Pubblichiamo da Il Messaggero
Ballottaggi, Udc con candidati moderati di Claudio Rizza
Dopo gli appelli, da destra e da sinistra, qualcuno più ruvido e altri più gentili, è arrivato anche l’incontro con D’Alema nel cortile di Montecitorio ad accendere i riflettori sull’Udc e sul suo gruzzolo di voti, che soprattutto al centro sud è molto ricco.
Evidentemente Pier Ferdinando Casini non è come “la sora Camilla, tutti la vogliono e nessuno se la piglia”. Ora ai partiti interessano solo i ballottaggi, per le grandi strategie ci sarà tempo. Così dopo gli appelli piovuti dal Pdl, arrivano quelli dal Pd. Il candidato fiorentino Renzi, il rutelliano Gentiloni, sono molti i centristi pd che sperano in un accordo strategico nazionale con Casini per tenere la barra al centro e costruire un’alternativa di governo.
Ma Casini non tentenna e dice piatto: «La nostra linea non cambia. Siamo andati dai soli e non vogliamo rinunciare ad andare da soli. Ai ballottaggi sceglieremo caso per caso di appoggiare i partiti che presentano un candidato presidente o sindaco centrista e non estremista». Non c’è stata incertezza durante la riunione dell’ufficio politico dove sono stati analizzati i dati elettorali e discusse le prospettive. E dove si confrontano i due stati d’animo: quello favorevole in prospettiva ad un patto col centrodestra; e quella che non perdona a Berlusconi sia d’aver tentato di fagocitarsi l’Udc, svuotandolo con una martellante campagna acquisti; sia le posizioni ultra populiste e troppo indulgenti con il leghismo. Di qui l’impossibilità di allearsi con la Lega di qua e con Di Pietro e gli ex comunisti di là. Il presidente udc, infatti, assicura che le scelte saranno fatte di volta in volta nelle sedi periferiche, dagli esponenti locali, non sulla base del partito di appartenenza dei singoli candidati al ballottaggio, ma «sulla base del loro tasso di moderazione, serietà ed equilibro».
Con D’Alema, Casini ha parlato proprio dei dati udc e mostrato qual è la morale dei 2 milioni raccolti dai centristi. Concentrandosi sulle province assegnate al primo turno. Al Nord l’accoppiata Pdl e Lega ne ha vinte 13. L’Udc era alleato solo a Piacenza e non c’è stato problema. Al Sud, dove la Lega non c’era, l’asse Pdl-Udc è stata vincente a Macerata, Chieti, Pescara, Teramo, Latina, Isernia, Avellino, Napoli e Salerno: strike al primo turno. Quando il Pdl è andato da solo è passato solo a Bari e Barletta, altrimenti è andato ai ballottaggi. Di qui deriva l’aggettivo «determinante» usato da Casini. E il risultato dell’incontro con D’Alema potrebbe essere, visto l’appoggio dei centristi al candidato pd di Brindisi, Ferrarese, una chiusura di campagna elettorale a braccetto con Massimo. Ma di intese con il centro sinistra non sembrano essercene molte in ballo: forse Vietti deciderà di sostenere alla provincia di Torino il pd Saitta. Nulla di strategico, però.
Nota il presidente: «Noi siamo disponibili non alla soluzione migliore, che sarebbe stata votare i nostri candidati, ma alla meno peggio, laddove esistano le condizioni». E’ sulle condizioni che Casini non ha intenzione di transigere. Certo, i centristi hanno notato come dai berlusconiani schierati in tv dal Cavaliere, per dare i propri commenti elettorali, cioé dai Bondi o dai Verdini non siano venuti né inviti né sorrisi. E’ stata registrata la frecciata del ministro ex An, Ronchi («l’Udc deve scegliere, basta con l’ambiguità di alleanze a macchia di leopardo»), il che non rende l’Udc malleabile: «Non faremo sconti a nessuno». L’unica notizia favorevole dal fronte berlusconiano è la rinuncia ad appoggiare il referendum elettorale che l’Udc ha sempre furiosamente avversato. Ma il commento è il bis del leit motiv della campagna elettorale: «Siamo lieti che Berlusconi si disimpegni. In termini politici la Lega comanda e Berlusconi si è dovuto piegare».
Fermo restando che il partito deve mantenere la sua autonomia di centro moderato,è certo che in Abruzzo l’elettorato preferisce alleanze elettorali con il PDL come appare chiaramente dai recenti risultati elettorali.Dr.Verì Pietro.
Presidente,
la priorità dev’essere il bene del Paese..
Forza, bisogna scegliere il meno peggio tra i 2.. e in molti casi potremo essere indspensabii!
Marta
Bravi! anche se ero convinto che si potesse arrivare ad un 7%, un 6,5%, per una scelta coraggiosa e decisamente controcorrente al dilagante e presunto “bipolarismo”, è un buon risultato. Rimango della mia convinzione (già espressa in precedenti commenti): va bene dove stiamo, autonomi, ma il nostro sguardo deve essere rivolto al centrodestra. Io forse sono di parte. Come già detto milito ancora nella Pdl e, con la Lega, nel mio Comune, abbiamo appena vinto le elezioni. Sono convinto per tradizioni e pensieri che il progetto dell’UDC sia valido, ma aspetto le scelte dei ballottaggi per capire se appoggiarlo in pieno oppure no. Condivido in parte che l’atteggiamento brusco dei leghisti non aiuti il dialogo, ma sono concreti e presenti sui problemi fondamentali. E come appunto finale, badate bene, vi lascio questa riflessione: con i comunisti ci divide un’ideologia di base, ma se in prospetiva ci fosse un dialogo aperto con eventuali dissidenti Pd (ex-margherita) ricordate loro che l’atteggiamento supponente da Cattolici di Serie A, nonchè depositari esclusivi della tradizione democristiana, non aiuta in alcun modo. A parte il fatto che se facessero due conti, si accorgerebbero che i “sopravvissuti” della Dc, in maggioranza hanno deciso di votare centrodestra e che il ruolo di abili “imbonitori” del bene con la gente serve a poco. Servono i fatti. L’Udc mi stà riaccendendo la speranza di un partito serio, se deciderò di venire con voi, riflettete su queste parole e fatemi fare la scelta giusta.