Archivio per Luglio 2017

«Alfano sia coerente, sarebbe incomprensibile un suo ritorno a destra»

postato il 31 Luglio 2017

Lo spazio per una proposta politica c’è

L’intervista di Paola Di Caro pubblicata sul Corriere della Sera

E’ «impressionato» Pier Ferdinando Casini dalla «assoluta indifferenza con la quale ormai ci si muove da una parte all’altra, sia a destra che a sinistra». Il passaggio di parlamentari dalla maggioranza all’opposizione, dopo aver assistito al flusso contrario, colpisce il presidente della commissione Esteri del Senato, che col suo partito ha rischiato più volte negli anni corse solitarie e che agli amici centristi, Alfano compreso, manda un messaggio chiaro: «Dopo aver collaborato per quattro anni e mezzo con tre governi di centrosinistra, sarebbe incomprensibile per gli elettori un ritorno a destra, sarebbe la fine della politica». Meglio procedere «con coerenza, perché lo spazio per una proposta politica c’è, ed è enorme».

Cosa la scandalizza, dopo anni in cui si è visto di tutto?
«Ma ci rendiamo conto che, a parte D’Alia, non c’è un ministro del governo Letta nominato dal centrodestra che, perso il posto, non si sia ricollocato contro Renzi? Sono automatismi dovuti solo a convenienze elettorali. E poi ci lamentiamo della scarsa partecipazione al voto, ovvia conseguenza di una politica completamente indifferente ai contenuti».

Berlusconi oggi risulta essere molto attrattivo…
«In realtà Berlusconi mai come questa volta è stato ineccepibile: è intervenuto per richiamare a una maggiore compostezza chi bussava alla sua porta. Lui sa bene che il centro-destra ha vinto le amministrative quasi “a propria insaputa” grazie alle divisioni esplose a sinistra, ed è normale che dica “non accettiamo tutti” ma che, con l’abile Ghedini, provveda ad ospitare i questuanti in una lista satellite di FI che avrebbe il compito di superare la soglia facendo la “copia” dell’originale. E lo voglio vedere quanti elettori voteranno loro anziché il partito di Berlusconi…». [Continua a leggere]

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Libia: su lotta a trafficanti Italia passa da parole a fatti

postato il 30 Luglio 2017

Ospite di Rainews24 intervengo su migranti, rapporti tra Italia e Francia, legge elettorale e prospettive politico-elettorali.

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Libia: Il pattugliamento un colpo ai trafficanti

postato il 29 Luglio 2017

Nel derby con l’Italia a rischiare è Parigi

 L’intervista di Marco Ventura pubblicata su Il Messaggero
Il derby Italia-Francia rischia di trasformarsi in un boomerang per Parigi. Su Fincantieri e sulla Libia il presidente Macron ha fatto due operazioni azzardate. I cantieri di Saint-Nazaire, una volta nazionalizzati, rischiano di restare in carico al governo francese senza funzionare, mentre il vertice con Al Serraj e Haftar è stato poco più di una photo opportunity come è dimostrato dai pesci in faccia di Haftar a Al-Serraj due giorni dopo».
È netto il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, su quello che l’Italia dovrebbe fare in Europa e Nord Africa. «Nel dossier libico sono coinvolti Paesi come gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, col quale l’Italia ha diversi contenziosi a cominciare dal caso Regeni. Non si può lasciar bighellonare alla Farnesina uno dei nostri migliori diplomatici, Giampaolo Cantini, da tempo nominato ambasciatore al Cairo. Dev’essere mandato a insediarsi e risolvere i problemi».

È in pericolo l’amicizia tra Roma e Parigi?
«L’amicizia italo-francese è più forte delle contingenze, e la storia ha dimostrato che quando Italia e Francia non sono state in sintonia ne sono venuti fuori guai per tutti. Ma oggi il problema è più per Macron e per il governo francese. Lui sarà preoccupato dal calo di sondaggi, si è candidato in nome dell’Europa ma sa quanto sia forte in Francia la spinta sovranista».
Che cosa può succedere adesso?
«Sul fronte della cantieristica, o Macron rinnega la posizione di Hollande e la Francia farà una figura meschina, squalificandosi in Europa per una scelta inaccettabile, o invece il tutto è finalizzato a un nuovo accordo e questo farebbe parte delle regole del gioco. Fincantieri fa un’operazione industriale, non politica. Se la politica glielo impedisce, i francesi vadano avanti per conto loro. I coreani erano ben accetti perché soci finanziari? Fincantieri, proprio perché è una vera industria, può dare una prospettiva ai lavoratori francesi». [Continua a leggere]

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Navi in Africa, una svolta

postato il 28 Luglio 2017

«Le Ong ribelli non sbarcheranno più migranti nei nostri porti»

L’intervista di Lorenzo Bianchi pubblicata su QN

Navi italiane a ridosso della costa libica. E’ un blocco navale?
«No, si tratta – smentisce con forza il presidente della commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini – di assistere la Guardia Costiera libica. Per la prima volta noi siamo autorizzati su richiesta del governo Sarraj a entrare nelle acque territoriali per svolgere l ‘azione di contrasto che la Guardia Costiera locale non riesce a fare cercando di respingere i trafficanti di persone. Con la nostra assistenza potrà infliggere di fatto un serio colpo alle loro attività».

Si frenerà il flusso dei migranti?
«Ora l’Italia affronta la questione libica con una strategia complessiva. C’è stato un ottimo lavoro di squadra. Sarebbe stato splendido però che il presidente francese Emmanuel Macron avesse veramente realizzato il capolavoro».

Invece?
«Al rientro in Libia Haftar (il generale che di fatto controlla la Cirenaica ndr) ha detto che Sarraj (il premier del Governo di unità nazionale appoggiato dall Onu ndr) è un fanfarone, un fantoccio e che non controlla nulla. E’ la risposta più efficace a chi riteneva che l Italia fosse stata espropriata e che si fosse realizzato il miracolo di Parigi».

Adesso Macron annuncia che il suo Paese farà in Libia centri hotspot per i richiedenti asilo politico “con o senza l’Unione Europea”
«Per noi tutto quello che contribuisce a infliggere colpi ai trafficanti di esseri umani o a bloccare questo esodo incontrollato è un fatto positivo. Comunque mi sembra che le stesse smentite francesi dimostrino che non hanno le idee così chiare». [Continua a leggere]

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L’Italia ricorda Simone Veil

postato il 27 Luglio 2017

Il mio intervento al convegno organizzato nell’Aula della Commissione Difesa del Senato, insieme al Presidente del Senato, Pietro Grasso, l’ex Ministro degli Affari esteri Emma Bonino ed il Ministro degli Affari europei della Repubblica francese, Nathalie Loiseau.

sdr

Lo scorso giugno l’Europa ha perduto due alte figure politiche e morali, due personalità differenti ma legate dalle loro convinzioni europeiste, due simboli del Novecento che hanno attraversato diverse stagioni incarnando, ciascuno a proprio modo, la speranza europea: Helmuth Kohl e Simone Veil.
Dopo aver celebrato l’ex cancelliere tedesco oggi siamo qui a ricordare Simone Veil, una donna straordinaria, un esempio di cultura, intelligenza e determinazione protagonista di primissimo piano della politica francese ed europea.
Dall’elezione di De Gaulle a quella di Sarkozy, dal maggio del ’68 al crollo del Muro di Berlino, dai processi di Norimberga alla creazione dello Stato di Israele, Simone Veil è stata senza dubbio uno dei protagonisti di maggior rilievo della storia europea.
Sopravvissuta ad Auschwitz, testimone dell’orrore della Shoah, femminista e protagonista di battaglie per le libertà delle donne, magistrato e più volte ministro, ma soprattutto convinta costruttrice di quel grande e ambizioso progetto che è l’Europa.
Tutta la sua vicenda personale simboleggia la profondità delle radici antifasciste e delle motivazioni democratiche del movimento europeista pur in un contesto politico – come quello del centrodestra francese degli anni Settanta – dove era ancora forte una certa opposizione verso ogni iniziativa volta a rafforzare il carattere sovranazionale dell’integrazione europea. Simone Veil era profondamente convinta che il bene comune europeo dovesse sorpassare gli interessi nazionali e che l’Europa andasse costruita sulla base della riconciliazione, della mutua fiducia, dell’amicizia, in una sorta di destino comune.

Celebrando oggi Simone Veil noi intendiamo anche celebrare la nostra amicizia con la Francia che è nel codice genetico del nostro Paese.
Abbiamo sempre ritenuto – e lo confermiamo oggi – che Francia e Germania siano fondamentali motori dell’unità europea e che il ruolo dell’Italia non possa che essere quello di muoversi in stretta sintonia con loro.
Quando, nel 1979, furono indette le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, c’era bisogno di una guida autorevole e riconoscibile e di una figura che fosse rappresentativa di quello che l’integrazione europea intendeva essere: una grande impresa di pace, democrazia e progresso.
Con la sua storia decennale di resistenza e impegno per la promozione dei diritti umani e contro l’odio razziale e le discriminazioni di genere, Simone Veil era perfetta per quel ruolo. E sarà proprio lei a diventare il Primo Presidente eletto di quell’Assemblea da radicare e riempire di contenuti. Da quello scranno Veil parlerà senza reticenze, delle difficoltà della costruzione europea, ma anche della ineluttabilità di un simile percorso. Come un orizzonte verso cui tendere ed a cui dedicare impegno, energie e speranze.
Nel discorso pronunciato per la sua investitura, la Veil formulerà in modo chiaro i tre presupposti necessari per il successo del processo d’integrazione, “la competizione che stimola, la cooperazione che rafforza e la solidarietà che unisce“.
L’Unione dell’Europa mi ha riconciliato con il XX secolo“, scriverà in seguito nella sua biografia ricordando quanto la costruzione dell’Europa fosse la migliore risposta alle violenze e alle umiliazioni dei nazionalismi, i cui segni – quel numero 78651 tatuato sul braccio a memoria e monito – ha voluto rimanessero impressi sulla sua pelle fino alla fine.
Spentasi alla vigilia del suo novantesimo compleanno, Simone Veil ci appare oggi come una personalità complessa, difficilmente inquadrabile nelle categorie abituali della politica, custode della tradizione ma portatrice di modernità, vicina ai deboli e ai perseguitati, ma allergica ad ogni vittimismo.
Una donna forte, insomma, coraggiosa, battagliera e profondamente consapevole del fondamentale ruolo delle donne nella vita pubblica.
A questo proposito, vale la pena di rileggere un ritratto scritto da Altiero Spinelli il 24 ottobre 1979 sul suo diario: “Durante il pranzo osservo la presidente: è una donna tesa, incapace di un gesto di buon umore o di ironia. Non sa quasi sorridere. Questo atteggiamento assertivo ma in fondo consapevole di aver impegnato tutto se stesso senza più riserve nell’asserzione, e perciò impegnato a non distrarsi in alcun modo l’ho incontrato in alcuni uomini ma più spesso in donne politiche. Anche Ursula (Ursula Hirschmann – moglie di Altiero Spinelli) era un po’ così quando faceva politica. Credo che ciò sia dovuto al senso che una donna così impegnata ha di essere su un terreno ancora di fatto ostile. Sente ghignare intorno a sé i maschi, pronti a beffarsi di lei se non è in qualche momento all’altezza della situazione. Mi piace questa volontà concentrata di coraggio“.
Nel giorno della sua scomparsa, il Parlamento europeo l’ha celebrata definendola “la coscienza dell’Europa”.
Di questa coscienza sentiremo la mancanza come uomini e come europei.

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Venezuela: Parlamento italiano sempre attento su crisi

postato il 26 Luglio 2017

Alla conferenza sulla situazione del Venezuela, promossa dal vice presidente del Gruppo Pd a Palazzo Madama, Alessandro Maran, alla presenza di Tulio Hernàndez, scrittore e sociologo venezuelano costretto all’esilio dal suo Paese per il suo dissenso nei confronti del regime di Maduro.

sdr

Il Parlamento italiano, anche in nome del meraviglioso rapporto con il Venezuela, non si è mai addormentato su questa vicenda, cercando di tenere sempre desta l’attenzione. Sarebbe molto bello che i giovani italiani capissero fino in fondo cosa significa la politica e la democrazia guardando il Venezuela oggi, a noi sembra che tutto sia acquisito, che abbiamo tutto facile.
Tutto parte da un concetto di fondo, la legittimità del parlamento. Il popolo ha eletto legittimamente il parlamento, a cui però, a tavolino, è stata sottratta la legittimità democratica, da parte di chi invece aveva perso la sua di legittimità, cioè da parte del governo. Molti di noi hanno paura che alla fine finisca in un bagno di sangue, questo è il rischio vero che abbiamo di fronte.
Noi siamo con il Venezuela con l’anima e col cuore.

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Giovedì 27/7 Convegno ‘L’Italia ricorda Simone Veil’

postato il 23 Luglio 2017

Giovedi’ 27 luglio, alle ore 16.00, a Palazzo Carpegna avra’ luogo il convegno “L’Italia ricorda Simone Veil”.
A rendere omaggio a questa straordinaria protagonista della storia francese ed europea del XX secolo, testimone dell’orrore della Shoah e primo presidente del Parlamento europeo a elezione diretta, saranno importanti personalita’ politiche ed istituzionali.
L’incontro, presieduto dal presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, vedra’ gli interventi dell’ex Ministro degli Esteri, Emma Bonino, e del Ministro degli Affari europei della Repubblica francese, Nathalie Loiseau. Introdurra’ i lavori il Presidente del Senato, Pietro Grasso.
L’evento, promosso dalla Commissione Affari esteri di Palazzo Madama, e’ organizzato presso l’Aula della Commissione Difesa del Senato (Via degli Staderari, 2)

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In memoria di Helmut Kohl

postato il 4 Luglio 2017

Il mio intervento al convegno organizzato alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani insieme al Presidente del Senato, Pietro Grasso, al Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Senatore a vita, Mario Monti e al Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Angelino Alfano.

 

Oggi il Senato della Repubblica onora un grande europeo tedesco, un gigante del nostro tempo, un democratico cristiano che ci ha insegnato qual è il cuore e l’essenza della politica.
Sono grato al Presidente Grasso per aver condiviso l’idea di fermarci oggi insieme a riflettere su questa straordinaria testimonianza.
Saluto, oltre ai prestigiosi relatori, gli illustri ospiti e gli ambasciatori accreditati; in particolare l’ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania, Susanne Wasum-Rainer.
Il nome di Helmut Kohl può a pieno titolo essere associato ai grandi statisti della ricostruzione europea, da Alcide De Gasperi a Konrad Adenauer. Ma a me viene in mente di avvicinarlo ad un’altra grande personalità, che io ho avuto l’onore di accogliere nel Parlamento italiano: Giovanni Paolo II.
Sì, Helmut Kohl e Giovanni Paolo II hanno dato un’impronta indelebile alla storia del ‘900.
Grazie alla loro straordinaria tensione morale e alta intelligenza politica hanno concorso più di ogni altro all’abbattimento dei muri che la storia aveva impropriamente collocato nel centro dell’Europa.
Il Grande polacco e lo statista tedesco sono stati gli artefici principali della riunificazione: grazie a loro si sono disintegrati i muri, segno su cui tutti noi oggi dovremmo riflettere.
Le grandi pagine di storia coincidono con la capacità di prendersi per mano e non certamente di innalzare steccati divisivi.
Essi ci hanno riconsegnato un’Europa nella sua dimensione storica e geografica, consentendo a tutti noi di riabbracciare fratelli con i quali abbiamo vissuto l’amarezza di laceranti separazioni.
Basterebbe questo per consegnare alla storia Helmut Kohl, l’uomo della riunificazione tedesca e della unificazione europea; colui che ci richiamava, come anni prima aveva fatto De Gasperi, alla necessità di dare un’anima all’Europa, convinto che senza una politica estera e di difesa comune difficilmente l’economia e la moneta unica avrebbero potuto reggere a lungo l’affanno e il decorrere dei tempi.
Ma oggi è giusto ricordare con un esempio concreto in che cosa si sia manifestata la sua diversità rispetto all’ordinarietà di altri leader politici. Alla vigilia della riunificazione tedesca, egli decise la parità tra il marco dell’est e quello dell’ovest, pur in presenza di opinioni ferocemente contrarie da parte della constituency finanziaria ed economica tedesca, della Bundesbank e delle associazioni degli industriali, oltre che di gran parte dei suoi elettori.
Quella scelta probabilmente determinò la sconfitta di Kohl alle elezioni successive, ma grazie ad essa oggi vediamo una Germania unita e forte, che in pochi anni ha colmato gli squilibri tra la parte più progredita del Paese e quella arretrata, per gli errori del sistema comunista.
Strasburgo, sede del Parlamento europeo, ha onorato sabato il Cancelliere tedesco e tanti statisti mondiali ne hanno ricordato le caratteristiche peculiari.
Lo faremo anche noi oggi con testimonianze inedite ma io vorrei concludere con due annotazioni.
Oggi rendiamo un tributo di affetto ad un grande amico dell’Italia, ad un uomo che in frangenti difficili per la nostra storia nazionale non ha mai mancato di tenderci la mano. Ricordo a tal proposito le confidenze di Carlo Azeglio Ciampi che con il cancelliere ebbe un rapporto particolare. Nel momento in cui nei salotti della finanza europea molti ipotizzavano un euro senza l’Italia, Helmut Kohl, sfidando perplessità anche legittime, spiegò a tutti che un’Europa senza l’Italia sarebbe stata semplicemente un non senso.
Accanto a Germania e Francia, l’Italia svolse in quegli anni, e a mio parere dovrà continuare a svolgere per il futuro, un ruolo di avanguardia europea nella convinzione che la relazione franco-tedesca quando è all’altezza delle sfide della storia non può mai essere esclusiva.
L’ultima annotazione è un ricordo personale: ho conosciuto Helmut Kohl tanti anni fa e ho condiviso con lui momenti per me indimenticabili. Dall’informalità di serate nella sua birreria preferita di Berlino ad occasioni analoghe in Roma negli anni seguenti al suo abbandono della Cancelleria, non è facile descrivere che cosa si provava di fianco ad un monumento della storia.
Io ne ho visto un uomo di grande umanità, di profonde convinzioni ideali e di grande orgoglio nel superare le amarezze anche personali che la vita pubblica e quella privata gli avevano inflitto.
Penso che, come spesso capita, in questi giorni sia stato restituito al Cancelliere Kohl ciò che i percorsi tormentati della politica e della vita a volte gli avevano tolto.

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Migranti: «Si rischia di regalare il Paese al populismo, se nessuno collabora ci serve un piano B»

postato il 4 Luglio 2017

L’intervista di Marco Ventura pubblicata sul Messaggero

«Serve un piano B dell’Italia». Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, non crede più alle dichiarazioni d’intenti dei partner europei e suggerisce un’agenda concreta sull’immigrazione. «Il vertice europeo giovedì servirà a capire se oltre alle parole, a una generale consapevolezza, si passerà ai fatti. La determinazione del governo italiano, del ministro dell’Interno Minniti, ha prodotto frutti, ma adesso non c’è più un secondo tempo e se vogliamo essere efficaci nelle trattative dobbiamo avere un piano alternativo.»

Quale sarebbe il piano B?
«Tre punti. Il primo: la parziale chiusura dei porti che sono ingolfati e al limite della capacità recettiva, e il dirottamento delle navi in altri porti. Secondo: l’adozione di una linea nazionale più rigorosa verso le navi delle Organizzazioni non governative che adottano comportamenti sospetti come spegnere i transponder quando si avvicinano alle acque libiche. Una cosa inaccettabile, che nulla ha a che fare con lo straordinario esempio del volontariato e che introduce un’ombra, un sospetto sulla correttezza delle operazioni. Queste navi non devono poter attraccare da noi.»

Il terzo punto?
«Se la situazione rimane com’è, le navi che battono bandiere per esempio spagnole e francesi devono essere dirottate sui porti della Corsica o delle Baleari. Perché dobbiamo farci carico noi di tutto e di tutti? La situazione in Italia è esplosiva, la rete di accoglienza straordinaria che il Viminale ha messo in campo tramite i prefetti è allo stremo e rischiamo di regalare il paese all’anti-europeismo e al razzismo.»

Un netto cambio di politica?
«L’Italia ha già dimostrato di avere un grande spirito umanitario, fra l’altro con la missione Mare Nostrum. Adesso non abbiamo scelta. L’altro tema è la Libia. Una parte di quanti vengono salvati devono poter essere riportati in centri d’accoglienza gestiti dall’Onu in Libia. Ci vuole una missione europea sui confini tra Libia e altri Paesi subsahariani. È importante che abbiamo missioni dall’Afghanistan al Libano, ma è paradossale che ne l’Italia ne l’Europa siano presenti nella Libia del Sud da dove transitano i profughi. Che non sono libici.» [Continua a leggere]

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Migranti: “Le minacce a vuoto? Danneggiano l’Italia”

postato il 2 Luglio 2017

Le Ong straniere attracchino nei loro porti

L’intervista di Veronica Passeri a Pier Ferdinando Casini, pubblicata su QN

Le navi delle Ong francesi e spagnole che salvano migranti in mare attracchino nei porti francesi e spagnoli. Secondo Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato, bisogna iniziare da questo. Ma attenzione a lanciare all’Ue ‘avvertimenti’ che poi non si mettono in pratica. È controproducente.

Presidente Casini la preoccupa ciò che sta avvenendo sul fronte immigrazione?

«La pressione è ormai insostenibile, le prefetture non ce la fanno più a distribuire sul territorio i migranti né i Comuni ad accoglierli: a questo punto la solidarietà di rito che ci arriva dall’Ue rischia quasi di essere insultante. Gli elogi e i complimenti fanno piacere ma qui rischiamo che la pressione migratoria, nel periodo estivo di massimo afflusso, sia ingestibile».

Chiudere i porti è una soluzione?

«Ora io non so se è possibile, in base agli accordi internazionali, la chiusura dei porti, so che una cosa è possibile: le navi delle Ong che battono bandiera francese o spagnola vadano ad attraccare nei porti francesi e spagnoli, alle Baleari o in Corsica, dove vogliono, ma non è più possibile che vengano tutte da noi». [Continua a leggere]

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