Coronavirus: il mio intervento in Senato dopo l’informativa di Conte

postato il 26 Marzo 2020


Signor Presidente,

colleghi, credo che oggi non sia possibile cominciare alcun intervento senza rivolgere il nostro pensiero deferente a coloro che consentono a noi di essere qui e all’Italia di stare in piedi, nonostante tutto. Penso ai medici, agli infermieri, alle Forze dell’ordine, alla Polizia penitenziaria, ai coltivatori diretti, ai cassieri dei supermercati e a tutti coloro che, con individuali gesti quotidiani di eroismo, consentono all’Italia di stare in piedi.
Ricordiamo, colleghi, che queste persone non servono lo Stato perché hanno deciso di essere eroi: non volevano esserlo, ma volevano solo e semplicemente fare il loro dovere. Se oggi l’emergenza chiede loro atti di eroismo, dovremo tenerlo presente anche dopo, quando l’emergenza sarà finita e tanti discorsi potremo fare – ad esempio – sul Sistema sanitario pubblico, che per troppo tempo abbiamo dileggiato, ma che oggi, nonostante tutto, ci consente di avere fiducia.
Vorrei rivolgere un pensiero alle famiglie, a quelle che non possono piangere i loro cari e a una categoria del Paese che mi sta molto a cuore: i nonni e gli anziani, coloro che in questo momento sentono più degli altri la drammaticità di momenti che non avrebbero mai pensato di vivere.
Voglio poi simbolicamente inchinarmi, a nome del Gruppo per le autonomie e penso di tanti di voi – cito una città – alla città di Bergamo; voglio inchinarmi ai suoi abitanti, alla memoria di chi non ce l’ha fatta, a questa grande città che rappresenta un onore e un vanto per tutta la Nazione.
Colleghi, oggi siamo in guerra; nei tempi di guerra le diserzioni non sono ammissibili. Verrà il momento della pace – ci auguriamo – e a quel punto si faranno i bilanci, ciascuno farà le valutazioni, potremo fare gli esami di quello che è andato e di quello che non è funzionato.

Se mi consentite, però, vorrei elencare alcune tematiche. Parto dalla prima, che è quella che ci riguarda, perché in questi giorni credo che ha fatto male a tanti di noi sentire in trasmissioni televisive, molte volte, la strumentalizzazione costruita su fatti inesistenti che bisognava riaprire il Parlamento. Il Parlamento c’è, è aperto, non si è mai chiuso e guai a quel Paese in cui il Parlamento ha paura di fare il suo dovere quando in prima fila ci sono tante categorie. Noi siamo qui semplicemente come gli altri, con le mascherine; le Commissioni funzionano come hanno fatto in questa settimana tramite Skype o anche direttamente. Tutto questo fa parte del lavoro che svolgono gli italiani.
Io ricordo un Presidente della Repubblica, anni fa, il presidente Cossiga, a volte ritenuto eccentrico, che aveva elaborato e voleva elaborare con più profondità un protocollo sul funzionamento del Parlamento e delle istituzioni in periodi di crisi drammatica come quella attuale. Abbiamo sottovalutato che ciò potesse mai capitare e invece oggi siamo qui. Il funzionamento del Parlamento e delle istituzioni nei momenti di crisi è una questione che si andrà a porre seriamente per il futuro.

Un altro tema concerne l’applicazione della tecnologia, il rapporto tra democrazia, diritto di privacy e limitazione della libertà in momenti come questi. Anche questa è una frontiera delle questioni che il legislatore dovrà affrontare. Il rapporto – come accennavo prima – tra sanità pubblica e sanità privata: consentitemi di dire che tanti modelli sono franati e sono franati proprio perché si è voluta privilegiare l’idea che il tema della sanità privata potesse essere la soluzione. Non è così e lo vediamo con chiarezza. Cito il rapporto tra lo Stato, le Regioni e i Comuni per evitare conflittualità istituzionali – colleghi – la moltiplicazione di ordinanze e di indicazioni date al cittadino che non capisce assolutamente più nulla. Qualcuno ha irriso il referendum costituzionale, la riforma che si fece nella scorsa legislatura sul tema del riordino tra Stato e Regioni. Era assolutamente necessaria e tali fatti lo dimostrano.
Ha ragione il Presidente del Consiglio: nessuno può strumentalizzare le mascherine, i medici, eccetera, per criticare – diciamo così – il sovvertimento di diritti geopolitici e di alleanze tradizionali. Presidente, mi consenta: abbiamo parlato con il ministro Di Maio anche altre volte in merito al tema dello sconvolgimento geopolitico che non esiste per gli infermieri cubani che arrivano o per le mascherine. Esiste perché tale questione è sul terreno drammaticamente da tempo, come vediamo nel Mediterraneo. Dopodiché ringrazio tutti gli aiuti che riceviamo.
Io ho apprezzato il lavoro silenzioso che il ministro Di Maio ha fatto in questi giorni, anche facendo rientrare migliaia di connazionali. La Farnesina ha fatto un lavoro straordinario da questo punto di vista.
Bene, il tema delle alleanze geopolitiche c’è ed esiste; il concetto di Occidente è minato per scelte politiche che sono state fatte anche oltre Atlantico, su cui bisogna riflettere con molta serietà. La protezione delle aziende italiane (il golden power) è certo fondamentale; non possiamo essere espropriati e non possiamo accettare che qualcuno approfitti di una condizione di crisi oggettiva per scippare quelli che sono i patrimoni italiani.
L’Europa è al momento della verità. Si è parlato di eurobond e di altre forme. Io penso che ieri Draghi abbia detto una cosa molto importante; bisogna essere grati a una personalità come Draghi, che ci ha ricordato che durante le guerre i debiti salgono e pertanto ha dato chiaramente un indirizzo specifico alla politica europea e alla politica finanziaria.
Colleghi, nessuno può scagliare la prima pietra. Ci sono errori del Governo? Probabilmente ci sono, ci saranno e hanno un impatto più visibile degli errori degli altri, perché gli errori degli altri non hanno la controprova. Ma ci sono anche gli errori degli altri, diciamo la verità (visto che stiamo parlando agli italiani). Chi diceva “apriamo tutto” poi ha detto “chiudiamo tutto”, nello spazio di poche ore. Perché? Non per responsabilità delle singole persone o perché gli esponenti politici sbagliano più degli altri, ma perché la realtà è stata veloce e imprevedibile. Certo, girano in rete i filmati in cui il Presidente del Consiglio diceva, il 27 gennaio, che noi siamo arrivati prima degli altri; però l’immaginazione nostra il 27 gennaio non era in condizione di capire quello che sarebbe arrivato subito dopo. Vogliamo avere un atto di lealtà verso l’Italia? Non l’opposizione verso la maggioranza o la maggioranza verso l’opposizione, ma verso l’Italia. Dobbiamo prendere atto che la crisi è stata più grande di noi e della nostra capacità di previsione.

Oggi però dobbiamo andare avanti assieme; studiamo la formula. Io credo che ci voglia disponibilità, come ha detto anche il Presidente del Consiglio. Nei miei lunghi anni di esperienza, io sono stato in maggioranza e all’opposizione: a volte la maggioranza chiede disponibilità solo a parole, perché per essere disponibili realmente bisogna condividere delle ricette. Bene, allora cerchiamo di studiare la formula, anche utilizzando la Conferenza dei Capigruppo. Potremmo istituire una Commissione speciale che abbia una durata di due o tre mesi, in cui ci sia la possibilità di discutere nel Parlamento e non fuori dal Parlamento, sennò accettiamo noi stessi una delegittimazione della politica che inevitabilmente ci sarà, perché il nostro è un Paese in cui è facile che il consenso si trasformi in biasimo. Dobbiamo pensare oggi a quello che accadrà domani, quando migliaia di persone perderanno il posto di lavoro; e allora cerchiamo di costruire degli strumenti nel Parlamento. Penso ad esempio che una Commissione speciale con una durata di tre mesi, che può essere rinnovata, possa essere la sede in cui maggioranza e opposizione possano lavorare assieme.
Io istituirei, con esperti di ogni provenienza, una task force per la ripresa, perché il punto è che oggi noi non siamo in grado di sapere i danni che ci saranno. Si parla di cassa integrazione per chi chiude, perché tante attività devono chiudere. Ma non è che le attività che restano aperte non subiscano in gran parte, salvo alcuni settori specifici…
Io credo che noi dobbiamo istituire una task force che possa studiare subito una rivoluzione di provvedimenti per il futuro.
Il problema che noi oggi abbiamo, come classe politica, non è solo quello di combattere la guerra, ma è di cominciare a capire come combatteremo la seconda parte della guerra. Credo che tutti assieme, in nome dell’Italia, noi abbiamo una grandissima responsabilità

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«La Ue latita, deroghe al Patto di stabilità. Camere aperte, dico no al voto a distanza»

postato il 19 Marzo 2020

Pier Ferdinando Casini, senatore del Gruppo delle Autonomie ed ex presidente della Camera, che prova sta dando di sé l’Unione europea nella gestione dell’emergenza coronavirus?
«Questa crisi per l’Europa è un’opportunità straordinaria per dimostrare di esistere, ma corriamo un grave rischio: che anche i più europeisti come me, alla fine di questa emergenza, debbano constatare che l’Europa non c’è. Le risposte arrivate fino a oggi sono deludenti».

Si riferisce alla recente gaffe di Christine Lagarde che ha detto non siamo qui per ridurre lo spread?
«L’esordio della nuova leadership della Banca centrale europea (Bce) è stato devastante e ci ha fatto capire fino in fondo quanto sia stato fondamentale il ruolo di Mario Draghi in questi anni. I casi sono due: o Lagarde ha consapevolmente riportato un parere tedesco, e questo sarebbe inammissibile, oppure lo ha fatto senza rendersene conto, e allora sarebbe quasi peggio». [Continua a leggere]

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Coronavirus: «È la terza guerra mondiale. La vinceremo»

postato il 11 Marzo 2020

«Come ai tempi del terrorismo gli interventi eccezionali sono del tutto giustificati»

L’intervista di Antonella Coppari pubblicata sul Resto del Carlino

Per descrivere il momento e indicare con quale animo si debba affrontare, Pier Ferdinando Casini ricorre a una frase del leader assurto a emblema della miglior Dc: Aldo Moro. «Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma, cari amici, non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato, con tutte le sue difficoltà».

Moro allude a periodi complicati, in cui vanno prese decisioni dolorose. Presidente Casini, ha mai vissuto una prova così drammatica?
«Questa è un’autentica terza guerra mondiale, anche se non ci sono i bombardamenti e ci è richiesto solo di stare in casa. Nulla di paragonabile al terrorismo: dopo l’11 settembre ci hanno chiesto di fare qualche piccolo sacrificio, come levare le scarpe agli aeroporti. Ora ci chiedono di cambiare radicalmente abitudini». [Continua a leggere]

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Coronavirus: Italia non è ventilatore del virus come Cina

postato il 27 Febbraio 2020

Il mio intervento in Senato dopo l’informativa del Ministro Speranza

Signor Presidente,
cari colleghi, a nome del Gruppo per le Autonomie vorrei esprimere anch’io alcune considerazioni, partendo da un presupposto (come mi sembra abbiano fatto nei loro diversi interventi anche i colleghi Collina, Faraone e gli altri): il ministro Speranza, che è una persona seria e perbene, ha tutta la nostra solidarietà e con lui tutto il Governo; tanto per eliminare un problema di equivoci, la stessa solidarietà ce l’hanno i Presidenti delle Regioni che sono in prima fila, a partire dal presidente Fontana, al quale è stata rimproverata la diretta Facebook; vorrei guardare però le cose anche dall’altra parte e dire cosa sarebbe capitato se non l’avesse fatta e le sue immagini fossero state rubate da qualcuno: probabilmente ci sarebbe stata la stessa speculazione rovesciata e a lui sarebbe spettato l’onere di spiegare di quello che era successo. Questo per dire come in questo momento sia estremamente difficile anche per la politica capire realmente cosa bisogna fare.
Vorrei dire una cosa, però, perché l’unità non è retorica: se siamo qua per esprimere solo genericamente unità, facciamo un esercizio retorico. Non serve oggi un esercizio retorico, ma una prova di verità singolarmente data da ciascuno di noi. [Continua a leggere]

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Caso Gregoretti: “Salvini da avversare nel Paese, no a scorciatoie giudiziarie”

postato il 12 Febbraio 2020

E’ noto che il Parlamento, in questa fase, è chiamato a valutare solo se il comportamento del Sen. Salvini, in occasione dei fatti relativi al ritardato sbarco dei migranti dalla nave “Gregoretti”, sia stato “condizionato da ragioni politiche” che hanno un rilievo costituzionale, ai sensi dell’art. 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1/1989.
E cioè se tale comportamento sia stato posto in essere per “la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo”.

Non mi pare che vi sia alcun dubbio che le azioni del Ministro Salvini siano coerenti e esecutive del programma del Governo di cui allora faceva parte, come nel caso dei suoi precedenti atti e comportamenti che questo Parlamento è stato chiamato a valutare.
Infatti, la maggioranza parlamentare dell’epoca ha fatto di tale politica “restrittiva” dei flussi migratori uno dei punti centrali del “contratto di governo” e della fiducia che il Parlamento ha accordato all’Esecutivo.

In caso contrario, il Ministro dell’Interno doveva essere sfiduciato dal Parlamento o, comunque, smentito da atti formali dello stesso o del Consiglio dei Ministri.
Il Senatore Salvini non ha sicuramente agito, in “solitudine” o in contrasto con le politiche del Governo dell’epoca di cui era, peraltro, uno dei principali protagonisti.
Possiamo, quindi, dire che c’era una ragione politica coerente con le esigenze di tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o con il perseguimento di un preminente interesse pubblico, secondo l’orientamento, non condivisibile dal nostro punto di vista, del Governo di cui ha fatto parte.

Le politiche di gestione dei flussi migratori del precedente governo erano errate, perché miravano a dare una rappresentazione dell’interesse del paese distorta e dannosa.
Ed è questa una delle principali ragione per le quali il precedente governo si è dimesso e il Senatore Salvini non è più Ministro dell’Interno.
La chiusura al dialogo con l’Europa, l’idea semplicistica che gli atti simbolici di forza, come nel caso della Diciotti, di altri casi e di quello di cui ci stiamo occupando, avrebbe risolto come d’incanto i problemi della immigrazione clandestina è stata smentita dai fatti e dalla azione del nuovo governo.
Governare cavalcando le legittime paure degli italiani, su di un tema epocale e complesso come l’immigrazione e l’integrazione, regala la soddisfazione di un momento ma non risolve il problema.
Anzi lo aggrava, perché produce una cultura del sospetto, della intolleranza e dell’odio che trasforma in peggio la società e la sua classe dirigente e perché non serve neanche come deterrente o come rimedio efficace alla immigrazione clandestina.

Ma nella valutazione del caso della nave “Gregoretti” non deve contare la nostra opinione politica, perché mandare a giudizio un Ministro per il programma del Governo di cui fa parte e, quindi, per gli atti che ne sono la immediata e diretta conseguenza, significa scadere nell’arbitrio e nella faziosità.
La Costituzione ci chiede solo di valutare se gli atti del Senatore Salvini sono frutto della valutazione che il suo governo ha fatto dell’interesse generale del paese, non della nostra valutazione di tale interesse generale che è diametralmente opposta.

Questa è una distinzione fondamentale che fa la differenza tra lo Stato liberale e lo Stato etico tra l’equilibrio dei poteri e l’arbitrio.
Se indulgiamo oggi, nell’esercizio della nostra delicata e complessa funzione di garanzia, di indipendenza e di autonomia, alla logica di parte, secondo la quale puoi fare processare il tuo avversario politico, in assenza di fondate ragioni costituzionali, per un mero calcolo di convenienza, consumiamo l’ennesimo strappo con i valori fondanti della nostra democrazia parlamentare.
Salvini è stato sconfitto in Parlamento e le sue politiche vanno avversate nel paese ma senza assecondare le scorciatoie giudiziarie, apparentemente facili e comode.
La lotta politica che usa strumentalmente le legittime e autonome iniziative della magistratura ha il fiato corto, produce solo danni al paese e manifesta il suo fallimento perché rinuncia al ruolo di guida della società affidandosi ad altri poteri.

Per queste ragioni credo che il Senatore Salvini non debba essere processato anche se ho una opinione politica opposta alla sua ed una visione diversa della società e dei valori che la dovrebbero animare.

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Giorno del ricordo: no polemiche, onorare memoria e comune sentimento collettivo

postato il 11 Febbraio 2020

Il mio intervento nell’Aula del Senato


Sono orgoglioso, come presidente della Camera di allora, di aver lavorato perché ci fosse questa legge che ci consegna il valore della memoria e onora le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Parliamo di centinaia di migliaia di italiani, oggetto di persecuzione e vittime di un doppio esilio: il primo dalla loro terra e il secondo dalla memoria della propria Nazione.
Il silenzio e le reticenze del passato sono state finalmente cancellate. E’ un fatto che onora il Parlamento che istituì quella legge e tutti noi che oggi partecipiamo a questa cerimonia.
Se facciamo polemiche invece di onorare questi momenti di comune sentimento collettivo, perdiamo una grande occasione. Abbiamo l’obbligo morale di ricordare assieme e di trasmettere il valore della memoria ai giovani.

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I dem non pensino all’autosufficienza, si vince solo conquistando i moderati

postato il 31 Gennaio 2020

L’intervista a cura di Fabrizio Nicotra pubblicata su Il Messaggero


Presidente Casini, che lettura dà dal risultato delle elezioni in Emilia?
«Il Pd ha avuto un ottimo risultato e tutto sommato lo ha avuto anche in Calabria per cui ha legittimi motivi di soddisfazione. Può essere contento anche per il risveglio di un mondo giovanile che quando va in piazza, e mi riferisco alle Sardine, con civiltà con educazione e con gioia, è il benvenuto. Però guai se i dem facessero analisi sbagliate su questo successo perché quel risultato parla da solo: il buongoverno di Bonaccini ha convinto gli elettori moderati, che fanno la differenza in ogni elezione, a votare per il centrosinistra».

Quindi la lettura che dà il Pd, quella di un ritorno del bipolarismo, non la convince?
«E’ un’analisi che può andare nella direzione giusta se il Pd è consapevole di dover fare i conti non solo con una componente più giovanile e più radicale, ma anche con un grande bacino di elettori moderati. E’ un’analisi sbagliata se il Pd pensa a quella che una volta si sarebbe chiamata l’autosufficienza della sinistra. Il risultato, soprattutto quello dei quartieri delle grandi città emiliane, ci dice che la coalizione di centrodestra (la cui componente centrista, Forza Italia, si è fermata al 2%) ha preso gli estremisti, quella di Bonaccini ha preso gli elettori moderati.
Lo stesso Salvini dovrebbe riflettere profondamente sul tipo di messaggio che gli arriva dall’Emilia: la Lega ha avuto un risultato strabiliante, quindi è tutt’altro che in crisi, ma la sua espansione partitica non ha coinciso con l’espansione della coalizione. E questo cosa significa? Che la differenza la fanno gli elettori moderati: in Emilia sono andati con Bonaccini in parte perché il governatore li ha convinti e in parte perché Salvini li ha spaventati. Se la riflessione interna al Pd si allontanasse da questi dati e portasse a una radicalizzazione a sinistra, il vantaggio si perderà in poco tempo».

Nel Pd però prevale la linea di un’alleanza organica con M5S.
«Secondo me è uno schema politichese. Bonaccini dimostra che l’alleanza con M5S non sarebbe servita a nulla, sarebbe stata una forzatura che avrebbe portato molti elettori di M5S a votare per la Lega. Il problema non sono le alleanze ma la proposta politica. Bonaccini ha preso i voti degli industriali, dei commercianti e in genere di tutte le categorie che al Nord sono schierate con il centrodestra».

In vista delle prossime regionali cosa succederà?
«Mi auguro che il Pd non abbia la sindrome dell’autosufficienza. Sono d’accordo con Franceschini e Gualtieri: entrambi dicono che l’Emilia è una tappa importante, ma anche che è una tappa che non può essere soffocata da analisi sbagliate. Gualtieri, che non a caso è candidato alle suppletive nel collegio di Roma 1, ha fatto un esplicito riferimento agli elettori moderati. Fa benissimo perché se fa appello solo alla sinistra quel collegio è perso».

I movimenti al centro continuano. Da Renzi a Calenda a quella parte di Forza Italia anti-salviniana. Che spazio c’è?
«Lo spazio politico c’è e il proporzionale lo amplierà. Ma non si può pensare che la legge elettorale determini le svolte politiche. Prima di tutto serve un progetto che deve essere credibile. Renzi ha ancora del filo da tessere, e io gli ho dato un consiglio: lui è un leader, ma deve girare l’Italia e dedicarsi alla costruzione del partito. La leadership non basta, serve far crescere la classe dirigente in periferia e avere un partito che sia credibile. Non è una cosa semplice e non è sufficiente delegare».

La riforma della giustizia e il nodo prescrizione sono il primo scoglio per governo e maggioranza. Andranno a sbattere?
«La riforma così com’è non va: i cittadini che entrano nel tunnel della giustizia non possono rimanere in eterno appesi a un pregiudizio. Una democrazia liberale non ha nulla che fare con il populismo giudiziario, per cui questo è un banco di prova per capire se la lezione emiliana è stata capita bene».

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Regionali Emilia-Romagna: “Ha vinto il buon governo. Salvini sconfitto, ma non è finito”

postato il 28 Gennaio 2020

Il Capitano ha alzato i toni e gli elettori moderati si sono mobilitati contro di lui

L’intervista di Andrea Bonzi pubblicata sul Resto del Carlino

«Quella di Bonaccini è la vittoria del buon governo e del buon senso. Ha attirato tanti consensi anche da fuori dello steccato del centrosinistra, persone che non l’avevano mai votato, rappresentanti delle categorie economiche. E credo che ora ne terrà conto». Così Pier Ferdinando Casini, che ha sostenuto il governatore durante la campagna.

Senatore, ecco il primo pesante stop per Salvini e la Lega. Cosa ha sbagliato il Capitano?
«Due gli errori. Il primo è la personalizzazione eccessiva della campagna, che ha spinto molti elettori alle urne per contrastarlo. Il secondo è una campagna fuori tempo: se vent’anni fa, per Guazzaloca, poteva avere un senso parlare di liberazione, oggi è semplicemente ridicolo. Non si può più parlare di regione ‘rossa’, l’Emilia-Romagna è contendibile. È stato premiato il buon governo di Bonaccini».

Quanto hanno pesato l’insistere su Bibbiano e il blitz al Pilastro, con tanto di citofonata al presunto spacciatore?
«Esagerare è autolesionista, e questa volta Salvini ha esagerato: le sue pagliacciate sono state punite. Ma attenzione: la Lega in regione ha più del 30%, andrei piano con i de profundis. Salvini è in campo e continua ad attrarre molti voti». [Continua a leggere]

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Emilia-Romagna: premiato il buon governo. Ora evitare ammucchiate a sinistra

postato il 27 Gennaio 2020

Salvini ha mobilitato contro di sé elettori che non votavano più

L’intervista a cura di Alessandro Di Matteo pubblicata su La Stampa

Pier Ferdinando Casini, la spallata leghista non c’è stata. Salvini ha fatto male i conti, con la sua “citofonata”?
«Se il dato è confermato, questo è un successo che si deve soprattutto a Bonaccini. La citofonata di Salvini, conoscendo il buon senso degli emiliani, è stata un autogol. L’idea che il buongoverno, l’amministratore serio, non conti niente perché prevale la politica spettacolo, è stata smentita. È stata un voto su come è stata amministrata la regione. L’idea di evocare la liberazione dell’Emilia-Romagna (come ha detto Salvini, ndr.) poteva andare bene in un’epoca post-ideologica: Guazzaloca ha fatto questo discorso 20 anni fa. Oggi non c’era più da liberare un bel niente, oggi facendo campagna elettorale ho visto le eccellenze dell’imprenditoria europea. Il pragmatismo di un buongoverno ha prevalso rispetto a una connotazione ideologica che si voleva dare, in un momento in cui il tema ideologico è superato».

Salvini sembrava ormai inarrestabile, questa sconfitta può sporcare la sua immagine di leader vincente?

«È chiaro che sporca la sua immagine di leader vincente. Ma attenzione, Salvini non è sconfitto. Qui il problema è semplice: lui ha polarizzato, convinto che giocasse a suo favore. In realtà ha mobilitato una marea di elettori che probabilmente non sarebbero nemmeno andati a votare. Berlusconi mobilitava voti a favore, ma anche contrari. Salvini ha talmente personalizzato che probabilmente ha mobilitato tutti quelli che non andavano più a votare. Gente sfiduciata e delusa dal Pd che è andata a votare per sconfiggere Salvini. Le sardine sono emblematiche da questo punto divista».

Si va verso il nuovo bipolarismo che vuole Zingaretti? Un centrosinistra con M5S e Uste civiche intorno al Pd e Salvini dall’altra parte?

«Il dato da tenere presente è che tutti i moderati che si sono avvicinati e che hanno sostenuto Bonaccini sono stati la migliore risposta. E i partiti moderati alleati di Salvini che sono andati malissimo sono la dimostrazione del fatto che c’è da recuperare un sentiment liberale che non è più disponibile a votare la destra. La stampa continua a parlare di centrodestra, ma non c’è più il centrodestra: c’è la destra. E questo vuole dire che se il centrosinistra presenta persone ragionevoli come Bonaccini, i moderati sono pronti a votarla… ».

Dunque ha ragione Zingaretti?

«Penso sia molto prematuro parlare di questo. Non credo a un’ammucchiata di centrosinistra, faremmo lo sbaglio di Salvini. Serve qualcosa di diverso. Credo serva una proposta di governo convincente. Se vogliamo partire dall’Emilia dobbiamo partire dal buongoverno. Dunque anche a livello nazionale questo governo deve amministrare bene. Sulla prescrizione, per esempio, troviamo una soluzione mettendo da parte approcci ideologici».

Per il governo adesso la navigazione si fa più tranquilla. L’obiettivo di arrivare almeno all’elezione del nuovo presidente, nel 2022, non sembra più un miraggio…

«Attenzione: Salvini ha perso, ma se il governo non governa bene alle elezioni ci si può andare. C’è bisogno di buongoverno, se si vuole andare avanti».

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«Bonaccini è competente, per questo vincerà»

postato il 22 Gennaio 2020

«Inutile fare previsioni, bisogna correre fino all’ultimo. La Borgonzoni fa una battaglia nazionale per Salvini»

L’intervista di Andrea Zanchi pubblicata sul Resto del Carlino

«Fare previsioni, a questo punto della campagna elettorale, non serve, e i sondaggi non contano più niente. I candidati devono correre fino all’ultimo minuto possibile, al risultato del voto ci si penserà dopo». Il senatore Pier Ferdinando Casini invita tutti, Bonaccini (che sostiene) e il centrosinistra in primis, a gettare il cuore oltre l’ostacolo nel finale di campagna elettorale per l’Emilia-Romagna.

Sotto le Due Torri c’è chi vive la sfida per viale Aldo Moro con il pensiero rivolto alla grande svolta in Comune del 1999, e i parallelismi non sembrano essere pochi.
«Ma quella tra Bonaccini e Borgonzoni è una sfida più inedita di quello che sembra. Chi stabilisce un parallelismo con Guazzaloca in queste elezioni sbaglia, perché lui rappresentava il civismo contro l’establishment politico. Oggi con tutto il rispetto verso la Borgonzoni e i suoi meriti, non credo che nemmeno lei sia in campo pensando di rappresentare il civismo, perché rappresenta Salvini, che è l’espressione legittima di una destra che oggi in Italia sta assumendo una funzione di guida. Non c’è il civismo in campo».

Quindi la scelta tra chi è?
«Tra due persone espressione di schieramenti politici: uno, Bonaccini, che è stato messo alla prova del governo regionale e che ha dimostrato di aver fatto bene – per ammissione dei suoi stessi avversari – e che ha avuto la capacità di saldarsi con la società civile, come hanno dimostrato le battaglie sul Passante che lo hanno visto unito alle associazioni di categoria. L’altra, la Borgonzoni, che sta legittimamente facendo una battaglia politica nazionale per rafforzare la voglia di Salvini di tornare al governo. Le cose stanno così». [Continua a leggere]

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