Oggi l’Occidente è in una fase drammatica, non soltanto per il terrorismo ma anche per la crisi economica. Di fronte a questa fase ci sono due strade: c’è chi cerca di cavalcare una facile popolarità, dando ragione sempre e comunque a chi esprime certe opinioni, e chi cerca di essere classe dirigente, assumendosi gli oneri anche delle scelte impopolari: noi abbiamo scelto questa seconda strada.
Ieri Di Pietro ha definito questa guerra illogica e sanguinosa. Ma qui non c’è una guerra. Semmai, si risponde a una offesa perché nessun soldato italiano è fuori dall’Italia per fare la guerra. Non bisogna dare sponda a sentimenti antinazionali solo per qualche voto in più.
Certamente bisogna discutere e riflettere sulla missione senza però dimenticare che non ha a che fare con una iniziativa unilaterale ma è condotta in nome della comunità internazionale e ha una condivisione ampia.
Le parole servono a poco, servono i fatti, c’è una linea di condotta trasparente, ovvero l’impegno concorde di tutto il Parlamento accanto al governo.
Proprio nei momenti di dolore e di amarezza maggioranza e opposizione devono dare il meglio di sé nel nome dell’Italia. Siamo in Afghanistan per ragioni serie, per combattere il terrorismo, e lì dobbiamo rimanere.
Pier Ferdinando
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Dovessimo stabilire una graduatoria dei popoli europei che più hanno sofferto nella nostra storia, credo che uno dei primi posti spetterebbe alla Polonia. Una nazione che per anni non è mai esistita, trattata come pedina degli scacchi o carta da briscola che i giocatori continuavano a sfilarsi: per 123 anni a partire dal 1772 la Polonia è stata spartita, divisa, smembrata tra la Prussia di Federico II, l’Austria di Maria Teresa e la Russia degli Zar. Nel 1795 venne addirittura cancellata dalla carta geografica. Una condizione rispetto alla quale la nostra Italia “mera espressione geografica” nella definizione del principe Klemens von Metternich ha certo una posizione da invidiare. [Continua a leggere]
Sono vicino alla famiglia dell’italiano caduto in Afghanistan ma anche al governo. E’ giusto che maggioranza e opposizione siano assieme a rivendicare le ragioni della nostra presenza in quel Paese, anche se costa tante vite umane.
Pier Ferdinando
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Siamo vicini al popolo e ai colleghi parlamentari iraniani, vittime di un regime che nega la libertà e che oggi, sembrerebbe, ha ammazzato una studentessa che manifestava.
Oggi siamo iraniani anche noi, le loro bandiere sono idealmente anche le nostre. L’Occidente si svegli e difenda i suoi fratelli.
Ricordo il mio primo viaggio universitario ad Haiti, la povertà di quel Paese, la sua disperazione, ma anche il fascino straordinario di quei paesaggi e di quei volti.
In queste ore assisto con apprensione allo spettacolo agghiacciante delle immagini che ci arrivano da laggiù e penso alle vittime, a chi ha perso sotto le macerie i propri cari, ai bimbi scampati alla tragedia e rimasti soli, alla desolazione ed alla disperazione di chi non ha più un tetto, né cibo, né acqua.
Dobbiamo non far mancare la nostra solidarietà, anche con un piccolo gesto, aiutando i soccorsi e la ricostruzione.
Le situazioni dell’Iran e dello Yemen preoccupano profondamente: e’ il momento di mostrare nervi saldi, ma soprattutto di trovare una posizione unitaria all’interno dell’Unione europea.
Per questo condividiamo la richiesta del ministro Frattini di un urgente coordinamento europeo nella crisi in atto. Per la stessa ragione giudichiamo molto negativamente la chiusura unilaterale delle ambasciate inglesi e francesi.
Ci sono momenti storici in cui e’ necessario dimostrare la propria consistenza politica e diplomatica: queste decisioni evidenziano un’Europa che procede in ordine sparso e che rinuncia a dispiegare una propria autonoma e unitaria iniziativa. [Continua a leggere]
Abbiamo appoggiato la missione in Afghanistan anche durante il governo Prodi, nonostante il voto contrario di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Berlusconi non può ridicolizzare l’opposizione che come lui e prima di lui, e nel nostro caso anche con più coerenza, ha difeso i militari italiani impegnati nelle missioni di pace.
Grazie alla nostra iniziativa il Parlamento italiano solidarizza con Khodorkovsky e chiede il rispetto dei diritti umani in Russia. Speriamo che Berlusconi svegli il suo amico Putin.
Ancora una volta questa mattina le famiglie dei nostri caduti hanno dimostrato con la loro dignità e con la loro compostezza che esiste un’Italia migliore delle nostre beghe politiche quotidiane. Un’Italia che crede al tricolore e in nome della nostra Patria affronta il più alto dei sacrifici. A queste vedove, a questi bambini e a questi familiari dobbiamo dire solo e semplicemente: grazie della vostra lezione morale.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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