Archivio per Febbraio 2011

Pdl e Lega si spaccano su tutto, anche su Festa dei 150 dell’Unità d’Italia

postato il 18 Febbraio 2011


Maggioranza e governo litigano su tutto, persino sul centocinquantesimo dell’Unità nazionale. Lega e il Pdl si spaccano in modo ignobile, trovano l’intesa solo sull’immunità parlamentare e sui provvedimenti sulla giustizia che servono a Berlusconi. In questa situazione, non si può chiedere a noi di votarli perché sarebbe ignobile.

Pier Ferdinando

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Alternativa a Berlusconi? Non serve la ‘santa alleanza’

postato il 18 Febbraio 2011

Diciamo con chiarezza che l’alternativa a Berlusconi non si costruisce con una ‘santa alleanza’: sarebbe solo un gigantesco favore a Berlusconi. In questo modo Berlusconi potrebbe ritrovare argomenti in campagna elettorale per dire che c’è il solito complotto contro di lui, ma è che ha dimostrato il fallimento di un Governo che non ha risolto uno solo dei problemi degli italiani che sono completamente scomparsi dall’agenda di Governo.

Pier Ferdinando

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Il volontariato è una grande questione sociale

postato il 18 Febbraio 2011

Serve alla società italiana come grande valore di riferimento

Istituire un Dipartimento del volontariato presso la Presidenza del Consiglio può essere un’ottima idea, ma soprattutto bisogna cambiare la testa della politica. Il volontariato oggi è  fondamentale: è una grande questione sociale, politica e istituzionale. Noi pensiamo che la società civile debba entrare in campo e che il volontariato serve alla società come grande valore di riferimento. O siamo convinti di questo, o nessun dipartimento potrà fare il lavoro che ci attende.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 18 febbraio 2011

postato il 18 Febbraio 2011
Vi ricordate quando, in occasione del voto di sfiducia al Governo Berlusconi, avevamo paragonato il Parlamento a Piazza Affari, con le quotazioni di governo e opposizioni in continuo saliscendi e con annessi azionisti che passavano agilmente da uno schieramento all’altro? Ecco, adesso – visto che si avvicina la data del processo a B. per i fattacci di Arcore, il grande valzer parlamentare è ricominciato e il Transatlantico viene battuto dal trio “pigliatutto” (leggete il Messaggero): Verdini, Santanché e Moffa che sono alla ricerca di tutti i disperati, tormentati e dubbiosi possibili. Futuro e Libertà, per esempio, ha perso 2 deputati e 2 senatori (e altri sembrano tentati da un ritorno a casa) e i pretoriani del Premier sembrano rinvigoriti: pare, addirittura, che si stia pensando alla creazione di due nuovi gruppi, tra Camera e Senato, di “meridionalisti” e “settentrionalisti”, di “ali Sud” e “ali Nord” (o erano Curve?); e ci sono anche grandi sorprese, come quelle di Paolo Guzzanti: ha infatti deciso di dismettere i panni di primo profeta della mignottocrazia berlusconiana e di indossare quelli di figliolo al prodigo, andando a ingrossare le fila dei Responsabili. Dicono bene Casini, che spiega come B. si batta con le idee e non con le “Sante Alleanze”, e Fini, che sul Secolo d’Italia scrive di un’altra Italia, che vive (e soffre, aggiungiamo noi) fuori dal Palazzo. Peccato che non la pensino tutti come noi.

Casini chiude a Bersani: no alla «santa alleanza» (Lorenzo Fuccaro, Corriere della Sera)

Casini seppellisce la grande alleanza (Paolo Festuccia, La Stampa)

L’altolà dì Casini: non crediamo alle sante alleanze anti-Berlusconi (Claudio Rizza, Il Messaggero)

E Casini mette i paletti: «No a sante alleanze anti-Silvio, mai l’Udc assieme al Pd» (Francesco Ghidetti, QN)

Casini: “Ha ragione lui, Silvio ha un impero” (Avvenire)

Casini affonda la Santa Alleanza: «Sarebbe un regalo per Silvio» (Libero)

Berlusconi gongola: “Ora tutti in piazza” (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Fuori dal palazzo c’è un’altra Italia (Gianfranco Fini, FFwebmagazine.it)

Sorgi – La mancata rinuncia alla Presidenza della Camera rischia di costare carissima (Marcello Sorgi, La Stampa)

Conflitto d’attribuzione, i paletti della Consulta: «La competenza è della Cassazione» (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)

Di Pietro vota con la maggioranza. Scatta l’ira di Pd e centristi (La Stampa)

Baio Dossi: «Cattolici a disagio anche nella sinistra» (Ettore Colombo, Il Riformista)

Sudisti tirolesi ed ex moralisti: l’esercito della salvezza (Mario Ajello, Il Messaggero)

Economia della conoscenza – Il digitale non distrugge trasloca l’occupazione (Luca De Biase, Sole24ore)

Mario Draghi: “Basta banche troppo grandi per fallire” (Alessandro Barbera, La Stampa)

Il pugno di ferro di Gheddafi, la rivolta s’estende, venti morti (Giampaolo Cadalanu, La Repubblica)

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Ospite di ‘Otto e mezzo’

postato il 18 Febbraio 2011

Allo spazio di approfondimento politico de La7 condotto da Lilli Gruber. In studio anche Stefano Folli

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18 febbraio, Lucca

postato il 17 Febbraio 2011

Ore 11.30 – Polo Fiere e Tecnologia – Ex Area Bertolli  (Via della Chiesa)

Partecipa  alla Fiera del Volontariato

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17 febbraio, Roma

postato il 17 Febbraio 2011

Ore 20.30 – La7

E’ ospite di “Otto e mezzo”

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Milleproroghe, mille delusioni per la banda larga

postato il 17 Febbraio 2011

Il decreto milleproroghe, approvato ieri in Senato, contiene varie novità, ma la cosa più importante è che si continua nella tradizione del “gioco delle tre carte”, che ha animato la politica economica di questo governo. Il gioco è semplice: si fa una promessa, che costa soldi, e si dice che non si aumentano le tasse o che i soldi verranno da risparmi; poi inevitabilmente spunta o qualche ritocco di tasse (o la creazione di una nuova tassa, come la “tassa di scopo”), o i soldi vengono prelevati da fondi già destinati. In quest’ultimo caso, la cosa divertente è che questi fondi, iniziano a fare una girandola infinita: prima vengono destinati per un determinato obbiettivo, poi per un altro, poi per un altro ancora, e così via, finchè alla fine non si fa nulla, salvo tanti spot.

Sono pessimista? Non direi, semmai realista.

Prendiamo l’esempio del “digital divide”, ovvero del gap che separa l’Italia dal resto del Mondo civilizzato nel campo della banda larga: da tempo immemore il CIPE ha 800 milioni di euro congelati, che dovrebbero servire per sviluppare la banda larga, ma che non vengono spesi, a questi soldi il governo ne aveva aggiunti altri 100 milioni. I lavori però ad oggi non sono nemmeno iniziati, ma, anzi, siamo ancora nella fase progettuale senza che però ancora si sappia quanto costerà lo sviluppo della banda larga, quanto dovrà contribuire lo Stato e quanto i privati.

E così abbiamo 800 milioni già nei conti del CIPE, a cui si aggiungono 100 milioni di fondi FAS, per fare qualcosa che si sta ancora progettando e di cui nessuno conosce i costi. Ma la cosa interessante è che pochi giorni fa il ministro Romani affermava che nel milleproroghe ci sarebbe stato spazio per sviluppare il “digitale”: tutti pensavano si riferisse alla banda larga di internet, e invece lui si riferiva al passaggio alla televisione digitale. Infatti ha dichiarato: “nel Milleproroghe ci sono 30 mln dedicati allo switch-off, che corrispondono ai fondi che avevamo richiesto per completare il passaggio alla digitalizzazione entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo”.

Quindi, per portarci il digitale, il governo ha destinato altri 30 milioni, ma da dove spuntano? Da risparmi di spese inutili? Da maggiori entrate? Semplicemente li tolgono ai fondi destinati alla banda larga (ecco quindi il gioco di spostare sempre le risorse e fare sempre nuove promesse), come si evince dal comunicato che dice: “ Sono prorogati per l’anno 2011 gli interventi di cui all’articolo 1, commi 927, 928 e 929 della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Per le finalità di cui al periodo precedente è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l’anno 2011, da destinare al rifinanziamento del Fondo per il passaggio al digitale di cui all’articolo 1, comma 927, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Ai relativi oneri, pari a 30 milioni di euro per l’anno 2011, si provvede nell’ambito delle risorse finalizzate ad interventi per la banda larga dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, nell’importo complessivo deliberato dal CIPE in data 11 gennaio 2011”.

Tutto chiaro? Devono fare qualcosa? Invece di fare i tagli alle spese inutili (a proposito: ma che fine hanno fatto i tagli alle auto blu che Brunetta aveva promesso??), decidono di togliere i soldi per progetti che avevano già promesso di realizzare. Se poi, proprio i soldi non bastano, allora si inserisce una nuova tassa (ma dicendo che non si aumentano le tasse, ovviamente) come quella sui biglietti del cinema. Da Luglio 2011, il biglietto del cinema costerà 1 euro in più, e i fondi così ottenuti serviranno a finanziare la produzione di film italiani e rifinanziare il FUS (Fondo Unico Spettacoli) e questo, lo si chiami come si vuole, è un balzello in più che graverà sulle tasche degli italiani.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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La grande migrazione

postato il 17 Febbraio 2011

Le temute (e prevedibili) conseguenze delle ribellioni Nordafricane si sono manifestate. Da diversi giorni i canali dell’immigrazione clandestina si sono riaperti, a causa della forte instabilità che sta rapidamente contagiando i Paesi dell’area mediterranea. I flussi più consistenti provengono dalla Tunisia: oltre 5000 immigrati clandestini sono partiti dalle coste di quel tormentato Paese.

Non tutti però raggiungono il suolo italiano, come nel caso del peschereccio speronato da una motovedetta tunisina poche miglia prima dell’ingresso nelle nostre acque territoriali. Delle oltre 120 persone imbarcate, solo 25 sono state tratte in salvo a seguito dell’affondamento della barca, 7 sono i morti accertati. Per i dispersi, le possibilità che siano tratti in salvo sono quasi nulle.

Incidenti sono stati registrati anche nelle nostre acque, quando una motovedetta della Guardia di Finanza ha aperto il fuoco ferendo uno scafista che si rifiutava di fermare l’imbarcazione all’intimazione dei militari. Ciò che dal Ministro dell’Interno Maroni è stato definito un “nuovo ’89”, rischia di divenire in realtà una catastrofe umanitaria; egli denuncia la totale assenza dell’Unione Europea in soccorso del nostro Paese, lasciato solo ad affrontare questa ondata migratoria, l’inattività della Commissione e dell’Agenzia Europea per l’Immigrazione (Frontex), richiede stanziamenti per far fronte a quest’onere quantificati in 100 milioni di Euro.

Accuse infondate ed ingiuste secondo la Commissaria all’Immigrazione dell’U.E. Cecila Malstrom, che anzi le rispedisce al mittente, asserendo che il Governo Italiano ha più volte rifiutato l’aiuto offerto dalle Istituzioni Europee. Ma un rapporto dei Servizi di intelligence interni desta preoccupazione: secondo il direttore dell’A.I.S.I. Giorgio Piccirillo infatti il Governo libico avrebbe una precisa responsabilità nell’attuale situazione di emergenza.

A fronte del “Trattato di amicizia” firmato tra Roma e Tripoli e costatoci 250 milioni di Euro all’anno per venti anni, il Colonnello Gheddafi si impegnò col nostro Paese a far cessare le partenze di clandestini dalle proprie coste, adottando anche metodi censurabili. Ma ad oggi, la preoccupazione per un effetto contagio, acuita anche dai disordini occorsi la notte del 15febbraio a Bengasi, spinge la Libia a non onorare gli accordi stipulati con il nostro Paese.

Gheddafi, il più longevo dittatore dell’area Mediterranea, sembra abbia deciso di favorire la fuoriuscita di dissidenti e carcerati verso il confine tunisino come valvola di sfogo al crescente malcontento all’interno del Paese. Gli analisti ritengono che in questa ottica debba inserirsi il nuovo piano edilizio da 27 milioni di Dollari varato dal Colonnello in tutta fretta. Tuttavia, con l’Egitto che rischia di divenire una nuova rotta migratoria ed altri Paesi sull’orlo dell’anarchia, la caduta del regime libico rischia al momento di aprire una falla colossale nella struttura geopolitica del Nord Africa, di fatto aprendo le porte a decine di migliaia di migranti dell’entroterra africano, che si andrebbero a sommare alle migliaia pronti a partire dagli stati litoranei.

Rimane pesante l’ombra della totale impreparazione ad uno scenario concretamente prevedibile. Se infatti è vero che l’Europa deve farsi carico della situazione, come ha ricordato anche il leader dell’U.d.C. Pier Ferdinando Casini, è altresì evidente che il Governo sembra aver chiuso gli occhi a quanto stava accadendo da ormai diverse settimane in tutta l’area mediterranea, in una forse disperata speranza che la situazione che stiamo vivendo sia solo un brutto sogno.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Federico Poggianti

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