Archivio per Ottobre 2018

#P20: le sfide in un mondo che cambia

postato il 31 Ottobre 2018

Al Forum parlamentare e summit dei Presidenti dei Parlamenti del G20, organizzato a Buenos Aires dall’Assemblea argentina e dalla Uip , nella sessione “le sfide in un mondo che cambia”

È stato calcolato che nel mondo 1,4 miliardi di persone vive con un dollaro al giorno e che 850 milioni di individui soffrono la fame. Ci sono disparità nella distribuzione della ricchezza che sono a tutta evidenza insopportabili. Secondo certe statistiche, l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede più del restante 99%; e dal 2010 in poi il 50% più povero non è mai riuscito a possedere più dell’1,5% della ricchezza mondiale.
Questi problemi sono esasperati da un progresso tecnologico che ha abbreviato le distanze e i tempi. Questo stesso progresso tecnologico, tuttavia, deve permettere di individuare soluzioni e offrire prospettive. A questo scopo è necessario mettere insieme le risorse finanziarie e umane del pianeta per rendere questo percorso più rapido e più efficace.

Non aiutano in questo senso le ideologie che invocano il ritorno a formule politiche di chiusura verso l’esterno; si immaginano statualità ripiegate su sé stesse e sui propri cittadini, incapaci di mettersi in rete con altre nazioni per favorire la ricerca, lo sviluppo, il progresso. In questo senso non può non preoccupare il ritorno a sovrapprezzi internazionali sulle merci, i dazi, che ostacolano il libero scambio.
È una reazione esagerata agli eccessi di una globalizzazione che negli scorsi decenni non siamo stati in grado governare. Allo stesso tempo non si possono accettare politiche di penetrazione dei mercati attraverso la riduzione artificiosa dei costi di produzione e dei prezzi, il cosiddetto dumping. Le guerre commerciali sono state storicamente nocive ed hanno portato solo svantaggi. Anche su questo terreno è indispensabile una collaborazione internazionale realmente efficace.
Penso realmente che da oggi tutti insieme dobbiamo metterci al lavoro sviluppando un impegno comune non solo della politica, ma di tutte le forze vive delle società dei nostri paesi per realizzare l’obiettivo di cui si è parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre: lavorare concretamente perché in tutto il mondo vi siano società ispirate ai principi di pace e giustizia.

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Casini ricorda la Marri «Era un’amica leale. Sempre vicina ai più umili»

postato il 22 Ottobre 2018

Oggi cerimonia al Giovanni XXIII

L’intervista di Donatella Barbetta sul Resto del Carlino

Senatore Pier Ferdinando Casini, come ricorda Maria Cristina Marri?
«È stata una donna con tre rare qualità. Prima di tutto partirei dalla lealtà, intesa non come fedeltà in senso quasi servile, ma come amicizia nella buona e nella cattiva sorte. Era un aspetto tipico di Cristina, non facile da trovare».
E le altre caratteristiche?
«Aveva una grandissima passione per la politica, un elemento importantissimo in un momento in cui i più giovani non sanno più che cos’è la politica oppure la confondono con le farneticazioni della Rete. Il suo impegno in consiglio comunale e in Regione è stato eccezionale. E poi si è occupata tanto di temi sociali, stando vicino alla gente più umile, disponibile e con il telefono sempre aperto, mostrando una grande capacità di ascolto, virtù anche questa sempre meno presente tra gli amministratori. Ha fatto bene il suo lavoro per la città».
In tanti anni di vicinanza politica, che cosa l’ha colpita di più?
«Le sue lacrime quando sono stato eletto presidente della Camera, nel 2001. Tuttavia, vorrei sottolineare che è stata anche una donna scomoda, che sapeva criticare a viso aperto. La sua era una lealtà impegnativa».
Quando vi siete visti per l’ultima volta?
«In ospedale. Straordinari il decoro e la dignità con cui ha affrontato la malattia, è stata un gigante, ha mostrato come si esce di scena. Anche durante il ricovero, non rinunciava a essere il solito centralino telefonico al quale aveva abituato tutti. E quando non ha più risposto, era solo perché non ce la faceva. Sono grato al Comune – osserva Casini – che ha pensato di intitolare a Cristina, a lungo anche consigliera d’opposizione, la Comunità alloggio per anziani over 65 dell’Asp».

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Ipu 139: Leadership parlamentare e promozione della pace e dello sviluppo nell’epoca dell’innovazione tecnologica

postato il 17 Ottobre 2018

L’intervento nel Dibattito generale nell’ambito della 139esima Assemblea dell’Unione Interparlamentare a Ginevra.

Il continuo progresso scientifico e tecnologico e le nuove sfide che la società deve affrontare rendono indispensabile una sempre maggiore cooperazione fra scienza e politica.
Questo panel si pone come obiettivo proprio quello di rispondere alle aspettative della società moderna che, oggi più che mai, necessita di una profonda integrazione tra queste due realtà, distanti e a volte in contrapposizione.

Se infatti la scienza e la tecnologia sono necessarie per conoscere i dati riguardanti il mondo, gli individui e soprattutto le dinamiche che regolano la società nei loro rapporti interni e con l’ambiente, la politica è, invece – nel suo senso più alto – una visione del mondo che si poggia sulla valutazione di quei dati.
Gli scienziati si indirizzano verso la comprensione dei fenomeni e hanno bisogno di tempo per l’analisi e lo studio; i politici devono scegliere percorsi di azione e spesso hanno l’urgenza di fornire risposte alla congiuntura politica contingente. Ma possono farlo in maniera diversa perché diverse sono le sensibilità e le idee politiche.
La politica, cioè, è chiamata a compiere scelte di governo partendo non solo da presupposti programmatici, ma anche da valori “etici”.
Un esempio su tutti: la tecnologia ha reso possibile avere figli attraverso la maternità surrogata, il cosiddetto “utero in affitto”.
Ma è evidente che questa pratica solleva molti problemi di natura etica di cui il legislatore non può non tener conto.
È, insomma, il modo in cui decidiamo di usare la scienza (che non è né buona, né cattiva) nelle azioni specifiche e nell’attività politica che fa la differenza.

Negli Stati Uniti esiste la figura del consigliere scientifico (lo Science Advisor), una figura istituita dal Truman nel 1951 con l’incarico di fornire pareri consultivi e analisi apolitiche su questioni scientifiche e tecnologiche al Presidente degli Stati Uniti. Inoltre, quella dello Science Advisor, costituisce una figura di raccordo tra governo e cittadini che necessitano di un confronto su tematiche specifiche. Quanto sarebbe importante che una figura del genere, che faccia da ponte tra il mondo della scienza e il mondo della politica fosse istituita anche in altri Paesi?
Dobbiamo infatti riconoscere che non conosciamo altro strumento, se non appunto quello della politica, per tentare di governare i processi di trasformazione in atto per il perseguimento della pace e e dello sviluppo.
Se è vero che è difficile prevedere quali nuove scoperte e quale tecnologia accompagneranno nel futuro le nostre vite, già oggi possiamo cogliere quelle che vengono definite “megatrend”, ovvero le tendenze in grado di influenzare lo sviluppo sostenibile della società nel lungo e lunghissimo termine – andando a modificare anche il panorama competitivo nel quale operano le imprese.

Pochi esempi per illustrare alcune delle sfide che ci attendono: i problemi climatici, l’invecchiamento della popolazione (e il suo conseguente impatto sui singoli sistemi pensionistici), le terapie geniche. A tale proposito, plaudo all’accordo di cooperazione sottoscritto da IPU e CERN e ringrazio il CERN per supporto fornito all’IPU nell’organizzazione di questa Assemblea e delle iniziative congiunte previste. Questo progetto inizierà già il prossimo mese: la prima edizione delle “Science for Peace Schools”, si terrà sul tema delle energie rinnovabili.
Si tratta di Scuole che si prefiggono di supportare i Parlamenti di Paesi posti in aree di tensione a sviluppare la cooperazione su progetti di grande importanza per la popolazione locale. La creazione di reti interparlamentari di collegamento (Interparliamentary networks) sui temi trattati nelle Scuole, è importante sia per l’esecuzione dei progetti che per mantenere canali di dialogo tra i Parlamenti.
A tale scopo, vorrei invitare i Parlamenti a riflettere sulla possibilità di istituire un interparliamentary network on Science, Technology, Innovation and STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La conoscenza scientifica è la chiave nell’era dei social media, delle teorie complottiste e delle cosiddette fakenews.
Da un lato ci sono coloro che credono che dietro ogni spiegazione razionale, ci siano degli interessi e delle pressioni da parte di specifiche lobbies. Dall’altra, una opposta che vede le nuove scoperte in campo scientifico e tecnologico come necessariamente migliorative della nostra vita, come unica soluzione razionale possibile.
Su questi due poli opposti si gioca gran parte della diatriba politica tra i partiti populisti e i loro oppositori, più o meno sostenitori della verità scientifica. Qual è il punto di equilibrio?

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Ant: In memoria di Franco Pannuti

postato il 9 Ottobre 2018

Onorevoli colleghi,

lo scorso 5 ottobre abbiamo appreso con commozione e immenso dolore che il Prof. Franco Pannuti ci ha lasciati.

Oncologo, primario della Divisione di Oncologia dell’Ospedale Malpighi di Bologna dal 1972 al 1997, nel 1978 ha dato il via all’esperienza di ANT una realtà non profit che in quarant’anni di attività ha portato assistenza medica gratuita a oltre 125.000 persone malate di tumore.
Solo parlandovi dell’ANT, potrò trasmettervi il senso profondo della missione di quest’uomo straordinario, quello di garantire al malato oncologico la qualità e la dignità della vita nel difficile momento della malattia.

Grazie a Franco Pannuti, precursore di una sanità capace di mettere al primo posto la dignità umana, ogni anno oltre 10.000 malati vengono assistiti con profonda cura e amore e possono scegliere di vivere questo tragico momento della loro esistenza a casa propria, circondati dagli affetti familiari, senza per questo dover rinunciare ad una qualificata assistenza medica e specialistica.
Negli anni, la realtà di ANT -e il suo progetto di assistenza gratuita a domicilio – ha saputo replicarsi arrivando a contare oggi su 20 équipe medico-sanitarie specialistiche (composte da medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti e operatori socio-sanitari) presenti in ben 11 regioni italiane.
A queste unità operative si affiancano oltre 2000 volontari che ogni giorno garantiscono un sostegno umano, sociale e psicologico ai pazienti colpiti da tumore e ai loro cari e si fanno portatori di quel valore, l’Eubiosìa (termine che deriva dal greco antico e che significa buona vita), a cui il professor Pannuti ha voluto dare un nome e offrire con benevolenza tutte le sue energie.

In 86 anni, Franco Pannuti ci ha dato tanto. Non solo come amministratore pubblico nella giunta Guazzaloca, ma anche e soprattutto nel suo impegno sociale con le molteplici opere di volontariato a cui ha dato vita. Con la sua straordinaria umanità e la sua indomita volontà nel combattere la sofferenza, ha onorato la scienza, ha onorato il nostro Paese e ha onorato la fragilità umana.
«Bologna mi ha amato e io ho amato lei, con la città ho un grande debito come cittadino, studente, professionista, amministratore e ho avuto il privilegio di servirla. Bologna è stata per noi di ANT il punto di partenza e di arrivo, una grande mamma, un grande incoraggiamento per tutta l’Italia», dichiarò in un’intervista qualche anno fa.

Ed è per questo che, da bolognese, oggi voglio ringraziarlo e ricordare in quest’Aula questa figura esemplare di medico, di credente e di cittadino sperando che la sua intera esistenza terrena continui a rappresentare un punto di riferimento permanente per tutti i bolognesi e per tutti gli italiani.

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