postato il 30 Aprile 2012 | in "Politica"

Chi ha governato fino a ieri ora fa propaganda

Maroni come Alice nel Paese delle meraviglie

Chi e’ responsabile delle ricette fallimentari di questi mesi abbia almeno il pudore di stare zitto.
Lo dico in riferimento ai tanti, che ogni giorno dicono a Monti cosa deve fare, ed al ministro Maroni che mi sembra essere come Alice nel Paese delle meraviglie, come se non avesse governato 9 degli ultimi 11 anni.

Pier Ferdinando

 

 

13 Commenti
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Francesco
Francesco
11 anni fa

Caro Presidente, è vero che i demagoghi dopo che hanno dato i cattivi esempi, pretendono spudoratamente di dare buoni consigli agli altri, ma di tutto questo chiacchiericcio francamente ci siamo stufati. Stamattina ero sicuro di trovare come argomento della giornata il lavoro, se non come festeggiato, almeno come defunto, visto che c’è poco da festeggiare. Questa giornata preferiremmo dedicarla a parlare di lavoro, che è un argomento ben più serio dei leghisti e dei politici italiani. Anche ad una cerimonia funebre si parla del caro estinto, nel bene e nel male. ma ignorarlo per pensare ai leghisti, mi sembra il colmo.

citoyenne
citoyenne
11 anni fa

Buongiorno, presidente

“Lo dico in riferimento ai tanti, che ogni giorno dicono a Monti cosa deve fare, ed al ministro Maroni che mi sembra essere come Alice nel Paese delle meraviglie, come se non avesse governato 9 degli ultimi 11 anni.”

Ha ragione! Ma perchè omettere che nei 9 anni di governo a cui ha partecipato Maroni, ce ne sono ben cinque in cui anche lei era presente e in cui ha fatto approvare di tutto? Si ricorda del suo amico Follini? Non rientrò nemmeno quando lei cercò di allettarlo con la grande trovata leghista della legge elettorale “porcellum”. “Che gioia, amico Follini! Pensa che con questa legge elettorale i cittadini non avranno nessun potere su chi deve sedersi in parlamento! I parlamentari li nomineremo noi!”
Bella trovata, quella di Calderoli! E lei disse sì, a quella legge! Se n’è scordato? Ora fa il pentito?
Una citoyenne

Stefano Tassinari
Stefano Tassinari
11 anni fa

Monti e Fornero a casa, sono dei brocchi.
Rivogliamo Tremonti

Gattestro
11 anni fa

Buonasera Presidente

sono d’accordo con lei. Troppi tra coloro che oggi si ergono a soloni e dispensano saggi consigli, fino a ieri hanno determinato con le loro scelte le condizioni in cui oggi ci troviamo. Facciamo perciò volentieri a meno dei loro suggerimenti.
Tuttavia il disagio che viene espresso, anche se talvolta in modo scomposto e un po’ becero, è spesso reale, molto concreto. Non so se ieri sera ha visto la puntata di TERRA! dal titolo “Né la borsa né la vita” ( http://www.video.mediaset.it/video/terra/full/299627/ne-la-borsa-ne-la-vita—30-aprile.html#tf-s1-c1-o1-p1). Al di là del forte impatto emotivo che le storie ivi raccontate possono produrre, vi emergono anche i veri nodi di questa crisi di carattere nazionale e direi mondiale. La finanza ha preso il posto dell’economia reale. Così le banche, anziché sostenere il tessuto produttivo, si lanciano in ardite speculazioni finanziarie e riducono drasticamente il credito alle imprese e alle famiglie. Anzi, ancora peggio. Esigono il rientro forzoso delle somme erogate, riducendo sul lastrico molte piccole e medie aziende, che di quella liquidità hanno disperato bisogno per poter tenere aperta la linea produttiva. Risultato: perdita di posti di lavoro, impoverimento della società civile, calo dei consumi e, ahimé, ultimamente anche suicidi di imprenditori e lavoratori autonomi. Credo di non affermare niente di sconvolgente se dico che una piccola grecia è già qui, adesso.
A mio modesto parere se la politica non riprende il suo posto. Se non si affranca dalle spire tentacolari del mondo economico e finanziario. Se non riafferma il proprio primato sull’ideologia del profitto ad ogni costo, le cose non potranno che peggiorare fino al punto in cui, davvero, arriveranno non una ma tante grecie.
Questo inquietante scenario non è così lontano come si potrebbe pensare.

Cordiali saluti e buon 1° maggio

freeskipper
11 anni fa

PRIMO MAGGIO. Il lavoro che non c’è!
Il 1° MAGGIO arriva nell’Italia senza lavoro, senza speranza e senza futuro, dopo una stagione di manovre anticrisi, di nuove tasse, di riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. La “festa dei lavoratori” si celebra in piena recessione, in un paese depresso e avvilito dove la disoccupazione è pari al 9,3%, tasso più alto dal 2004, e dove le persone senza lavoro sono 2,3 milioni. E’ difficile spiegare la strana sensazione che prova chi, non avendo più un lavoro, si trova a dover festeggiare questa giornata! Come cambiano le cose. Magari solo un anno fa aspettavi questa data per goderti una meritata pausa primaverile. Meritata sì, magari perché solo un anno prima lavoravi. Magari un anno fa quel ruolo di “lavoratore”, dandoti certezze e dignità, riusciva a farti sentire parte di qualcosa. Magari era quel “qualcosa” a dare un senso a questo giorno dedicato ai lavoratori di tutto il mondo e, quindi, anche a te. Magari, con tutti gli affanni, i sacrifici, i mugugni per i soldi che comunque non bastavano mai, questa data era una data importante. Magari la segnavi in rosso sul calendario per scandire un momento dell’anno che ti apparteneva, come l’onomastico o il compleanno. Tuo il lavoro, tuo il Primo Maggio. Già, magari… Oggi, a ricordarti che è il 1° Maggio è solo il “concertone” di San Giovanni messo in scena dai sindacati! Non lo aspetti, non lo segni, non lo celebri. Oggi non ti appartiene. Niente incontri con amici, niente celebrazioni, niente riflessioni, niente gite fuori porta, niente “meritata” pausa. Ieri non lavoravi. Oggi non lavori. Domani neppure. Non fai parte di nulla. Oggi il 1° Maggio non ha senso! Hai cinquant’anni e sei stanco di sentirti dire “assumiamo persone più giovani…”, “lei è troppo qualificato, ma le faremo sapere…”. Hai cinquant’anni e ti è rimasto ben poco da vendere ancora per sopravvivere. Hai cinquant’anni e hai rinunciato a leggere annunci di lavoro! Hai cinquant’anni o giù di lì e non volevi la luna, la casa a Montecarlo, il bunga-bunga, diamanti e conti in Tanzania. Volevi solo continuare un’esistenza tranquilla. Magari di stenti con il tuo gramo stipendio, ma tranquilla. Volevi arrivare alla pensione come ha fatto tuo padre e mettere da parte i soldi per garantirti un funerale decoroso senza pesare sui figli. Volevi solo questo. Ora non hai nulla. Niente lavoro. Niente prospettive. Niente pensione e… niente funerale. Ti hanno tolto tutto! Ridotto un inutile “senza niente”. Allora non ti resta che prendere il calendario ed eliminare questo giorno che ormai non ti appartiene. Passerai dal 30 Aprile al 2 Maggio, tanto il Primo a te non serve più! Per te, mio caro cinquantenne disoccupato, non cambierà nulla perché i tuoi giorni si susseguono uguali in quella disperante monotonia che riesce ad annullare lo scorrere del tempo, ormai immobile dal dì che su quella lettera hai letto la parola: “licenziato“!

freeskipper
11 anni fa

Spending review. Tra il dire ed il fare c’è di mezzo… la solita “commissione”!
Roma sprecona! Troppi ministeri, troppi impiegati, pochi servizi. Questa l’equazione verità! Ma i professori non riescono a trovare la quadra e così – dopo aver lasciato cadere nel dimenticatoio i tagli ai parlamentari e ai loro stipendi – gettano un pò di fumo negli occhi dell’opinione pubblica rispolverando la “spending review”! Tant’è che entro il 31 maggio – sono esclusi dall’applicazione del decreto legge sulla spending review la Presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale e il Parlamento – i dicasteri romani dovrebbero “presentare una relazione” sui tagli di spesa! Una relazione, si badi bene, ma difficilmente verrà poi praticato – de jure, de facto – qualche “taglio”! E per questa “relazione” è stata istituita l’ennesima commissione con tanto di commissari straordinari e tutta quella pletora di risorse che una commissione comporta! Ma in Italia – ormai lo si sa un pò tutti – quando c’è una commissione di mezzo, difficilmente si quaglia qualcosa di concreto! Molto probabilmente quei minimi tagli alla spesa pubblica, semmai dovessero esserci, serviranno a malapena a “ripagare” commissione, commissari, segreati, ecc, ecc!!! Comunque, l’obiettivo dichiarato del governo sarebbe quello di ridurre la spesa pubblica di 80 miliardi riducendo sprechi, inefficienze e corruzione, magari attuando migliaia di trasferimenti per i dipendenti pubblici, dall’impiegato al dirigente, dal cancelliere al magistrato, dal professore al preside. Si profilerebbero, così, chiusure e accorpamenti di centinaia di uffici e di scuole, riduzione di carriere (basti pensare all’eliminazione di decine di prefetture e questure), nel superamento di un andazzo sulla distribuzione del personale che è figlio dei partiti, dei sindacati, delle strutture ecclesiastiche locali, di interessi non sempre legittimi, come accade pure per appalti e concessioni. Molti lavoratori del pubblico impiego e molte famiglie sarebbero costrette a cambiare abitudini radicate. Questa sarebbe la traduzione della guerra dichiarata dal governo a quel sistema che negli ultimi 20 anni ha fatto crescere i costi del sistema pubblico di 70 miliardi in più rispetto a quelli privati. L’operazione, qualora dovvesse andare in porto, sarebbe molto difficile e dolorosa. Ma il governo sembra determinato e per evitare ritardi e “furbizie” la direttiva varata da Palazzo Chigi prevede che: “Ciascun ministero, con la collaborazione della struttura interministeriale istituita con decreto del presidente del Consiglio dei ministri proporrà un progetto contenente sia gli interventi di revisione e riduzione della spesa atti a generare i risparmi di spesa previsti, sia misure di razionalizzazione organizzativa e di risparmi per gli esercizi futuri”. Insomma, almeno sulla carta non si scherza. Si profila una riforma profonda e radicale della pubblica amministrazione, forse più ampia della ristrutturazione dello Stato ipotizzata negli anni novanta e poi edulcorata con un palliativo, la “Cura-Brunetta”! Bisognerà quindi vedere all’atto pratico – se spending reviw sarà – chi… ci lascerà davvero le penne!!!! Amicizie, parentele, raccomandazioni e intrallazzi vari hanno creato negli anni una matassa così ingarbugliata, così fitta ed intrigata di interessi, strane connivenze e assurde complicità, che sarà difficile dirimere! A meno che a pagare certe logiche perverse non siano anche nelle pubbliche amministrazioni i “soliti noti”! Chi non è mai scivolato in nessun letto, chi non ha mai lasciato scie di bava dietro di se, chi insomma ha sempre pensato di portare avanti il proprio lavoro con onestà e spirito di abnegazione senza mai curarsi di avere uno sponsor alle proprie spalle. Il lavoro paga, si diceva un tempo. Oggi potrebbe uccidere migliaia di onesti lavoratori rimasti “scoperti”, senza le “giuste” amicizie!!! Ma non è il caso di fasciarsi la testa ancor pirma di essersela rotta. Nel Belpaese, tra il dire ed il fare c’è sempre di mezzo una commissione!!!

mario
mario
11 anni fa

se oggi accampano scuse anche coloro che sono stati i maggiori responsabili del disastro in cui versa l’italia,come non dare credito almeno a chi da qualche anno a questa parte ha cercato di voltar pagina?

libero.pensatore
libero.pensatore
11 anni fa

concordo con molto di quanto hai scritto freeskipper !!!

Miria
Miria
11 anni fa

Buon giorno Presidente, Lei parla a nome di tutti gli italiani, ma non è corretto, perchè molti italiani non la pensano come lei, mi sembra invece corretto dire che chi ha un credito con lo Stato, compensi con le tasse, ma come al solito noi cittadini dobbiamo subire il potere. Alfano ha pienamente ragione, lei non può capire cosa significa fare ogni giorno i conti per far quadrare il bilancio, non ha questi problemi e, questo spiega perchè approva il Presidente Monti, ma non si può solo subire nella vita, noi cittadini non abbiamo gli stipendi e i privilegi di voi politici, fino a quando non capirete queste cose non potrete capire le nostre esigenze.

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

miria, hai perfettamente ragione, ma non basta dire compensiamo i crediti con la pa tramite le tasse… perchè bisogna vedere l’attuazione concreta…
mi spiego meglio. una azienda può avere un credito verso la pubblica amministrazione comunale e non verso lo stato… in quel caso, come si compensa???
bisognerebbe allora distinguere tra imposte comunali, provinciali, regionali e statali (che in alcuni casi sono accorpate, si veda il pagamento dell’irpef ad esempio, o dell’imu) e relativi crediti vantati.
il rischio è che si dia lugo ad ulteirore burocrazia e ulteriori rallentamenti e problemi per le aziende che avrebbero una infinità di interlocutori, invece che un unico interlocutore per singolo credito/debito

freeskipper
11 anni fa

Lotta all’evasione: volere è potere, ma soprattutto un dovere!
Quando volere è potere! Anche se, per chi ricopre certe cariche istituzionali, volere dovrebbe essere sinonimo di un “dovere” incondizionato nel far rispettare a tutti i cittadini italiani le stesse regole, senza eccezioni di sorta. Solo nei primi quattro mesi dell’anno gli uomini della Guardia di Finanza hanno scoperto oltre 4 miliardi di redditi evasi attraverso le false fatturazioni, l’omessa dichiarazione e la distruzione della contabilità. Le frodi fiscali scoperte hanno portato alla denuncia di oltre duemila persone. A testimonianza del fatto che quando si vuole si riesce anche a far pagare chi campa sulle spalle dei cittadini onesti!!! Complessivamente sono 2.226 le persone denunciate all’autorità giudiziaria. Dalle indagini degli uomini delle Fiamme Gialle è emerso che nel 27% dei casi avevano utilizzato fatture false mentre nel 19% avevano emesso documenti falsi. Un altro 17% dei soggetti denunciati non ha presentato la dichiarazione dei redditi mentre un 14% ha nascosto o distrutto la contabilità. Oltre ai 4 miliardi di redditi – che vanno ad aggiungersi ai 6 già individuati e relativi agli oltre duemila evasori totali scoperti nel 2012 – è stata evasa l’Iva per oltre mezzo miliardo. La Guardia di Finanza ha sequestrato per equivalente immobili, denaro, gioielli ed auto per un valore di 160 milioni.

@robertoocchiuto on. Roberto Occhiuto
11 anni fa

Anche a me, come a Miria, sembra ingiusto che un’impresa debba attendere mesi (in alcuni casi anni) prima di poter ricevere dalla PA i pagamenti dovuti per forniture effettuate. Pure Casini ha pubblicamente e ripetutamente chiesto al governo negli ultimi mesi di risolvere questo problema.
Si tratta, peraltro, di risorse ingenti (almeno 70 miliardi) che potrebbero essere immesse nel tessuto economico per stimolare la crescita.
Credo però che sarebbe sbagliato affrontare questa materia con una legge manifesto, inapplicabile e che speculerebbe soltanto sulle difficoltà di tanti imprenditori alimentandone le illusioni. Il precedente governo, per esempio, aveva già inserito nella legge di conversione del DL 78/2010 (all’art. 31) una norma che prevedeva la possibilità di compensare crediti da fatture con debiti erariali, esattamente come nella proposta fatta da Alfano in questi giorni. Aveva, però, condizionato l’attuazione di questa regola ad un decreto del MEF che ne avrebbe dovuto accertare la compatibilità con le esigenze di finanza pubblica. Tremonti non ha mai deliberato questo decreto, perché non poteva farlo.
Il risultato è che la legge che si vuol proporre c’é già, ma siccome si tratta di una norma manifesto non é applicabile. Il problema, infatti, é che le regole europee prevedono che nei conti dello Stato ci debba essere un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite per non creare deficit; la compensazione farebbe diminuire le entrate e aumenterebbe il deficit di almeno un paio di punti, imponendo al governo di dover fare una manovra correttiva di 20 o 30 miliardi per coprirla.
Secondo me la questione si può affrontare, ma soltanto chiedendo all’Europa di scomputare dal calcolo del deficit le risorse occorrenti per pagare i debiti della PA.
Credo, infine, che il giudizio che Miria dà dei politici sia comprensibile. Vorrei rassicurarla sul fatto che almeno qualcuno di noi si rende pienamente conto che occorra cambiare registro. Ma per farlo bisogna partire da una politica più responsabile, che fa proposte realmente realizzabili, perché sui bisogni concreti che investono il lavoro, e quindi la vita, non é più tempo di demagogia o di improvvisazioni.

Patrizia
11 anni fa

Stefano Tassinari parli per lei,sarebbe meglio dire:
“io solo e unico in Italia rivoglio tremonti”…..



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