postato il 22 Maggio 2013 | in "Scuola e università, Spunti di riflessione"

Referendum sulle paritarie, una minaccia ai principi di libertà e sussidiarietà

Bologna-Due-TorriLettera al Corriere della Sera.

Caro direttore,

ho letto con attenzione l’intervento di Stefano Rodotà relativo al referendum consultivo che si terrà a Bologna domenica prossima; una consultazione attraverso la quale i cittadini bolognesi saranno chiamati ad esprimere la propria preferenza in merito all’erogazione di risorse finanziarie comunali alle scuole di infanzia paritarie a gestione privata. Ebbene, secondo il professor Rodotà l’artcolo 33 della Costituzione escluderebbe in maniera incontrovertibile la possibilità di erogare risorse pubbliche alle scuote paritarie. Si fratta di una ricostruzione fuorviante e che, a mio parere, non trova riscontro nel dettato costituzionale. La Costituzione riconosce espressamente l’istruzione e l’educazione quali diritti fondamentali della singola persona umana, prescindendo dalla natura dei soggetti erogatori del servizio. Se vincessero i referendari due principi costituzionalmente riconosciuti verrebbero disattesi: la libertà della famiglia di scegliere l’educazione che ritiene opportuna per i propri figli e il valore della sussidiarietà riguardante l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svoigimento di attività di interesse generale che tutti i soggetti pubblici sono chiamati a favorire, come per l’appunto nel caso degli istituti paritari convenzionati. L’erogazione di risorse alle scuole paritarie, pertanto, è pienamente legittima, svolgendo tali istituti funzione pubbliche e di pubbulico interesse, quali parti costitutive ed integranti dell’unico sistema nazionale di istruzione e formazione. Chiarito questo aspetto, va da se’ che le questioni poste dal referendum non possono ridursi ad una mera probtematica di ordine giuridico, investendo la qualità e le fondamenta stesse della nostra democrazia. D’altra parte, proprio da questo punto di vista, non è casuale che il modello «emiliano» sia oggi l’epicentro del dibattito; un modello che, promosso e praticato per decenni dalle giunte «rosse», si sintetizzava efficacemente con la formula «dalla culla alla tomba», sottolineando così il ruolo «totalizzante» svolto dalle amministrazioni pubbliche locali rispetto alla gestione ed erogazione dei servizi alla collettività. Non è certamente questa la sede per fornire giudizi storici, ma il dato incontrovertibile è che oggi quel modello è superato dai fatti; sempre di più la realtà ha dimostrato che dove il pubblico è stato capace di avviare un percorso di sussidiarietà garantendo un confronto efficace, la qualità e l’economicità del servizio è migliorata con conseguenti benefici per i cittadini. È quindi ingannevole e anacronistico oggi parlare di contrapposizione tra «scuola privata» e «scuola statale». Solo attraverso l’integrazione tra le due tipologie di offerte è possibile rendere universalmente accessibile, a condizioni economiche sostenibili, il sistema scolastico, a partire da quello per l’infanzia. La posta in gioco è molto alta. Ad ognuno di noi spetta il compito di difendere i valori e i diritti che la Costituzione proclama e sancisce, oggi come ieri, in ogni circostanza. Una di queste sarà proprio domenica prossima e non è casuale che chi si riconosce a livello nazionale negli sforzi del governo Letta, pur provenendo da posizioni diverse e per alcuni aspetti alternative fra loro, si ritrovi nella scelta di un voto a garanzia del piuralismo e della libertà educativa. Forse anche da Bologna può partire un chiarimento necessario nella sinistra italiana.

Pier Ferdinando Casini



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