Oggi è nata un’area di responsabilità nazionale che non ha indulgenze verso il giustizialismo come quello di Di Pietro ma è consapevole che la questione morale esiste ed è grande come un macigno in questo Paese.
La nostra è un’area di responsabilità che non nasce contro gli altri o per mettere in crisi il governo, noi operiamo perché il Paese faccia scelte di responsabilità. Poiché sono gruppi che provengono da esperienze diverse quello che succederà in futuro, come diceva la canzone, lo scopriremo solo vivendo.
Se Berlusconi cadrà o meno dalla torre è una questione che interessa tutti noi, ma intanto la gente non arriva a fine mese, la disoccupazione aumenta e tutte le questioni sociali sono sul tappeto.
Il terzo polo è già l’evocazione di qualcosa che si muove nei meandri ristretti degli schematismi politici. Al paese invece servono cose nuove, non vecchie.
La prima sensazione che si ha, guardando un qualunque telegiornale al giorno d’oggi, è che non esistono più uomini politici con idee e proposte utili a far progredire il nostro Paese. Per tutta la sua durata, durante un Tg, non si parla d’altro che di beghe interne ai partiti, accuse più o meno fondate, alleanze, scissioni, litigi, aggressioni verbali e… talvolta anche fisiche (abbiamo purtroppo assistito anche a queste deprecabili scene svoltesi all’interno del Parlamento). Nelle rare volte in cui si sente parlare di “idee propositive” queste sono quasi sempre oltremodo criticabili. [Continua a leggere]
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Non c’è nessun complotto contro il governo, non è come dice Bossi. Se poi Berlusconi vuole continuare con queste scorciatoie, cercando con la pubblicità di far passare un’immagine non vera perché il governo è paralizzato, questo è un suo problema.
Due anni fa Berlusconi e Fini ci hanno spiegato che ci sarebbe stata la Terra Promessa, il Pdl era la soluzione di tutto. Oggi dopo due anni tirano a campare, ma il Paese ha bisogno di qualcosa di diverso. Ecco perché avanziamo una proposta, di guardare in faccia la realtà, di non illudersi più e di proporre un esecutivo di responsabilità nazionale.
Pier Ferdinando
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“Berlusconi e Fini ci hanno spiegato 2 anni fa che il Pdl era la terra promessa, che ci sarebbe stato il regno delle felicità. Hanno vinto e dopo 2 anni siamo agli stracci. Per cui un loro piccolo atto di umiltà sarebbe molto onesto: quando si arriva con 100 deputati di maggioranza alla contabilità sui numeri siamo alla frutta. E’ possibile che ci sia una campagna acquisti di parlamentari, ma questo è degradante.
All’Italia serve un governo di responsabilità nazionale che affronti il capitolo delle grandi riforme perché così si campicchia, e noi non possiamo permettercelo.
D’Alema propone un governo di transizione per fare la legge elettorale e poi andare al voto? Io non credo solo a un governo per fare una legge elettorale, ma per risolvere questioni che vanno affrontate con una massiccia dose di impopolarità”.
La crisi all’interno del Pdl è frutto di un affrettato processo politico, l’unione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, e del bipolarismo. La responsabilità è di Berlusconi, che credeva bastasse salire su un predellino per fare un nuovo partito, ma anche di chi su quel predellino ci è salito. Berlusconi e Fini si sono presentati insieme, e insieme dovrebbero chiedere scusa agli italiani.
L’Udc esclude qualsiasi sostegno al governo Berlusconi in Parlamento. Per noi fare da tappabuchi sarebbe umiliante, e francamente nessuno ce lo ha chiesto. Abbiamo avanzato nei giorni scorsi una proposta ben precisa alla luce del sole, e cioè quella di un governo di responsabilita’ nazionale.
Noi ci accontenteremmo di un altro governo, e che chi ha sbandierato finora l’autosufficienza ammettesse che questa autosufficienza non esiste.
I tre punti cardine su cui si gioca il futuro immobiliare italiano
Il mondo immobiliare italiano in questi giorni è stato al centro della politica finanziaria nazionale, anzi si può dire che è uno dei campi principali su cui si gioca buona parte della sopravvivenza del governo interessando anche le tasche dei cittadini.
E non vi sembri esagerato quanto affermo, perché sull’immobiliare si gioca il futuro e la tenuta finanziaria dei comuni, e il federalismo fiscale tanto caro alla Lega: stando ai diktat della Lega, i Comuni dovrebbero essere la prima linea del federalismo, ma per fare ciò, hanno bisogno di fondi e di autonomia impositiva, ovvero di potere liberamente decidere se e quanto tassare i cittadini. [Continua a leggere]
Da tempo l’Udc ha posto una questione centrale nella politica italiana: i provvedimenti impopolari che servono al Paese non si riescono a fare perché chi governa ha paura di perdere le prossime elezioni. Per questo serve un governo di unità nazionale, che abbia un’agenda dolorosa, che affronti le questioni vere di questo Paese.
C’è qualcuno che vorrebbe le larghe intese prescindendo da Berlusconi, come se Berlusconi non dovesse esistere. O peggio, partendo da una politica di larghe convergenze con veto su Berlusconi che è quello che ha vinto le elezioni.
Credo che questo sia un percorso irrealistico. E’ chiaro che quando si parla di armistizio tra i partiti si parla anche di un coinvolgimento di tutti: da Berlusconi a Bersani. E’ un ragionamento diverso rispetto a quello fatto fino ad oggi nel quale tutti sono all’autosufficienza, all’esibizionismo, pensano di governare il paese da soli o magari contro gli altri.
Bisogna assumersi le proprie responsabilità e, se necessario, affrontare il passaggio della crisi, perchè questo governo non ha più autosufficienza politica. Altro che prendersela con la stampa o con l’opposizione, il presidente del Consiglio dovrebbe prendersela con se stesso.
Se la sua maggioranza va sotto ogni volta che si vota e ogni giorno parla una lingua diversa, tutti hanno colpa, salvo l’opposizione e i giornali. C’è una situazione di sfilacciamento, c’è un tirare a campare che non è all’altezza delle sfide che il Paese deve affrontare.
Dobbiamo fare le grandi riforme, dobbiamo fare scelte coraggiose, ma il governo balbetta perchè non è sostenuto in Parlamento dalla sua maggioranza. Davanti a tutto questo prendersela con gli altri è una fuga dalla realtà.
Il governo procede per strappi. Berlusconi ogni tanto minaccia elezioni anticipate, ma è un messaggio rivolto ai suoi, un richiamo alla disciplina. Oggi il premier non ha la forza per andare a elezioni anticipate.
Berlusconi ha invitato i militanti del Pdl a ricordare le tante cose buone fatte dal governo. Certo questo esecutivo avrà pure fatto qualcosa di buono: gli aquilani non sono sotto le tende, a Napoli ha rimosso la spazzatura dalle strade, anche se non c’è la certezza che il problema non si riproporrà. Ma non basta. A L’Aquila il difficile viene ora: il centro storico è distrutto e i lavori non cominciano.
Le cose buone fatte dal governo sono poche, gli spot molti di più. Come quello del piano casa, con il premier che dopo un anno si è lamentato perché non è riuscito a costruirne nemmeno una, come era prevedibile.
E poi, ancora, è stata abolita l’Ici. In tutte le città del mondo, 8 su dieci la proporzione, le tasse locali cadono sugli immobili. Noi abbiamo abolito l’unica tassa federalista…Ora la Lega vuole introdurre la “service tax”, che e’ l’Ici con un altro nome.
Nell’ intervista a ‘Un giorno da pecora’ su RadioDue Pier Ferdinando Casini rilancia la sua ipotesi e spiega: “Le larghe intese senza Berlusconi mi sembrano un’idea ancora più bizzarra, come andare al ristorante senza pane e companatico, Berlusconi è parte del sistema politico, pensare a un governo di armistizio senza di lui è un’idea astratta”.
“In passato -aggiunge- i democristiani sapevano che c’era Pci, non gli piaceva, ma il dialogo lo si faceva con il Pci, capisco che alla sinistra Berlusconi non piaccia, ma ha vinto le elezioni e bisogna dialogare con lui, l’avversario lo sceglie il popolo non lo scegli tu, oppure non si fa un governo di armistizio e la sinistra può continuare a fare qualche girotondo, qualche manifestazione”. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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