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Rassegna stampa, 10 agosto 2011

postato il 10 Agosto 2011
Oggi cominciamo la nostra rassegna stampa con un’ottima analisi di Stefano Folli, dal Sole, che riprende una considerazione che noi abbiamo fatto spesso, proprio da questa nostra rubrica: questa crisi cambierà radicalmente la politica del nostro Paese; nuove sfide si sono imposte sul campo e l’intervento della Bce dei giorni scorsi rappresenta il più grande monito che potessimo avere a dover riformare il nostro sistema. Proprio le proposte della Bce – con la loro declinazione più importante, il vincolo di bilancio in Costituzione (leggete Rossi e Brunetta) – sono l’argomento principe della discussione politica: e non a caso, saranno sul tavolo delle Commissioni Affari e Tesoro che domani si riuniranno in seduta congiunta (a questo proposito, Casini, Rutelli e Bocchino hanno invitato il Premier ad essere presente a questo incontro). Nel frattempo, dopo l’ennesimo chiarimento di ieri (siamo all’opposizione e lì rimaniamo), sui giornali trovate le posizioni più moderate e concilianti di La Russa e Quagliarello: il primo arriva a dire che “Pier fa bene a restare dov’è” (ma continua a lanciare messaggi), mentre per il secondo, il tavolo sull’economia – a partire da quella che ormai è stata ribattezzata come “Commissione Casini” – è un’occasione di dialogo tra Pdl e Udc imperdibile. Punto sul quale noi possiamo essere pure d’accordo, ma solo in linea teorica: perché, in linea pratica, sappiamo benissimo che mancano le basi sul quale rifondare un centrodestra che sia finalmente moderno ed europeo e che si spogli dei pesi del berlusconismo e del leghismo (che, a proposito, esce ammaccatissimo in questi giorni). Il Premier ha, poi, sempre più problemi: di fronte alla necessità di far cassa, c’è chi nel Pdl pensa addirittura a proporre una patrimoniale (cosa che ha suscitato le ire di Berlusconi, che piuttosto ha minacciato di dimettersi) e il possibile taglio delle pensioni (leggete l’intervista di Pezzotta al Sole che ben sintetizza la nostra posizione e il commento su MF di Satta). E il Pd? Bersani annuncia la propria assoluta contrarietà alle manovre del governo e Calvo su Europa ce ne spiega il perché (raccontandoci anche di come il Pd “liberal” del 2008 abbia ceduto il passo a un partito “laburista” tout court).

La proposta Casini prende piede (La Discussione)

Il punto di Folli – I giorni cruciali della crisi che può cambiare l’Italia politica (Stefano Folli, Sole24Ore)

Bossi: le pensioni non si toccano. Casini: noi restiamo opposizione (Diodato Perone, Il Messaggero)

Il Pdl va in pressing su Casini. La replica: «Resto all’opposizione» (Susanna Turco, L’Unità)

La Russa: “Pier fa bene a stare dov’è ma il suo futuro è nel centrodestra” (Francesco Bei, La Repubblica)

Quagliarello: “Pdl e Udc sono più vicini. Ora un patto per l’economia” (Barbara Romano, Libero)

Il pareggio di bilancio e l’importanza delle regole (Nicola Rossi, Istituto Bruno Leoni)

Perché il pareggio di bilancio in Costituzione non è un podestà straniero (Renato Brunetta, Il Foglio)

Ticket e welfare, Bersani insorge: “Sconcertante” (Ettore Maria Colombo, Il Riformista)

Sfogo del premier, la patrimoniale: “Con me mai, piuttosto mi dimetto” (Paola Di Caro, Corriere)

Pezzotta: “Età di pensionamento a misura di maternità” (Sole24Ore)

Pensioni: tagliate queste (Maurizio Belpietro, Libero)

Il governo ascolti Bonanni, davvero gli conviene (Antonio Satta, MF)

L’unica soluzione è un governo di emergenza (Alessandro Bianchi, Europa)

L’Italia di oggi e quella di Tangentopoli (Miguel Gotor, La Repubblica)

L’irruzione delle realtà (Barbara Spinelli, La Repubblica)

Il tempo è scaduto, scelte coraggiose (Ferruccio De Bortoli, Corriere)

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Smettetela di litigare

postato il 10 Agosto 2011

C’è un fenomeno che mi preoccupa particolarmente in Italia: l’abitudine. Col passare dei mesi e degli anni, infatti, abbiamo assistito a moltissime brutture nel nostro Paese. Questi episodi, però, hanno fatto sempre meno scalpore, come se il popolo italico si fosse abituato a troppe cose che tempo fa non avrebbe minimamente sopportato.  E ciò accade soprattutto nei riguardi della politica.

Ad oggi è impossibile contare sulle dita gli scandali che hanno colpito questa parte della società che naviga in un mare davvero poco pulito, fatto di appalti illeciti, festini e mazzette. Tuttavia, gli italiani sembrano essercisi abituati, mentre chi proprio non ne può più, piuttosto che utilizzare le proprie energie per impegnarsi concretamente, preferisce trasformare la propria indignazione in un odio fatto di qualunquismo ed egoismo che, quanto è più forte, meno è utile.

D’altro canto, la politica non fa nulla per spegnere questo fuoco d’ira che gli italiani stanno covando e, anzi, lo alimentano a suon di liti, insulti e divisioni. E’ questo il motivo principale per cui l’appello alla coesione nazionale del leader UdC, Pier Ferdinando Casini, ha suscitato tanto scalpore: non è ciò che un italiano si aspetterebbe da un politico, di opposizione per giunta.

E allora ecco lo sciacallaggio mediatico, di chi ha subito accusato Casini di voler aiutare Silvio Berlusconi, di voler entrare nella maggioranza del premier. Ma, come già ampiamente ricordato, l’UdC è all’opposizione e, rispettando il sacrosanto volere degli elettori, vi rimarrà fino alla fine di questo governo.

Questo episodio, però fa riflettere. Fa capire che non esiste più, nelle menti del nostro popolo, l’idea che si possa lavorare assieme, uniti, anche se da distanti banchi del Parlamento. Non c’è più l’idea di solidarietà ed impegno, necessario in questo periodo di grave crisi economica mondiale e così, mentre in Italia si litiga, o si chiedono nuove elezioni, in Europa e nel mondo si prendono le decisioni importanti, col rischio che il nostro Paese rimanga fuori da questo giro che alcuni italiani stessi avevano contribuito a creare. Ma quelli erano altri tempi, altre persone e, soprattutto, altri politici.

Per questo motivo serve coesione nazionale: non possiamo far sì che l’Italia precipiti nel baratro più di quanto non lo sia già. Servono misure concrete, condivise e, se serve, anche impopolari. Serve voltare pagina, cambiare davvero l’Italia, recuperare quell’identità nazionale bistrattata. La nostra identità: quella di persone forti, decise e combattive. Non possiamo aver dimenticato tutto ciò: le seppur grandi delusioni non possono aver spazzato via anni di grande politica e di grandi virtù.

C’è un solo modo per fare questo, però: smettere di litigare, ricordarsi che l’avversario politico non è un nemico, ma una persona con cui confrontarsi e con cui crescere insieme. Bisogna lasciare da parte gli egoismi, l’ambizione e l’odio: ora pensiamo all’Italia e agli italiani.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

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All’opposizione di Berlusconi, operiamo solo per l’Italia e gli italiani.

postato il 9 Agosto 2011

E’ avvilente che, davanti ad una opposizione che si occupa delle sorti del Paese in un momento drammatico, ci sia chi strumentalizza con le solite logiche del palazzo.

Siamo e rimaniamo all’opposizione di Berlusconi, e continuiamo ad operare solo per l’Italia e gli italiani.
Pier Ferdinando
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Rassegna stampa, 9 agosto 2011

postato il 9 Agosto 2011
La nostra centralità comincia a dare i suoi frutti: come ci spiega Marco Bertoncini su ItaliaOggi, infatti, i primi sondaggi cominciano a descrivere una parabola in decollo per il nostro partito, che conquista le simpatie degli italiani per via della propria posizione responsabile e costruttiva. Posizione che preclude al dialogo, non certo a un’impossibile entrata nel governo, come ribadisce chiaramente Roberto Rao sul Sole: che l’Udc entri nel governo è magari una speranza della maggioranza, quello che siamo disposti a fare è votare misure utili al Paese. E non per nulla, Cicchitto su Liberal e Scajola e Sacconi sul Corriere ribadiscono il loro favore al dialogo con l’Udc: sì alla “Commissione Casini”, ok al dialogo e al sostegno di manovre condivise. Il Premier nel frattempo studia le contromosse e giovedì si terrà infatti la seduta congiunta delle Commissioni Affari Costituzionali e Tesoro di Camera e Senato a cui parteciperanno tutti i big: sul tavolo, le proposte per un rilancio immediato dell’economia e il monito del governatore della BCE, Mario Draghi, che chiede certezze in tempi rapidi. Questa è l’ultima chiamata, come ribadiscono Carra e Pezzotta su Liberal, e se non ci muoviamo subito non usciremo più dal tunnel della crisi che è sì “globale”, ma – come spiega Fortis sul Messaggero – deciderà gli equilibri futuri del nostro futuro. Come scrive bene Giorgio Merlo sul Riformista, per il “dopo” serve un largo governo di solidarietà nazionale (ma, fatto interessante, Mario Monti si tira fuori dal toto-premier), anche perché – ottimo Polito sul Corriere – questa nostra Politica, continuando a dimostrarsi debole e insicura finisce in balia della “grande” economia.

Il premier studia le mosse, domani rientro a Roma (Emilia Patta, Sole24Ore)

Lega in picchiata. Udc in decollo (Marco Bertoncini, ItaliaOggi)

Il Pd: welfare a rischio. Udc e Fli per il dialogo (Mario Stanganelli, Il Messaggero)

Da Bersani a Casini. In Aula i «big» e tutti i capigruppo (Dino Martirano, Corriere della Sera)

Cicchitto: “Commissione Casini? È il punto di partenza” (Errico Novi, Liberal)

Scajola: per ora lavoriamo uniti poi si vedrà. Bene Casini (Monica Guerzoni, Corriere)

Sacconi: non è il momento di resistenze caparbie (Maurizio Sacconi, Corriere)

Monti si smarca: “Non disponibile” (Alessandro Calvi, Il Riformista)

E Monti: mi piacciono gli esecutivi politici (Corriere)

Draghi incalza il Cavaliere: “Non si può tergiversare, la Bce ora pretende i fatti” (Francesco Bei, La Repubblica)

Una sinistra senza innovazione (Roberto Esposito, La Repubblica)

Ultima chiamata (Enzo Carra e Savino Pezzotta, Liberal)

Solidarietà nazionale per il dopo-Berlusconi (Giorgio Merlo, Il Riformista)

Se non ora, quando? (Alessandro Leipold, Sole24Ore)

Se manca la crescita (Fedele De Novellis, l’Unità)

La Politica debole in balìa dei Mercati (Antonio Polito, Corriere)

Il tunnel globale della crisi (Marco Fortis, Il Messaggero)

Contro la crisi leadership cercasi disperatamente (Alessandro Penati, La Repubblica)

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Rassegna stampa, 08 agosto ’11

postato il 8 Agosto 2011
Tutti ci cercano, tutti ci vogliono. Per rendervene conto, basta dare una lettura a due quotidiani (antagonisti), l’Unità e il Giornale: sul primo, trovate un pezzo si Susanna Turco che sonda gli umori di quegli esponenti pidiellini che, temendo il naufragio, cercano disperatamente di agganciare Casini e l’Udc; sul secondo, invece, Laura Cesaretti riconosce sì anche lei la nostra centralità, ma in funzione anti-Pd. Berlusconi, che nel frattempo si è barricato in un fortino, finisce poi al centro delle polemiche e alimento la sua rete di sospetti: vede “sicari” ovunque, dentro e fuori il partito, dentro e fuori l’Italia e cerca di blindare il salvabile (Zuccolini sul Corriere). A dire il vero, specialmente fuori l’Italia: è di ieri, infatti, la notizia del (quasi) avvenuto “commissariamento”: perché, come ci racconta Francesco Bei su Repubblica, il gelo dei leader franco-tedeschi significa sì la salvezza (almeno per ora) del nostro Paese, ma equivale pure a una “messa sotto tutela” nei confronti del nostro Premier (come a dire: non sei in grado di gestire l’emergenza? ci pensiamo noi, ma tu fatti da parte – così come conferma il direttore di Die Ziet, Giovanni di Lorenzo). Nemmeno Mario Monti, quando ieri scriveva di “podestà straniero”, poteva immaginare una cosa del genere (o sì?): proprio la ricetta che ieri ha esposto il valente economista, come scrive Monica Guerzoni sul Corriere, ha animato il dibattito politico, con notevoli apprezzamenti da parte delle opposizioni e diversi muri da parte della maggioranza (cioè, fateci caso: loro sono al governo, loro dicono di essere aperti ai contributi e alle proposte, ma poi sono sempre loro ha rinnegare qualsiasi aiuto gli venga offerto). A proposito di proposte interessanti, ve ne abbiamo selezionate tre: la prima è di Piero Ostellino sul Corriere (sul rapporto tra intercorre tra riforma dell’economia e riforma dello Stato); la seconda è di Mario Baldassarri sul Giornale (un’ottima ricetta per rispondere alla speculazione); la terza è di Sergio Chiamparino sul Mattino (la strada maestra è privatizzare).

Il Pdl teme il naufragio e spera che Casini diventi una zattera (Susanna Turco, l’Unità)

Il PD è finito nel vicolo cieco: Casini ormai balla da solo (Laura Cesaretti, Il Giornale)

Berlusconi, lite sul passo indietro (Dino Martirano, Corriere)

Il Cavaliere resiste e blinda il partito (Roberto Zuccolini, Corriere)

La rabbia del Cavaliere: “Mi commissariano” (Francesco Bei, La Repubblica)

Di Lorenzo: “Germania preoccupata, il Cavaliere non convince e c’è un clima da operetta” (Andrea Tarquini, La Repubblica)

Giro di vite, si pensa a un decreto (Antonella Coppari, QN)

Crisi, la ricetta Monti scuote e divide la politica (Monica Guerzoni, Corriere)

Bisogno di coesione e unità del Paese. Quei segnali dal Colle (Marzio Breda, Corriere)

Un Paese senza (Luca Ricolfi, La Stampa)

Ora dite la verità (l’Unità)

Se lo Stato non cambia, l’Economia non riparte (Piero Ostellino, Corriere)

Caro Feltri, ecco la mia ricetta contro la speculazione (Mario Baldassarri, Il Giornale)

Privatizzazioni, strada obbligata dei riformisti (Sergio Chiamparino, Il Mattino)

Rao: “Questa Rai perde credibilità” (l’Unità)

Libia. Siamo stati leali fino all’impossibile, ora basta (Giuliano Ferrara, Il Foglio)

Finita l’era dei carismatici. Quegli uomini soli al comando a cui affidare il proprio futuro (Francesco Grignetti, La Stampa)

Agguato agli italiani in Afghanistan. Quattro parà feriti (La Stampa)

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Crisi, è l’ora dei fatti

postato il 8 Agosto 2011

Cosa è stato detto alla conferenza straordinaria di Berlusconi e Tremonti? Sostanzialmente Berlusconi e Tremonti con 48 ore di ritardo hanno riconosciuto che bisogna accelerare il pareggio di bilancio (dal 2014 l’obiettivo si sposta al 2013), e attiveranno le commissioni competenti di Camera e Senato, in pratica chiedendo di azzerare le ferie per il Parlamento.

Hanno poi affermato che nei prossimi giorni si riuniranno con i paesi del G7 per realizzare una riunione propedeutica a successivi piani comuni.

I punti salienti sono stati però enunciati  da Tremonti: le aziende potranno agire come meglio crederanno purchè nel rispetto della legge,  seguendo la regola per cui  “tutto è libero tranne ciò che è espressamente vietato”, in secondo luogo si vuole lanciare una riforma del lavoro in particolare per il mondo dei giovani.

Questi due pilastri come si realizzeranno? Quali sono gli obiettivi? Ancora non è dato saperlo.

In pratica hanno detto che faranno qualcosa, ma senza specificare cosa vorrebbero fare. Hanno parlato che porteranno delle leggi in Parlamento, cercando il consenso dell’opposizione e delle parti sociali.

Alla fine dei fatti, l’unica cosa concreta è l’anticipo del pareggio di bilancio di un anno (in pratica si raggiungerà nel 2013) e inserire nella costituzione il vincolo del pareggio di bilancio.

E’ stato detto molto o poco?

A mio avviso i temi sono tanti, ma è stato detto poco.

Come al solito hanno lanciato grandi temi, ma senza mettere paletti concreti e di questo se ne è accorta anche la BCE che infatti ha affermato che l’Italia deve fare di piu’ “sul fronte dell’austerity per favorire un intervento della Bce”, e anzi hanno riportato forti perplessità sull’adeguatezza delle misure, affermando testualmente: “Non credo che siano sufficienti anche se vanno nella direzione giusta. Bisognerebbe fare un po’ di piu’ in quanto la maggior parte delle misure non si attueranno prima delle elezioni del 2013.”

A questo punto, la mia personalissima opinione è che nessun membro dell’opposizione si tirerà indietro dal partecipare costruttivamente al trovare soluzioni alla crisi, ma perché vi sia dialogo, bisogna essere in due ad ascoltare.

Non sono necessarie le dimissioni del premier, ma che quest’ultimo decida di ascoltare davvero, smetta di preoccuparsi solo della giustizia e smetta di difendere certe posizioni della Lega che sono indifendibili.

Inoltre bisogna entrare nell’ottica che non si possono chiedere sacrifici agli altri, se non si è disposti a subirli in prima persona: un taglio ai costi della politica è necessario, quindi una riduzione dello stipendio dei parlamentari e una parametrizzazione dei compensi e dei benefit di tutte le cariche elettive e delle aziende di stato agli omologhi europei, sarebbe l’ideale, oltre a dare attuazione al famoso taglio delle province, cavallo di battaglia dell’attuale governo nel 2008 e invocato più volte dai cittadini italiani.

Riceviamo e pubblichiamo Mario Pezzati


 

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Rassegna stampa, 7 agosto 2011

postato il 7 Agosto 2011
Berlusconi, dopo la mezza apertura di ieri, torna decisamente sui suoi passi e nega ogni possibilità di voto nel 2012: Carlo Bertini, su La Stampa, ci racconta infatti dell’inquietudine dell’inquilino di Palazzo Chigi, preoccupato sempre più che le manovre di parti sociali e diversi pezzi della politica possano essere indirizzate a un cambio di passo e di guardia, ovviamente a suo scapito (per chiarirvi il concetto, date un’occhiata all’intervista a Luisa Todini); come nota infatti Alberto Gentili sul Messaggero, tanti esponenti di primo piano del Pdl stanno sostenendo con forza l’apertura alle proposte lanciate da Casini alla Camera, a partire proprio dalla Commissione per la Crescita, che è il provvedimento che più impensierisce il Cavaliere (perfino il Giornale, con la sua solita rimodulazione dei fatti, prospetta il rafforzamento di un asse tra Pdl e Udc). Massimiliano Amato, su l’Unità però, scava più a fondo e scrive di “tentazioni centriste”: ok al dialogo e al salvataggio della “baracca”, ma poi “Silvio deve andare a casa” (e in questo si trova la quadra con diversi esponenti del Pd, come Letta e Follini e forse – leggete Guerzoni sul Corriere – anche Bersani). Del resto, ha ragione Giampaolo Pansa: come ci si può fidare più di Berlusconi, del “parolaio blu”? – e va bene che la legittimazione popolare è dalla sua, ma saremo pure legittimate noi a dubitarne, no? Claudio Sardo, poi, denuncia il rischio che a pagare il costo delle “goffe” manovre governative siano i soliti noti, ceto medio e famiglie in primis (perfettamente d’accordo, la nostra posizione la trovate su Avvenire), mentre Francesco Cramer sul Giornale ritiene che questa sia una buona manovra, capace anche di convincere la Bce: solo che, per condurla in porto, serve un governo “forte” e con larga maggioranza (le nostre idee hanno fatto breccia anche da quelle parti, eh!). Spazio poi alla tempesta finanziaria vista dall’America: Giuliano Ferrara è convinto che Obama sia incapace di affrontarla e che, a confronto dei radical chic, il “cowboy Bush” fosse molto meglio; Timothy Garton Ash, su Repubblica, analizza il quadro e scommette su un altro default, quello dello storico bipartitismo americano (pare stia nascendo una nuova, importante forza centrista); Eugenio Scalfari, infine, mette a confronto la situazione d’oltreoceano con la nostra.

Berlusconi: nessuna ipotesi di voto nel 2012 (Carlo Bertini, La Stampa)

Il Pdl studia il dopo Cavaliere, e in tanti corteggiano i centristi (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Casini-Pdl, prove tecniche di riavvicinamento (Fabrizio De Feo, Il Giornale)

Tentazioni centriste: «Salviamo la baracca ma poi Silvio a casa» (Massimiliano Amato, L’Unità)

“Dare una mano”. Così Bersani riavvicina il Pd al terzo polo (Monica Guerzoni, Corriere)

L’Udc: non spremete le famiglie (Avvenire)

Todini: “Palazzo Chigi si è mosso in ritardo, è il momento di passare ai fatti” (Umberto Mancini, Il Messaggero)

I timori per quelle misure forzate (Roberto Zuccolini, Corriere)

Il podestà forestiero (Mario Monti, Corriere)

Del parolaio blu non mi fido più. Basta con Silvio (Giampaolo Pansa, Libero)

Unità nazionale. Con chi? (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Una crisi da 5 minuti (Chiara Paolin, Il Fatto)

Strada senza uscita (Claudio Sardo, l’Unità)

Manovra imponente e difficile. Ora ci vuole un governo forte (Francesco Forte, Il Giornale)

La polmonite americana e gli zombie italiani (Eugenio Scalfari, La Repubblica)

Il cowboy Bush meglio dei radical chic (Giuliano Ferrara, Il Giornale)

Ma gli Stati Uniti possono cambiare (Timothy Garton Ash, La Repubblica)

Le Borse crollano, la Rai va in vacanza (Ernesto Galli della Loggia, Corriere)

Bufera sull’addio di Ruffini, “Rai più debole” (Silvia Fumarola, La Repubblica)

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Occorre collaborare, l’Italia va a fondo.

postato il 5 Agosto 2011

Dobbiamo fare uno sforzo. Maggioranza e opposizione devono trovare il modo di dialogare perché l’Italia va a fondo. O si capisce la necessità del momento o si rischia di ritrovarsi tutti sotto le macerie, opposizione compresa. Per 41 volte in questa legislatura ho votato la sfiducia al governo. Oggi non si tratta di dare una mano a Berlusconi, ma all’Italia. La ‘ricetta’ per uscire dalla crisi passa da una commissione per la crescita che in 60 giorni dia risposte concrete al Parlamento e che coinvolga anche le parti sociali, la parità di bilancio introdotta con una riforma costituzionale e, infine, un anticipo di alcune misure previste in manovra. La fase che stiamo vivendo mi ricorda la fine della Prima Repubblica: allora mori la Dc, oggi tramonta l’epoca berlusconiana.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 5 agosto ’11

postato il 5 Agosto 2011
Ieri Silvio Berlusconi ha finalmente incontrato le parti sociali e – dopo il consueto show – si è detto disponibile a rilanciare l’attività di governo accogliendo gli input loro e delle opposizioni. Come ci informano i giornali, però, a stretto giro c’è stato un “controtavolo”, proprio quello delle opposizioni, che hanno riconfermato una strategia comune, ma hanno anche evidenziato alcune differenze: dopo infatti il grande successo del suo intervento alla Camera, Pier Ferdinando Casini ha ribadito lo stop alla stanca litania delle “dimissioni del governo”, perché assolutamente inutile (mentre Bersani è convinto che sia necessario un gesto da parte di B, leggete Casadio su Repubblica) e non perché – così come assicura Cramer sul Giornale, che guarda sempre un film diverso dal nostro – dalle nostre parti si abbia l’intenzione si seppellire il Terzo Polo e abbracciare nuovamente un centrodestra allo sfascio. Roberto Zuccolini sul Corriere e Andrea Carugati su l’Unità ci raccontano interessanti particolari dalle parti del Pdl: stretti infatti nel clima di tensione tra Berlusconi e il ministro Tremonti (ieri i due in conferenza stampa hanno fatto scintille), all’interno del principale partito di maggioranza crescono i sostenitori proprio della linea Casini: apertura alle opposizioni responsabili, sì alla Commissione per la Crescita, sul modello di quella Attali in Francia. Ugo Magri, però ci racconta di una certa freddezza del premier nei confronti delle nostre proposte, per via di un (fondato?) timore: l’idea che – come spiega molto più nel dettaglio Marcello Sorgi – le parti sociali non gli stiano tendendo un’imboscata tesa a scalzare lui e il suo governo. Ora, secondo voi, come è possibile governare serenamente e decisamente l’Italia, quando ci si sveglia la mattina e ci si sente accerchiati? Per questo, come sostiene Maffi su ItaliaOggi, Alfano cerca di riagganciare l’Udc (che però si smarca: e vorrei ben vedere).
Casini: «Ci vuole un armistizio. Noi ci siamo» (Francesco Ghidetti, QN)

Casini: inutile chiedere le dimissioni al governo (Giovanni Casadio, La Repubblica)

Casini tende la mano al Cav e seppelisce il Terzo Polo (Francesco Cramer, Il Giornale)

La mossa di Casini e il rilancio del piano per il passo indietro (Roberto Zuccolini, Corriere)

Berlusconi: “Investirei nelle mie aziende” (Andrea Garibaldi, Corriere)

Silvio e Giulio non si sopportano più. Il Pdl supplica Casini (Andrea Carugati, l’Unità)

Alfano ha agganciato l’Udc ma resta un alleato difficile (Cesare Maffi, ItaliaOggi)

Gelo del premier sull’offerta a Casini (Ugo Magri, La Stampa)

Per Silvio le parti sociali preparano solo una trappola (Marcello Sorgi, La Stampa)

Le parti sociali: subito le misure (Nicoletta Picchio, Sole24Ore)

Le opposizioni: no ai rinvii pronti a lavorare ad agosto (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Il Cav dice cose giuste ma mancherebbe di credibilità (Diego Gabutti, ItaliaOggi)

Tremonti, che resta a fare? (Francesco Cundari, l’Unità)

Tirare le cuoie (Enrico Cisnetto, Il Foglio)

Solo ricette suicide per la crescita (Luciano Gallino, La Repubblica)

L’ostaggio (Loris Campetti, Il Manifesto)

Fallito e vincente (Umberto Ranieri, Il Foglio)

Dimissioni del governo. L’opposizione si divide (Monica Guerzoni, Corriere)

Dibattito in aula, vescovi delusi. L’Avvenire: “Bene soltanto l’Udc” (Il Messaggero)

Ah, le belle crisi di governo… (Bruno Manfellotto, L’Espresso)

Agire subito (Giancarlo Galli, Avvenire)

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Crisi, il Governo si svegli.

postato il 5 Agosto 2011

La riunione di oggi tra le opposizioni e le parti sociali ha un valore simbolico: l’opposizione c’è, le parti sociali ci sono, il governo speriamo ci sia e si svegli, si dia una mossa e non perda la pausa di agosto per assumere provvedimenti immediati. Noi abbiamo espresso proposte e disponibilità ma il governo non ha cercato il confronto. A noi sta a cuore il Paese, non è il momento di fare fazioni ma bisogna essere in primo luogo italiani.
L’incontro di oggi serve a dire al governo che l’opposizione e le parti sociali ci sono e a spingere perché si prendano subito provvedimenti.
C’è il timore che il Governo non sia in grado di reagire, oggi noi evitiamo di continuare nella litania delle dimissioni del governo, visto che c’è, nonostante a noi non piaccia, almeno governi: Se si limita a guardare fuori e a dire là fuori c’è la tempesta, non si fanno passi avanti. Noi votiamo contro la fiducia al Governo ma nessuno di noi appartiene alla schiera di chi dice che se il Paese va male è meglio per l’opposizione.

Pier Ferdinando

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