Tutti i post con tag: Berlusconi

Casini chiede un voto di coscienza «La giunta non è una caserma»

postato il 2 Settembre 2013

casinippe«Approfondire non guasta». Ma avverte: «Silvio dovrebbe dimettersi»
L’intervista di oggi su Quotidiano nazionale di P.F. De Robertis

Presidente Casini, lunedì prossimo si riunisce la giunta del Senato.
«Ci sono due stati d’animo che ritengo aberranti sotto il profilo giuridico e politico».
Quali?
«Da una parte il Pdl, che dice ‘se cade Berlusconi cade Letta’; dall’altra il Pd che promette in giunta un proprio atteggiamento compatto».
Dove sta lo scandalo?
«Nella giunta non si ripropongono gli schieramenti della politica tradizionale. Lo dico anche con l’esperienza di ex presidente della Camera. Mentre valuta la decadenza di un membro del parlamento la giunta è un organo giurisdizionale, e i membri devono agire secondo la propria coscienza».
Qui c’è una sentenza definitiva.
«Un momento. L’eventuale possibilità di adire alla Corte costituzionale per verificare la retroattività della legge Severino è per esempio un problema di primaria importanza su cui ciascuno si deve regolare in piena libertà, senza vincoli di partito».
Se lei facesse parte della giunta come si comporterebbe?
«Mi regolerei leggendo alle carte. Una decisione affrettata è sbagliata. La giunta non è una caserma».
In sostanza è per prendere tempo.
«Non è un problema di prendere tempo o di perdere tempo, quanto piuttosto quello di assicurare la piena certezza del diritto. Esistono dubbi sulla possibile retroattività della Severino? Io credo di no, ma un supplemento di approfondimento non è una perdita di tempo, e questo discorso vale in primis per il Pd».
Berlusconi farebbe bene a dimettersi per evitare il bagno di sangue istituzionale?
«Le sue valutazioni evidentemente saranno autonome. Ma se in giunta ci sarà un lavoro di approfondimento serio, veramente garantista, mi auguro che lui faccia questa scelta, che d’altra parte concorda anche con la rilevanza dei ruoli istituzionali che ha avuto».
Che cosa pensa della strategia del Pdl?
«Si scontrano due linee, è evidente. È chiaro che quanto succederà nel centrodestra di qui a due mesi condizionerà il futuro dei moderati in Italia».
In che senso?
«Finito il berlusconismo o i moderati si riuniscono in una grande formazione sulle orme del partito popolare europeo che si contrappone a un partito socialista sempre di stampo europeo o il sistema non si evolve verso un bipolarismo maturo».
Casini che auspica un sistema bipolare?
«In Italia abbiamo avuto un bipolarismo muscolare che è miseramente fallito, serve una democrazia dell’alternanza».
L’opzione centrista di cui lei è stato portatore è dunque superata?
«Nelle ultime elezioni noi abbiamo detto la verità, auspicando quell’intesa nazionale che Pdl e Pd si sono ostinati e negare. Poi il vero terzo polo l’ha realizzato Grillo».
E le vostre scaramucce con Monti?
«Non mi voglio fare coinvolgere in polemiche che alla gente non interessano. In politica la peggior cosa è il ridicolo».
Lei è presidente della Commissione esteri del Senato. Che cosa pensa della crisi siriana?
«Ritengo un errore enorme l’attacco americano che si sta prefigurando, che finirà per creare ancora più caos in Medio Oriente».
Ma attaccheranno?
«Sì, alla fine lo faranno. Spero solo che i parlamentari statunitensi vogliano ascoltare la saggezza dei loro colleghi inglesi».

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Casini: “Errore affrettare i tempi decidiamo su un caso straordinario”

postato il 27 Agosto 2013

casini_270813Di Francesco Bei per “La Repubblica”

«Gettare il paese nel caos con una crisi al buio sarebbe un atto folle di autolesionismo: sono convinto che, dopo una meditazione approfondita, Berlusconi per primo capirà che le sue convenienze personali coincidono con quelle del paese». Pier Ferdinando Casini lavora sottotraccia, da giorni, per evitare la crisi del governo Letta e la fine delle larghe intese. Ed è molto, molto preoccupato dall’ipotesi che nel Pdl prevalga la linea dei falchi alla Santanché.

 Il Pdl minaccia la crisi: lo spread risale e la Borsa di Milano affonda. Gli speculatori già fiutano il sangue?

«L’economia reale sta dando segni, seppur lievi, di ripresa. Il governo sta lavorando bene sulla Pubblica amministrazione, sull’Imu, sull’Iva e su tante altre cose. Io comprendo il dramma di Berlusconi e rispetto il travaglio di un partito che rappresenta milioni di elettori. Ma rigettare il paese nell’instabilità sarebbe un atto che gli italiani farebbero pagare a chi lo ha provocato».

Allora come se ne esce?

«La minaccia dei falchi del Pdl è inaccettabile, non si può dire “o votate così oppure salta tutto”, non siamo ai saldi dello Stato di diritto. Detto questo, proprio a garanzia di un percorso serio, è giusto pretendere che la giunta del Senato non sia un plotone d’esecuzione».

Si dovrebbe concedere più tempo per esaminare la presunta non retroattività della legge Severino?

«Mi meraviglio che ci sia nel Pd chi vuole fare in fretta senza prendere in considerazione le opinioni di Onida, Capotesti, Violante, D’onofrio. Personalità diverse, ma di sicuro non berlusconiani, che ritengono che la giunta, in sede giurisdizionale, possa investire la Consulta della questione. Più il Pd mostrerà di affrontare questo argomento con serietà e senza pregiudizi e più sarà libero di decidere quando si arriverà al voto».

Ma se, nonostante i vostri sforzi, il Pdl provocasse comunque la crisi, cosa accadrebbe?

«Ecco un’ulteriore ragione di riflessione per il Pdl. I falchi pensano di rompere e di vincere le elezioni. Ma ci saranno le elezioni? È tutto da vedere. Siamo ancora una repubblica parlamentare e, quando un governo cade, si vede in Parlamento, in questo caso in Senato, se è possibile formare un’al tra maggioranza. Per un Letta bis e per altre ipotesi».

Se invece il governo Letta dovesse proseguire il suo cammino ci potrebbero essere conseguenze anche nella riorganizzazione del campo dei moderati?

«Sicuramente quello che accadrà domani tra i moderati italiani sarà il frutto di quello che succede oggi. È chiaro che, se prevalesse una linea sfascista e avventurista, una riunificazione sotto le bandiere del partito popolare europeo non ci sarà mai e ognuno continuerà per la sua strada».

Ma è possibile che un partito e un’intera maggioranza ruotino da settimane intorno al destino di un uomo?

«Quell’uomo è stato il più longevo presidente del Consiglio italiano e resta il leader indiscusso del centrodestra. Quindi la questione della sua decadenza non può essere trattata come un atto ordinario. Inoltre molte delle cose che chiede Berlusconi, come la riforma della giustìzia, sono condivisibili, il punto è un altro».

Quale?

«Che se il Pdl vuole con serietà riproporre il tema della riforma della giustìzia deve separare la questione Berlusconi dal destino del governo. È come la recente scoperta dei referendum di Pannella sulla giustizia: sarebbe credibile se non fosse viziata dalle vicende personali di Berlusconi».

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Errore affrettare i tempi decidiamo su un caso straordinario

postato il 27 Agosto 2013

Il leader dell’Udc respinge laminaccia dei falchi Pdl ma invita anche il Pd a rivedere la sua linea

Pier Ferdinando CasiniL’intervista pubblicata oggi su ‘la Repubblica’ di Francesco Bei

«Gettare il paese nel caos con una crisi al buio sarebbe un atto folle di autolesionismo: sono convinto che, dopo una meditazione approfondita, Berlusconi per primo capirà che le sue convenienze personali coincidono con quelle del paese». Pier Ferdinando Casini lavora sottotraccia, da giorni, per evitare la crisi del governo Letta e la fine delle larghe intese. Ed è molto, molto preoccupato dall’ipotesi che nel Pdl prevalga la linea dei falchi alla Santanché.

Il Pdl minaccia la crisi: lo spread risale e la Borsa di Milano affonda. Gli speculatori già fiutano il sangue?
«L’economia reale sta dando segni, seppur lievi, di ripresa. Il governo sta lavorando bene sulla Pubblica amministrazione, sull’Imu, sull’Iva e su tante altre cose. Io comprendo il dramma di Berlusconi e rispetto il travaglio di un partito che rappresenta milioni di elettori. Ma rigettare il paese nell’instabilità sarebbe un atto che gli italiani farebbero pagare a chi lo ha provocato».

Allora come se ne esce?
«La minaccia dei falchi del Pdl è inaccettabile, non si può dire “o votate così oppure salta tutto”, non siamo ai saldi dello Stato di diritto. Detto questo, proprio a garanzia di un percorso serio, è giusto pretendere che la giunta del Senato non sia un plotone d’esecuzione».

Si dovrebbe concedere più tempo per esaminare la presunta non retroattività della legge Severino?
«Mi meraviglio che ci sia nel Pd chi vuole fare in fretta senza prendere in considerazione le opinioni di Onida, Capotesti, Violante, D’Onofrio. Personalità diverse, ma di sicuro non berlusconiani, che ritengono che la giunta, in sede giurisdizionale, possa investire la Consulta della questione. Più il Pd mostrerà di affrontare questo argomento con serietà e senza pregiudizi e più sarà libero di decidere quando si arriverà al voto». [Continua a leggere]

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Chi vuole destabilizzare il Governo ha avuto una risposta dal Presidente della Repubblica

postato il 14 Agosto 2013

Con la nota di ieri il presidente della Repubblica ha messo tutti di fronte alle proprie responsabilità: nessuno ha più alibi. Chi vuole destabilizzare continuerà a farlo ma pagherà le sue responsabilità.
Sono sempre rispettoso e attento quando commento questioni che riguardano il Pdl, ma credo che ci sia gente attorno a Berlusconi che sta facendo una gigantesca speculazione, anche in ordine al futuro politico del Pdl stesso: non so se è afflato autentico di amore verso Berlusconi o volgare speculazione, anche interessata, di chi gioca una partita politica che ha poco a che fare con Berlusconi e molto a che fare con il futuro politico delle singole persone. Certi consigli e certe attese rivolti verso l’intervento di Napolitano non avevano ragione di esistere: che poteva dire Napolitano, che la condanna sparisce, si annulla?

Pier Ferdinando

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Casini: «Serve un nuovo bipolarismo. Ora convergenze in nome del Ppe»

postato il 12 Agosto 2013

di PAOLA DI CARO

Ernesto Galli Della Loggia, sul Corriere, chiede a voi moderati non di sinistra di avere il coraggio di unirvi al Pdl e di rappresentare la «destra», ora che Berlusconi è destinato ad uscire di scena. Raccoglie l’appello?

«Che la democrazia dell’alternanza sia un fatto positivo in ogni Paese è innegabile. Ma se in Italia, dopo 20 anni, non ha funzionato un bipolarismo temperato, con un minimo comune denominatore tra i due poli, è stato proprio per la duplice criminalizzazione, di Berlusconi e dei comunisti. Si è preferito “non fare prigionieri” e così si è persa una grande occasione».

Non è responsabile anche il centro che ha decìso, nelle ultime elezioni di non schierarsi?

«Chi è senza peccato scagli la prima pietra, e forse è il caso che tutti ci asteniamo dalla tentazione. Ma un cattivo risultato non significa negare le nostre buone ragioni. La scorsa legislatura la sconfitta della destra è stata dovuta al fallimento del loro governo. E a sinistra hanno pervicacemente voluto l’alleanza con Sel, che si è infranta addirittura sul voto del capo dello Stato…».

Insomma, non è verso di voi che bisogna puntare il dito…

«Ho cercato di moderare il centrodestra dall’interno, fino alla svolta del Predellino. Poi ho ritenuto più coerente una testimonianza solitària. Ma va detto che se abbiamo avuto un bipolarismo sbracato è anche per responsabilità di un Pd che, esclusa la parentesi veltroniana, non ha mai voluto avere “nemici” a sinistra. E anche oggi il fatto che Renzi sia diventato l’icona di Sel e di chi vuole sfasciare il governo Letta, deve far pensare».

Ma oggi appunto il quadro è cambiato: la condanna di Berlusconi lascia oggettivamente un vuoto a destra. Siete pronti a muovervi in quella direzione?

«Siamo pronti ad assumerci la responsabilità di scegliere. Ma oggi il Pdl non può sprecare l’occasione scegliendo una deriva avventurista».

Lei si è detto convinto che Berlusconi alla fine darà le dimissioni da senatore, lo pensa ancora?

«Sì, perché conosco la sua intelligenza e so che il presidente più longevo del Dopoguerra eviterà l’umìliazione di un voto che, al Senato, lo vedrebbe pesantemente sconfitto. Mi rendo conto che per lui è una prova dura, ma solitamente nelle circostanze difficili da il meglio di sé. D’altronde è lui che ha chiesto di separare le sue vicende giudiziarie da quelle del governo, e che continua a sostenere Letta. Se dobbiamo andare verso il bipolarismo del futuro, e creare nuove convergenze in nome delle comuni appartenenze europee del Ppe, l’atteggiamento politico del Pdl in questo momento non può avere equivoci».

Insomma, se il Pdl sceglie la via del sostegno al governo potreste ritrovarvi presto insieme? Siete già in contatto con i vertici del partito?

«In questo momento è giusto e doveroso che il Pdl si stringa accanto a Berlusconi, gli dia la massima solidarietà. Poi è chiaro che dovrà aprirsi una riflessione in tutto il partito: so che alcuni stanno già pensando a come rimettersi in marcia, vedremo i fatti e le scelte».

Intanto però il Pdl chiede « agibilità politica» per il suo leader. Voi siete disponibili a qualche passo, qualche soluzione per venirgli incontro?

«Ci sono temi che sicuramente andranno affrontati, a partire dalla riforma della giustizia. Non parlo della sentenza della Cassazione, ma ho sempre detto e lo ribadisco che un certo accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi è difficile da negare. Ma se non si è fatta la grande riforma della giustizia, pur in presenza di una maggioranza enorme del centrodestra, è stato perché si è preferito inseguire, in modo disarmonico e spezzettato, i singoli procedimenti giudiziari in cui è stato coinvolto».

Ma cosa fare nell’immediato per garantire, appunto l’«agibilità politica» per Berlusconi?

«Io sinceramente non capisco bene di cosa si stia parlando, il tema della sentenza di Berlusconi non è eludibile. Bisogna prendere atto, con rispetto e senza giudizi sprezzanti, che la sentenza c’è stata e che avrà i suoi effetti. A parte che pretendere in questo momento la grazia o provvedimenti speciali serve solo a non ottenere nulla, ma concretamente, non vedo cosa ci sì potrebbe inventare. Oltretutto, qualsiasi provvedimento parlamentare dovrebbe passare là dove il Pd ha una larga maggioranza: un Pd che è impensabile possa agire sfidando sentimenti, convinzioni e umori della propria base».

E se la soluzione fosse la discesa in campo di Marina Berlusconi?

«Il problema non sono le persone. Per mesi abbiamo chiesto a personalità influenti della società civile di partecipare, abbiamo esortato, pregato, figurarsi se mi scandalizza l’idea che una brava imprenditrice possa impegnarsi. Ma il punto è su quale linea politica si scende in campo».

Non teme che troppi nodi non sciolti per il Pdl, compreso quello sull’Imu, possano davvero portare a elezioni anticipate?

«Le elezioni anticipate non le indice il Pdl, ma Napolitano, il quale ha detto e ripetuto che con questa legge non si va a votare. Quindi — in caso di crisi — si cercherebbe di formare un nuovo governo che, dovrebbero capirlo gli amici del Pdl, non sarebbe certo un ricostituente… Detto questo, è vero che il governo è nato anche sull’accordo per superare l’Imu nell’attuale forma, su questo nel Pdl hanno ragione. E sono possibili anche soluzioni intelligenti, come quella di una service tax che piace anche a un loro sindaco come Cattaneo. Un accordo andrà necessariamente trovato».

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Ospite di “In Onda”

postato il 31 Luglio 2013

A Monti non ho niente da consigliare: io lo stimo, e i problemi di Scelta Civica non mi riguardano. Mi riguarda però il problema politico: mi auguro che l’approdo delle nostre forze sia il Ppe. Questo non significa fare un’alleanza con Berlusconi: io e Berlusconi siamo stati a lungo nel Ppe pur facendo in Italia scelte politiche diverse.

Pier Ferdinando

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Casini tifa Letta: “Ma è una coalizione senza convinzione

postato il 29 Luglio 2013

Il leader Udc: premier frenato da troppe tensioni .Prevedo che Berlusconi non sarà condannato

Pier Ferdinando CasiniPubblichiamo da ‘la Stampa’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Amedeo La Mattina

Da un lato la sentenza della Cassazione che potrebbe mettere fuori gioco Berlusconi; dall’altro le misure per rilanciare l’economia e agganciare la ripresa, oltre al nodo delle riforme costituzionali. Senatore Casini, come pensa che ne uscirà il premier Letta da questa morsa?
«Il governo Letta soffre perché i due principali partiti lo sostengono più per necessità che per convinzione. In questo senso c’è una anomalia tutta italiana. Nella grande coalizione tedesca, democristiani e socialisti hanno collaborate con convinzione. In Italia Pd e Pdl lavorano insieme per paura. Allora mi auguro che questa sofferenza di necessità venga superata rapidamente: o si trovano le ragioni di stare insieme o l’Italia va a rotoli».

Un giudizio su come sta lavorando Letta.
«È il miglior premier possibile. A mio parere non ha sbagliato quasi nulla, ma solo un cieco non vedrebbe che è impegnato a difendersi da tutti. Da chi all’interno del suo partito lo mette in discussione, o in modo diretto o in modo sottile ma il risultato non cambia. Da chi nel Pdl si aspetta che questo governo possa risolvere come d’incanto i problemi di Berlusconi, e questo è impossibile. A volte deve difendersi anche da forze minoritarie che non resistono alla tentazione di farsi notare con qualche alzata di tono». [Continua a leggere]

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Casini: «Falchi attenti. Rischiate un’altra maggioranza»

postato il 13 Luglio 2013

casini_130713Casini: bene le parole dell’ex premier da lui responsabilità e intelligenza È un momento difficile, se cadesse Letta si creerebbe un equilibrio alternativo

L’intervista di Dino Martirano, pubblicato sul Corriere della Sera.

ROMA — «Se posso dare un consiglio a tutti: calma, calma, calma. Bisogna mantenere la calma. Perché il passaggio è delicato. E io voglio rimanere alle parole di Berlusconi che dice dì voler tenere separate le sue vicende giudiziarie da quelle della politica italiana: il suo è un atto di responsabilità istituzionale e anche di intelligenza personale perché questo non è il momento degli stati d’animo. Qui bisogna ragionare con la testa, non con il fegato…». Il leader dell’UDC Pier Ferdinando Casini fa il «pompiere istituzionale» non solo perché glielo impone la grande famiglia democristiana da cui proviene ma anche perché ha fiutato i piani dei guastatori che ora, nel Pdl come nel Pd, stanno tentando di tagliare le retrovie al governo Letta. Ma questo governo delle larghe intese, insiste l’ex presidente della Camera, va sostenuto anche se noi dell’udc abbiamo pagato un caro prezzo: «Gli elettori ci hanno penalizzato anche se poi è nato il governo di solidarietà nazionale che volevamo e che, invece, il Pd e il Pdl, ostacolavano. D’altronde—consoliamoci con la Storia: Churchill tu mandato a casa dopo aver vinto la guerra…».

Berlusconi, per ora, ha trattenuto i falchi del Pdl.

«Tanti falchi del Pdl è meglio che tornino rapidamente in gabbia. Perché l’unico effetto che rischiano di produrre, con le loro esternazioni sbracate, è quello di dare un pretesto straordinario a quanti all’interno del Pd vogliono mandare a casa Letta».

La Santanchè, insomma, finirebbe per tirare la volata a Renzi?

«Nel Pd il primo è Renzi. Si espone con mielose affermazioni nei confronti di Letta quando poi, in realtà, crea fibrillazioni con i suoi in Parlamento. Due giorni fa hanno creato un clamore del tutto inutile a causa di una richiesta di sospensione dei lavori parlamentari per un pomeriggio. Ma c’è bisogno di ricordare i precedenti? Quante volte, per esempio, con la mia presidenza della Camera (2002-2006), e su richiesta del capogruppo Luciano Violante, sono stati aggiornati i lavori, magari in risposta ad affermazioni forti e a volte anche stonate del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Solo chi è in malafede o è ignorante può credere che questo evento sia inedito e clamoroso».

I renziani sono i primi a protestare.

«Chi cerca pretesti alza sempre il ditino. Passi l’opposizione che fa il suo mestiere. Nella maggioranza, però, sotto sotto c’è chi vorrebbe sbarazzarsi il prima possibile di questo governo. È un’area che lavora contro Letta nel Pd e nel Pdl. Con la differenza che i falchi del Pdl sottovalutano un particolare: se questo governo cadesse è tutto da dimostrare che una volta rinviato alle Camere non sarebbe in grado di riprendersi la maggioranza. Magari una maggioranza diversa… E poi se si andasse alle elezioni i falchi non li vedo in salute».

Non escluderebbe una maggioranza alternativa per il governo Letta?

«Io la vedrei male una maggioranza diversa. Ma di certo, con una speculazione internazionale che riprende e un Paese avviato a precipizio verso le elezioni anticipate, si potrebbe formare una maggioranza alternativa. E infatti Berlusconi, che agisce con lucidità, ha chiamato tutti a difendere il governo. E poi un presidente della Repubblica garante, come quello che abbiamo ora, difficilmente lo si potrebbe ritrovare».

A proposito, come è andato l’incontro con il capo dello Stato?

«Giorni fa avevo visto il presidente del Consiglio e oggi (ieri, ndr) ho incontrato il capo dello Stato. E ho trovato uno stesso stato d’animo: di fermezza e di serenità. Di fermezza perché bisogna tenere la barra dritta: il Paese non ha bisogno di impennate ma, come diceva un vecchio slogan democristiano, di una forza tranquilla che lo guidi. Ci sarebbe da preoccuparsi se ai vertici istituzionali ci fosse imperizia e superficialità, il Paese finirebbe nel caos…».

Come finirà con l’Imu e l’Iva?

«Capisco che questi temi siano un vessillo del Pdl. Però il tema che ha la precedenza è quello di abbassare drasticamente le tasse sul lavoro. Dobbiamo dare subito ossigeno alle imprese».

Scelta civica organizza la sua convention nazionale. C’è sempre aria di separati in casa tra i centristi?

«Agli amici di Scelta civica auguro ogni successo. L’Udc si riunirà il 20, ma serve qualcosa che vada oltre Scelta civica e Udc, sulla tradizione del popolarismo europeo guardando alle elezioni del 2014. Bisogna operare unitariamente, partendo dalla base e superando gli antagonismi che danno il segno della modestia nostra più che delle nostre ambizioni».

Quali sono i rapporti con Monti?

«Lo stimo e spero di essere contraccambiato».

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Ospite di “In Onda”

postato il 12 Luglio 2013

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Sabotatori in campo, vogliono le urne

postato il 17 Aprile 2013

Dopo due mesi di paralisi senza governo si va dritti al voto

C’era da aspettarselo: come ad ogni elezione del Presidente della Repubblica, all’ultimo momento entrano in azione i sabotatori. Ma sia chiaro a tutti che, dopo due mesi di paralisi governativa, se non si trova un’intesa su un presidente condiviso si va dritti alle urne. Chi sabota oggi persegue solo il proprio disegno elettorale.

Pier Ferdinando

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