Ospite di Otto e mezzo
postato il 16 Novembre 2010Alla trasmissione di La7 condotta da Lilli Gruber, con la partecipazione Antonio Polito
Alla trasmissione di La7 condotta da Lilli Gruber, con la partecipazione Antonio Polito
La promessa non mantenuta di abbassare le tasse, l’assenza di incentivi a giovani imprenditori, il federalismo vuoto di numeri e sostanza. Per non parlare dei favoritismi delle “quote latte”, dell’innovazione mancata della banda larga, della nullità delle ronde e dei numerosi ritardi dell’Expo 2015. Cosa ha fatto questo governo per il nord? Finora solo spot.
L’Assemblea Nazionale del 20 e 21 novembre a Milano (qui tutte le indicazioni), insieme a quella che si terrà in seguito a Napoli, saranno due importanti occasioni per costruire un’alternativa nazionale di sviluppo. Vi aspetto.
Pier Ferdinando
E Albertini incontra i «terzopolisti» (Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera)
Asse Fini-Casini: niente reincarico al Cavaliere (Alberto Gentili, Il Messaggero)
Nun te reggae più (Massimo Gramellini, La Stampa)
Mezza fiducia non fa un governo (Michele Ainis, La Stampa)
Terzo Polo: sale l’ipotesi Albertini (La Stampa)
Montezemolo e la Lega: “Dimettermi? Assurdo” (Corriere)
Luca guiderà il terzo polo? La risposta entro due settimane (Libero)
Lo stop all’atomo costa 44 miliardi (Sole24Ore)
La sinistra a Milano non sa ancora guardare al futuro (Sole24Ore)
Il Partito delle delusioni (Corriere)
“Ha vinto un candidato non condivisibile” (Corriere)
Follini pronto a tornare nell’Udc (ItaliaOggi)
“Esecutivo dal Pdl al Pd”. Le condizioni di Casini (Corriere)
E Luca ora rivede la strategia (La Repubblica)
Casini e D’Alema all’unisono (La Stampa)
Albertini terzo incomodo? “Ma non per favorire sinistra” (Avvenire)
Non mi importa di andare a “Vieni via con me“. Mi dispiace che questa sera vadano in onda solo Mina Welby e Peppino Englaro, che parleranno della cosiddetta dolce morte e non chi, come Mario Melazzini, vuole vivere e non vuole staccare quella spina.
Mi piacerebbe che ci fosse un confronto su questi grandi valori e non una campana sola.
Pier Ferdinando
Sono pronto a firmare una mozione di sfiducia al governo, ma mi auguro che Silvio Berlusconi voglia staccare la spina prima.
Il governo ha finito la sua corsa, come noi avevamo previsto oltre due anni fa. Con il ritiro della delegazione del Fli si è aperta virtualmente la crisi. C’è per fortuna un senso di responsabilità che consentirà di approvare prima la legge di stabilità.
Se Berlusconi continuerà pervicacemente a tentare di rimanere al suo posto commetterà un errore. Non ho nessun rancore nei confronti del premier, ma non credo alla sua idea della politica e non mi fido del suo populismo, né della sua sintonia con la Lega Nord.
Serve un governo di larga coalizione, di responsabilità nazionale, con il Pdl e il Pd che si siano liberati della Lega Nord e di Di Pietro.
Pier Ferdinando
Mentre sto scrivendo queste mie considerazioni, un velocissimo treno Frecciarossa sta correndo lungo la tratta Roma-Milano, a circa 300 km/h , per collegare le due città in quasi 3 ore.
Contemporaneamente, sta partendo da Melfi, cittadina di circa 15000 abitanti della Basilicata, un “modernissimo” ritrovato di tecnologia, un veicolo di trasporto che circola su rotaie ( non riesco proprio a definirlo “treno”!), sta muovendo alla volta di Potenza e, se non dovessero esserci ritardi o imprevisti di qualsiasi tipo, dovrebbe impiegarci poco più di un’ora.
Questa è l’immagine che più rispecchia l’Italia: si corre a due velocità.
Il nostro Paese è profondamente diviso, soprattutto se si parla di trasporti: da una parte, si viaggia abitualmente su treni ad alta velocità, da un’altra si spera quotidianamente che il treno con il quale viaggiare… semplicemente ci sia.
A volte, poi, può capitare che tu debba viaggiare su bus sostitutivi perché, a causa del maltempo, c’è una frana che interrompe la tratta che collega tra di loro due regioni.
E’ ciò che è successo nella mattina di martedì: dalle 10.40, infatti, il tratto ferroviario Battipaglia-Potenza è stato sospeso perché, a causa delle piogge degli ultimi giorni, si è riversata sui binari una frana, tra le stazioni di Contursi e Campagna.
In queste condizioni versano le ferrovie del Sud: chi è “colpevole” di viaggiare su mezzi pubblici, non deve soltanto sopportare quasi ogni giorno disagi e ritardi, ma, addirittura, può rischiare la propria vita. Ora capisco tutto: Trenitalia, sicuramente, avrà pensato a questo quando ha deciso di lasciare “a piedi” i siciliani che, tra qualche mese, non potranno raggiungere la propria regione in treno. Il tutto è stato fatto per salvaguardare la salute dei cittadini, per evitare loro spiacevoli episodi di questo tipo.
Ebbene, piuttosto che investire in innovazione e programmare l’ammodernamento delle infrastrutture in zone disagiate, si sceglie di eliminare alcune tratte, poco produttive perché quasi inutilizzabili.
La risposta a queste nostre perplessità, d’altronde, è stata ripetuta centinaia di volte: non ci sono soldi per portare avanti questo tipo di riforme, tanto che, in questi giorni, si è a lungo parlato di un aumento nelle tariffe dei treni regionali…questo non è un Paese per pendolari!
Allora mi chiedo: che fine hanno fatto i fondi FAS? La loro funzione non era certo quella di fungere da “bancomat” del Governo, ma di fornire un aiuto a quelle regioni che necessitavano di una mano per mettersi al passo con il resto nella Nazione.
Quest’idea è stata tradita, e i meridionali, per di più, continuano ad essere trattati da piagnoni. Non credo che questo sia lamentarsi, ma far sentire la nostra voce e rivendicare ciò che politici, da troppi anni, promettono in campagna elettorale.
Dunque, se l’idea per cui nascono i fondi FAS, cioè di essere concretamente d’aiuto alle regioni che ne hanno bisogno, viene tradita, permettetemi di sentirmi offesa. Offesa non solo perché meridionale, ma soprattutto perché italiana.
“Riceviamo e pubblichiamo” da Marta Romano
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Il governo Berlusconi ormai ci ha abituati a cambi di rotta che lasciano sconcertati e sinceramente non credevo fosse possibile andare oltre, eppure c’è riuscito. Lo ha fatto su due questioni su cui si era espresso a favore: rendere più libero e fruibile il web e gli aiuti al Veneto allagato.
Ma andiamo con ordine.
Tutti sanno che è possibile farsi una propria emittente radio che trasmetta su Internet a costi praticamente nulli. Quel che non tutti sanno è che l’AGCOM, l’autorità garante delle comunicazioni, si appresta a rendere molto più difficile e oneroso potere fare la propria “stazione radio”: chi vorrà aprire una radio web dovrà prima di tutto fare una dichiarazione di inizio attività, poi pagare una autorizzazione pari a 750 euro (cifra che raddoppia arrivando a 1.500 per le web tv lineari, quelle cioè con palinsesto). Tutto questo grazie ad un provvedimento approvato dall’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), che deve trasformare in regolamento attuativo il decreto Romani sui servizi media audiovisivi.
Ma non si fermano solo a questo, perché l’AGCOM sta anche valutando nuove misure anti pirateria, che sono di una ferocia inaudita e che di fatto bloccheranno il peer to peer. Intendiamoci, la pirateria deve essere stroncata, ma non si può neanche bloccare la rete e la libertà solo per zittire alcuni, si passa così da un estremo all’altro. Ciò che non torna è che il Governo, che pure aveva garantito di sbloccare il web per renderlo più fruibile, aveva previsto nella bozza orginaria una imposta di 3000 euro e la richiesta di una autorizzazione alla AGCOM che doveva essere data da quest’ultima entro 60 giorni dalla richiesta. In pratica si parla di provvedimenti assurdi, che nessun altro paese ha.
Sull’argomento, l’on.le Rao (UDC) ha dichiarato che “nonostante gli annunci del Ministro Maroni, ancora non c’è nessun atto concreto del governo che vada nella direzione del superamento dell’art 7 del decreto Pisanu. Nel frattempo l’Agcom sta elaborando il regolamento attuativo del decreto Romani sui servizi media audiovisivi, e nella sua prima stesura prevede l’introduzione di una serie di passaggi burocratici e oneri finanziari capaci di frenare lo sviluppo delle radio web libere, oltre ad una serie di assurdi tecnicismi e filtri inapplicabili nella rete, a meno di non ipotizzarne il suo spegnimento. Nel nostro paese si conferma una questione che è generazionale e culturale al tempo stesso: molti di coloro che sono deputati a prendere decisioni nel campo delle comunicazioni e dello sviluppo tecnologico sembrano avere timore di uno strumento potente, sempre on-line, libero e gratuito come è internet, non comprendendo che proprio questi tre fattori rappresentano un volano di sviluppo sociale ed economico di enormi dimensioni”.
L’altra promessa mancata potrebbe essere quella di aiutare il Veneto allagato.
Sembra assurdo, ma pare che sia così. E quel che è peggio, pare che la bocciatura sia avvenuta con l’imprimatur della Lega. Possibile? Secondo il Corriere parrebbe di sì. Si apprende infatti che in Commissione bilancio, proprio con i voti determinanti dei deputati leghisti, è stata bocciata una mozione che prevedeva il congelamento del pagamento delle imposte per gli alluvionati.
Sembra incredibile, ma pare che sia così. La proposta prevedeva il congelamento fino al 30 giugno prossimo le imposte per gli alluvionati del Veneto, ma stranamente la Lega si è opposta. I maligni potrebbero pensare che questo è funzionale alle ipotetiche future elezioni, visto che la Lega da sempre è di lotta e di governo, ma sinceramente non credo che i deputati leghisti siano così cinici, e preferisco pensare che la bocciatura sia dovuta o per incomprensione o perchè preferiscono un provvedimento organico.
Certo, l’approvazione di quel provvedimento sarebbe stata una prima risposta alle richieste di aiuti dei veneti che si sentono abbandonati dallo Stato.
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