Tutti i post della categoria: In evidenza

La sanità tra 20 anni

postato il 27 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Alla domanda inerente il futuro della Sanità in Italia molti studiosi e docenti di prestigio hanno trovato una risposta in comune accordo: da qui a 20 anni i costi del nostro Sistema Sanitario saranno destinati ad aumentare fino ad un raddoppio nel 2050.

Le motivazioni vanno ricercate, in primo luogo, all’aumento dell’età media, dunque all’ aumento della popolazione anziana e delle patologie definite croniche. Grazie al lavoro di medici, ricercatori, scienziati, si è infatti arrivati ad un allungamento della vita media di circa 30 anni rispetto al secolo scorso. Un traguardo che ha portato, inevitabilmente, al cronicizzarsi di specifiche patologie, motivo per il quale alla Sanità sarà richiesta una ricerca di finanziamenti pubblici e privati ai fini di un sostentamento, nonchè una revisione della propria logistica e degli assetti di governance.  Il futuro vedrà una Sanità più allargata e competitiva, con un conseguente aumento, nel pubblico, di prestazioni a pagamento. Vi sarà, inoltre, un’apertura alla mobilità dei pazienti anche dall’estero, dal momento che ogni anno, nel mondo, si muovono circa 4 milioni di persone in ricerca di cure negli ospedali (mercato complessivo che va dai 20 ai 40 miliardi di dollari).

Le sempre maggiori difficoltà economiche determineranno implicazioni importanti sul futuro del sistema pensionistico e socio-sanitario, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria, ed un equo ed adeguato accesso ai servizi di base e di qualità. Da rilevare, inoltre, che tra i paesi europei l’Italia è probabilmente il più colpito dai cambiamenti demografici, avendo uno dei più bassi tassi di fecondità del mondo, nonchè una delle vite medie più alte, motivo per il quale risentirà di nuove pressioni sui conti pubblici.

Le diseguaglianze regionali, qualora dovessero persistere, non faranno che aumentare i costi sanitari italiani; le proiezioni dell’OCSE stimano, infatti, che potrebbe essere necessario un aumento della spesa sanitaria compresa tra il 2% ed il 9,3% del PIL entro il 2050.

Prospettive non del tutto rosee, che possono essere ammorbidite dalla promozione di uno stile di vita sano, finalizzato alla prevenzione di quelle patologie che stanno drasticamente aumentando e condizionando i nostri stili di vita.

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Combattere l’evasione fiscale in Italia e all’estero. Un beneficio per tutti

postato il 25 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

I risultati che questo governo, e chi lo appoggia, stanno ottenendo nella lotta all’evasione fiscale sono encomiabili e sono la dimostrazione che, se fosse stata condotta in modo altrettanto efficace dai precedenti governi, l’Italia oggi starebbe molto meglio.

Soprattutto è la riprova che la vera lotta all’evasione fiscale non si fa con i condoni che avvantaggiano chi evade e mortifica gli onesti; tutto questo è salutato con favore dagli italiani come è dimostrato dalle recenti ispezioni che hanno visto coinvolte Cortina, Milano, Napoli, Roma, Courmayeur salutate con favore dalla gente anche alla luce delle cifre venute fuori e che ricordiamo per amor di cronaca: a Cortina i ristoranti hanno fatturato fino al 300% rispetto allo stesso giorno dell’anno precedente, i commercianti di beni di lusso fino al 400% in più, i bar fino al 40% in più, i controlli sui possessori di 251 auto di lusso di grossa cilindrata avevano fatto emergere 42 proprietari che faticavano a “sbarcare il lunario”, avendo dichiarato meno di 30 mila euro lordi di reddito sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto erano intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi, senza contare le auto di grossa cilindrata intestate a società che sia nel 2009 sia nel 2010 avevano dichiarato in 19 casi di essere in perdita, mentre in 37 casi hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi.

A Napoli si è riscontrato un aumento medio dell’incasso, un po’ come è successo ai negozianti di Cortina, che è andato dal +133% al +985%. Uno scenario quasi irreale. Che si è complicato quando, dati alla mano, la Guardia di Finanza ha dichiarato che al termine dei controlli effettuati ben l’82% degli esercizi controllati ha presentato un qualche tipo di irregolarità. Su 386 esercizi controllati ben 317 non adempivano agli obblighi di legge.

Contemporaneamente a queste ispezioni, il governo, per andare a stanare i grandi evasori, che generalmente evadono tramite conti all’estero e società in paradisi fiscali, ha stretto una serie di accordi con Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, USA da cui il governo italiano ha adottato le norme anti evasione che mettono sotto torchio le banche: in pratica gli istituti bancari di tutti i paesi aderenti all’accordo dovranno controllare i loro clienti che sono contribuenti e hanno attività finanziarie all’estero superiori a 50mila dollari; questi contribuenti dovranno fare una dichiarazione dei loro beni esteri al fisco Usa, pena una sanzione di 10mila dollari (che diventano 50mila se il contribuente continua a essere reticente dopo la notifica del fisco USA). Fin qui la cosa riguarda i cittadini statunitensi, ma l’obbligo di comunicazione  riguarda anche quei soggetti non statunitensi  che hanno partecipazioni americane di peso (quindi, ad esempio, società italiane con quote Usa). Anche loro sono obbligati alla comunicazione e la sanzione è un prelievo da parte della stessa banca del 30% della somma depositata nel conto corrente. L’importo verrà poi versato al fisco statunitense. In pratica le banche europee dovranno fare da delatori ed esattori per conto di un paese estero, dando vita ad un grosso onere per gli istituti di credito europei.

Ma, ed è questa la vera novità, la suddetta norma presto potrebbe riguardare direttamente i contribuenti nostrani, in quanto queste regole dovrebbero diventare reciproche, come normalmente accade in caso di accordi tra Stati, e quindi un fisco straniero (statunitense, francese, britannico o tedesco) controllerà i conti esteri dei cittadini italiani, fornendo poi i dati al fisco italiano che erogherà le salatissime multe di cui sopra.

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In attesa di un lieto fine per Rossella Urru

postato il 22 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

C’era una volta Rossella. Rossella è una ragazza nata a Samugheo, un paese dell’Oristanese, 29 anni fa. In un tempo dove chi vuole avere successo spesso sceglie facili compromessi, lei sceglie la via dell’impegno sociale nel Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli, e va nei campi profughi in Algeria, offrendo il suo tempo di giovane donna per aiutare donne e bambini a superare le enormi difficoltà quotidiane in un luogo che offre poco più di niente.

Il 23 Ottobre 2011 Rossella viene rapita, insieme ad altri due volontari spagnoli, da un gruppo armato vicino ad Al Qaeda. Da allora sono passati 120 giorni e di Rossella non si sa nulla. Ma soprattutto, non si dice nulla. Non se ne parla. Fino a quando un’altra donna, un’altra sarda, sceglie di utilizzare lo spazio concessole su un grande palcoscenico per ricordare all’Italia che Rossella è ancora li, prigioniera, in chissà quale condizioni di vita, chissà se ancora in vita, e che ha diritto di tornare a casa per riabbracciare la sua famiglia.

Quella di Rossella non è una favola, purtroppo. E’ la triste realtà. C’è davvero una giovane di cui dovremmo essere fieri e che invece soffre prigioniera in mani straniere senza che la stampa se ne occupi. C’è davvero una famiglia in ansia, che è stata rassicurata dal Capo dello Stato sulle buone condizioni di salute della loro figlia, ma che smaniano dalla voglia di riabbracciarla.

Rimaniamo in attesa di un lieto fine per la storia di Rossella, sperando che siano le donne come lei a dominare le pagine dei nostri giornali.

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La lotta all’evasione ci premia: ecco come

postato il 21 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Questo governo, e chi lo sostiene, ha sempre affermato che la lotta all’evasione fiscale è fondamentale perché se tutti paghiamo, allora diminuisce la soglia individuale  del gettito fiscale necessario all’abbattimento del debito pubblico e al mantenimento dei servizi ai cittadini.

Oggi è tempo di dimostrare che quanto detto non è solo uno spot, e che al sacrificio, corrisponde un premio: il governo ha intenzione di presentare venerdì prossimo un testo di legge delega nel quale  si affermerebbe chiaramente (e sarebbe vincolato per legge) il principio secondo il quale le somme che saranno recuperate dall’evasione fiscale dovranno essere destinate alla riduzione delle aliquote Irpef, a cominciare da quella che grava sul primo scaglione di reddito (redditi compresi tra i 7 e i 15mila euro), portandola dal 23 al 20% e favorendo così tutti i contribuenti italiani.

Se tale modifica dell’aliquota non fosse possibile, allora il governo agirà sulle detrazioni fiscali, aumentandole per i ceti meno abbienti.
I fondi, come detto verrebbero dalla lotta all’evasione fiscale. E’ sufficiente considerare che nel 2011, tale lotta ha prodotto un extra gettito di 11 miliardi di euro; a fronte di tale gettito c’è da considerare che 1 punto percentuale di scaglione IRPEF è pari a circa 5 miliardi di euro, se quindi questo extra gettito fosse garantito nei prossimi anni, si potrebbe procedere ad una diminuzione dell’IRPEF di circa 2 punti percentuali. Al ministero delle finanze, fanno sapere che un primo bilancio dell’andamento del gettito, che terrà conto anche della lotta all’evasione, si potrà vedere tra maggio e giugno in sede di autotassazione.

Altra misura a favore dei contribuenti, sarebbe il blocco dell’aumento iva, dato per scontato e da effettuare ad ottobre del 2012, che potrebbe avvenire grazie all’adozione delle riforme in tema di spesa sanitaria che un notevole risparmio di costi; il governo stima che per prevenire l’aumento dell’IVA, sarebbero necessari 4 miliardi di euro quest’anno e 16 miliardi  annui dal 2013, cifre che Monti è fiducioso di ottenere dalla razionalizzazione della spesa sanitaria (attualmente pari a circa 108 miliardi di euro annui) che vedrebbe la qualità e la quantità dei servizi offerti al cittadino immutati, mentre si gestirebbe meglio la spesa legata alla burocrazia della sanità.

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Addio a Dulbecco, spirito umile e ironico

postato il 20 Febbraio 2012

di Jakob Panzeri

E’ morto Renato Dulbecco, aveva 98 anni. Compagno di università di Rita Levi Montalcini, ricevette il Premio Nobel nel 1975. Celebri i suoi studi sui virus batteriofagi e i meccanismi di riparazione del Dna. Isolò il primo virus mutante della poliomelite, scoprì il meccanismo di azione delle cellule tumorali , fu una delle menti del Progetto Genoma Umano. Uno scienziato gentiluomo che faceva il pendolare tra Milano e la California, uno spirito umile e ironico che non disdegnò nemmeno il palco di Sanremo.

Un gigante ci ha lasciato, che continui ancora a illuminare dall’alto la ricerca e la medicina italiana.

 

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La Riforma Fiscale prossima ventura: diamo uno sguardo alle ipotesi

postato il 20 Febbraio 2012

di Mario Pezzati

Venerdì prossimo il consiglio dei ministri varerà il decreto di semplificazione fiscale che sarà un primo passo verso la riforma del fisco che il governo intende varare in primavera (che vedrà la revisione delle sanzioni, la definizione di un nuovo testo unico, l’eventuale ridefinizione delle aliquote, la revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali e il vincolo che i frutti dell’evasione fiscale siano usati per la riduzione della pressione fiscale). Le novità sembra che saranno molte e riguarderanno tutti i settori della vita economica italiana: si andrà da alcune importanti novità alla lotta all’evasione a delle modifiche per l’IMU ed evitare l’aumento dell’IVA e l’IMU non solo per gli immobili commerciali di istituzioni religiose, ma anche per quelli detenuti da sindacati e partiti.

Questa serie di riforme sono funzionali per impedire l’aumento di due punti percentuali dell’IVA a partire dall’ottobre 2012, come dichiarato dallo stesso Premier.
Per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale, si ipotizza la costituzione di liste dove andrebbero a finire tutti i contribuenti «pizzicati» in infrazione dall’amministrazione tributaria e per questo tenuti particolarmente sotto controllo tramite un supplemento di controlli sull’intero spettro delle loro attività, con accertamenti approfonditi, anche tramite l’accesso ai conti correnti bancari.
A questo si va a sommare anche l’inasprimento delle sanzioni per l’esportazione di capitali all’estero oltre i limiti consentiti dalla legge (10 mila euro, a meno che non si comunichi al Fisco la necessità di portare oltre confine una somma superiore), anche alla luce del fatto che le dogane hanno visto un aumento vertiginoso, in questi mesi, di sequestri di valuta alle frontiere, segno inequivocabile della ripresa dell’esportazione illegale di capitali all’estero. La nuova sanzione per chi porta illegalmente capitali all’estero, aumenterebbe di ben 6 volte.
Per quanto riguarda “il popolo delle partite IVA”, la novità più importante sarebbe la riduzione da 10 a 5 mila euro del limite entro il quale le compensazioni possono essere fatte senza comunicazione telematica all’Agenzia delle entrate. Sarà anche modificata la franchigia fiscale: attualmente tale franchigia è vincolata alla soglia dei 16 euro, ma dovrebbe essere innalzata a 30 euro. In pratica chi ha un debito con il fisco per un importo fino a 30 euro, non dovrebbe rischiare nulla, perché l’importo della sanzione è talmente basso che non vale la pena attivare tutte le procedure per l’escussione del debito.

Per l’Imu, l’imposta municipale sugli immobili che sostituirà l’Ici, vi saranno dei chiarimenti: le detrazioni forfettarie di 200 euro l’anno, più 50 euro per ogni figlio a carico di età inferiore ai 26 anni, si potrà usufruire una sola volta per ciascun nucleo familiare, a prescindere dal numero delle abitazioni possedute e/o occupate.
Dalla nuova imposta, poi, dovrebbero essere esentati gli immobili che appartengono a qualsiasi titolo ai comuni e agli altri enti locali, mentre probabilmente si assoggetterebbe all’Imu gli immobili della Chiesa, dei partiti politici, dei sindacati, delle associazioni sportive, delle organizzazioni senza fini di lucro, oggi tutte esenti (con un maggire gettito di circa due miliardi di euro l’anno). Queste modifiche dell’IMU serviranno a chiudere la procedura di infrazione aperta dall’UE nel 2010 e dovrebbero articolarsi in questo modo: vi sarà un’esenzione solo per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale; l’abrogazione di norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente, e infine l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, inoltre, introdurrà un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile.

Infine, vi sarà una disposizione che risolverà i conflitti sulla possibilità di portare in deduzione dalle imposte sui redditi quanto è stato speso per compiere un reato; in altre parole, attualmente è impossibile dedurre fiscalmente i costi e le spese sostenuti per compiere un reato, mentre la soluzione ipotizzata è che tale impossibilità sia limitata solo ai casi dei beni o delle prestazioni di servizio che vengono utilizzati direttamente per il compimento di atti che sono qualificabili come delitto non colposo. Il testo potrebbe portare a rendere scontabili dal reddito, per esempio, i costi legati all’emissione di fatture soggettivamente inesistenti: un passaggio, questo, che avrebbe un grande rilievo, soprattutto nell’ottica di accordi tra il colpevole e il fisco per chiudere la vertenza. Resta, poi, il fatto che la disposizione, nella versione attuale, non ha carattere interpretativo: di conseguenza non dovrebbe avere la possibilità di incidere sul rilevante contenzioso ancora pendente su questa materia.

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Sviluppo digitale. Il futuro è a banda larghissima!

postato il 19 Febbraio 2012

di Giuseppe Portonera. (L’immagine: Topolino n. 2917 – copertina di Paolo Mottura)

Mentre stavo per scrivere questo pezzo, la mia attenzione è stata catturata dalla copertina di un numero di Topolino di qualche mese fa, che titolava: “Archimede e lo Zione in Italia. Il futuro è a banda… larghissima!”. Sfogliandolo sono arrivato fino alla storia di copertina, che merita di essere raccontata – seppure in sintesi: Rockerduck, il grande antagonista di Paperone, ha deciso di investire nel progetto della “banda ultralarga” in Italia; visto che il tutto stenta a decollare, però, pensa bene di chiedere aiuto all’inventore per eccellenza del mondo parallelo di Paperopoli, Archimede. Il quale scoprirà – a sorpresa – che il fallimento del progetto è dovuto a un deliberato sabotaggio da parte dello stesso Rockerduck, che dopo aver inizialmente creduto nel progetto del Wi Max (beato lui), ne ha avuto infine paura. E ai Bassotti, suoi complici, spiega anche il perché: “un colossale e istantaneo flusso di informazioni favorirebbe la nascita di nuove, giovani aziende e la diffusione dei loro prodotti! Per esempio, qualunque fabbricante indipendente di nanetti di gesso potrebbe rivaleggiare con me! Vi rendete conto?!”.

Ora, so che un approccio del genere potrà sembrarvi puerile o insensato, ma a me è sembrato che queste poche battute di un fumetto riescano a spiegare meglio di tanti altri e lunghi discorsi perché non possiamo più permetterci di tergiversare sugli investimenti in materia di banda larga e digital divide. Ne ho scritto più volte, proprio su questo sito, l’ultima volta in occasione della bocciatura dell’emendamento Fava: non possiamo più restare sulla difensiva, servono subito interventi ben definiti e mirati al superamento del digital divide tutto italiano. In questa direzione, finalmente, si sono mossi i primi passi. A partire dal disegno di legge che porta le firme congiunte del nostro Roberto Rao e del deputato Pd Paolo Gentiloni, intitolato “Misure urgenti per lo sviluppo della domanda di servizi digitali”. Già dal titolo si può ben capire quale sia il principio ispiratore di questo testo: in Italia più ancora che l’assenza di adeguati servizi digitali, stupisce la mancanza di una loro adeguata “domanda”; sono in pochi, in troppo pochi quegli imprenditori, quei commercianti, quei liberi professionisti che pensano (ancora prima di volere) di usufruire di infrastrutture digitali per il loro lavoro. Troppi gli ostacoli – culturali e strutturali – in questo senso. Il primo passo da compiere, allora, è rimuoverli, per creare poi la consapevolezza delle immense potenzialità offerte da Internet e incrementare quindi la “domanda di servizi digitali”. Il documento, che è articolato in dodici punti e che sarà presentato a breve alla commissione Trasporti e comunicazioni, si incardina in quattro punti chiave: una legge quadro ciclica che metta ordine allo sviluppo degli incentivi digitali ogni dodici mesi, in stretta connessione con le tappe dell’Agenda digitale europea; una tabella di marcia a tappe forzate per la fornitura dei servizi digitali al cittadino con un piano di swich off della Pubblica Amministrazione analogica già nel corso del 2013; un’aliquota privilegiata e unica del 10% per favorire il commercio elettronico, per un commercio che deve vederci fra gli attori principali e che invece al momento ci vede in fondo alle classifiche; un contributo una tantum pari a 50 euro per le famiglie meno abbienti che vorranno accedere a una connessione a Internet, come primo incentivo all’alfabetizzazione digitale. Questo perché investire in banda larga, oggi, significa scegliere una delle soluzioni più efficaci per uscire dalla situazione di crisi economica internazionale in atto: il commissario all’Agenda digitale Neelie Kroes, vice presidente della Commissione europea, ci ha ricordato, qualche settimana fa, che i paesi europei leader per produttività sono gli stessi che più hanno investito nel settore delle tecnologie digitali. Una crescita del 10% della penetrazione della banda larga, infatti, porterebbe a un aumento del Pil fra lo 0,9 e l’1,5% e consentirebbe di generare attività per oltre un trilione di euro e creare milioni di nuovi posti di lavoro a favore di nuove, giovani e moderne (anche piccole e medie) aziende competitive sul mercato italiano e europeo.

Ecco perché non possiamo più stare a giocare al gatto e al topo con quanti credono di vivere ancora in un bel passato in cui i mezzi di comunicazione più veloci erano il telefono di casa o la tv. Queste “sacche di resistenza allo sviluppo digitale, che hanno paura del nuovo… andrebbero tutti #defollowati!” – per riprendere uno degli ultimi tweet del nostro Rao. L’approvazione di questo disegno di legge, che speriamo possa essere ancora migliorato durante il suo iter alle Camere, può anche avere effetti benefici sul nostro (stantio e ingessato) mercato del lavoro e far sì che nel nostro Paese possano nascere quanti più e numerosi “fabbricanti indipendenti di nanetti di gesso” in grado di rivaleggiare e vincere anche contro i soliti, grandi e inamovibili produttori.

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L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia

postato il 18 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Si è svolto mercoledì, nella “Sala della Lupa” della Camera, il convegno “L’Africa ha un volto nuovo: quello delle donne. Un esempio per l’Italia”, organizzato dal presidente della Commissione giustizia Giulia Bongiorno e da Roberto Rao.
Il convegno, che aveva per tema le donne, l’importanza che assumono nella società odierna e il loro ruolo in Italia e nel mondo intero, ha offerto degli interessanti spunti di riflessione.
Naturalmente, come solitamente accade in convegni di questo tipo, si é partiti dall’amara constatazione di quanto debole sia, ancora oggi,in Italia, il binomio donne-politica. E’ proprio per questo che dovremmo assumere come esempio quello della Liberia, primo Paese africano ad avere come Presidente una donna, da cui arrivano grandi segnali di una vera e propria rivoluzione sociale, che porta alla ribalta il genere femminile, che assume sempre maggiore importanza, occupa posizioni di sempre maggiore rilievo. Questo, probabilmente, come ha rilevato Carmen Lasorella, che ha intervistato la leader liberiana , premio nobel per la pace, perché il Governo africano ha puntato tutte le sue forze sull’istruzione e sulla cultura, come mezzi per rendere la Liberia uno stato realmente democratico. D’altronde, la democrazia è realizzata in pieno quando ogni uomo e ogni donna hanno uguali possibilità di raggiungere uno stesso traguardo, ed è forse ciò che oggi, in Italia, manca, e per cui i partiti politici hanno il dovere di lottare.
La politica deve avere il coraggio di aprirsi alle donne riavvicinare questi due mondi così distanti tra di loro, ed annullare ogni tipo di discriminazione di genere.
Ed è vero quanto ha detto la Bongiorno: non si può esultare per il fatto che nel Governo Monti ci siano tre donne ad occupare ministeri importanti, dimenticando che questa non è che l’ennesima sconfitta della politica. Purtroppo, soltanto in un governo “tecnico” si é pronti a dare incarichi così significativi alle donne, al contrario di quanto accade in un ordinario governo “politico”.
La speranza, emersa dalle parole di tutti quanti sono intervenuti al convegno, è quello che davvero qualcosa possa cambiare, sperando che incontri come questi possano essere uno stimolo, per spronare i partiti ad osare di più, a candidare più donne, se meritevoli.
La questione è prettamente politica e, come ha sottolineato il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, una prima soluzione può essere quella di lavorare davvero per cambiare questa legge elettorale, per scegliere con coscienza e libertà, e magari portare in Parlamento tante donne, senza ricorrere neanche alle cosiddette “quote rosa”.
L’importante per un partito, come credo, è basare sempre la propria politica sul principio di meritocrazia: perché l’importante non è essere uomo o donna, ma essere bravi.

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L’ABC delle riforme

postato il 17 Febbraio 2012

di Redazione

E’ con uno dei suoi consueti tweet che Pier Ferdinando Casini esprime tutta la sua soddisfazione per l’intesa raggiunta sulle riforme:

Dal vertice che ha coinvolto oltre al leader dell’Udc Casini, il segretario del Pd Pierluigi Bersani e il segretario del Pdl Angelino Alfano è arrivata la decisione di giungere presto ad un testo condiviso sulle riforme che preveda la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto, la sfiducia costruttiva, il potere di nomina e revoca dei ministri da parte del presidente del Consiglio, la riforma dell’articolo 117 della Costituzione.

Ma la vera novità è che queste riforme in cantiere per la prima volta hanno tempi certi ed una road map ben definita. Entro due al massimo tre settimane si potrebbe giungere a un testo condiviso tra Pdl, Pd e Terzo polo sulle riforme costituzionali, successivamente, compatibilmente con la procedura di revisione costituzionale prevista dall’articolo 138 della Costituzione, il testo condiviso verrà presentato alle commissioni parlamentari per poi procedere alle diverse letture da parte delle camere che dovrebbero concludersi entro dicembre.

Ci sarà anche tempo per occuparsi della riforma elettorale, ma solamente dopo aver avviato le riforme per scegliere un sistema elettorale coerente con la nuova impalcatura istituzionale, come del resto aveva già auspicato Casini.

L’ottimismo è diffuso tra gli addetti ai lavori, sembra che l’ABC, come i giornalisti chiamano i tre perni della maggioranza, sia determinato a dare all’Italia quelle riforme necessarie per entrare finalmente nella Terza Repubblica e uscire dalla transizione infinita e dal bipolarismo muscolare.

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Un imperdibile Monti a Strasburgo

postato il 16 Febbraio 2012 The YouTube ID of w1-dUUi4-SY&feature=player_embedded is invalid.

 

di Adriano Frinchi

Mentre in Italia si discuteva ancora di scadenti sermoni declamati dal palco del teatro Ariston, il nostro Premier dava una lezione di buona educazione e di europeismo al Parlamento Europeo.

Nel video, che non esito con un po’ di orgoglio nazionale a definire epico, Mario Monti viene interrotto durante il suo discorso all’Aula di Strasburgo da un deputato euroscettico inglese (una specie di leghista d’oltremanica). Il buon Monti senza scomporsi risponde in perfetto inglese al contestatore con una frase che avrebbe fatto impallidire anche Winston Churchill:

“Penso che sia estremamente possibile conciliare democrazia e integrazione, solamente una cultura insulare molto superficiale può ritenere ingenuamente che integrazione significhi un super Stato”.

Inutile dire che gli eurodeputati si sono spellati le mani ad applaudire. Certo che se penso chi mandavamo fino a poco tempo fa a Strasburgo…


 

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