera, impegnata nell’esame della Legge di Stabilità. Le opposizioni hanno chiesto che la somma da destinare ai malati di Sla venisse indicata nero su bianco e, dopo un dibattito sull’argomento, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha deciso di sospendere la seduta in attesa di una risposta da parte del governo su questo punto. [Continua a leggere]

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Ma è solo un programma tv

postato il 18 Novembre 2010

“Vieni via con me” è sicuramente un evento televisivo, una buona trasmissione che viene premiata dai telespettatori con ascolti altissimi, eppure c’è in giro la volontà, nemmeno tanto velata, di trasformare questo programma in qualcos’altro. Da una parte c’è chi vede nella trasmissione di Fazio e Saviano una sorta di “25 aprile” televisivo che sconfigge le insulse trasmissioni del biscione e segna il trionfale ritorno di una certa intellighenzia, dall’altra c’è chi considera “Vieni via con me” qualcosa ai limiti dell’eversivo, una sorta di grimaldello televisivo delle sinistre per logorare un Berlusconi in difficoltà.

E’ necessario davanti a queste prese di posizione abnormi ricordare ai tanti che si affannano ad attaccare e difendere che ci troviamo di fronte ad una trasmissione televisiva, e che dunque Fazio e Saviano non sono né due coraggiosi capi partigiani né due pericolosi terroristi di sinistra. Se “Vieni via con me” rimane un programma televisivo allora si può decidere di guardarlo o non guardarlo, lo si può apprezzare o criticare senza correre il rischio di essere arruolati in una parte politica o di compiere azioni sacrileghe. Ci si può anche arrabbiare come il ministro Maroni e dissentire pubblicamente, senza però fare il diavolo a quattro, specie se si è il ministro dell’Interno e si ha qualche problema più grosso da gestire.

Fatta questa doverosa premessa si può tranquillamente dire che la trasmissione di Fazio e Saviano è un buon prodotto che giustamente spicca nella mediocrità televisiva, ma che corre il rischio, come ha ben scritto Marco Travaglio, di diventare il “perfetto presepe progressista”. A dire il vero è una specificità dei programmi di Fabio Fazio quella di squadernare nei programmi tv le introvabili figurine panini veltroniane davanti alle quali stupirsi e compiacersi, ma non bisogna avere la presunzione di presentare questo idilliaco quadretto come il Paese reale, perché l’Italia è assolutamente più complessa, grazie a Dio.

Così ci possiamo ritrovare nel talento di Benigni o nella denuncia delle mafie fatta da Saviano e contemporaneamente storcere il naso davanti ai valori della destra e della sinistra declinati non brillantemente da Fini e Bersani o al monologo sull’eutanasia con impennata anticlericale di Saviano che ha persino scomodato Giordano Bruno. Lunedì tornerò a guardare “Vieni via con me” e continuerò a fare l’elenco, come buona abitudine della trasmissione, delle cose che mi sono piaciute e di quelle che non mi sono piaciute senza la paura di commettere nessun sacrilegio o lesa maestà e alla fine andrò a letto né euforico né con travasi di bile alla Masi, consapevole di aver guardato un programma televisivo come tanti, anzi come pochi.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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