Quoziente familiare, la vicenda di Parma
“Riceviamo e pubblichiamo” di Glauco Santi
Se possiamo usare una immagine di questa amministrazione comunale essa è l’inverno. Su Parma, la nostra cara città, è calato l’inverno, ma non è solo un dato stagionale e meteorologico. Giorni fa un mio amico siciliano osservava: “Ma che tristezza quest’anno il centro di Parma, per Natale non avete fatto proprio niente!”. Niente, in verità, non è del tutto vero. Sì, mi riferisco proprio a quello “zuccotto” inqualificabile, a lato dei Portici del Grano. Qualcuno assicura trattarsi di un “albero di Natale”. Io mi tengo i miei dubbi. Siamo passati da una città un pò esagerata, qualcuno l’ha definita addirittura affetta da “megalomania” e che festeggiava al ritmo di una instancabile “Movida” a una città in cui anche le feste del periodo natalizio rischiano di essere percepite come delle giornate uguali a tutte le altre. No. Credo che la nostra comunità meriti qualcosa di meglio.
E per comprendere che l’inverno non è solo una metafora basti pensare a quello che era il nostro gioiello, oggetto di emulazione da parte di innumerevoli amministrazioni in tutta Italia: le politiche familiari. Parma è stato il principale laboratorio nazionale di Sussidiarietà familiare di cui il Quoziente Parma rappresentava la punta di diamante, questo anche grazie alla consulenza e al supporto del Forum nazionale delle Associazioni Familiari, artefice del Family Day.
Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, allo smontaggio sistematico e progressivo di tutto quello che si era costruito. In ciò vi è una sorta di “furore ideologico” che anima questa amministrazione. Vasta è la “pars destruens” e debolissima la “pars construens”. Manca una qualsiasi visione sussidiaria della città, come se la Società Civile, con tutte le sue potenzialità e risorse, non esistesse più. L’attuale amministrazione comunale si sta progressivamente isolando da tutto e da tutti. Ed è un grave errore politico. Non si trovano 500mila euro per le politiche familiari quando una semplice rotonda di un nostro incrocio ne costa quasi 300mila? È credibile?
Un ente pubblico, che sia saggio e non miope, comprendendo il valore della sussidiarietà familiare, farà di tutto per sostenerla. Il vero problema, caro Signor Sindaco, non sono i soldi, ma l’ideologia. L’ideologia di cui il Movimento 5 Stelle è intriso fino al midollo. Vedi a Bologna il referendum sul finanziamento comunale alle scuole paritarie dell’infanzia. Vedi in una Circoscrizione a Milano il non voto a favore della Giornata per la Memoria perché la consultazione web aveva dato esito negativo, e siccome il “senza limiti di mandato” è stato sostituito dal concetto che l’eletto è un semplice “dipendente” si è arrivati a tutto ciò. Vedi anche l’istituzione, a Parma, di un registro delle unioni civili che non serve proprio a nessuno e da ultimo la sospensione del Quoziente Parma attraverso lo strumento di una delibera di Giunta senza scegliere la via di un più opportuno dibattito in Consiglio Comunale su un tema così delicato. Sì, ne sono sempre più convinto: la Famiglia e la Sussidiarietà sarà la “Caporetto” del Movimento 5 Stelle.
Per comprendere bene le Politiche Familiari è necessario che una Amministrazione pubblica, Stato Regione o Comune che sia, non faccia confusione fra quelle che sono le politiche sociali e di lotta alla povertà, necessariamente di tipo assistenziale, e le politiche familiari propriamente dette di sostegno alla natalità. Certo, le politiche familiari non sono solo sostegno alla natalità, ma indubbiamente quest’ultima ne rappresenta l’asse portante. La natalità in Italia allo stato attuale ha un tasso di fertilità di 1.4 figli per donna mentre dobbiamo innalzarla al cosiddetto livello di ricambio generazionale che è di 2.1 figli per donna grazie al quale due figli sono destinati a sostituire i due genitori. Ormai è assodato da parte di autorevoli analisti che è la natalità a sostenere il welfare. Il nostro “Stato Sociale” infatti, senza i contributi versati dai lavoratori, e quindi dalle giovani generazioni, non può reggere ed è destinato a collassare. Sono in realtà le politiche familiari che sostengono le politiche sociali. Senza politiche a favore della natalità poter conservare uno “Stato Sociale” dignitoso diventa utopistico e velleitario. È infatti la natalità, nell’attuale inverno demografico, che non riesce a sostenere le Politiche Sociali con sempre maggiori aspettative in termini di qualità e quantità di vita, vedi l’aumento della popolazione anziana e le spese crescenti in termini di salute e di previdenza. Se prima infatti vi erano tre nipoti che pagavano, con i loro contributi, la pensione e la sanità a un solo nonno, ora è un solo nipote che deve pagare la pensione e la sanità a ben tre nonni. Dando degli incentivi economici sotto forma di sconti alle famiglie con figli, come avviene nel virtuoso Quoziente Familiare Parma, l’ente pubblico non regala assolutamente nulla, ma restituisce alla famiglia, compiendo un atto di giustizia, quello che la famiglia con figli dà già ampiamente alla collettività. Il fine delle politiche familiari è perciò l’interesse di uno Stato, Regione o Comune, che voglia essere lungimirante e pensare al suo futuro. Il futuro di una nazione sono infatti i suoi figli.
Riducendo le politiche familiari a politiche di lotta alla povertà si agisce solo su una piccola quota della popolazione e non si raggiunge lo scopo. Le politiche familiari di rilancio della natalità per raggiungere il loro obiettivo si devono invece rivolgere alla intera popolazione o almeno alla sua quasi totalità. È perciò importante, al fine di raggiungere ciò, non confondere i due campi, politiche assistenziali e politiche familiari, che devono fare capo a due assessorati diversi. Parma è stata negli ultimi anni un importante laboratorio di welfare familiare, di tipo sussidiario, e ciò ha portato decine e decine di amministrazioni pubbliche in tutta Italia ad emularne il metodo adottando tutta una serie di provvedimenti che vedono nel Quoziente Familiare la loro punta di diamante. Un diamante di nome “Quoziente Parma”.