postato il 19 Gennaio 2011 | in "Interventi, Politica"

Preti, esempio di alto valore dell’ etica pubblica

L’intervento di Pier Ferdinando Casini alla presentazione dei volumi dei discorsi parlamentari di Luigi Preti nel secondo anniversario della sua scomparsa

Rivolgo il mio saluto al Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini.

Saluto con lui, il professore Maurizio Degli Innocenti, Presidente della Fondazione di Studi storici “Filippo Turati”, il professore Carlo Ghisalberti, il professor Angelo Sabatini, Presidente della Fondazione “Giacomo Matteotti”, le altre autorità presenti e tutti gli intervenuti.

Un saluto particolare desidero rivolgere ai familiari di Luigi Preti oggi qui presenti.

Con la pubblicazione dei discorsi parlamentari di Preti, la Camera dei deputati rende onore ad una figura di rilievo della nostra storia recente, che molto ha contribuito alla rinascita ed al consolidamento dell’Italia repubblicana.

Preti ebbe infatti un ruolo di primo piano nel porre le fondamenta della nostra democrazia: impegnato, prima nell’Assemblea Costituente, poi per nove legislature alla Camera dei deputati e chiamato inoltre, in questo lungo periodo, a ricoprire delicati incarichi di Governo.

Un impegno nelle istituzioni che si rivelò sempre animato da quel radicato “sentimento etico della vita pubblica”, giustamente richiamato dal professor Sabatini nell’Introduzione all’opera che oggi presentiamo, che resta uno dei tratti che, a mio parere, maggiormente lo descrivono.

Io ho conosciuto molto bene Preti, non solo in Parlamento, dove ci incontrammo per una sola legislatura, dal 1983 al 1987 – che fu la mia prima e la sua ultima-, ma anche a Bologna, città con cui egli, emiliano come me, ebbe sempre un solido legame.

E devo dire che la sua profonda ispirazione etica, unita ad una forte concretezza costituiscono gli elementi che più mi portano a ricordarlo con un senso vivo di ammirazione e riconoscenza.

Sono i tratti che, a mio giudizio, qualificano lui, così come molti altri esponenti della generazione dell’antifascismo, che si formarono al culto della libertà negli anni della dittatura e della guerra. Qualità che hanno permesso a molti di loro di rivendicare sempre il primato di una politica che fosse al tempo stesso delle formule e delle cose, in cui la logica degli schieramenti fosse cioè funzionale alla logica dei contenuti.

La posizione antifascista di Preti si sposò presto con l’adesione ai valori della democrazia socialista, sulle orme di importanti riformisti come Filippo Turati e Giacomo Matteotti.

Fin dalla scissione, seppur dolorosa, di Palazzo Barberini, in cui fu convinto sostenitore di Saragat, maturò alcune idee chiave che lo avrebbero ispirato sempre nel suo lungo cammino politico: la fiducia nella democrazia, l’importanza di ancorare l’Italia al contesto euro-atlantico, l’autonomia del socialismo dal comunismo, l’inscindibilità della libertà politica e del progresso economico dalla giustizia sociale.

Sono le convinzioni che, da socialdemocratico, Preti portò avanti per tutta la vita con una determinazione ed una coerenza davvero eccezionali.

E credo che il suo lascito politico si riveli oggi ancora più valido, dopo che il crollo del muro di Berlino ha reso definitivamente ragione alle sue idee nell’ambito della sinistra italiana.

Ma nell’epoca in cui partecipò alla vita pubblica non fu sempre semplice per lui, così come per altri suoi colleghi di partito, affermare certe opinioni. Era, quella, una fase della nostra storia in cui i toni del confronto erano spesso molto accesi ed esprimere posizioni diverse da quelle dominanti richiedeva una grande dose di fermezza ed anticonformismo.

Questa risolutezza e il coraggio, anche, dell’impopolarità Preti li ebbe e li dimostrò soprattutto in una realtà, come la nostra terra emiliana, certo non facile, che per lungo tempo è stata caratterizzata da un forte conformismo ideologico.

Eppure Preti ebbe sempre la volontà di dialogare con gli avversari politici, così come con le realtà più diverse del territorio: amava il confronto con la gente, anche se difficile, ed era convinto che fosse essenziale per un uomo politico restare sempre in relazione con la propria terra. Si tratta di insegnamenti che certo non hanno fatto il loro tempo.

L’attenzione alla concretezza dei problemi, il rifiuto dello scontro ideologico e del massimalismo furono elementi essenziali del suo percorso politico, che ben si espressero anche nella sua esperienza al Governo.

Sulla scia di Saragat, Preti fu tenace assertore delle grandi potenzialità dell’unione tra le forze laiche e socialiste riformiste con quelle cattolico democratiche per condurre il Paese sulla via della crescita civile e del progresso economico-sociale, e riconobbe sempre alla Democrazia cristiana un ruolo centrale nel nostro sistema politico.

Nei lunghi anni in cui ricoprì incarichi ministeriali, è indubbio che la sua azione più significativa si dispiegò quando divenne Ministro delle finanze. Al suo impegno in questo dicastero dobbiamo la realizzazione di un ampio intervento riformatore, che segnò una tappa importante nella modernizzazione del Paese.

La riforma tributaria che porta il suo nome aveva innanzitutto l’ambizione di semplificare e rendere più efficiente il sistema fiscale italiano, eliminando quella che egli chiamava “la selva intricata di numerosissime imposte”. Ma doveva anche servire a combattere con più incisività l’evasione fiscale, che definiva una “malattia nazionale”, a ricostruire un nuovo rapporto di fiducia tra il cittadino ed il fisco, e, soprattutto, ad attuare una maggiore giustizia tributaria, sulla base del dettato costituzionale.

Sono traguardi che, ancora oggi, seppure in un mutato contesto istituzionale e sociale, meritano la massima attenzione.

Credo sia inoltre doveroso rilevare l’impegno instancabile con il quale il Ministro Preti, durante il lungo dibattito alle Camere sul disegno di legge delega per la riforma tributaria, seguì i diversi passaggi parlamentari del provvedimento. Così come la considerazione stessa che egli dimostrò di avere della sede della rappresentanza nazionale, in una fase, tra l’altro – all’inizio degli anni Settanta- in cui l’onda dei problemi economici, insieme al crescere della conflittualità sociale, non resero certo facile la vita delle istituzioni.

Nel riconoscere l’importanza della dialettica democratica tra Governo centrale ed autonomie territoriali, tra mondo politico e organizzazioni di categoria per affrontare tutte le questioni legate alla riforma, Preti affermò infatti – alla Camera – che è poi “al Parlamento [che] tocca il compito di fare una sintesi generale, tenendo conto di quanto chiedono i comuni, le regioni, le organizzazioni sindacali, ma soprattutto tenendo conto dell’interesse generale”.

L’interesse della nazione era, per Preti, il faro cui doveva guardare ogni parlamentare, considerando le singole necessità territoriali, le diverse esigenze sociali, ma arrivando poi all’ individuazione di soluzioni il più possibile condivise, prese in favore di tutti i cittadini.

Si tratta di considerazioni importanti che credo ci permettano ancora oggi di riflettere sul fondamentale ruolo che ha avuto e deve avere il Parlamento come punto di ascolto delle diverse istanze provenienti dalla società, come luogo della pluralità, espressione di interessi e posizioni differenti, ma anche e soprattutto come luogo in cui matura, e deve prevalere, l’interesse dell’intera collettività nazionale.

Di queste considerazioni sul valore delle istituzioni democratiche, così come di altre analisi significative sulla storia e l’evoluzione socio-economica del nostro Paese, troviamo testimonianza anche in molti suoi saggi, di cui ci parleranno certamente gli autorevoli relatori qui presenti. Egli non fu infatti solo un personaggio politico, ma anche un appassionato studioso ed uomo di cultura.

Il senso dello Stato, l’etica del dovere e della responsabilità – il cui radicamento nella società  per altro egli, da laico, sosteneva potesse essere ben alimentato con una maggiore pervasività dei valori cristiani – la concretezza dei problemi e delle soluzioni, la coerenza, la fiducia nelle possibilità della buona politica di fare crescere il Paese: queste sono le qualità che Preti più ha testimoniato nella sua lunga attività pubblica e che le pagine di questi discorsi parlamentari ci rievocano in modo chiaro ed inequivocabile.

Per chi come lui ha scelto di prendersi cura del bene comune, queste qualità restano una lezione preziosa e credo che tutti noi, al di là delle posizioni politiche di ciascuno, dobbiamo onorare il ricordo di Luigi Preti e di coloro che, come lui, hanno operato, senza mai risparmiarsi, per costruire un Italia più moderna, più giusta e più democratica.

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mauro annunziata
13 anni fa

Intervento del Presidente Casini alla presentazione dei Discorsi
parlamentari di Luigi Preti

[VIDEO]-> http://www.youtube.com/watch?v=cKDSDW2ty2E



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