Archivio per Novembre 2010

Società senza bussola, quali modelli trasmettiamo?

postato il 7 Novembre 2010

Si sta perdendo il senso della religione e di Dio

In una società in cui le icone sono Corona, Lele Mora e le loro perfomance, quale modello stiamo trasmettendo?
La verità è che si sta smarrendo la bussola. Basta pensare al pellegrinaggio di curiosi ad Avetrana, dove è stata uccisa la piccola Sarah, o all’uomo che a Roma ha ucciso una donna con un pugno e che è stato arrestato tra gli applausi dei suoi sostenitori.
Io sono un cristiano con molti peccati, ma quello che veramente mi spaventa è che si sta disperdendo nella nostra società il senso di Dio e della religione.
Anche le società laiche preservano il sentimento di appartenenza religiosa. Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti: hanno tantissimi difetti ma hanno un profondo senso religioso, la consapevolezza che non tutto è nelle nostre mani ma che esiste una sfera oltre cui nessuno di noi puo’ andare.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su Società senza bussola, quali modelli trasmettiamo?

Caro Cav., serve un po’ di fosforo?

postato il 6 Novembre 2010

Come capita ormai da molti mesi il Cav. alterna alle polemiche con l’opposizione ed in particolare con l’UDC, inviti ad entrare in maggioranza. Per fare il punto su questo e chiarirci un pò le idee è necessario fare un passo indietro, al 2008, e ricordare in che clima, alla vigilia delle elezioni politiche, era vissuta la vicenda politica italiana.
Vi cito alcuni titoli dei giornali di allora:
La RepubblicaVotare l’U.D.C. è votare Veltroni, Berlusconi attacca l’ex alleato” marzo 2008;
Il Giornale“Sondaggio: l’U.D.C.da sola si ferma al 2,9 % Marzo 2008;
La Repubblica“Berlusconi non fa sconti all’U.D.C.: Venga nel P.D.L., non ha storia 13/02/2008;
Il Sole 24 ore: “Scudo crociato con il P.D.L., U.D.C.: E’ una truffa” febbraio 2008;
L’Unità: “L’ordine è: Distruggere l’U.D.C.” 02/03/2008;
La Stampa: “Berlusconi: Sicilia presa e l’U.D.C. non farà il quorum” 07/04/2008;
Ma la chicca finale è questa:
Il Giornale“Berlusconi: Vinceremo e stavolta senza l’U.D.C. sarà un’altra musica,  04/04/2008.
Come si può notare la ricerca ha spaziato tra testate giornalistiche di varia area politica, ma basta ascoltare anche come la pensava in occasione delle scorse regionali.
Venendo al dunque, mi chiedo: chi abbiamo come Presidente del Consiglio?
Sicuramente abbiamo a che fare con uno smemorato.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Paolo D’Addario

ps: lasciate tra i commenti altre segnalazioni di ottima memoria.

1 Commento

Rassegna stampa, 6 novembre

postato il 6 Novembre 2010
Ieri a Trento (nella terra di De Gasperi, come sottolinea l’Avvenire), c’è stato un confronto tra il leader dell’Udc Casini e il presidente della Commissione Antimafia Beppe Pisanu. Per capire meglio cosa è successo, leggete la cronaca del Corriere (che ci racconta delle numerose “affinità” tra i due moderati sui temi della politica, dell’attualità e – soprattutto – sulla necessità di dar vita a una “nuova forza”) e Il Foglio, che pubblica invece un lungo ritratto proprio di Pisanu, definito “il sardo tessitore”. Buone notizie dal fronte del Wi-Fi: il CDM infatti ha ufficialmente aperto alla sua liberalizzazione, ma l’Unità ci mette in guardia: questi possono essere soltanto degli spot. Due editoriali interessanti poi: uno dal Corriere, di Paolo Franchi (che si chiede se possa esistere un bipolarismo senza il Cavaliere) e un altro da Liberal, di Enrico Cisnetto (che avvisa i naviganti: la Terza Repubblica non potrà essere leaderistica).

“Sogno di un Paese normale”, dibattito Casini-Pisanu «Noi cattolici possiamo dar vita a una nuova forza» (Lorenzo Fazzini, Avvenire)

Bersani: in piazza contro il governo. Moderati, «affinità» Pisanu-Casini (Elsa Muschella, Corriere della Sera)

Pisanu, il sardo tessitore (Il Foglio)

Bersani: “In piazza contro il governo”. Casini: “ormai c’è un’ex maggioranza” (Messaggero)

Sicurezza: wi-fi liberalizzato, giro di vite sulla prostituzione (Fabrizio Frizi, Il Messaggero)

La liberazione del wi-fi. Navigatori non più schedati (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

Wi-Fi, via alla liberalizzazione (La Repubblica)

Fondi Fas, il nuovo testo riguarda 1,5 miliardi coperti dai tagli di luglio (Diodato Pirone, Il Messaggero)

Bersani e il Pd tra piazza e Facebook (La Stampa.it)

Ma le escort sono salve (La Stampa.it)

Spot anti-immigrati, sindaci sceriffo e libertà di WiFi (Unità)

Rutelli: “Ma adesso anche il premier ha paura di votare” (Avvenire)

Ribaltone nei Circoli della libertà: “Addio Brambilla, entriamo in Fli” (Liberal)

Ma la Terza Repubblica non può essere leaderistica (Liberal)

Ma è possibile un bipolarismo senza Silvio Berlusconi in campo? (Corriere)

E Berlusconi non va al Forum della famiglia (Messaggero)

Cercasi maggioranza trasversale per lo sviluppo (Liberal)

Cala il Tg1, sale il Tg5. Boom di Mentana (La Repubblica)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 6 novembre

WiFi libero dal 1 gennaio, libertà di connettersi

postato il 5 Novembre 2010

Viaggiando all’estero è facile trovare punti di accesso WiFi liberi e gratuiti. Il WiFi ingabbiato dalla burocrazia è una anomalia tutta italiana, per questo più volte, in Parlamento e nel web, ci siamo occupati di una liberalizzazione assolutamente necessaria. La rete è libertà e progresso, è un diritto, un’opportunità.

Esultiamo quindi alla notizia della liberalizzazione del WiFi, così come annunciata dal Ministro Maroni, vigileremo sulle nuove norme affinché favoriscano davvero lo sviluppo tecnologico e la libertà di accesso.

Pier Ferdinando

2 Commenti

Il voto non è all’ordine del giorno, ma siamo pronti

postato il 5 Novembre 2010

Andare alle elezioni oggi sarebbe una follia, ma se dovesse succedere noi siamo pronti. Siamo la forza determinante del Paese e i protagonisti del futuro politico italiano.
Certo, la situazione è complicata: il governo non governa, non è in maggioranza nemmeno per portare avanti la Finanziaria come si è visto ieri. Eppure c’è questo esibizionismo di autosufficienza da parte del presidente del Consiglio. Contento lui contenti tutti, ma c’è da essere preoccupati.
Quanto alle possibilità alternative alle urne, i governi non sono mai tecnici ma politici. Vi è comunque un voto del Parlamento e quindi sempre un’assunzione di responsabilità politica.

Pier Ferdinando

2 Commenti

A voi la rassegna stampa, buona lettura!

postato il 5 Novembre 2010

Cari lettori,

avrete sicuramente notato che da qualche settimana a questa parte il nostro blog si è arricchito di una “nuova” rassegna stampa quotidiana: ogni giorno, infatti, potrete trovare una miscellanea degli articoli più interessanti e utili tratti dai giornali cartacei o online. Politica, attualità, economia, tecnologia e società: tutto ciò che serve per farsi un’idea e un’opinione di quello che accade intorno a noi.

Ovviamente, il tutto è ancora in fase sperimentale: ci perdonerete quindi piccoli errori o sviste iniziali. Vi promettiamo che faremo di tutto per migliorarci, giorno dopo giorno, con il vostro aiuto: aspettiamo (numerosi) i vostri commenti e i vostri consigli (e perché no, anche i vostri appunti!). E mi raccomando, sotto ogni post troverete i tasti di sharing: facciamo girare su Internet la nostra rassegna stampa “ragionata”! Leggete, commentate e condividete! Do you like it?

Giuseppe Portonera

Commenti disabilitati su A voi la rassegna stampa, buona lettura!

Rassegna stampa, 5 novembre

postato il 5 Novembre 2010
Ieri nella nostra rassegna parlavamo di Terzo Polo pronto a muovere i suoi primi passi in occasione del voto sulla finanziaria: e infatti, sempre ieri, il Governo è stato battuto su un emendamento Udc-Mpa. Scrive infatti Folli sul Sole 24 Ore che se è vero che “il duello è senza sbocco”, è pur vero che – sotto sotto – in Parlamento le varie forze politiche sono in fase di riallineamento, mentre Maurizio Belpietro, intervistato dal Corriere, assicura che per Berlusconi c’è un solo modo di uscire dalla situazione in cui si è cacciato: designare Casini come proprio successore. Certo che se Atene piange, Sparta non ride: nuovi sondaggi, infatti, mettono all’angolo il Pd, che si ritrova stretto tra “due fuochi” (trovate tutto sul Corriere ed Europa, che parla di triste “oroscopo”): la concorrenza a sinistra e il disagio dei Moderati al Centro (oggi – tra l’altro – Veltroni, “padre” del Pd a vocazione maggioritaria, ha aperto all’Udc) e la tentazione di supportare un governo tecnico per modificare la legge elettorale in tempi brevi (Libero parla di “modello Ciampi” con Draghi o sMontezemolo). Infine, brutte notizie dal fronte dell’ambiente: su La Repubblica troverete infatti un interessantissimo dossier sulla “scure del governo” sui Fondi per le energie alternative e la green economy.

Finanziaria, governo battuto. I finiani votano emendamento Udc (Nino Bertoloni Meli, Il Messaggero)

Governo battuto, si riapre la Finanziaria (Mario Sensini, Corriere della Sera)

Il punto di Folli – Il duello è senza sbocco, ma in Parlamento succede qualcosa (Stefano Folli, Il Sole24Ore)

Maurizio Belpietro: «Il Cavaliere scelga Casini come erede. È l’unica strada» (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Air France «apre» alla fusione (Gianni Dragoni, Il Sole24Ore)

Tabacci: “alla Consob con proposte concrete” (MF)

Sondaggi e disagio dei moderati, Pd fra due fuochi (Corriere)

Sky inquadra il target degli immigrati (Sole24Ore)

L’ultima trovata del Pd, un premier “modello Ciampi” con Draghi o Montezemolo (Libero)

L’oroscopo del Pd (Europa)

In fondo al pozzo (La Repubblica)

Governo battuto, si riapre la Finanziaria (Corriere)

Fli e Mpa votano con il governo (ItaliaOggi)

Dal Vaticano di nuovo critiche. Amore mercificato contro Dio (La Repubblica)

C’era una volta il Family Day (Europa)

Banca Padrona (Espresso)

Ambiente, la scure del governo: tagliato un miliardo di euro (La Repubblica)

“Alleanza con il Centro, o si perde” (Il Manifesto)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 5 novembre

Taglio delle borse di studio universitarie, addio al merito e al diritto allo studio

postato il 4 Novembre 2010

La riforma universitaria non può essere a costo zero, anche i buoni propositi diventano inutili se la riforma serve solo a far tornare i conti del Ministro dell’Economia.
Che senso ha parlare di merito e di diritto allo studio se vengono quasi cancellate le borse di studio?

Pier Ferdinando

2 Commenti

Rassegna stampa, 4 novembre

postato il 4 Novembre 2010
Impazzano sui giornali di oggi le reazioni al sondaggio Ipsos di ieri che rilancia il Terzo Polo: se si votasse oggi, il Nuovo Centro arriverebbe al 21 per cento. Il segretario Udc Cesa parla di “grande attesa tra i cittadini”, mentre Rutelli – presidente dell’Api – annuncia “momenti choc” in arrivo; i vari quotidiani ci anticipano la prossima road map: il primo passo che le forze centriste compiranno insieme sarà al momento del voto sulla Finanziaria (Repubblica parla di vere e proprie “prove tecniche” di alleanza); ma c’è anche la modifica della legge elettorale (contando su un asse con il Pd, come ci spiega La Stampa); mentre Europa, con Paolo Natale, spiega che il Terzo Polo è forte solo se unito (e non si tratta solo di delusi, scrive il Corriere, ma di una vera e propria “nuova alternativa”).

Finanziaria, Terzo polo all’attacco: “oggi la crisi fa paura solo al premier” (Claudio Sardo, Il Messaggero)

La stanchezza verso Pdl e Pd motore del nuovo centro. Il nuovo Centro arriva al 21% (Emilia Patta, Il Sole24Ore)

Due fronti scivolosi (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Non sono solo canzonette (Mario Stanganelli, Il Messaggero)

Sulla finanziaria prove di terzo polo (Europa)

Rutelli: “In arrivo momenti choc” (Corriere)

Rifiuti, scontri e feriti a Giugliano (Messaggero)

Pd-terzo polo, ecco la nuova legge elettorale (La Stampa)

Le risorse a geometria variabile tra governi e società civile (Corriere)

I sondaggi incoronano il nuovo centro (La Discussione)

Fli, Udc, Api, Mpa: insieme conviene (Europa)

Fli, Casini e Lombardo: assalto alla finanziaria (Libero)

Fli, altri due salgono sul carro del vincitore (Fatto Quotidiano)

Dimissioni del premiere, il 43% le vuole, il 38 no (La Stampa)

Cresce l’alternativa del terzo polo (Corriere)

Concorso per notai. La Procura indaga per abuso d’ufficio (Corriere)

Sulla finanziaria prove tecniche di grande centro (La Repubblica)

Il futuro dell’informazione – C’è chi paga le news (Luca De Biase, Sole 24 Ore)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 4 novembre

Geopolitica: La Tigre ed il Dragone.

postato il 4 Novembre 2010

Il nuovo secolo molto probabilmente aprirà una pagina inedita nella storia dell’Umanità. Per la prima volta infatti, l’epicentro politico, economico e militare di un mondo dove i confini sono sempre più labili, non si troverà in una capitale europea o nordamericana, ma in Asia. E’ arrivato il momento degli astri nascenti orientali.

I presupposti per una leadership indo-cinese si stanno manifestando tutti, proporzionalmente allo sviluppo dei due colossi. Entrambi i paesi possiedono l’arma atomica: la Cina dal 1964 mentre l’India nel 1974. Mentre la Bomba cinese traeva la propria origine dalla logica imposta dalla Guerra Fredda, in qualità di alleata di Mosca, l’atomica indiana traeva la propria legittimazione dapprima dalla volontà di supremazia strategica, in seguito nella mera deterrenza del confinante Pakistan.

L’India, infatti, si dotò di armi atomiche prima del Pakistan con l’intento strategico di imporre al paese confinante una sfera di influenza coperta dal proprio ombrello atomico. Ma il programma atomico segreto pakistano mandò all’aria i piani di Delhi, poiché già nel 1982 il Pakistan possedeva cinque testate atomiche. La supremazia indiana si trasformò in deterrenza.

Lo sviluppo atomico cinese fu dettato da esigenze diverse: nei tardi anni ’50 la Cina era ancora in stretti rapporti con l’Unione Sovietica. I rapporti andarono progressivamente deteriorandosi, sino alla rottura definitiva tra maoismo e comunismo sovietico. E’ in un’ottica di affermazione della propria sfera geopolitica che nasce il programma nucleare cinese.

Oggi, la capacità atomica dei due paesi a confronto è ben differente: la Cina ha sviluppato circa 400 testate nucleari, contro le “modeste” 65 indiane; ciò peraltro riflette le differenti necessità per cui sono state sviluppate dei rispettivi governi. La convivenza dei due colossi non è stata sempre pacifica, e, a dire il vero, considerarla tale anche al giorno d’oggi è un errore.

I due paesi sono pervenuti ad una guerra aperta nel 1962, passata alla Storia come Guerra Sino-Indiana, per la demarcazione di confini ereditati dall’Impero Britannico e mai definitivamente consolidati, complice anche l’aspro territorio che separa i due stati. Le ostilità scoppiarono per il controllo dell’Aksai Chin, un altopiano desertico sito a 7000 metri d’altezza e praticamente disabitato. In ballo c’era però ben altro: lo stato federato indiano dell’Arunachal Pradesh, che confina con la Cina e che i cinesi considerano come Tibet meridionale.

La pace non è mai stata siglata, si è giunti solo ad un armistizio. Dal 2004 i cinesi hanno ripreso a premere sulla frontiera indiana di nord-est, complice anche il ritrovato feeling tra Nuova Delhi e Washington nella Guerra al terrorismo voluta dalla presidenza Bush.

Cina ed India, hanno storicamente esercitato una influenza determinante sugli innumerevoli stati di piccole dimensioni che li attorniavano. Il Paese del Drago, estende più o meno direttamente la propria influenza su tutta l’area dell’Estremo Oriente. Il caso più eclatante di questa influenza è rappresentato dalla Corea del Nord, il regime comunista al potere nel paese dal 1948, è il più fedele alleato di Pechino. Isolato dalla comunità internazionale, con un’economia al collasso ed una popolazione che risente ancora della carestia che dal 1995 ha messo il paese in ginocchio, la Cina rappresenta una sorta di “fratello maggiore” per la nomenklatura ed il popolo nord-coreano. La scheletrica economia nordcoreana si basa praticamente solo sugli aiuti che pervengono dall’estero, principalmente da Pechino. Sono proprio questi aiuti che permettono all’establishment politico, militare e burocratico di reggersi in piedi a fronte di una situazione interna che Amnesty International ed Human Right Watch giudicano tra le peggiori al mondo. In cambio, il regime nordcoreano garantisce una lealtà unica al Fratello Maggiore, arrivando a modellare il proprio interesse nazionale su quello cinese.

Altri paesi che risentono dell’espansione cinese sono quelli che storicamente si ponevano come baluardo occidentale in Estremo Oriente: Giappone, Taiwan e Corea del Sud. Il Paese del Sol Levante ha negli ultimi anni iniziato un lento ma inesorabile riavvicinamento alla Cina. Nonostante dallo scorso settembre i rapporti tra i due paesi si siano raffreddati a seguito di un incidente in acque contese, il Giappone prosegue nella direzione di voler migliorare i rapporti tra due giganti economici, affrancandosi progressivamente dall’influenza statunitense che nell’ultimo mezzo secolo ha garantito ai nipponici uno sviluppo economico a cifre doppie apparentemente inarrestabile, al prezzo di una limitazione effettiva della propria presenza geopolitica nell’area.

Con la Corea del Sud e Taiwan i rapporti restano invece più complessi: la prima infatti non ha mai siglato la pace con la Corea del Nord, mentre Taiwan (ufficialmente Repubblica di Cina), non è riconosciuta dalla Repubblica Popolare Cinese come uno stato indipendente, ma come una mera provincia ribelle. Taiwan, al termine della Lunga Marcia che portò i comunisti al potere in tutta la Cina continentale, divenne il rifugio dei nazionalisti. Sotto la protezione occidentale, ed in particolare statunitense, il governo nazionalista cinese si proclamò come unico legittimo, aprendo una crisi che prende le mosse dal 1949.

La tensione giunse al culmine allorquando i cinesi comunisti tentarono di forzare militarmente Taiwan nel 1958, non vi riuscirono, grazie in particolar modo all’aiuto militare americano.

Nel 1970, tuttavia, la Cina registrò una importante vittoria: il seggio di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sino ad allora ricoperto da Taiwan, le fu ceduto. Oggi, sono pochi gli stati al mondo che intrattengono relazioni diplomatiche con la Cina insulare: la quasi totalità della comunità internazionale riconosce ormai come legittimo interlocutore Pechino. E’ importante però notare come gli ultimi paesi in ordine cronologico a discostarsi da Taiwan, chiudendo le relazioni diplomatiche, siano paesi in via di sviluppo, dove l’interesse per i capitali cinesi è così forte da spingere a questa scelta.

La sfera d’influenza indiana invece sembra concentrarsi sui propri confini: stati himalayani come il Nepal o il Bhutan, sono perfettamente incastonati nella corona montuosa di Nuova Delhi. Il Bhutan, piccolo regno montuoso, deve il 37% del proprio PIL agli aiuti economici indiani.

A sud, principale punto di focalizzazione dell’interesse politico è lo Sri Lanka. Dilaniato da anni di lotte civili che vedevano da una parte il governo e dall’altra i guerriglieri socialisti indipendentisti conosciuti come Tigri Tamil, il conflitto, iniziato nel 1970, è terminato con la vittoria governativa nel 2009, dopo una violenta offensiva militare che ha posto fine al controllo delle Tigri nel nord dell’isola. E’ impensabile che ciò sia potuto accadere senza un tacito accordo indiano, che vede nella guerriglia maoista particolarmente forte nello stato del Bengala Occidentale, uno dei peggiori nemici alla stabilità del paese.

Le tensioni interne che si manifestano regolarmente tanto in India quanto in Cina non sono altro che il prezzo di una crescita economica forsennata che crea inevitabilmente terribili squilibri sociali. La Cina, il cui tasso di crescita si attesta intorno al 9%, riesce ad arginare le tensioni sociali a patto che riesca a garantire una crescita annua notevole.

Ma un altro tipo di tensione cova sotto la cenere, quella etnica. Sono trascorsi due anni dall’esplosione di violenza in Tibet, seguita da quella nello Xinjiang ad opera della minoranza uigura. Pechino teme che il riconoscimento troppo ampio di culture estranee a quella Han, la maggioritaria, possa provocare un indebolimento inarrestabile del potere centrale del Partito.

In India invece, la situazione è diversa. La millenaria cultura indiana prevede una divisione sociale rigidissima, per caste. L’odierna democrazia indiana, ha acquisito questo elemento, integrandolo. Il voto è ancora diviso per caste, ma oggi, nonostante permanga la struttura, il sistema si è evoluto. La Costituzione indiana, pur tutelando fortemente i diritti delle classi più deboli, come i dalit (o intoccabili), prevedendo quote riservate ad essi in materie come l’istruzione, il lavoro ed i seggi parlamentari, ad oggi non è pienamente applicata.

Anche l’India, inoltre, non è esente da tensioni etniche e religiose: tra queste vale la pena ricordare la lotta dei seguaci sikh che ha portato all’assassinio del primo ministro Indira Ghandi nel 1984 come rappresaglia per l’operazione condotta dall’esercito indiano contro i militanti asserragliati nel luogo più sacro a questa confessione: il Tempio d’Oro. Da non dimenticare infine, le conseguenze della crescita economica. Le stime danno il PIL indiano in crescita tra il 2010 ed il 2011 dell’ 8,5%. Per alimentare una macchina che brucia tanta energia, sono necessarie enormi quantità di materie prime.

La devastazione ambientale, che ha messo in ginocchio intere popolazioni, sommandosi ai fenomeni di squilibrio sociale tipico delle economie in ascesa, hanno dato vita a tensioni in molti stati indiani. Gli slums, quartieri composti di baracche che si estendono a perdita d’occhio nelle periferie delle megalopoli indiane, sono la cicatrice che lo sviluppo incontrollato lascia sulla faccia dell’India. A poche decine di chilometri, i centri di sviluppo delle maggiori aziende hi-tech mondiali, che in questo paese trovano giovani laureati competenti ed un costo del lavoro competitivo.

Ecco il grande motore dell’India: accanto alla onnipresente Tata, che oltre a fabbricare auto, investe con l’aiuto del governo in comparti strategici come l’energia, ci sono le ditte occidentali e l’hi-tech.

Oggi, sembra che Cina ed India stiano vivendo uno sviluppo senza controllo né direzione. Vale la pena ricordare che i due paesi rappresentano 1/3 della popolazione mondiale e che si stanno affacciando alla ribalta di un mondo mai così globalizzato prima d’ora. La penetrazione cinese in Africa è la dimostrazione di quanto la necessità di approvvigionarsi di materie prime unitamente a quella di trovare nuovi mercati alternativi ad un Occidente sempre più coperto dai debiti, spingeranno i due colossi ad una gara senza tregua.

Il potenziale militare, oggi ancora secondario, assumerà presto una valenza primaria, concentrando definitivamente l’egemonia economica e militare in mano a dei paesi geograficamente e culturalmente lontani da quello che da quasi due millenni è stato considerato il centro del mondo: l’Europa. C’è da giurare che la Tigre ed il Dragone tireranno fuori di nuovo le zanne, una volta che il mondo sarà diventato troppo piccolo per contenerle entrambe.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Federico Poggianti

—–

Abbiamo voluto dar vita ad una serie di post riguardanti la politica estera. I motivi di questa volontà di approfondimento li trovate qui, nel post introduttivo.

Allego alcuni siti internet che trattano di politica internazionale e di geopolitica in maniera completa, affinché i lettori possano approfondire:

In lingua italiana, uno dei più completi:

http://temi.repubblica.it/limes/

In lingua inglese, si tratta di due periodici statunitensi specializzati in geopolitica.

Entrambi estremamente interessanti e completi:

http://www.foreignaffairs.com/

http://www.foreignpolicy.com/

Sempre in lingua inglese, il settimanale britannico di economia più famoso al mondo.

Con un occhio di riguardo allo sviluppo delle potenze emergenti:

http://www.economist.com/

In lingua francese, mensile di geopolitica del giornale Le Monde.

Si tratta di un giornale di sinistra, ma che propone sempre spunti di riflessione interessanti e profondi:

http://www.monde-diplomatique.fr/

Buona lettura!

Commenti disabilitati su Geopolitica: La Tigre ed il Dragone.


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram