Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

Il 14 dicembre voteremo la sfiducia

postato il 23 Novembre 2010

Pier Ferdinando Casini ospite del TgLa7

Ospite del telegiornale de La7 Pier Ferdinando Casini ribadisce: “L’Udc e’ un partito di opposizione e quindi il 14 dicembre alla Camera voterà la sfiducia al governo”.
“Il vero problema – aggiunge-  sarà cosa succede il giorno dopo. Se il governo ottiene la fiducia per pochi voti, dovrà tirare a campare. Se invece Berlusconi deciderà di andare alle elezioni, questa sarà una fuga dalle responsabilità. E’ una sconfitta gettare la spugna dopo aver avuto cento parlamentari di maggioranza”.
Quanto alla sua proposta di un ‘governo di armistizio’ chiarisce: “Rimane l’ultima soluzione seria. Se intendono respingerlo sono ancora più contento e continuerò sulla mia strada perché questo significa che la nostra politica è chiusa su se stessa, mentre il Paese chiede uno scatto”.
“Questa classe politica – prosegue – non è in grado di gestire il Paese. Continuano a litigare su tutto senza risolvere nulla. Non mi chiedano di fare autocritica per la mia proposta, perché qui si tratta di salvare il Paese e ci sono troppe cose che non funzionano”.

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“Vieni via con me” conceda elenco a chi è contrario all’eutanasia

postato il 19 Novembre 2010

Mentre per fortuna al ministro dell’Interno Maroni viene concesso il diritto di replica alla trasmissione “Vieni via con me” in onda lunedì prossimo, questo diritto non viene dato a coloro che vogliono lottare per la vita.
Vorrei che la Rai, che è servizio pubblico, desse la parola a coloro che scelgono la vita e lottano per vivere. Ho il massimo rispetto per chi vive sulla propria pelle momenti di grande sofferenza, ma c’è chi fa scelte diverse e penso che sia giusto dare la parola anche a loro.

Pier Ferdinando

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Per i malati di Sla servono risorse certe!

postato il 18 Novembre 2010

Li abbiamo visti per strada a manifestare i malati di Sla, a chiedere assistenza e risorse allo stato per poter vivere con maggiore serenità la gravissima patologia che li ha colpiti, e poter consentire ai loro familiari di svolgere una vita dignitosa. Le abbiamo sentite le loro storie: alcuni sono stati addirittura costretti a vendere la propria casa per garantirsi un’assistenza adeguata.
Per i malati di Sla servono risorse certe!. Lo abbiamo detto più volte e oggi lo ha ribadito in Aula il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
Un vero e proprio braccio di ferro quello di oggi alla Camera, impegnata nell’esame della Legge di Stabilità. Le opposizioni hanno chiesto che la somma da destinare ai malati di Sla venisse indicata nero su bianco e, dopo un dibattito sull’argomento, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha deciso di sospendere la seduta in attesa di una risposta da parte del governo su questo punto. [Continua a leggere]

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La battaglia contro la criminalità non ha colore politico

postato il 17 Novembre 2010

Un plauso ai magistrati, alla polizia e al ministro dell’Interno Roberto Maroni per l’arresto del boss Antonio Iovine. La battaglia contro la criminalità e la camorra non ha colore politico.

Pier Ferdinando

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Terremoto, Udc presenta proposta di legge: non lasciamo morire L’Aquila

postato il 17 Novembre 2010

La sospensione delle rate dei mutui fino al 2015, l’esonero dal patto di stabilità interno per i comuni colpiti fino alla fine del 2012, l’introduzione della zona franca urbana alle nuove attività economiche nel perimetro dell’area colpita dal sisma, con agevolazioni specifiche per i primi anni di attività. E poi la nascita di un comitato istituzionale per la gestione della ricostruzione aperto anche ai rappresentanti della popolazione.
Sono i punti principali di una proposta di legge speciale per la ricostruzione delle zone abruzzesi colpite dal terremoto, presentata questa mattina in una conferenza stampa alla Camera dall’Udc.
Un provvedimento da 9 miliardi di euro per il triennio 2011-2013, coperto dalle maggiori entrate derivanti dell’aumento del 20% sulle ritenute dei redditi di capitale e di diversa natura finanziaria e con le maggiore entrate provenienti dal settore dei giochi.

“L’emergenza terremoto non è finita e il governo ha esagerato anche lì – ha spiegato Casini – la situazione è tutt’altro che risolta e l’Aquila sta morendo”. Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa ha poi spiegato che il provvedimento contiene “una serie di misure a sostegno della ricostruzione materiale, economica e sociale della popolazione. Questo non è il momento delle polemiche sul terremoto – ha aggiunto – il nostro è un testo aperto”.

Tra le proposte indicate c’e’ quella di costituire un comitato istituzionale per la gestione e il controllo degli interventi di ricostruzione e l’amministrazione dei fondi assegnati. Resta in carica tre anni ed è composto da un membro della Regione Abruzzo, uno della Provincia dell’Aquila, tre membri dei Comuni coinvolti, due in rappresentanza della popolazione, due membri del Governo.
Inoltre viene proposta l’attivazione delle finanza di progetto e viene sollecitato l’indirizzo degli enti previdenziali pubblici verso investimenti immobiliari all’Aquila.

In allegato la proposta di legge

Legge Speciale Abruzzo

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Pompei, Ruby e Avetrana: metafore dell’Italia

postato il 13 Novembre 2010

Non basteranno sonetti o preghiere lungo la via dell’Abbondanza dell’antica Pompei per far risorgere la “Schola Armaturarum Juventis Pompeiani”, ossia la famosa Domus dei gladiatori, storico luogo di allenamento dei vigorosi atleti romani, crollata l’altro giorno, si dice, per colpa di un’infiltrazione d’acqua.

Il crollo di un importante monumento in uno dei siti archeologici più grandi e prestigiosi del mondo non rappresenta certamente una bella pubblicità per il nostro Paese. Ma di chi è la colpa? Del buco dell’ozono? Dello scioglimento dei ghiacciai? Della camorra? Di Bertolaso? Di Bondi? Di Berlusconi? Di Ruby? Di Fede? Di Sabrina Misseri? Della strega di Topolino?

La pratica di chiara derivazione italiana dello “scarica barile” è appena incominciata. Il Presidente della Repubblica Napolitano ha immediatamente sollevato la questione, sottolineando che quello che è successo “E’ una vergogna”, e ha aggiunto: “Chi deve dare spiegazioni le dia subito, senza ipocrisie”. Senza ipocrisie? Ma l’illustrissimo Presidente lo sa che siamo in Italia?

Secondo il sindaco di Pompei Claudio D’Alessio, il cedimento dell’edificio era un crollo annunciato: “Succede quando non c’è la dovuta attenzione e cura”. Il Partito Democratico parla addirittura di disastro da incuria, e invita Il Ministro dei Beni culturali Sandro Bondi a riferire in Parlamento oppure a dimettersi. E la risposta del ministro-poeta è giunta immediata: “Se avessi responsabilità per ciò che è accaduto sarebbe giusto chiedere le mie dimissioni, anzi le avrei date io. Se invece facciamo prevalere serietà, obiettività e misura, allora sarebbe giusto riconoscere che i problemi di Pompei, come le situazioni in cui versa il nostro patrimonio artistico si trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli definitivamente e a impostare una strategia efficace”.

Ma diciamo la verità. Diciamo le cose come stanno realmente. La colpa è di tutti e di nessuno, nel senso che è pacifico che servono numerose risorse umane ed economiche per amministrare e gestire in modo dignitoso le emergenze naturali e non. Dalle alluvioni ai terremoti, servono i soldi. Tanti soldi. E l’ultima finanziaria condotta dal ministro dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti ha tagliato i fondi dappertutto. E’ inutile dire che non è una questione di soldi, e che questi “non fanno la felicità”. I soldi oggi rappresentano un bisogno di garanzie, una necessità per un Paese che ha il debito pubblico tra i più elevati al mondo e che sta affrontando una eccezionale crisi economica.

Secondo me occorre orientare l’attenzione su queste problematiche, sulla conservazione e protezione dei beni culturali, sulle riforme, e non perderci in chiacchiere da gossip inutili come la storia di una escort marocchina o il caso di Avetrana. Quest’ultimo in particolare, è diventato l’unico argomento giornalistico degli ultimi mesi, che ha trasformato un killer in una star mondiale, un avvocato d’ufficio in personaggio televisivo (tra poco lo vedremo ospite anche dalla De Filippi), e un inviato delle reti Mediaset come Remo Croci (trasferitosi ad Avetrana da due mesi) in una vittima sacrificale. Basta. Non se ne può più. Non mi meraviglierei se creassero un gruppo su facebook, dal titolo: “Remo torna a casa!”.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Daniele Urciuolo

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Università italiana, codice rosso

postato il 10 Novembre 2010

La classifica stilata dal settimanale inglese “The” (Times higher education, costola del quotidiano “The Times”) non lascia dubbi: tra i primi duecento atenei del mondo nessuno di questi è italiano. Probabilmente per chi lavora in ambito universitario e si trova quotidianamente a combattere una vera e propria lotta per la sopravvivenza questa classifica non dice nulla di nuovo, ma per tutti gli altri, governo in primis, dovrebbe rappresentare un tremendo campanello d’allarme.

I 78 atenei italiani (pubblici e privati) risultano surclassati non solo da prestigiose istituzioni accademiche come Harvard, Oxford, Cambridge o il Politecnico francese ma anche da minuscoli atenei come quello della città di Bergen (Norvegia) che conta 250 mila abitanti e dalle università cinesi, egiziane e turche.

La classifica redatta dal settimanale inglese ha tenuto conto della ricerca prodotta nei singoli dipartimenti, della qualità della didattica, degli stimoli creati dall’ambiente accademico ed anche del livello di retribuzione di docenti e ricercatori, e ha il fine dichiarato di orientare i giovani per le future scelte accademiche. Cosa faranno i giovani italiani davanti a questa terribile classifica? Si consoleranno con un’altra ricerca di Qs, gruppo leader dell’Mba Tour, che nella sua top 200 vede l’università di Bologna (176° posto) e La Sapienza di Roma (190° posto), oppure, molto più probabilmente, faranno carte false per lasciare questo Paese? I più, probabilmente, si accontenteranno di riuscire a strappare una misera laurea nella giungla universitaria italiana da appendere al muro per correre a lavorare nel call center.

Tutto ciò a patto che gli studenti trovino ancora i cancelli delle università aperti:  è di questi giorni infatti l’allarme dei rettori degli atenei del meridione riuniti a Palermo che hanno paventato la scomparsa delle università del sud a causa dei tagli e del federalismo. Il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, ha denunciato non solo la contrattura delle risorse per scuola e università ma anche la differenza tra quanto avviene in Italia e nel resto d’Europa dove, nonostante la crisi, si continua ad investire su scuola, università e ricerca.

Del gap in materia di scuola e università tra Italia e resto d’Europa ci aveva già avvertito a settembre il rapporto OCSE sull’istruzione secondo il quale il nostro Paese spende solo il 4,5% del Pil nelle istituzioni scolastiche contro una media europea del 5,7%. A rimetterci molto sono le università. Sul rapporto infatti si legge che la spesa media per studente inclusa l’attività di ricerca è 8.600 dollari contro i quasi tredici mila Ocse. In generale risulta dunque che l’Italia investe ancora poco e male nell’istruzione con un contraccolpo importante per lo sviluppo economico. Lo stesso Segretario generale dell’organizzazione Angel Gurria, durante la presentazione del rapporto, ha sottolineato come “ l’istruzione, mentre siamo alle prese con una recessione mondiale che continua a pesare sull’occupazione, costituisce un investimento essenziale per rispondere alle evoluzioni tecnologiche e demografiche che ridisegnano il mercato del lavoro”.

Questi dati, in un paese normale, allarmerebbero anche un bidello figurarsi il capo del governo o il ministro dell’istruzione e dell’università, ma qui siamo in Italia e non ci si scompone nemmeno se Pompei va in macerie. Figuriamoci l’Università.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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L’Italia, Paese che affonda, Paese che crolla. E dove i responsabili non si trovano mai

postato il 10 Novembre 2010

L’Italia è un Paese dove pochi giorni di pioggia mandano sott’acqua un’intera regione, e dove un patrimonio culturale unico al mondo si sgretola. Il Veneto allagato, il crollo di Pompei (solo quattro sassi per il governatore Zaia) metafore entrambe degli effetti devastanti che mancato rispetto delle regole e incuria continuano a causare nel nostro territorio. Ma non solo.

Oggi il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi, nel suo intervento alla Camera sul crollo della Domus dei gladiatori, si è difeso così: «Se avessi responsabilità per ciò che è accaduto sarebbe giusto chiedere le mie dimissioni, anzi le avrei date io. Se invece facciamo prevalere serietà, obiettività e misura, allora sarebbe giusto riconoscere che i problemi di Pompei come le situazioni in cui versa il patrimonio artistico si trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli definitivamente e a impostare una strategia efficace». Per il ministro della cultura il problema vero non è una mancanza di fondi, ma la loro gestione. E’ assicurare «una gestione capace di investire al meglio le risorse». [Continua a leggere]

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Rassegna stampa, 7 novembre

postato il 7 Novembre 2010
Ieri Casini, a Desenzano sul Garda, è tornato sui temi della politica quotidiana: attaccando la Lega (che si occupa del Nord solo a parole), constatando il fallimento della maggioranza (“si stacchi la spina”) e auspicando un patto per il Paese in tempi brevi. Oggi, poi, largo spazio sui giornali per la prima convention di Futuro e Libertà e per le parole di Gianfranco Fini che chiede a Berlusconi un nuovo governo per le riforme aperto all’Udc: il Riformista titola “Fini cambia governo”, mentre il Giornale parla di tattica di Fini per logorare Bossi. Crollo choc a Pompei, poi, della Casa dei Gladiatori: dura la posizione del Presidente Napolitano e dell’editorialista Rizzo del Corriere che parla di “Cultura ridotta in polvere”, mentre sempre il Corriere, ci racconta della Basilicata “scoperta” dagli Inglesi. Infine, Bill Emmot – dalle colonne de La Stampa – scrive di made in Italy alla prova “della realtà”, mentre Giovanni Sartori riaccende la discussione sulla legge elettorale.

Casini: un patto sì, ma per il Paese (Avvenire)

Casini: la maggioranza non c’è, si stacchi la spina (Messaggero)

Casini: la Lega fa solo parole (La Stampa)

Sul Wi-Fi libero adesso spunta la via breve (Sole24Ore)

Sfida di Fini: “nuovo governo con l’Udc” (Messaggero)

Santolini: “Al primo posto l’equità fiscale” (Avvenire)

Questa politica della perfidia che sta stancando i cittadini (Corriere)

Offerta al premier: governo di discontinuità (Corriere)

Made in Italy alla prova della realtà (La Stampa)

Legge elettorale, che cosa fare (Corriere)

La tattica di Gianfry: un accordo con l’Udc per logorare Bossi (Il Giornale)

La Cultura in polvere (Corriere)

In Sicilia un governo tecnico per uscire dall’emergenza (Unità)

Il crollo choc di Pompei. Napolitano: è una vergogna (Corriere)

Fini cambia governo (Il Riformista)

Basilicata scoperta dagli inglesi. E’ la nuova Toscana (Corriere)

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Il Paese crolla, la maggioranza si svegli

postato il 7 Novembre 2010

Basta con la sindrome dell’autosufficienza, l’Italia va a rotoli

Noi rispettiamo le forze politiche di maggioranza, di opposizione, interloquiamo con tutti, ma il nostro cammino è chiaro. Constatiamo il fallimento e il declino di un Paese simboleggiato in due cose: nei rifiuti ancora lungo le strade di Napoli e nel crollo ieri a Pompei che è la metafora di un crollo italiano.
Diciamo alle forze di maggioranza: svegliatevi, uscite dalla vostra sindrome di autosufficienza perché il Paese sta andando a rotoli.

Pier Ferdinando

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