«Va bene aderire alla Nuova via della seta però bisogna muoversi in ambito europeo»

postato il 13 Marzo 2019

Ha ragione Prodi a chiederci di esporre la bandiera europea il 21 marzo

L’intervista di Marco Ventura pubblicata sul Messaggero

Va bene fare affari con i cinesi e aderire alla Via della Seta, ma non senza l’accordo di Europa e Stati Uniti. Ne è convinto Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Unione interparlamentare, per il quale «prima siamo andati alla guerra con l’Europa sulla legge di bilancio, salvo poi cercare intese; dopo abbiamo insultato i francesi, andando però a Canossa per negoziare una soluzione sulla Tav; adesso siamo l’unico Paese in Europa che non ha riconosciuto Guaidò in Venezuela, e l’unico che firma un protocollo sulla One belt one road’ con la Cina. Ci viene detto che questo non cambia la collocazione atlantica dell’Italia L’importante è capire che nella politica internazionale a ogni azione corrisponde una reazione».

E quale sarebbe?
«Non meravigliamoci se qualche nostra grande azienda non chiuderà qualche contratto con gli americani. Grandi gruppi come Leonardo e Eni, in un sistema consolidato di alleanze, hanno ogni giorno concertazioni o affari con gli Usa. Questo salto in avanti dell’Italia sulla Via della Seta è un vorrei ma non posso’ rispetto a tedeschi e francesi, che i loro interessi commerciali li fanno tranquillamente, con i cinesi, senza compromettersi in una firma così impegnativa. Alla fine scontenteremo pure i cinesi, perché adesso si cerca di ridimensionare il tutto».

Siamo in grave ritardo su tedeschi e francesi con la Cina, e dovremmo frenare?
«Noi dovremmo essere al fianco di Francia e Germania per l’Europa, che è l’unica costruzione in grado di garantire i nostri interessi nel mondo. Se procediamo in ordine sparso diventiamo irrilevanti. Ha ragione Prodi a chiederci di esporre la bandiera europea il 21 marzo. Ma il Parlamento, oltre alla bandiera, deve mettere la politica. E prima di qualsiasi firma, il ministro degli Esteri deve venirci a spiegare in Parlamento che cosa si sta per firmare».

Francia e Germania gli affari con la Cina li fanno da quel dì
«Per recuperare il tempo perduto si lavori nel concreto dell’economia e dei rapporti bilaterali, senza sottoscrivere questa Opa amichevole’ della Cina sul mondo, fuori dal contesto europeo». [Continua a leggere]

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Bologna: 18/8 alla presentazione volume “Oltretevere”

postato il 11 Marzo 2019

Il rapporto tra i Pontefici e i Presidenti della Repubblica italiana dal 1946 a oggi
Lunedì 18 marzo – ore 18:00 – presso la Sala eventi Fondazione Carisbo Via Luigi Farini, 15 – Bologna

Presentazione del libro di Alessandro Acciavatti
Coordina:
Dott. Giancarlo MAZZUCA
Giornalista e scrittore
Intervengono:
Sen. Pier Ferdinando CASINI
Presidente emerito della Camera dei Deputati
Prof. Alberto MELLONI
Segretario Fondazione per le Scienze Religiose
Giovanni XXIII
S.E. Mons. Matteo Maria ZUPPI
Arcivescovo Metropolita di Bologna
Sarà presente l’autore

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Venezuela: Siamo con Guaidò e chiediamo al Governo di riconoscerlo

postato il 12 Febbraio 2019

Il mio intervento nell’Aula del Senato a seguito delle comunicazioni del Ministro degli esteri sulla situazione in Venezuela


Il Ministro Moavero ha posto quattro punti all’attenzione del Parlamento: emergenza umanitaria; condanna delle violenze; elezioni presidenziali; garanzie per i nostri connazionali. C’è innanzitutto il tema dell’emergenza umanitaria (forniture essenziali, assistenza ai profughi e tutto il resto). Siamo d’accordo, Ministro, ma questo non è un tema nuovo, l’emergenza c’è da mesi. In effetti, come potrebbe infatti considerarsi diversamente il fatto che in un Paese tre, quattro milioni di profughi sono costretti a scappare a piedi? Come dovremmo definire la situazione che ha portato il 90% dei bambini a non andare a scuola e a frugare nella spazzatura? Ministro, lei ha ragione: c’è un’emergenza umanitaria, ma non si tratta di nulla di nuovo rispetto alla situazione di cui un anno e mezzo fa, già nella scorsa legislatura, il Parlamento aveva parlato. Non c’è dunque niente di nuovo in quello che sta capitando oggi. C’è solo il fatto che il mondo ha aperto gli occhi, tutto il mondo salvo noi, che siamo il Paese che ha fornito tradizionalmente al Venezuela il maggior numero di connazionali.

Il secondo punto riguarda la condanna alla violenza e alla repressione dei diritti umani. Ministro, ma lei non può fare la parte di Alice nel paese delle meraviglie. Noi abbiamo avuto centinaia di prigionieri politici, ma quando la Chiesa ha fatto la mediazione poi se ne è ritirata, perché il primo punto che ha posto è stato quello dell’afflusso del materiale per i diseredati venezuelani e per i profughi, perché ha chiesto la liberazione dei prigionieri politici e un processo elettorale credibile. È stato risposto di no su tutta la linea da Maduro e, addirittura, la Chiesa si è ritirata dalla mediazione.
Oggi parliamo di condanna della violenza e della repressione, ma non si può fare un discorso così generico. La condanna della violenza e della repressione ha un nome e cognome: la condanna del regime di Maduro che è fortemente connesso al narcotraffico, che oggi ha spostato le sue rotte tradizionali. Dalla Colombia oggi passa tutto dal Venezuela. Il traffico internazionale della droga passa da lì! Apriamo gli occhi, se non altro per contrastarlo meglio!

Andiamo oltre. Voglio dirlo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: so che è una loro posizione tradizionale ma, dato che essi dicono che in questa vicenda non si accettano le interferenze estere, io dico loro quanto segue. L’interferenza estera più grande che c’è in Venezuela è l’esercito venezuelano controllato dagli osservatori cubani. Infatti, cubani in permanenza ai vertici dell’esercito oggi rappresentano la garanzia che l’esercito non molli Maduro, perché i gradi medi e bassi dell’esercito già si sono rifiutati di sparare sulla popolazione.
Vorrei farvi notare una cosa: per la prima volta, nell’ultima manifestazione, non vi sono stati morti. E perché questo è capitato oggi e non è capitato nelle manifestazioni degli anni scorsi e dei mesi scorsi? Perché l’esercito ha paura; perché comincia ad avere paura di continuare a perpetrare gli omicidi di massa che ha perpetrato in questi anni; perché c’è un controllo degli osservatori internazionali; perché si sono accesi i fari.
Quando, qualche mese, fa c’è stato l’insediamento di Maduro, nessun ambasciatore europeo vi è andato, neanche quello italiano. L’Italia non si dissociò allora da questa posizione internazionale, che ci viene presentata come se fosse qualcosa di nuovo, mentre è qualcosa di acclarato e anche di sottoscritto dall’Italia.
Lei Ministro dice che l’Assemblea parlamentare è legittimata. Grazie, lo sappiamo anche noi. È l’unico organismo legittimato, ma ci siamo dimenticati di dire che parte dei suoi membri sono stati incarcerati, che i deputati venezuelani non ricevono gli stipendi, che hanno chiuso la possibilità di accesso al Parlamento e che la Corte costituzionale nelle mani di Maduro ne ha dichiarato l’illegittimità. Per cui, anche qui noi scopriamo l’acqua calda sempre in ritardo.

Infine, vi è l’aspetto più grottesco, signor Ministro: garanzie per i nostri connazionali e operatività delle aziende italiane. Scusate, ma andate a chiedere ad Astaldi, andate a chiedere a Ghella, andate a chiedere a Salini, andate a chiedere agli operatori italiani. Alcune di queste aziende italiane sono in crisi, come leggiamo su tutti i giornali, perché devono ricevere tra i 300 e i 400 milioni di crediti dal Venezuela. Noi oggi parliamo di garanzie per le aziende italiane, ma queste garanzie noi ce le siamo sognate negli ultimi dieci anni e oggi, qui, non so cosa si possa fare. Oggi, forse, Maduro, anche se volesse, non potrebbe pagare le aziende italiane.
Oggi parliamo di un fatto concernete l’Italia, e lo dico mandando un abbraccio ideale a coloro che ci ascoltano in questo momento, che sono i nostri connazionali in Venezuela, che trepidano e si vergognano poi la posizione italiana, quando invece vorrebbero che l’Italia fosse in prima fila.
Stiamo parlando del fatto che siamo l’unico Paese europeo significativo ad assumere questa posizione Sembra che addirittura l’Italia abbia messo il veto sul riconoscimento di Guaidó da parte dell’Unione europea.
La festa è finita. Questo dibattito è chiaro. Una serie di cose, acclarate e risapute, ci sono state presentate come se si fossero prodotte per incidenti della storia e non per la volontà di un regime che oggi è narcotrafficante. Aspettiamo di vedere che cosa succede, auspicando che non accada niente di grave, che non ci siano morti e si possa arrivare con un cordone umanitario. Ma quale cordone umanitario, ministro Moavero, quando Maduro ha già chiuso le strade di accesso? Il cordone umanitario non può arrivare dal cielo.
Con questo regime non ci possono essere il dialogo (perché sarebbe un’ipocrisia e una finzione), né l’aiuto umanitario (che può essere ricevuto solo a danno del Governo). Il Governo non accetterà mai che l’aiuto umanitario arrivi. Noi ci laviamo allora la coscienza, dicendo che auspichiamo che tutte queste brutte cose non accadano. Purtroppo, invece, stanno capitando.

Mi sarei augurato che il Governo italiano non facesse un’equazione tra la dittatura e la democrazia, come quando, negli anni Settanta, durante la lotta tra lo Stato e le Brigate rosse, si diceva: «Né con lo Stato, né con le Brigate rosse». Allora grandi forze popolari rifiutarono quest’equazione, che oggi rifacciamo per il Venezuela: noi non siamo né con Maduro, né con Guaidó.
Onorevole Ministro, noi siamo con Guaidó e chiediamo alla maggioranza e al Governo di riconoscerlo. Siamo con il Parlamento venezuelano, a cui idealmente ci congiungiamo in un abbraccio leale. Domani audiremo il Presidente della Commissione esteri dell’Assemblea nazionale del Venezuela. Questi sono donne e uomini coraggiosi, che stanno combattendo per dei principi che ormai sembrano da noi dimenticati: libertà e democrazia. Viva il Venezuela!

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«La magistratura non può sindacare il governo»

postato il 2 Febbraio 2019

Chi pensa di voltarsi dall’altra parte illudendosi che la questione è solo Salvini commette un gravissimo errore

L’intervista di Tommaso Labate pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Casini, come voterà su Salvini?
«Sto riflettendo con molta serietà. Ma un presupposto mi è chiaro. Il tema non è Salvini. Questa è una questione che riguarda l’equilibrio istituzionale tra poteri dello Stato. Tutti dovranno farci i conti perché, stavolta, di scorciatoie non ve ne saranno. Per nessuno». [Continua a leggere]

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Recessione? Lo scaricabarile del Governo è ridicolo

postato il 1 Febbraio 2019

Questa mattina ad Omnibus intervengo sulle dichiarazioni del vicepremier Di Maio che attribuisce ai governi precedenti l’entrata in recessione dell’Italia (dopo 15 trimestri consecutivi che il Pil italiano registrava il segno positivo)

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Venezuela: Dal governo imbarazzante equidistanza tra Maduro e Assemblea legislativa

postato il 31 Gennaio 2019

Il mio intervento al Senato dopo l’informativa del ministro degli Esteri sul Venezuela


Il Governo italiano è per una equidistanza tra Maduro e l’Assemblea legislativa. Cioè il Governo italiano ci spiega: che devono dialogare; che i due ragazzi che litigano si mettano al tavolo, perché per noi c’è il Presidente e c’è il Parlamento; noi non sappiamo da che parte stare; sappiamo che devono dialogare. No, no, i conti non tornano. Io so da che parte stare, il Gruppo per le Autonomie sa da che parte stare: noi scegliamo l’unico organismo legittimato dal voto popolare, quello vero, che è l’Assemblea legislativa.
Noi scegliamo di essere solidali con i nostri colleghi venezuelani che sono stati privati dello stipendio, che sono stati privati della sede. Se non vi è chiaro vi vorrei dire che il regime ha provveduto anche a tagliare la luce all’Assemblea nazionale venezuelana. Almeno per solidarietà tra parlamentari, io credo che noi dovremmo esprimerci con chiarezza su questo. E invece noi scegliamo l’equidistanza. Io spero che il Governo italiano cambi posizione.

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«E adesso vi parlo d’amore e del potere perduto»

postato il 28 Gennaio 2019

«Da papà single vi dico che i divorziati hanno molta più attenzione per i figli Scriverò un libro sui sentimenti. Lasciare la politica? Lo dico sempre e poi…»

L’intervista di Simona Bertuzzi pubblicata su Libero

Chiacchierata sentimentale con l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Il democristiano più affascinante (…) della storia, uno che la politica l’ha assorbita, vissuta e adattata al proprio pensiero immutabile – e basta con sta’ storia delle casacche, si cambia vestito non il pensiero – fino a festeggiare 35 anni di onorata carriera a Montecitorio e che sia pronto a mollare non ci crede nessuno, nemmeno lui. L’affabile bolognese in pantaloni rossi ed eterno capello bianco con questa idea per la testa (e pare più di un guizzo) di scrivere un libricino sentimentale. Che sarebbe anche doveroso per uno che ne ha vissute tante in amore – prima le nozze con Roberta Lubich poi il matrimonio con Azzurra Caltagirone e infine la paparazzata su uno yacht d’agosto (era il 2017) in compagnia di una bella e smilza colombiana. E che in politica è passato dall’essere l’alleato di Berlusconi a quello del Pd (con una lista sua) quando al sogno del centrodestra non credeva più. Sarà l’uomo adatto a parlare di sentimenti?
«Sto scrivendo una cosa sul Parlamento…».

Avevo il sospetto che prima ci toccasse la parte seria… e perché il Parlamento?
«Perché mi preoccupa che si stia andando verso una sua marginalizzazione e lo si presenti come un orpello inutile, un ostacolo alla democrazia quando è chiaramente il cuore della democrazia…».

E il libro sentimentale?
«In effetti mi piacerebbe scrivere una cosa sui sentimenti, perché la vera ricchezza di chi lavora in politica è riuscire a capire le persone. Vorrei fare un’indagine psicologica su di loro e sugli equilibri che si alterano quando gli uomini perdono il potere».

E lei ne ha visti tanti di uomini di potere?
«Se penso alle grandi personalità che ho conosciuto da quando ho iniziato a fare politica…».

Adesso parte l’elogio del passato…
«Invece le dico che c’è stata un’evoluzione positiva degli uomini politici. Sono figlio di un’epoca in cui la stabilità era sinonimo di famiglia, il divorzio e la separazione erano casi rari e additati al pubblico ludibrio. Non voglio fare casi personali però credo che quella generazione fosse più disattenta ai figli». [Continua a leggere]

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«Il premier dica no al regime di Maduro. Questo non è chavismo, è narcotraffico»

postato il 27 Gennaio 2019

L’intervista di Marco Ventura pubblicata sul Messaggero

Che cosa dovrebbe fare il premier Conte? «Se c’ è batta un colpo, dovrebbe chiamare Guaidò e esprimergli solidarietà. Sarebbe un gesto precedente al vero e proprio riconoscimento, ma sarebbe comunque un atto politico di rilievo. Il silenzio del governo italiano, invece, è deprimente». Si schiera senza se e senza ma contro Maduro il presidente dell’ Interparlamentare italiana Pier Ferdinando Casini, ultimo dei nostri politici a visitare un anno e mezzo fa il Venezuela. Al rientro, presentò una mozione in appoggio ai rivoltosi, approvata dal Parlamento col voto contrario dei 5 Stelle. «Tutti dovremmo unirci alla comunità dei Paesi liberi contro questo regime che è narcotrafficante».

Non le basta la presa di posizione di Salvini?
«Salvini non può salvarsi la coscienza semplicemente dicendo di essere contro Maduro. Lui è il vicepremier, non un parlamentare dell’ opposizione come me. Sono giorni che chiediamo al governo di riferire in Parlamento. Da Conte e dal ministro Moavero abbiamo ascoltato banalità assolute, mentre sempre più forte è la protesta dei nostri connazionali in Venezuela che ci chiedono se siamo pazzi a essere gli ultimi in Europa a non schierarci contro Maduro, solo perché i 5 Stelle hanno avuto palesi accondiscendenze nei suoi confronti. Non si può continuare a sostenere assurde posizioni ideologiche, dobbiamo stare dalla parte dei Paesi liberi». [Continua a leggere]

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I 5 Stelle difendono il regime in Venezuela

postato il 25 Gennaio 2019

«Posizione ridicola. il governo esprima solidarietà ai venezuelani oppressi»

L’intervista di Ettore Maria Colombo pubblicata su QN

«L’Italia deve dire al più presto la sua. Dobbiamo stare con l’unica autorità legittima, il Parlamento del Venezuela». Parla Pier Ferdinando Casini (nella foto), senatore del gruppo Autonomie e Presidente dell’Interparlamentare italiana, organismo bicamerale che aderisce all’Organizzazione mondiale dei Parlamenti (IPU-UIP).
Casini, con chi bisogna stare, in Venezuela?
«Dobbiamo stare dalla parte dell’unica istituzione legittima e democratica del Venezuela che è il Parlamento. Altre soluzioni non sono possibili. L’unico usurpatore è Maduro, non certo Guaidò. Mi aspettavo che le autorità italiane facessero, come minimo, ciò che hanno fatto e detto i presidenti della Spagna, Sanchez, e della Francia, Macron. Bisogna esprimere una posizione solidale con le migliaia di venezuelani che manifestano per la libertà del loro popolo».
Di chi è la colpa di quanto accade?
«Non mi interessano le ricostruzioni e le analisi storiche. Bisogna esprimere subito e in ogni modo la vicinanza dell’Italia al Parlamento venezuelano e a un popolo, ridotto allo stremo, che per il 90% vive in stato di povertà».
La Cgil ha votato un documento di solidarietà a Maduro poi smentito…
«Sono totalmente contrario allo spirito di quel documento, ma prendo atto della smentita della Cgil. In ogni caso, il sentimento del Pd, che ha parlato al Senato, è ben diverso».
Le dichiarazioni pro-Maduro allignano anche nei 5Stelle?
«I 5Stelle stanno con Maduro contro ‘il complotto del grande capitale’. Mi chiedo se siamo su ‘Scherzi a parte’. Sono stato in Venezuela, anni fa, e ho visto bambini che rovistavano nell’immondizia pur di mangiare. Il Venezuela è un regime di narcotrafficanti, questa è la verità».

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Venezuela: Italia batta un colpo, Moavero scelga posizione Paesi liberi

postato il 24 Gennaio 2019

Governo stia a fianco Guaidó e Parlamento venezuelano

Signor Presidente,
anzitutto vorrei cominciare questo breve intervento mandando un pensiero affettuoso e sincero, spero rappresentativo di tutto il Parlamento, agli italiani che stanno in Venezuela e che in questo momento soffrono pesantemente le conseguenze di una situazione che si protrae da diversi anni.
Onorevoli colleghi, credo che tutti abbiamo assistito con apprensione a quello che sta capitando in Venezuela. Io vorrei dire una cosa in premessa. Sul Venezuela la politica italiana negli anni passati si è divisa pesantemente: del Venezuela abbiamo dato giudizi diversi; storicamente del chavismo sono stati dati giudizi diversi. Ma oggi non è il momento di riaprire la pagina delle discussioni storico-politiche. Oggi è il momento di guardare in faccia la realtà e di vedere come uno dei Paesi che negli anni Settanta erano tra i più ricchi del mondo, ai vertici di tutte le statistiche mondiali, oggi si è ridotto ad un Paese in cui un decimo della popolazione è scappata; il 90 per cento vive sotto i livelli di dignità; i bambini in gran parte non vanno più a scuola, ma li trovate accanto ai bidoni della spazzatura per cercare per le loro famiglie qualcosa da mangiare; il cibo è razionato; la produzione petrolifera è scesa da 3 milioni di barili a 900.000, e probabilmente nei prossimi mesi si arresterà, per la semplice ragione che non sono state adeguate le attrezzature in tutti questi anni, pertanto anche l’unica risorsa che il Paese ha si sta inaridendo.
Davanti a questa situazione, colleghi, voi sapete benissimo che negli anni scorsi sono intervenute autorità internazionali, dall’ONU all’Organizzazione degli Stati americani, dal Mercosur a quella che è la principale risorsa spirituale del Venezuela, ossia la Chiesa cattolica e la Conferenza episcopale. Non solo. Il Santo Padre, Papa Francesco, e il Vaticano sono intervenuti più volte per cercare anche di proporsi – poiché avevano il consenso di tutti, del regime e dell’opposizione – come elemento di dialogo politico.
Io ricordo ai colleghi – molti di voi sono arrivati un anno fa – che un anno e mezzo fa il Senato approvò a larghissima maggioranza una mozione e il Governo espresse parere favorevole su di essa. Vi faccio solo notare che, allora, il Ministro degli affari esteri venne in quest’Aula a ricordarci come i nostri connazionali volessero medicinali; alcuni nostri funzionari dell’ambasciata avevano avuto congiunti morti per malattie abbastanza banali e non c’erano medicinali. Ma davanti alla richiesta delle autorità italiane di fare arrivare i medicinali alla nostra comunità, il Ministro degli esteri venezuelano aveva detto al nostro Ministro degli esteri che in Venezuela le cose andavano bene; che dei medicinali non ce n’era bisogno; che se avessimo avuto bisogno di medicinali per i nostri connazionali, li avrebbero forniti loro; e che avremmo dovuto solo dare un elenco. [Continua a leggere]

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