«Il gruppo con gli ex M5S? Non esiste. Con Draghi accolto l’appello del Colle»
L’intervista pubblicata su Il Messaggero
«Tutto sommato, a parte il comprensibile psicodramma complessivo dei cinquestelle, questa è stata una settimana in cui la politica ha dato una bella immagine di sé». Per la prima volta dopo tanti anni, Pier Ferdinando Casini non ha vissuto da protagonista la nascita di un nuovo governo. Negli ultimi 8 giorni infatti, Casini è rimasto ricoverato allo Spallanzani dopo aver contratto la Covid-19. Ora che è tornato a casa e fortunatamente sta bene, «sono solo un po’ affaticato» ammette, non si sottrae ad una prima impressione su Draghi e soprattutto smentisce i retroscena circolati nei giorni scorsi che hanno fatto notare come il suo appoggio sarebbe praticamente l’unica strada che consentirebbe ai 5stelle espulsi dai gruppi parlamentari di formarne uno nuovo. «È una questione che non esiste» dice però, liquidando la pratica.
Onorevole Casini, come sta innanzitutto?
«Dopo 8 giorni sono uscito, sono contento. Quando si entra in questo tunnel, la cosa migliore è uscirne presto. Mi sento ancora un po’ stanco, ma pare normale per questo tipo di decorso».
Il Coronavirus non le ha permesso di essere in Aula per votare la fiducia al governo Draghi, peraltro la presidente del Senato Casellati le ha anche augurato una pronta guarigione prima del voto.
Ma ha sentito qualcuno del nuovo esecutivo?
«Certo, ho sentito molti ministri. Mi hanno telefonato per farmi gli auguri, alcuni sono amici come Franceschini, con altri ho condiviso il lavoro parlamentare. Con Brunetta ad esempio abbiamo fatto assieme la commissione di inchiesta sulle banche».
A differenza di altre volte ha visto dall’esterno la nascita del nuovo governo. Che settimana è stata?
«Tutto sommato a parte il comprensibile psicodramma complessivo dei cinquestelle è stata una settimana in cui la politica ha dato una bella immagine di sé. Anche il dibattito parlamentare tra tutti i partiti, compresi coloro che hanno votato contro come Fratelli d’Italia, è stato sempre costruttivo. Mi pare che l’appello del Capo dello Stato abbia funzionato. Ora si vedranno i fatti, ma se il buongiorno si vede dal mattino, direi che abbiamo iniziato bene».
E il premier Draghi? Come l’ha visto?
«Draghi l’ho visto Draghi. È un uomo essenziale che non ha delle ritualità particolari, che riduce al minimo la comunicazione. E già questo è un indizio importante, anche non comunicare è una scelta. Non l’ho visto impacciato. Uno che è stato presidente della Bce o che ha guidato Bankitalia non è che si impressiona per presentarsi in Parlamento. Credo abbia detto una piccola bugia quando ha detto di essere emozionato, probabilmente ha voluto fare una concessione di cortesia alla platea. L’ho visto come un uomo solido che sa il fatto suo».
Onorevole c’è chi ha ipotizzato un suo sostegno ai ribelli 5s per consentirgli di formare un nuovo gruppo parlamentare.
«È una questione che non esiste, puramente regolamentare. Sono distante anni luce dal tema né intendo avvicinarmene. Rispetto il loro travaglio, ma non è un mio problema».
Perché?
«Questi ribelli 5s sono gli stessi che volevano mettere sotto accusa Draghi quando io ero alla Commissione banche. Che ora siano a disagio a votarlo li capisco, ma non mi riguarda. Tra i cinquestelle hanno fatto bene Grillo e Di Maio, che hanno dato una prova di realismo brutale. Il M5s non può riprendere la strada del partito rivoluzionario come se nulla fosse successo negli ultimi 5 anni. Hanno governato con Salvini, il PD e appoggiano Draghi. Lei capisce che i propositi rivoluzionari con questa esperienza sono un pochino ridicoli».