Stop alla retorica destra-sinistra, magari ci fosse già il Partito della Nazione

postato il 2 Novembre 2015

Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Giuseppe Alberto Falci a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “Repubblica”

«Renzi deve avere lo stesso coraggio che ha dimostrato in questi due anni di governo. Alle prossime elezioni amministrative casi flop come quelli di Marino potrebbero affossare la maggioranza di governo. È arrivato il momento di puntare su esponenti della società civile che non abbiano complessi di superiorità verso la politica». È questo il consiglio di Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera, oggi presidente della commissione Esteri, ultimo rappresentante della tradizione centrista.

Presidente, alle amministrative del 2016 si vota in grandi città Milano, Roma e Napoli. Sosterrà i candidati del Pd di Renzi?
«Nessuno di noi può sostenere a scatola chiusa candidati scelti esclusivamente dal Pd. Ma il tema è un altro. In molte città hanno fallito prima la destra poi la sinistra.
Io sostengo Renzi perché amo il mio Paese e si è dimostrato capace di fare cose concrete. Ma lo vedo un po’ sfuocato sulla questione amministrative».

In che senso?
«Tutti vedono che con la liturgia delle primarie si sono creati disastri che hanno fatto giganteschi regali ai Cinquestelle». [Continua a leggere]

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Casini: moderati, falsa partenza

postato il 25 Ottobre 2015

13351805733_a1edacfe9b_oL’intervista di Marco Ventura a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Messaggero

Matteo Renzi «si prepara a essere il candidato dell’unità nazionale contro Beppe Grillo e gli sfascisti di ogni genere. I moderati del centrodestra sono pronti a votare lui, non certo il Pd». Seppure concentrato sul ciclo di lezioni di geo-politica del Mediterraneo che terrà da domani all’Università LUMSA, e sul ruolo che sempre di più lo appassiona, quello di presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini continua a tenere d’occhio quanto avviene in Italia. «Renzi è il segretario del Pd e credo che non smantellerà il partito. Ma le sue scelte politiche ne hanno fatto il punto di riferimento di una fascia d’opinione pubblica che prima guardava al centrodestra: elettori che aspettavano la rivoluzione liberale da Berlusconi e non l’hanno avuta, e ai quali non piacciono i toni di Salvini e dei suoi pistoleri. L’ossessiva polemica contro Alfano, che sta facendo bene un lavoro difficile, è segno della loro pochezza».

Che ne sarà del centrodestra attuale, quello di Berlusconi?
«Berlusconi è un campione del mondo, chiunque al posto suo sarebbe stato travolto dagli avvenimenti. Ciò non toglie che la gran parte dell’opinione pubblica lo percepisce come uno che sta in campo perché deve giocare, non perché ne abbia davvero voglia. Che si opponga a Renzi è una commedia a cui gli stessi elettori di centrodestra credono sempre meno. Per anni abbiamo chiesto la trasformazione della sinistra italiana citando Blair e Clinton. Bisogna prendere atto che questa trasformazione Renzi la sta facendo: ha smantellato la concertazione in cui si era indugiato troppo negli ultimi trent’anni, poi il jobs act, la detassazione della casa, il contante, la riforma costituzionale…». [Continua a leggere]

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L’intervento in Aula dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo

postato il 15 Ottobre 2015

 

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio,
a mio avviso noi abbiamo un dovere: evitare che questo Senato diventi o si trasformi, in occasioni come queste, in un parlatoio in cui tutti ripetiamo tutto. Io vorrei dire tre o quattro cose, sottoponendole alla sua attenzione, per dare la nostra indicazione rispetto alle questioni di politica internazionale che sono sul tappeto al Consiglio europeo.

In primo luogo, lei ha detto che manca una strategia. Manca una strategia. E sa dove si vede che manca una strategia? In quello che per noi è il perno della politica di questi giorni, cioè nella politica mediterranea. Abbiamo fatto Barcellona, abbiamo dimenticato Barcellona. Noi abbiamo una politica di vicinato dell’Unione europea che si fa per due terzi verso il Nord-Est ed una politica mediterranea che non si fa come Unione europea. La grande battaglia dell’Italia, secondo la migliore tradizione della politica democratica cristiana, e anche di quella dei grandi socialisti che in questo Paese hanno diretto la nostra politica governativa, è quella di chiedere in Europa che ci sia meno miopia e che anche i Paesi del Nord, che oggi sono destinatari, al pari nostro, di questo flusso drammatico di rifugiati dal Mediterraneo, capiscano che questa è un’emergenza europea. Una politica di vicinato si costruisce partendo dalla priorità del Mediterraneo. [Continua a leggere]

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Ora è chiaro. Le scorciatoie degli uomini nuovi sono un fallimento

postato il 12 Ottobre 2015

11370467404_f60a564cea_oL’intervista di  Paola Di Caro a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera

«La vicenda di Roma non è riducibile a uno scandalo di scontrini veri o falsi». Ne è convinto Pier Ferdinando Casini, molto di più: «Il caso Marino, ma anche quello di de Magistris a Napoli, di Doria a Genova, di vari presidenti e amministrazioni regionali, sono tutti segnali del fallimento dell’idea che la politica possa essere sostituita dall’improvvisazione, dal populismo, dal dilettantismo coperto
dalla vocazione dell’uomo forte o della provvidenza». E se è innegabile che «una crisi drammatica della politica c’è stata», lo è altrettanto che la soluzione non può essere la «rottamazione generica» di una classe dirigente con esperienza politica, passata attraverso la necessaria «selezione democratica» che serve e servirà a chiunque si candidi a governare: «In tutti i paesi seri – dice il leader centrista – chiunque può essere liquidato. Ma dagli elettori, non da campagne qualunquistiche che portano a guai peggiori».

È un messaggio a Renzi?
«Renzi è l’esatta dimostrazione di quello che intendo per selezione necessaria e democratica: è stato segretario provinciale della Margherita, presidente di provincia, sindaco di una grande città, si è sottoposto a due tornate di primarie prima perdendole e poi vincendole. E sicuramente la punta di una nuova classe dirigente, ma viene da un percorso politico, non dal nulla». [Continua a leggere]

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Contro Isis serve cambio strategia

postato il 9 Ottobre 2015

Ospite di Agorà, rispondo alle domande di Gerardo Greco

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«L’Isis in Iraq non si batte con le bandiere della pace»

postato il 8 Ottobre 2015

«Su eventuali raid l’Italia deciderà con gli alleati in sede Nato. Ha ragione Renzi, serve una strategia globale»
casiniL’intervista di Umberto De Giovannangeli a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità

«Nessun mistero, nessuno scavalco del Parlamento. Ma se qualcuno pensa che la politica del nostro governo e della maggioranza del Parlamento, sia quella di combattere l’Isis sventolando le bandiere della pace, è un irresponsabile e nella migliore delle ipotesi un pericoloso utopista. A sostenerlo è Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato.

Presidente Casini, il fatto del giorno è l’ipotesi che l’Italia bombardi lo Stato islamico in Iraq. Al di là dell’obbligato passaggio parlamentare, come valuta questa eventualità?
«Prima di tutti va detto siamo in un sistema di alleanze e non ne siamo pentiti, e già in Iraq siamo presenti, ai curdi abbiamo fornito armi, il tutto alla luce del sole e con il beneplacito del Parlamento. Per cui non c’è nessuno scandalo, e quello che sta succedendo si può sintetizzare così: gli americani chiedono agli alleati, tutti, un maggiore impegno in Afghanistan e in Iraq. Noi, rispetto agli altri, abbiamo già l’onere della presenza in Libano, con la missione Unifil 2, e in Afghanistan siamo presenti con forze rilevanti. In più, dietro l’angolo, c’è il problema, per noi rilevante, della Libia». [Continua a leggere]

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Papa Francesco a Cuba e negli Usa

postato il 23 Settembre 2015

A Uno Mattina si parla anche della situazione in Siria e di Isis

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Isis: Occidente combatte con braccio legato dietro a schiena

postato il 21 Settembre 2015

Ospite di “L’aria che tira”, il programma di Myrta Merlino in onda su La7

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Apprendista stregone chi vota contro

postato il 19 Settembre 2015

Grasso può solo dire no agli emendamenti
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Alberto D’Argenio a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Repubblica.

“Questa riforma passerà tranquillamente, le congiure secondo me esistono solo nell’ intenzione di qualche apprendista stregone e mi auguro che anche Forza Italia dia un segnale di intelligenza politica: ricordo a tutti che dietro l’angolo non ci sono solo le elezioni, ma la vittoria del populismo e dell’antipolitica. Sarebbe l’ennesima prova dell’inconcludenza di un parlamento che volle la rielezione di Napolitano con l’impegno di riformarsi”.
Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri, sprona i colleghi a votare la riforma costituzionale. E si dice certo che alla fine il Presidente Grasso ammetterà emendamenti solo sul comma 5 dell’articolo sull’elezione indiretta del nuovo Senato, come chiede il governo.

Eppure un accordo ancora non c’è e anche alcuni senatori del suo gruppo, Ap, si dicono pronti a votare contro
“E’ sacrosanto rivendicare libertà di coscienza su leggi eticamente sensibili, che non possono vincolare le forze di governo, ma sbaglierebbero a disperdere l’elemento costitutivo del gruppo votando contro le riforme che per molti nell’Ncd sono la ragione di fondo della rottura con Berlusconi e della collaborazione con il centrosinistra. Un no alle riforme sarebbe la negazione della propria ragione sociale:per carità, in politica ho visto di tutto, ma questo sarebbe un suicidio in diretta. [Continua a leggere]

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Riportiamo i marò in Italia. Poi la commissione d’inchiesta

postato il 14 Settembre 2015

marò2L’intervista di Lorenzo Bianchi a Pier Ferdinando Casini pubblicata su QN

«L’autopsia sul pescatore ucciso? È uno dei tanti misteri della vicenda. Andrà chiarito senza fare sconti a nessuno. L’Italia vuole la verità. Non ci siamo mai opposti alla necessità di fare chiarezza».
Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato, non tace le sue perplessità sul modo di procedere degli investigatori e dei giudici indiani nell’odissea cominciata nel 2012 con l’arresto di Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone, i capi del nucleo militare di protezione della petroliera Enrica Lexie accusati dall’India di aver fulminato due pescatori scambiandoli per pirati.

Che ne pensa dell’intera questione?
«Dopo quasi quattro anni l’India tiene ancora in piedi, in sostanza, un regime di detenzione senza neppure aver formulato un capo di imputazione. È la madre di tutte le ingiustizie. Per questa ragione si è dovuta imboccare l’unica strada rimasta, quella dell’arbitrato internazionale».

Perché solo ora?
«L’Italia ha commesso l’errore di confidare nell’Autorità giudiziaria indiana. Abbiamo solo perso un sacco di tempo. I marò hanno pagato sulla loro pelle». [Continua a leggere]

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