postato il 7 Luglio 2016 | in "Esteri"

Attentato Dacca: lotta senza quartiere a tutti i terroristi

11370467404_f60a564cea_oIl mio intervento nell’Aula del Senato dopo l’informativa del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sull’attentato di Dacca, dove hanno perso la vita 9 italiani a causa dell’attacco di un commando di jihadisti.

Signor Presidente, mi associo, a nome del mio Gruppo, alle parole del Ministro, che ho trovato ragionevoli, serie, come il suo appello all’unità, perché davanti a queste drammatiche vicende che riguardano i nostri connazionali non ci può essere spazio per pensieri in libertà.
Questa vicenda del Bangladesh, drammatica, terribile, ci dimostra che nessuno è immune, né all’esterno né sul nostro territorio nazionale. Io a volte un po’ mi preoccupo quando sento esponenti politici che con molta disinvoltura si dichiarano tranquilli e sereni perché i nostri Servizi segreti funzionano meglio degli altri. Consiglio a tutti grande cautela, maggiore prudenza; confidiamo nel Signore e naturalmente anche nelle forze dell’ordine, ma teniamo presente che questa è una battaglia globale che non consente a nessuno di esprimere facili sicurezza.
Questo lo dobbiamo dire anche ai nostri concittadini: nessuno è al di sopra di ogni sospetto nel senso di poter essere tranquillo, né fuori dal territorio nazionale né in Italia. E fuori dal territorio nazionale non ci sono luoghi sicuri, perché quando si colpisce un luogo come un ristorante cambogiano a Parigi, spiegatemi voi quale simbolismo può avere non una moschea, non una chiesa, ma un ristorante cambogiano a Parigi: nessuno. Ciò a dimostrazione che non ci sono zone e aree in cui qualcuno può essere tranquillo. Questo è il mondo che noi stiamo vivendo e in cui dobbiamo abituarci a vivere.
Allora, credo che dobbiamo fare una lotta senza quartiere non solo al Daesh, non solo all’ISIS, ma a tutti quei gruppi terroristici che si stanno alleando in una lotta globale contro la civiltà. Non contro il mondo cristiano, non contro l’Occidente, guai a fare questo sbaglio: non facciamo lo sbaglio di pensare che ci sia la lotta ai cristiani o all’Occidente. Se facessimo una macabra contabilità dei caduti, ci accorgeremmo forse che in tutti questi attentati, pensate ai duecento morti di Baghdad, sono caduti più islamici che cristiani.
Qui si cerca di minare le basi della coesistenza pacifica tra civiltà e religioni diverse. Probabilmente, se noi volessimo fare un grande favore e una grande cortesia a questi che impropriamente utilizzano l’islam, noi dovremmo dire che c’è una guerra di civiltà e di religioni: avrebbero ottenuto il risultato che vogliono, che è esattamente quello che sollecitano con tutti questi atti dimostrativi. Lotta senza quartiere, dicevo, a tutti, dal Daesh ad Al Qaeda, da Boko Haram ad Al Shabaab. Prevenzione, repressione, mobilitazione e, consentitemi, sensibilizzazione.
Dobbiamo parlare di queste cose anche nelle scuole e con i nostri bambini. Dobbiamo svolgere un’azione pedagogica, perché bisogna riuscire a suscitare una capacità, che è molto sopita – diciamo la verità -, di indignazione dell’opinione pubblica e di mobilitazione delle coscienze, anche dei nostri bambini e dei nostri giovani. È inutile spegnere loro la televisione davanti a questi fatti. È bene, invece, discutere con loro, e che anche il mondo scolastico si impegni a far maturare una consapevolezza comune.
È giusto l’appello alla comunità islamica italiana: più energia, più forza, più coraggio nella condanna, meno timidezza. Noi pensiamo che questa comunità islamica sia una ricchezza. È anche la nostra comunità islamica, così come noi abbiamo una comunità ebraica che è la nostra comunità ebraica, unita da storia e tradizione centenarie al nostro Paese. La stessa cosa vale per quei bambini che vengono da quei Paesi e che oggi tifano simbolicamente insieme a noi i colori della nostra nazionale di calcio.
Noi dobbiamo chiedere ai rappresentanti ufficiali di questa comunità meno timidezza e dobbiamo lavorare perché ci sia una scuola italiana degli imam, che possa in qualche modo formare chi deve a sua volta formare.
Noi siamo evidentemente in un momento di stupidari collettivi. Vedo, infatti, che ci sono lotte contro l’apertura di nuove moschee. Benissimo, non apriamo nessuna moschea e apriamo invece centinaia di scantinati che sono incontrollabili. Scusatemi, ma io preferisco ci sia una moschea piuttosto che centinaia di scantinati che nessuno è in grado di tenere sotto controllo, tantomeno le Forze di polizia. Questo per dire che a volte, con la demagogia, si fa un gran danno.

In conclusione, è stata demolita la tesi in base alla quale l’estrazione sociale difficile produce terroristi. D’altronde, solo chi non voleva vedere non ha visto in questi anni che il principe dei terroristi, Osama Bin Laden, nasce nei dintorni della famiglia reale saudita. E tutto il suo lavoro è finalizzato a cambiare l’equilibrio del mondo sunnita e dell’Arabia Saudita, contestando l’egemonia della monarchia regnante dei Saud. Se questo era valido per il principe dei terroristi, non avevamo certo bisogno di aspettare il Bangladesh per capire che esiste una questione drammatica.
Che poi si vada a reclutare qualche disperato nelle banlieue parigine, questo senz’altro succede. Ma il fenomeno non può essere spiegato solo con la facile sociologia del bisogno perché, purtroppo, è ancora molto più complesso.
Infine, simbolicamente, per dare questa prova di unità, caro senatore De Cristofaro, visto che lei ha appena citato Emmanuel, anche io voglio associarmi al suo ricordo a nome del nostro Gruppo parlamentare.
Ricordiamo questo ragazzo che era sfuggito a Boko Haram, che cercava serenità e tranquillità nella nostra Italia, che lavorava seriamente e aveva i suoi affetti vicino e che per difendere il decoro della sua fidanzata ha trovato questa morte terribile. La nostra forza deve essere la condanna senza timidezza di fatti di questo tipo. Perché è la forza della superiorità di una civiltà che trova nell’identità e nelle radici del nostro Paese un punto simbolico fondamentale.



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