Tutti i post della categoria: Economia

Lunedi nero in Borsa: proviamo a ragionarci.

postato il 2 Agosto 2011

La giornata di oggi, per chi non è avvezzo alle contrattazioni borsistiche, può essere sembrata schizofrenica. Prima i listini europei aprono in forte rialzo, poi iniziano a calare, fino a crollare del tutto mentre Wall Street, partita anch’essa in positivo, arrivava a perdere l’1%. Eppure con l’accordo sul debito USA, teoricamente le Borse dovevano salire. In realtà le cose non sono così lineari, ma, come sa chi opera quotidianamente con i mercati finanziari, bisogna tenere conto sempre di moltissimi fattori, che si aggiornano costantemente. Ci sarà chi griderà contro chi assume posizioni ribassiste (scommettono sul ribasso dei mercati), ma questa spiegazione non basta: il volume quotidiano di denaro mosso sui mercati è tale che non vi è qualcuno che possa condizionarlo, ma bisogna cercare di modificare le attese degli operatori.

L’accordo USA, nella realtà dei fatti, deve ancora passare il vaglio (e la votazione) del Senato e della Camera americani, quindi non è scontato che passi indenne questi due scogli. Inoltre, l’accordo USA non mette al riparo dal rischio di declassamento del debito USA: se non vi saranno consistenti segnali di ripresa dell’economia, le agenzie di rating potrebbero declassare ugualmente il rating USA. Moody’s e Standard & Poor hanno detto che non rilasceranno immediatamente dei commenti in merito alla bozza di accordo. Peraltro, secondo dichiarazioni precedenti, il rating sovrano AAA degli Stati Uniti potrebbe essere ancora a rischio. E d’altro canto nessun operatore ha mai creduto seriamente al default USA, qualificando la diatriba dei gironi scorsi, come un fatto meramente politico. Basta guardare l’andamento dei rendimenti sui titoli del debito pubblico Usa. Quando c’è odore d’insolvenza, gli interessi sui titoli di stato crescono perché il paese diventa più rischioso. Nel caso degli Usa il costo del finanziamento del debito pubblico è addirittura sceso. Oggi il Treasury a 10 anni rende il 2,82%, sui minimi del 2011, ad inizio anno si viaggiava al 3,22%.

S&P aveva dichiarato di voler un taglio del deficit di almeno 4.000 miliardi di dollari. Se S&P dovesse ritenere che l’accordo non è sufficiente a far cambiare rotta al deficit statunitense, potrebbe ancora decidere di tagliare il rating sovrano AAA. In caso di downgrade l’agenzia aveva dichiarato che il rating probabilmente sarebbe rimasto nel range AA, il che significa un downgrade di 2 o 3 notch.

Ma ciò non basta a spiegare una giornata che, per un esterno, appare folle. Dobbiamo anche considerare altri fattori: intanto l’atteggiamento che si ha in borsa. Gli operatori, quando investono in borsa, investono sulle prospettive e sulle attese future, non sui dati acquisiti del passato (i quali sono usati solo per estrapolare previsioni sul futuro andamento dell’economia). E alla luce di quanto detto, ecco che si chiarisce la giornata di oggi: gli operatori, in fase d’incertezza, preferiscono vendere e tenersi liquidi, magari incamerando delle perdite, pur di evitare, magari, delle perdite maggiori in futuro.

Quando ha iniziato a crollare il mercato americano? Quando sono usciti alcuni dati sull’economia statunitense: dato sulla spesa edilizia di giugno ha mostrato una crescita dello 0,2% quando gli economisti si attendevano un +0,1%, contro un calo dello 0,6% a maggio. Mentre l’indice Ism sul settore manifatturiero di luglio negli Stati Uniti, atteso a 54,9 da 55,3 del mese precedente, si è attestato a 50,9. Per la cronaca, se l’indice ISM scende sotto il livello di 50 punti, allora si è in recessione, quindi gli USA sono ad un passo da essa.

Venerdì scorso il dato sul Pil a stelle e strisce ha fatto segnare un valore poco sopra l’1%, un livello insufficiente a ridurre un tasso di disoccupazione superiore al 9%: non a caso si torna a parlare di ”Double Dip”, cioè di una seconda recessione. Ovviamente, se l’America sta male, l’Europa sta peggio, e il motivo è sia dovuto alla scarsa crescita dell’economia europea, sia alle differenze tra Federal Reserve e BCE. La prima è pronta a stampare miliardi di dollari per finanziare il Tesoro e salvare il paese della bancarotta (anche se questo significa fare aumentare di molto l’inflazione) che, in termini tecnici, si chiama la monetizzazione del debito pubblico. Al contrario, nell’Eurozona, la Bce non può stampare moneta.

Per quanto riguarda l’economia europea rileviamo come si stanno muovendo le tre maggiori economie dell’UE: Italia, Francia, Germania. L’attività del settore manifatturiero italiano a luglio è tornata a salire, anche se in modo frazionale, e l’indice è salito a 50,1 da 49,9 di giugno, quindi sopra la soglia 50, che separa l’espansione dalla contrazione.

La Germania invece segna un rallentamento: l’indice Pmi manifatturiero tedesco è sceso a luglio a 52,0 – il livello più basso da ottobre 2009 – dal 54,6 di giugno, poco sotto le attese che convergevano su 52,1, ma pur sempre sopra la soglia 50 che separa la crescita dalla contrazione.
Il rallentamento dai livelli di crescita degli ultimi mesi è stato consistente: da dicembre ad aprile, infatti, l’indice si era mantenuto sopra quota 60.
Anche la Francia fa segnare un consistente rallentamento per la prima volta in due anni, l’indice Pmi di luglio si attesta a 50,5, leggermente sopra la lettura preliminare di 50,1 ma sotto il dato di 52,5 di giugno. La discesa porta l’indice al livello più basso da luglio 2009, lasciandolo appena sopra la soglia dei 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione.
A suggerire un probabile proseguimento della debolezza dell’attività nei prossimi mesi, le industrie francesi hanno visto i nuovi ordini scendere per la prima volta da giugno 2009, anche se gli ordini dei clienti esteri hanno segnato un lieve aumento rispetto a giugno.
Come si vede oggi si sono susseguite tutta una serie di notizie che hanno gettato molta incertezza sui mercati finanziari e che spiega ilo movimento dei mercati di oggi. Certo l’Italia paga anche la lentezza con cui il governo risponde ai cali dei giorni scorsi, considerando che solo giovedì ci sarà un incontro tra il governo e le parti sociali e questo mostra che il governo vive in un altro mondo, un mondo dove le priorità non sono le risposte all’economia, ma le risposte ai guai giudiziari.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Distanza surreale tra governo e Paese

postato il 29 Luglio 2011

Mentre la questione sociale esplode, si parla di processo lungo o breve, oppure di ministeri a Monza. E’ surreale la distanza fra governo e Paese.
Noi siamo pronti a lavorare anche nel mese di agosto su provvedimenti seri, nuove misure che allontanino le spettro di una crisi drammatica alla quale va data assolutamente risposta. Come opposizione responsabile l’Udc è d’accordo con il monito del presidente della Repubblica alla politica, perché contro la crisi serve coesione nazionale.
La convinzione di assumere rapide iniziative oggi è rafforzata da due notizie. La prima, i mercati che danno un segnale di sfiducia alla politica italiana. La seconda, il rapporto Svimez, che rende noto che al Sud 3 giovani laureati su 4 sono disoccupati.
Davanti a una crisi così drammatica, oggi è necessario dare una risposta.

Pier Ferdinando

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Gioco d’azzardo legalizzato, “pecunia non olet”

postato il 29 Luglio 2011

“Una vera piaga, soprattutto per i giovani. Rischia di essere la malattia emergente del nostro millennio” . Queste le chiare parole usate dal prof. Rosario Sorrentino, neurologo, fondatore e direttore dell’IRCAP (Istituto di Ricerca e Cura sugli Attacchi di Panico), qualche tempo addietro in occasione della presentazione di una campagna di sensibilizzazione sul gioco responsabile sostenuta dalla stessa Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e presentata da SNAI.

“Si profila sempre più il rischio di una addiction generation, una generazione dipendente dalle emozioni ottenute grazie ad una scarica di dopamina extra. Di fatto – continuava il prof. Sorrentino – una porta d’ingresso verso comportamenti caratterizzati da aggressività, impulsività, rabbia e con una chiara matrice sociopatica”.

Le dimensioni del fenomeno sono allarmanti se è vero che, secondo un’indagine promossa da EURISPES, il gioco pubblico rappresenta la terza industria italiana, dopo l’ENI e la FIAT.  Dai dati disponibili tramite i Monopoli si rileva come nel 2006 gli introiti del gioco ammontassero a circa 15,4 miliardi di euro mentre solo tre anni più tardi fossero già arrivati a 54,4 miliardi per raggiungere i 61 miliardi l’anno scorso e puntare, secondo le stime più attendibili, alla soglia degli 80 miliardi di euro per l’anno 2011.

E’ stato stimato che circa l’80% della popolazione adulta abbia giocato almeno una volta e, secondo una ricerca effettuata a cura di NOMISMA, il 68% dei 950.000 studenti intervistati ha dichiarato di avere giocato d’azzardo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 3% della popolazione italiana, circa un milione e mezzo di persone, sono a rischio ludopatia e circa 700.000 di essi sono già affetti dalla sindrome del gioco patologico.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il gioco d’azzardo patologico è in effetti una “dipendenza senza sostanze” che si caratterizza per la comparsa di fenomeni di tolleranza con un aumento crescente ed incontrollato del desiderio di gioco e di vere e proprie crisi di astinenza. Il soggetto affetto da ludopatia perde così il controllo di sé e la percezione della realtà che lo circonda, arrivando a contrarre debiti che eccedono le proprie capacità reddituali e cadendo facilmente nelle mani degli usurai.

La fascia di popolazione che più frequentemente viene interessata da casi di gioco patologico è quella delle persone di età compresa tra i 40 ed i 55 anni, di estrazione medio-bassa e basso o nullo livello di occupazione; molto spesso in questi casi il giocatore patologico trascina nella propria rovina anche il nucleo famigliare cui appartiene e di cui è sovente unica fonte di reddito. La patologia è tuttavia particolarmente insidiosa anche per le generazioni più giovani in quanto la crescita del fenomeno è, in questo caso, aiutata da forme di propaganda pubblicitaria che presentato il giocatore come un modello di successo ed indicano nel gioco la via per risolvere i propri problemi economici.

“Una potenziale responsabilità è da attribuire ai messaggi che provengono dal mondo dei mass media e della comunicazione – aggiungeva infatti il prof. Sorrentino nel suo intervento al Tempio Adriano a Roma – che promuovono costantemente la cultura del piacere e del gioco, arrivando ad enfatizzare lo stereotipo del vincente, colui che con una puntata coraggiosa può cambiare in un batter d’occhio la sua vita”.

Attesa la pericolosità ed insidiosità del problema, le strategie di prevenzione non possono che passare attraverso una più rigida regolamentazione della disciplina dell’offerta di gioco; è infatti sotto gli occhi di tutti la facilità con cui oggi si possa accedere ai giochi d’azzardo praticamente ad ogni angolo di strada. Vi è da considerare che sono giochi d’azzardo tutti quelli in cui la vincita sia interamente o quasi interamente determinata dal caso (aleatoria) e cioè per esempio il lotto, le lotterie, il bingo, i giochi a base sportiva e gli apparecchi da intrattenimento comunemente conosciuti come slot machinese videopoker.

La diffusione capillare degli apparecchi di gioco, unita alla vasta offerta che giunge via internet,  genera enormi margini di profitto che non potevano non destare l’interesse della criminalità organizzata che del gioco d’azzardo ha fatto il suo ingresso in forze, come testimoniato recentemente dall’attività della Commissione Parlamentare Antimafia.

A questa criminalità “evoluta” va poi aggiunta quella “spicciola” generata dal fatto che molto spesso i locali pubblici che ospitano le slot, al cui interno si trovano di norma alcune migliaia di euro, sono oggetto di raid ladreschi proprio in considerazione della facilità di mettere insieme un discreto bottino con solo qualche minuto di “lavoro”.

L’allarme sociale generato dalle situazioni così delineate avrebbe meritato un attenzione maggiore da parte dell’attuale Governo che, mentre a parole si dice preoccupato del problema ludopatia, nei fatti non cessa di introdurre nuove tipologie di giochi che in realtà altro non sono che fantasiosi strumenti di tassazione indiretta che vanno a colpire, come dimostrato, i ceti più deboli della popolazione.

Ben venga quindi la recentissima proposta di legge presentata al Consiglio Regionale del Veneto per iniziativa del Gruppo consiliare dell’Unione di Centro ed avente come primo firmatario il cons. Stefano Valdegamberi; si propone infatti di vietare l’installazione dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico in luoghi pubblici o aperti al pubblico e nei circoli ed associazioni attraverso la modifica dell’art. 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, in analogia ad altro provvedimento già approvato dal Consiglio Regionale del Piemonte.

Sarà pur vero, a dar retta a Vespasiano, che “pecunia non olet” ma ogni tanto, se non soccorre il buon senso, almeno valga la vergogna!

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

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Crisi, pronti a lavorare ad agosto su proposte serie

postato il 28 Luglio 2011

Serve subito una risposta alla parte produttiva del Paese

Basta con le perdite di tempo. Come opposizione diciamo al governo che siamo pronti a lavorare anche ad agosto se verranno presentati dei provvedimenti concreti. Al presidente del Consiglio chiediamo di aprire orecchie e occhi per dare delle risposte alla parte produttiva del Paese, che dice che il governo non sta facendo nulla.
Noi dell’opposizione vogliamo dare il nostro contributo per rispondere all’appello delle parti sociali. Ecco perché non faremo le barricate, non ce le possiamo permettere in un Paese che affonda, e sarebbe gravissimo se il loro monito cadesse nell’indifferenza.

Pier Ferdinando

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Tremonti, Milanese e Guarguaglini facciano chiarezza, ma non paghino gli azionisti di Finmeccanica.

postato il 28 Luglio 2011

In mattina le azioni di Finmeccanica sono state sospese per eccesso di ribasso per poi essere riammesse alle contrattazioni a Piazza Affari. Perché questo tonfo? Per due motivi: da un lato i dubbi sorti con la presentazione della trimestrale (inferiore alle attese degli analisti anche per le previsioni su tutto il 2011) e dall’altro perché nella vicenda “Milanese”, che parrebbe coinvolgere anche il ministro Tremonti (il quale non risulta al momento indagato, precisiamolo), si è aperto un filone che porta direttamente a Guarguaglini e ai vertici di Finmeccanica che, pare, abbiano gonfiato certe fatture, per creare dei fondi occulti per pagare tangenti a uomini politici, stando a quanto affermato da Cola, anzi, sui quotidiani si legge (cito testualmente): “Cola, indicato come il vero «braccio destro» di Guarguaglini, collabora da tempo con il pubblico ministero Ielo e ha già svelato il «sistema» che avrebbe consentito di emettere fatture false in favore delle aziende del Gruppo Finmeccanica ed Enav per creare «fondi neri» e così pagare tangenti a politici e manager.”

Di fatto anche Guarguaglini (presidente di Finmeccanica) risulta indagato dai primi di gennaio e, cito testualmente: “il pm ha inviato a Guarguaglini un avviso di proroga delle indagini sulle presunte irregolarità nell’affidamento degli appalti Enav. Nell’avviso, sono citati anche altri indagati: si tratta Lorenzo Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica, il commercialista Marco Iannilli, il conte Roberto Colonnello Bertini Frassoni, rappresentante della Despro srl, società che ha lavorato con il colosso di piazza Monte Grappa. Nei loro confronti i reati ipotizzati, a seconda delle posizioni, vanno dalla corruzione all’emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti”.

Questa vicenda impone che sia fatta chiarezza al più presto, perché coinvolge una delle poche aziende dal respiro internazionale che abbiamo in Italia, nonché un polo di eccellenza tecnologica a livello mondiale. Se è vero che i dati trimestrali sono quello che sono, è anche vero che bisogna al più presto fare chiarezza sulla vicenda giudiziaria, per rispetto a tutti gli italiani e in particolare ai risparmiatori che hanno investito su Finmeccanica e che potrebbero pagare dazio per queste vicende giudiziarie.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Tornano le tasse: l’IRPEF sulla casa e via le deduzioni per i carichi fiscali

postato il 20 Luglio 2011

La notizia è di quelle che lasciano basiti: pare che torni la tassazione sulla prima casa, solo che invece che pagare l’ICI adesso la inseriremo nell’IRPEF, ovvero la dichiarazione dei redditi, mentre le riduzioni per carichi familiari verranno tagliate.

Certo ora voglio vedere, se la notizia è confermata, come il governo giustificherà una simile mossa dopo che per anni aveva strombazzato “urbi et orbi” che non metteva le mani nelle tasche dei cittadini, e che anzi aveva tolto l’ICI sulla prima casa. Ricordate? Era uno dei punti fondamentali del programma elettorale del 2008. Purtroppo per Berlusconi, noi abbiamo una memoria di ferro e cosa ancora peggiore, sappiamo usare la calcolatrice, per vedere dove, come e quanto ci costano le “idee” di questo governo.

Andiamo alla norma e facciamo un paio di conti. Cosa dice la legge? Sostanzialmente il maxiemendamento introdotto in sede di conversione del dl 98/2011 (ovvero la finanziaria approvata la scorsa settimana) prevede una riduzione “lineare” del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento dal 2014 dei regimi di esenzione, esclusioni e agevolazioni fiscali rilevati dalla commissione sulle “tax expenditures”. In soldoni, il taglio “lineare” ripristina la tassazione ai fini Irpef della prima casa (abolita nel 2000 dal governo Amato).

Una bella botta, vero? Attualmente, in base all’art.10 comma3 bis tuir, vi è la deduzione integrale della rendita catastale dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze. In pratica, con la legislazione attuale la rendita catastale della prima casa non compare nell’IRPEF, mentre con le nuove norme, la riduzione “lineare” della deduzione per l’abitazione principale del 5% nel 2013 e del 20% dal 2014, è prevista la tassazione dell’unità abitativa su una base imponibile pari al venti per cento della rendita catastale.

In pratica si dovrà mettere nella dichiarazione dei redditi il 20% della rendita catastale della prima casa. Ma cosa è la rendita catastale? Con tale termine si intende la rendita ipotetica di un immobile che si ottiene moltiplicando le sue grandezze fisiche (numero di vani, volumetria, estensione) e una tariffa (tariffa d’estimo) che si determina in base al comune, alla zona dove sorge l’immobile e alla destinazione d’uso dell’immobile medesimo. Essa viene usata come valore di riferimento per le successioni, donazioni e appunto per l’IRPEF; solo che fino ad oggi la prima casa non compariva nella dichiarazione dei redditi, da domani si.

Ovviamente questo riguarderà anche le deduzioni che attualmente vigono sui mutui fatti per l’acquisto di una casa: nello specifico si considerano in calo sia i benefici per la deduzione della prima casa sia quella relativa agli interessi del mutuo; nel primo caso si registra una diminuzione da 126,8 euro a 100 euro nel 2014, mentre per gli interessi si passerebbe dai 328 euro all’anno attuali a 264 euro.

Questa norma, va ad aggiungersi ad un’altra norma ancora più ingiusta, ovvero il taglio relativo alle detrazioni per carichi di famiglia. Attualmente la legislazione prevede che le detrazioni relative al coniuge e figli a carico sono tanto maggiori quanto più basso è il reddito del contribuente. Ovviamente, se il taglio della riduzione è uguale per tutti, chi ne soffre di più è la famiglia con meno soldi.

Nel campo delle deduzioni familiari, è ragguardevole il dato in base al quale emerge che 11,8 milioni di italiani ne sono beneficiari e in media queste raggiungono gli 829 euro, ma con il taglio del 20% il lavoratore con figli e coniuge a carico avrà una deduzione di circa 665 euro.

Se sommiamo i provvedimenti sulla casa e la riduzione delle detrazioni per i familiari a carico una famiglia media si troverà a pagare circa 1000 euro in più. Una bella batosta decisa da chi afferma di non mettere nuove tasse…. Si e magari Babbo Natale esiste…

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Anche Titanic si credeva inaffondabile…

postato il 15 Luglio 2011

Anche il Titanic era considerato un transatlantico inaffondabile, ma il comandante non vide un gigantesco iceberg. E tutti furono travolti: ricchi e umili ed il capitano e gli ufficiali non videro terra. Spero che chi guida il Paese riesca a vedere il pericolo.

Pier Ferdinando

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Con la manovra colpiti ceto medio e famiglie, non possiamo essere soddisfatti

postato il 15 Luglio 2011

Ma stiamo facendo, una scelta per l’Italia e per gli italiani

Siamo costretti a fare una manovra emergenziale sotto la spinta del mercato e degli altri Paesi che rischia di essere il primo provvedimento in attesa di altri salassi. Una manovra che mette le mani nelle tasche degli italiani e in particolare dei soliti noti, il ceto medio e le famiglie.
Ma di fronte a chi arriccia il naso e imputa l’opposizione di fare un favore a Berlusconi, rivendico la convinzione di quello che stiamo facendo, una scelta per l’Italia e per gli italiani.
Le assenze del Presidente del Consiglio nei giorni della crisi, dall’inizio del periodo critico venerdì scorso ad oggi, all’approvazione definitiva della manovra, sono il segno palese di irresponsabilità oltre che di inadeguatezza. Basta con queste chiacchiere sulla patrimoniale: e’ giusto inserire criteri di progressività e chiedere un prelievo di solidarietà a chi ha di più. E’ giusto tassare le transazioni finanziarie, colpire le pensioni d’oro, fare di più contro gli evasori che mancano sempre all’appello.

Pier Ferdinando [Continua a leggere]

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Casini: “L’incendio non è spento, ora responsabilità”

postato il 15 Luglio 2011

L’intervista pubblicata su ‘Il Sole 24 Ore’ di Barbara Fiammeri

«II primo, imperdonabile errore sarebbe pensare che l’incendio sia spento». Torna alla metafora con cui nei giorni scorsi spiegò il via libera dell’opposizione allo sprint per il varo di una manovra,che, anche se continua a non piacergli, rappresenta al momento l’unico estintore disponibile. Pier Ferdinando Casini è convinto che siamo ancora in stato di massima allerta e le parole pronunciate in mattinata da Giorgio Napolitano, la certezza del Capo dello Stato che «per il prossimo futuro occorreranno altre prove di coesione» ne sono la conferma. «Noi abbiamo allontanato il problema, che il Governo ha dimostrato di essere incapace di risolvere», ammonisce il leader dell’Udc, che lancia un avvertimento: «Se la maggioranza, passata la festa e gabbato lu santu, si rinchiude nell’autosufficienza allora la situazione è destinata a precipitare».

E la via d’uscita è il Governo di responsabilità nazionale?
Guardiamo i fatti. Tre anni fa noi ci definimmo opposizione repubblicana. Una linea sulla quale poi si è fondata l’alleanza con il presidente Fini egli amici del terzo Polo e sulla quale però ci sono oggi anche Bersani e Di Pietro, che hanno abbandonato la strada dell’antiberlusconismo ideologico.

Presidente lei nei giorni scorsi ha definito il premier superato, ma Berlusconi è sempre là, di fare passi indietro non ci pensa proprio e i numeri in Parlamento ogni volta gli danno ragione…
Ripeto: stiamo ai fatti. Venerdì è stato sferrato il primo attacco dei mercati all’Italia, lunedì c’è stato l’affondo, seguito dall’appello alla coesione di Napolitano a cui l’opposizione ha immediatamente risposto, dando il via libera ad approvare a tempo di record la manovra. In tutto questo Silvio Berlusconi risulta non pervenuto, se si esclude quella nota scritta in cui ha faticato a citare l’opposizione. In sintesi: formalmente il Governo c’è, ma se pensano di andare avanti con i numeri acquistati in Parlamento sarà un’agonia per il governo e per l’Italia. [Continua a leggere]

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Abolizione delle province e tagli ai costi della politica: gli emendamenti UDC alla Manovra

postato il 14 Luglio 2011

Raccogliere l’appello di Napolitano all’unità e a “sbrigarsi con la manovra finanziaria”, e soprattutto a moderare i toni, è un atto dovuto, ma che non ha impedito all’UDC e -in maniera coordinata- a tutte le opposizioni, di presentare degli emendamenti. Con pieno senso di responsabilità, l’UDC ha ridotto a tre i suoi emendamenti, proprio per non appesantire l’iter della finanziaria e contribuire attivamente alla sua genesi.

In particolare mi sembrano degni di menzione due emendamenti: il primo che chiede l’abolizione delle province; il secondo chiede che i tagli agli emolumenti dei politici partano già dal 2012. Quest’ultimo emendamento va anche incontro a quanto chiesto da Draghi, che parlava della necessità di ulteriori tagli se si volevano evitare nuove tasse e mi sembra un atto doveroso verso gli italiani.

Tremonti ha voluto dare avvio a questi tagli dal 2013, non andando a toccare i vitalizi già in atto, perché, afferma, vuole evitare ricorsi in tribunale sui “diritti acquisiti”. Francamente vorrei vedere un simile ricorso, ma al peggio non c’è mai fine. Per questo l’emendamento dell’UDC che anticiperebbe questi tagli al 2012 sarebbe importante, perché servirebbe a fare uscire allo scoperto quei politici bravissimi a parole ma che fanno tutt’altro con i fatti.

L’altro emendamento molto interessante è il taglio delle province che porterebbe ad un risparmio di circa 2 miliardi l’anno, una esigenza avvertita da tutti i cittadini. Anzi, ricordo che era un punto fondamentale nelle promesse elettorali dell’attuale governo; quindi l’UDC chiede che questa promessa sia mantenuta, andando incontro alle aspettative e richieste degli italiani, i quali ormai sono stufi di promesse a cui non seguono mai i fatti.

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