postato il 28 Marzo 2012 | in "In evidenza, Media e tecnologia"

Il Governo vara la sua Agenda Digitale. Un primo, importante passo

di Giuseppe Portonera

Il Governo sta lavorando al piano dell’Agenda Digitale. Roberto Rao, ieri, con due tweet ci ha informato dell’esito della riunione avuta con i rappresentanti del Governo: entro giugno si dovrebbe esaminare la proposta targata Profumo e approvarne quindi il testo unico.

Nella bozza della proposta, si ritrova l’impegno dell’esecutivo a colmare il digital divide italiano entro il 2013, assicurando a tutti gli italiani di poter accedere a una linea a banda larga di base, e a rispettare gli impegni dell’Agenda Digitale Europea, offrendo dunque entro il 2020 a tutti i cittadini de Belpaese la Banda Larga Veloce pari o superiore a 30 Mbit, aggiungendo inoltre che sempre entro il 2020, il 50% dei cittadini italiani dovrà poter disporre di connessioni a Banda Larga Ultraveloce (NGN) sino a 100Mbit (per cui, però, ad oggi, mancano i fondi). Tutto questo perché si intende incentivare la diffusione dell’E-commerce con alcune strategie ad hoc con la defiscalizzazione per incentivare domanda e offerta. Spazio, poi, all’alfabetizzazione informatica, che è uno dei principali problemi italiani, incentivando corsi e la didattica digitale e all’e-Gov e Open Data, cioè a una maggiore diffusione di servizi pubblici per il cittadino di cui usufruire via Internet, con un maggiore spazio al cloud computing. Il Governo vuole puoi investire sul progetto delle “smart communities”, vere e proprie “comunità intelligenti”, realizzando servizi avanzati per la sicurezza come il telecontrollo del territorio o reti per la gestione del traffico.

La proposta dell’esecutivo è sicuramente un primo, importante passo in avanti: per la prima volta il problema del digital divide viene affrontato in modo organico e completo, anche se non del tutto soddisfacente. Nella nostra proposta di legge, targata Gentiloni-Rao, alcuni punti dell’Agenda Digitale infatti venivano trattati in modo più sistematico (a partire dai tempi dello switch off per la pubblica amministrazione o dall’adozione di programmi di alfabetizzazione informatica e di educazione ai nuovi media); si prevedeva la riduzione dell’Iva, con un’aliquota privilegiata per favorire il commercio elettronico; si introducevano contributi una tantum per le famiglie meno abbienti che vorranno accedere a una connessione a Internet, come primo incentivo all’alfabetizzazione digitale, e agevolazioni ai giovani imprenditori che creano e sviluppano nel settore delle nuove tecnologie.

C’è quindi spazio per lavorare a nuove e condivise modifiche per ampliare il raggio d’azione del testo del Governo sull’Agenda Digitale, perché – ma questo vale per tutte le riforme di questi tempi, credo – non possiamo più permetterci di avere solo dei “buoni punti di partenza”. Ci servono soddisfacenti punti di arrivo, come in questo caso.



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