postato il 29 Ottobre 2010
Per Berlusconi il Piano Casa è un successo che fa ripartire l’economia, ma dai dati che circolano, si dovrebbe dare ragione a Fitto (ministro PDL per i Rapporti con il Parlamento), il quale ha definito un flop il Piano Casa.
Eppure per Berlusconi questo famigerato provvedimento varato nel 2009 doveva rilanciare l’economia e l’edilizia privata, insomma doveva essere un toccasana, che non sarebbe costato un solo euro alle casse dello Stato.
Ma cosa prevedeva questo Piano Casa? Prevedeva la possibilità per i cittadini di aumentare la cubatura della propria casa. Il permesso di costruire, invece che dagli uffici preposti, era sostituito con una perizia firmata dal progettista, inoltre era possibile aumentare del 25% la volumetria degli edifici esistenti oppure abbattere case con più di vent’anni di vita e ricostruirle con dimensioni più ampie del 35%, in caso di utilizzo di materiali ecologici. Inoltre si prevedeva di costruire 100.000 nuovi alloggi popolari in 5 anni e la vendita di case popolari, per finanziare altre opere di edilizia pubblica.
Un Piano stupendo, ma in realtà il tutto è rimasto lettera morta, come ha ammesso lo stesso Berlusconi alcuni mesi fa. Spenti i riflettori, finite le speranze, tanto che il Governo ha scaricato la responsabilità sulle Regione e sugli enti locali, i quali hanno fatto però rilevare che le norme antisismiche che dovevano essere inserite nell’ambito del piano casa per le nuove abitazioni non sono mai arrivate dal Parlamento, e manca la legge sulla semplificazione normativa che permetterebbe di lanciare l’intera iniziativa.
Intanto registriamo che in un anno e mezzo, in tutta Italia solo 2700 famiglie hanno presentato le richieste per ingrandire le proprie abitazioni, e nessuna di queste riguarda case da abbatere e ricostruire, mentre gli altri provvedimenti riguardanti la vendita e la costruzione di case popolari sono nel limbo e non si hanno più notizie in merito. Se invece si va a valutare Regione per Regione ci si accorge che la vendita deve ancora iniziare, e le domande sono pochissime, a Napoli, come nel Friuli Venezia Giulia, come in Veneto e così via. Quindi oserei dire che il Piano Casa, è un fallimento su tutta la linea.
Di contro possiamo dire che il Governo sta vincendo, anche se lentamente, la sua battaglia per fare un nuovo condono edilizio.
Avevamo già parlato dell’ipotesi di un condono edilizio, e di come fosse stato bocciato. Ma il Governo non si è dato per vinto e sfoderando le sue migliori risorse (che potevano essere utilizzate meglio nel concepire una manovra a vantaggio delle famiglie e della crescita e non solo di tagli indiscriminati) ha concepito un piano in due mosse per portare avanti un condono edilizio totale, che riguardi anche le case costruite in zone poste sotto vincolo paesaggistico e ambientale.
Quali sono queste due mosse?
La prima fare rientrare il condono nell’ambito della lotta all’evasione ed elusione fiscale: tramite fotografie aeree i catasti dei vari comuni si è accertare l’esistenza di varie unità abitative che non erano mai state dichiarate o che sono più ampie di quanto risulta al catasto. In queste settimane, vari cittadini italiani si vedono recapitare lettere da parte dei comuni, che li invitano a mettersi in regola pagando una multa (molto minore rispetto al valore del bene da condonare, parliamo di 1000 o 2000 euro per condonare una villa da 100-150 metri quadrati). L’obiettivo è fare emergere unità abitative nascoste sulle quali poi i comuni potranno imporre il pagamento dei tributi locali nell’ottica dei provvedimenti per il federalismo fiscale varati questa estate. Questo provvedimento, si inquadra non solo nel federalismo fiscale, ma anche in una più ampia politica di lotta all’evasione e non può non ricevere plauso e appoggio, anche se il risultato sarà che molte case saranno regolarizzate con il pagamento di una semplice multa (in deroga alla legge attuale che prevede multa e abbattiimento, in molti casi, del bene abusivo).
Di contro, la seconda mossa per portare avanti il condono edilizio, è la riproposizione del condono anche per le aree sotto tutela paesaggistica. E come si può riproporre un provvedimento che neanche era arrivato al Parlamento a causa delle numerose critiche? Qui, si vede la genialità del governo: è stato cambiato nome al provvedimento ed è stato hanno mandato in Commissione Ambiente da cui si aspetta il giudizio definitivo. E quale è il nuovo nome? A dir poco stupendo, e credo che abbia impegnato i migliori pubblicitari d’Italia, infatti il provvedimento si chiama: “disposizioni per accelerare la definizione delle pratiche di condono edilizio al fine di contribuire alla ripresa economica”.
Bisogna riconoscere che l’inserimento finale delle due parole “ripresa economica”, rende il provvedimento irrifiutabile: quale politico, con l’Italia e il Mondo in piena crisi, rifiuterebbe di aiutare l’economia?
Però, quello che dovrebbe spiegare il senatore Tancredi (PDL), uno dei firmatari di questa proposta, è come aiuta la ripresa economica il sanare un bene che è già stato realizzato. Se vogliamo che l’economia cresca, dovremmo produrre cose nuove, le vecchie case, anche se abusive, non portano nuovo lavoro, sono già state realizzate!
All’interno di questa proposta, vi è poi la beffa suprema, perchè si prevede che “il proprietario di un immobile abusivo ha il diritto di prelazione quando questo viene acquisito e messo all’asta dal Comune”.
Ciò vuol dire che le case costruite abusivamente vengono trattenute dal Comune, che invece di abbatterle le mette all’asta, dopo averle sanate e accatastate, dando al proprietario abusivo la possibilità di acquistarle. A questo punto basta mandare deserta l’asta e la casa che doveva essere abbattuta viene comprata ad un prezzo irrisorio.
Tra l’altro i termini sono molto stringenti: entro 6 mesi occorre sistemare tutti gli iarretrati delle sanatore del 1985, del 1994 e del 2003-2004, e poco importa se si parla di milioni di istanze da esaminare.
E quindi svelato il nuovo inganno del governo: tutto si giustifica, basta fare cassa e tirare a campare, sancendo, di fatto, che se si hanno soldi in questa Italia seguire la legge diventa un optional. Ma a questo punto, io mi chiedo se, invece di provvedimenti tampone e di giustificazioni pur di fare cassa, non sarebbe meglio fare una manovra organica per la crescita economica dell’Italia, piuttosto che giustificare l’ingiustificabile.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno