Ospite a diMartedì: la priorità ora è la lotta all’Isis
postato il 25 Novembre 2015Nello spazio di approfondimento politico di La7, condotto da Giovanni Floris
Nello spazio di approfondimento politico di La7, condotto da Giovanni Floris
Ma il Partito della Nazione dobbiamo farlo noi
L’intervista di Marco Galluzzo a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera
«La parabola ventennale del centrodestra si è chiusa ieri. Tutto è nato a Bologna, con appeasement verso Fini, per le elezioni comunali di Roma, e la discesa in campo di Berlusconi. E tutto simbolicamente finisce oggi a Bologna, con questo palco singolare con cui di fatto le carte le dà Salvini. È una sconfitta per tutti quegli
italiani, e sono stati tanti, che in questi venti anni hanno ritenuto che la bandiera dei moderati potesse essere sventolata dal centrodestra». Pier Ferdinando Casini giudica così la piazza di ieri: «L`involuzione di un percorso che è approdato a nient`altro che a una deriva lepenista del centrodestra, in cui Berlusconi manifesta un realismo se vogliamo anche coraggioso, che però è di fatto la subalternità a questo tipo di Lega».
L’intervista di Marco Ventura a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Messaggero
Matteo Renzi «si prepara a essere il candidato dell’unità nazionale contro Beppe Grillo e gli sfascisti di ogni genere. I moderati del centrodestra sono pronti a votare lui, non certo il Pd». Seppure concentrato sul ciclo di lezioni di geo-politica del Mediterraneo che terrà da domani all’Università LUMSA, e sul ruolo che sempre di più lo appassiona, quello di presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini continua a tenere d’occhio quanto avviene in Italia. «Renzi è il segretario del Pd e credo che non smantellerà il partito. Ma le sue scelte politiche ne hanno fatto il punto di riferimento di una fascia d’opinione pubblica che prima guardava al centrodestra: elettori che aspettavano la rivoluzione liberale da Berlusconi e non l’hanno avuta, e ai quali non piacciono i toni di Salvini e dei suoi pistoleri. L’ossessiva polemica contro Alfano, che sta facendo bene un lavoro difficile, è segno della loro pochezza».
Che ne sarà del centrodestra attuale, quello di Berlusconi?
«Berlusconi è un campione del mondo, chiunque al posto suo sarebbe stato travolto dagli avvenimenti. Ciò non toglie che la gran parte dell’opinione pubblica lo percepisce come uno che sta in campo perché deve giocare, non perché ne abbia davvero voglia. Che si opponga a Renzi è una commedia a cui gli stessi elettori di centrodestra credono sempre meno. Per anni abbiamo chiesto la trasformazione della sinistra italiana citando Blair e Clinton. Bisogna prendere atto che questa trasformazione Renzi la sta facendo: ha smantellato la concertazione in cui si era indugiato troppo negli ultimi trent’anni, poi il jobs act, la detassazione della casa, il contante, la riforma costituzionale…». [Continua a leggere]
L’intervista di Umberto Rosso a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “La Repubblica”
«Questo centrodestra a trazione Salvini è immangiabile per i moderati, e finisce per dare a Renzi la responsabilità ma anche l’opportunità di rappresentarne una fascia sempre più ampia».
Senatore Casini, i moderati rischiano di soffocare nel centrodestra?
«Gli spazi politici purtroppo si restringono sempre di più. C’è un convitato di pietra che si chiama Grillo, che sta mettendo radici con il suo populismo e l’antipolitica. Dall’altro, la Lega di Salvini. Che un giorno strizza l’occhio al disastroso referendum di Tsipras e l’altro attacca Alfano sugli immigrati e scatena la caccia all’extracomunitario».
Berlusconi però annuncia un ritorno in pista.
«Ma in realtà tira i remi in barca e perde pezzi. Ha completamente smarrito quel ruolo di grande equilibrista del centrodestra che aveva un tempo, giostrando fra Fini e Tremonti, Casini e Bossi. Era riuscito – e lo riconosco io che non sono certo mai stato alla sua corte ma eletto sempre coi miei voti – a evitare la deriva leghista. Al centrodestra serviva una rifondazione, all’altezza del suo ruolo nel Ppe. Invece è finito nelle mani dell’estremismo di Salvini». [Continua a leggere]
È un alleato contro i jihadisti
Il colloquio con Alberto Custodero pubblicato su La Repubblica
«Le sanzioni alla Russia sono un danno gravissimo alla nostra economia». Pier Ferdinando Casini, presidente commissione Esteri del Senato, interviene sui rapporti Italia-Russia dopo la pubblicazione della ricerca dell’istituto Wifo secondo cui le sanzioni costerebbero al nostro Paese 12 miliardi e 215 mila posti di lavoro.
«Il problema vero- dice Casini – è la sbagliata impostazione dell’Ue nei confronti della Russia». Casini non ha dubbi sul fatto che Putin abbia «commesso atti illegali in Crimea e in Ucraina. «Ma – aggiunge – vagheggiare una politica che spinge l’Ue e la Nato ai confini della Russia, non può vedere i russi insensibili».
A proposito delle emergenze internazionali, il presidente della commissione Esteri è chiaro: «Siamo circondati nel Mediterraneo e nel mondo da un nascente jihadismo. Se guardiamo a cosa succede in Libia, in Siria e al Mediterraneo (il caso degli immigrati sono solo l’aspetto visibile del problema), l’aspetto reale è che sono saltati i confini nazionali e il sistema di stati definiti dopo la Prima Guerra mondiale. Sono saltate la Somalia, la Libia, gli Stati Africani, la Siria, l’Iraq».
Insomma, di fronte a questo drammatico scenario, Casini chiede: «Possiamo consentirci anche la Guerra Fredda con la Russia? O la Russia può essere un partner essenziale per stabilire il nuovo ordine mondiale?» «La Russia – osserva ancora – ci sta aiutando nei negoziati con l’Iran e la Siria e ci aiuta in l’Egitto: è un attore fondamentale». «L’Italia deve mantenere questa linea di apertura con la Russia perché questo fa parte della migliore intuizione della nostra politica estera che ha visti uniti Berlusconi e Prodi».
A proposito della linea del governo, Casini spiega: «Fa benissimo Renzi a mantenere una posizione equilibrata nell’ambito della solidarietà atlantica. Con gli Usa, del resto, non ci sono incomprensioni, i rapporti sono talmente forti che tra amici ci si dice la verità, e non le bugie».
Nello spazio di approfondimento a cura di Federica De Santis
L’intervista ai microfoni del Tg5 a cura di Guido del Turco
Le parole di Erdogan su Papa Francesco? Sono inaccettabili. Per noi è una cosa triste perchè siamo amici della Turchia, ma vogliamo che la verità non venga mai manomessa; la storia parla chiaro.
Per Salvini Istanbul è indegna di entrare in Europa? Dal suo punto di vista oggi è il momento giusto per fare questa affermazione e giocare sullo stato d’animo della gente. Ma noi dobbiamo guardare avanti e pensare agli interessi italiani e a quelli europei: la Turchia è un Paese membro della Nato ed è un bastione fondamentale contro l’estremismo islamico, a due passi dall’Isis. Da Berlusconi a Prodi, tenere le porte aperte per l’ingresso della Turchia nell’Ue è stata la linea comune del nostro Paese.
L’intervista di Matteo Massi a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Quotidiano nazionale
“E’ inutile fare leggi nuove, per colpire anche più duramente i reati, se poi la macchina burocratica fa acqua da tutte le parti. Risultato: i tribunali finiscono con l’ingolfarsi”.
Si parte da Terni per arrivare alla Libia. L’ultimo caso di cronaca – l’omicidio di un giovane da parte di un marocchino che aveva fatto ricorso contro il no alla richiesta di asilo politico e quindi era rimasto in Italia, in attesa dell’ultimo pronunciamento – tira in ballo trattati europei, quello di Dublino, e aule giudiziarie. Ne è convinto Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Esteri al Senato.
Che idea si è fatto di tutta questa vicenda?
“Che serve efficienza e tempestività dell’autorità giudiziaria. Qui ci troviamo di fronte a uno sbandato, un disadattato. Aveva chiesto asilo politico e glielo hanno negato”.
E lui ha fatto ricorso?
“O passa il principio che una volta respinta la richiesta di asilo politico, si procede all’espulsione, in attesa dell’esito del ricorso o altrimenti il pronunciamento dell’autorità giudiziaria deve avere dei tempi congrui”.
Torna ad aleggiare lo spettro del trattato di Dublino? L’Italia deve fare mea culpa per quell’intesa?
“Noi siamo un Paese di prima accoglienza e credo che sbadatamente abbiamo firmato quei trattati che ci hanno messo in una condizione drammatica rispetto agli altri Paesi europei”.
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L’intervista di Andrea Garibaldi a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera
Pier Ferdinando Casini, dopo una carriera di 35 anni al centro dello schieramento politico, si confessa così: «Io? Faccio con convinzione il presidente della commissione Esteri del Senato. Credo che i partiti abbiano bisogno di protagonisti nuovi. Se qualcuno si profila posso dargli consigli. Se non me li chiedono, li capisco».
Ha rischiato di diventare presidente della Repubblica.
«Tsipras in Grecia proporrà come presidente un esponente del Partito popolare europeo scelto dal suo avversario, Samaras. Renzi avrebbe potuto scegliere questa strada accettando le proposte di Berlusconi e Alfano, cioè Amato e il sottoscritto».
Lei ha sperato?
«Fa piacere che il mondo moderato mi abbia indicato e sono grato anche a Berlusconi, dopo anni di incomprensioni. Ma non mi sono mai illuso. Ero sicuro che Renzi cercasse di compattare il Pd piuttosto che gettare un ponte verso il centrodestra. Ma tutto è bene quel che finisce bene».
Che presidente sarà Mattarella?
«Scrupoloso e serio, terrà conto delle ragioni di chi non lo ha votato, come e più di quelle di chi lo ha sostenuto». [Continua a leggere]
I Dem devono sostenere quei candidati
L’intervista di Francesco Bei a Pier Ferdinando Casini pubblicata su La Repubblica
ROMA. Emiliano d’Appennino, bolognese d’adozione, Pier Ferdinando Casini guarda con preoccupazione al terremoto politico-giudiziario che sta scuotendo il Pd nella sua regione.
Le primarie forse saltano, i candidati vengono inchiodati uno dopo l’altro. Che sta succedendo?
«Succede che i nodi sono venuti al pettine e la politica deve assumersi la responsabilità di decidere. Altrimenti tanto vale andare alla procura della Repubblica e chiedere a loro il nome del candidato alla presidenza della Regione. Non possiamo accettare l’idea che – dalle candidature alla politica industriale – siano i magistrati a determinare tutto».
Lei guarda il dito ma dimentica la luna: la corruzione dei politici. Che cosa dovrebbero fare i pm a questo punto, voltarsi dall’altra parte?
«La colpa non è dei magistrati, è nostra: abbiamo trasformato lo Stato di diritto in una gogna mediatica. Andando avanti di questo passo le persone perbene non faranno più politica. Se il tritacarne mediatico-giudiziario continua ad avere mano libera e basta un avviso di garanzia a trasformarti in un mostro, tanto vale alzare tutti le mani in alto».
In Emilia è un’intera classe dirigente a essere finita sotto accusa. Come è potuto accadere, come è stato possibile secondo lei?
«Appunto, l’Emilia. Qualche anno fa la Finanza fece irruzione a casa di Guazzaloca, uomo della massima correttezza, che poi è stato del tutto scagionato. Intanto ci ha rimesso la salute. Vogliamo parlare della sinistra? Errani è stato assolto in primo grado e poi, condannato in appello, si è visto costretto a lasciare. Ed è unanimemente considerato una persona specchiata. Ora, proprio nel momento della consegna delle firme per le primarie, arriva quest’altra ondata».
Anche lei con la giustizia ad orologeria? [Continua a leggere]