Tutti i post della categoria: Riceviamo e pubblichiamo

Ecco perché Berlusconi non farà nessuna riforma della giustizia

postato il 3 Ottobre 2010

Una riforma della giustizia di ampio respiro e che sia particolarmente centrata sul miglioramento dell’efficienza del sistema giudiziario è da tempo auspicata dagli addetti ai lavori e dalle forze politiche, ed è dunque naturale e quasi doveroso che il tema della giustizia figuri tra le cinque priorità che il Presidente del Consiglio ha voluto mettere nell’agenda del governo.

Parlando alle Camere il Premier ha indicato gli elementi che ha suo avviso sono necessari per  una riforma della giustizia: riforma del processo penale; separazione delle carriere; riforma e sdoppiamento del Consiglio Superiore della magistratura;  accelerazione dei processi e smaltimento delle cause civili pendenti; soluzione al sovraffollamento delle carceri; semplificazione del processo civile e aumento delle risorse finanziarie per la giustizia. Gli elementi indicati dal presidente Berlusconi sono in alcuni casi interessanti e degni di considerazione, tuttavia il burrascoso clima politico e le tensioni istituzionali che lo stesso Premier quotidianamente alimenta, rendono assolutamente difficile una condivisa riforma della giustizia.

Ci sono altri elementi non meno rilevanti che rendono pressoché impossibile una reale azione riformatrice. Il primo elemento è l’assenza di un sincero spirito riformatore del Presidente del Consiglio. La sollecitudine che egli dimostra nei confronti del problema giustizia non sembra dettata da una reale volontà riformatrice ma da una ricerca esecrabile di impunità. Non è possibile che la riforma della giustizia venga studiata e progettata dal Ministro della Giustizia coadiuvato dall’avvocato del Premier con l’unico fine di fronteggiare i suoi guai giudiziari.

E’ incredibile anche che il Capo del Governo abbia manifestato pubblicamente la volontà di attuare una riforma che abbia dei caratteri limitativi e punitivi nei confronti della magistratura che egli definisce  “politicizzata”. Questo sentimento degrada e snatura  l’azione del governo  che non è più destinata a fare qualcosa “per”, ma è “contro” qualcosa o qualcuno. Le riforme sono sempre il tentativo di risolvere un problema o di migliorare una situazione , giammai una clava da utilizzare contro veri o presunti avversari politici.

Se la volontà riformatrice appare dunque viziata, dubbi e perplessità desta anche il contenuto di alcuni provvedimenti annunciati. Ad esempio, quando si invoca l’accelerazione dei processi si ripropone forse il già discusso “processo breve” ? Se cosi fosse , e della parole del Presidente non si evince il contrario,  si è già dimostrato che il risultato di tale provvedimento  sarebbe l’ “eutanasia” di molti processi e dunque della giustizia stessa. Ancora, come pensa il governo di smaltire l’incredibile mole di cause civili? Forse con una giustizia “privatizzata” che alleggerisca i giudici togati, ma che di fatto toglierebbe al cittadino il diritto e la possibilità di ricorrere al giudice civile? Risultano anche fumose e non chiare le dichiarazioni riguardanti l’aumento delle risorse per la giustizia e la riduzione del sovraffollamento delle carceri: il Presidente Berlusconi non ha mai indicato quanti e quali sono queste risorse  e se intende varare un nuovo piano carceri. Infine non si riesce a capire come e perché il Premier colleghi la revisione dei rapporti tra politica e magistratura al miglior funzionamento della macchina giudiziaria.

Alcuni provvedimenti infatti sembrano destinati più che a migliorare l’efficienza della giustizia ad indebolire le procure della Repubblica, che in alcuni casi il Presidente del Consiglio considera sovversive e a cui imputa la colpa di tramare contro lui e il suo governo.  Questa convinzione del Premier impedisce una discussione serena e proficua anche su alcuni temi fondamentali come la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati: si può mai discutere con qualcuno che considera la magistratura una forza eversiva?

All’Italia occorre una riforma generale della giustizia, non bastano provvedimenti disorganici e settoriali che celano molto spesso degli interessi personali,  inevitabilmente destinati a danneggiare l’interesse della collettività.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Commenti disabilitati su Ecco perché Berlusconi non farà nessuna riforma della giustizia

Prostituzione, un tema che continua a dividere

postato il 1 Ottobre 2010

Il tema della prostituzione continua a dividere: molti vorrebbero cambiare la Legge Merlin e, come succede in diversi paesi europei, legalizzarla con lo scopo principale di toglierla dalle nostre strade attraverso la creazione di vere e proprie zone e aree delle città adibite a questo scopo.
Nel frattempo però le nostre strade continuano ad essere popolate di giovanissime (spesso minorenni) straniere che sono state portate in Italia, con l’inganno, e tenute schiavizzate da organizzazioni criminali che, come molti sanno, fanno grossi affari con la prostituzione. [Continua a leggere]

1 Commento

Salerno-Reggio Calabria: Silvio, questo 2013 non mi è nuovo!

postato il 30 Settembre 2010

Work in progress di CapannelleQuesto 2013 non mi è nuovo!
E’ la data ultima voluta insistentemente dal Premier Silvio Berlusconi per la fine dei lavori della SA-RC.
In un articolo pubblicato tempo fa Massimo Procopio, fantasticava un articolo da dedicare all’inaugurazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, mentre tutto veniva accantonato.
Oggi, se un “personaggio” venuto da chissà dove e messo in contatto con la nostra ambasciatrice degli Affari Spaziali, l’astrofisica malese Mazlan Othman, avesse ascoltato il discorso del Premier Italiano direbbe che è un uomo di buoni propositi e che ispira fiducia e credibilità. Peccato che questo “personaggio extraterrestre” sia venuto soltanto oggi e non 16 anni fa, quando lo stesso Silvio propagandava le stesse cose, con la stessa faccia d’angelo di oggi, stessi propositi e stessa credibilità. Peccato pure che questo “personaggio” non sappia che ier stesso, in Commissione, sono stati bocciati proprio quei fondi destinati alla Salerno-Reggio Calabria ed alla Statale Ionica.
Se quel “personaggio” avesse intenzione di stabilirsi qui in Italia, si faccia vivo… gli darei prima qualche consiglio.
Il Nord per te è sconsigliatissimo per un semplice ragionamento: gli extracomunitari non sono ben accetti (in particolar modo dai leghisti), figuriamoci un extraterrestre.
Il Centro te lo consiglierei volentieri anche se ho sentito qualcuno in questi giorni dire “Sono Porci Questi Romani” ma, vista la sua fama, l’individuo in questione, che fa queste sparate a “nastro”, non è molto credibile.
Per quanto riguarda il Sud devo prima dirti i pro e i contro, poi decidi tu stesso. Cucina mediterranea buonissima, granite al pistacchio ed alla mandorla tostata squisite, luoghi magnifici da visitare e mare limpido (quando qualcuno non lo inquina), gente accogliente che ancora crede in certi valori e tradizioni … però ci sono anche i contro, infrastrutture incomplete (come avrai già capito con la Salerno-Reggio Calabria e la nuova SS106) o incompiute (come la Bovalino-Bagnara), ferrovie da terzo mondo (quello, il terzo mondo, poi te lo spiego un altro momento con calma), porto di Gioia Tauro che non decolla come potrebbe, ipotetica infrastruttura invidiabile dall’intera Europa ma che adesso trova concorrenza anche con Porto Said in Egitto (come mostrato anche nell’inchiesta di Ballarò martedì 28 settembre scorso). Sono tutte opere, incompiute, necessarie per sviluppare questo Sud. Naturalmente ci sono anche altri contro: disoccupazione, rifiuti, mafie e non solo.

Ora, pensandoci bene, caro “personaggio extraterrestre” mi viene da farti una domanda: “Ma tu, riusciresti a migliorare un po’ le cose al Sud Italia? Perché qui sulla Terra ancora nessuno ci è riuscito … tante parole, tante promesse, ma niente fatti!”

“Riceviamo e pubblichiamo” di Domenico Zappavigna

Commenti disabilitati su Salerno-Reggio Calabria: Silvio, questo 2013 non mi è nuovo!

Aiutateci a rilanciare il nostro futuro: battiamo la ‘ndrangheta

postato il 30 Settembre 2010

Il cancro delle mafie. L’inadeguatezza delle classi dirigentiIl dissesto ambientaleLa disoccupazione, il lavoro nerola povertà delle famigliel’emigrazione dei giovani. Problemi drammatici aggravati dalla crisi economica e dall’ egoismo individuale e corporativo cresciuto in tutto il Paese, limiti che rischiano di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle risorse trasformandolo in un collettore di voti per disegni politico-economici estranei al suo sviluppo.

Serve una rivolta etica e culturale che coinvolga tutti. La lotta alla ‘ndrangheta e alle mafie deve essere il primo investimento dello Stato per lo sviluppo del Mezzogiorno.

La lotta per la pulizia di un paese non deve essere di proprietà di singoli partiti, di singoli magistrati o esclusivamente di singoli individui. La lotta alla criminalità è anche nostra e di tutti coloro che in democrazia lottano per un mondo migliore. Lottano contro le mafie, a volte anche per la libertà di parola, baluardo di una terra libera e democratica.

Mi pare che in Calabria qualcosa stia cambiando grazie all’impegno delle Procure e delle forze dell’ordine, ma anche grazie all’impegno di tanti esponenti politici e cittadini in prima linea. Impegno che deve essere tradotto in atti concreti ed in proposte fattive per una lotta di contrasto che deve vederci tutti impegnati, quotidianamente ognuno nelle proprie realtà territoriali.

Impegni concreti sono l’interpellanza dell’On. Tassone concernente iniziative in relazione alla situazione dell’ordine pubblico in Calabria, con particolare riferimento alla operatività e alla tutela degli uffici giudiziari.

Impegni concreti sono le proposte che vengono portate in sede istituzionale per spingere progetti ed aiuti verso la nostra regione ed il mezzogiorno.

Impegni concreti sono la presa di posizione dell’on Occhiuto, che invita dirigenti locali dell’UDC a dimettersi da giunte indagate per mafia. “Occorre essere infatti garantisti, ma anche rigorosamente responsabili. In questo periodo poi, in una fase di grave emergenza nella lotta contro la ‘ndrangheta in Calabria, alla politica credo sia richiesto di essere prima rigorosa con se stessa, e solo un istante dopo garantista”

Si parla continuamente del collasso della giustizia e della drammatica situazione degli uffici giudiziari. Insomma, si parla della giustizia sempre come problema e mai come risorsa. Invece, proprio laddove come nel sud e’ piu’ difficile amministrarla, ci sono straordinari magistrati che ricordano con la loro presenza coraggiosa che le istituzioni ci sono e sono piu’ forti delle mafie. E’ evidente che da soli non possono farcela e quindi anche la politica si assuma le proprie responsabilita’ attraverso comportamenti, atti amministrativi e legislativi che non lascino da soli magistrati e forze dell’ordine”.

Nella società del Sud ci sono risorse di socialità, cultura, spiritualità, che alimentano la speranza del riscatto oltre ogni forma di rassegnazione e fatalismo, risorse che però devono essere aiutate, incentivate, non solo dai cittadini ma anche dalle istituzioni locali e nazionali. Nella società del Sud c’è volontà di cambiamento.

Aiutateci a rilanciare il nostro futuro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Daniele Coloca

1 Commento

Il “Fascioleghista” e il nuovo incubo politico contemporaneo

postato il 28 Settembre 2010

L’era del pagnottismo che ha creato orribili mostri

Sono oramai due giorni che, tutta la stampa nazionale su web, quotidiani e tv si occupa del “Sono Porci Questi Romani” pronunciato da Umberto Bossi. Un tipo di sfottò che gli stessi abitanti della capitale si auto-attribuiscono da sempre e che, in maniera difficilmente spiegabile se non con la tradizione italica di riuscire a creare caos intorno al nulla e deserto riguardo ciò che conta, detto dal Senatùr ha scatenato uno stuolo irrefrenabile di scandali più o meno ipocriti e di giustificazioni più o meno patetiche.
La stessa “bufera” (definizione che piace tanto a noi giornalisti italiani) non è però scoppiata durante le innumerevoli volte in cui Bossi ha pesantemente e pubblicamente offeso la bandiera e l’inno d’Italia. Un vero è proprio reato, quello del vilipendio ai simboli nazionali, contemplato tra l’altro anche dall’articolo 292 del Codice Penale (come modificato dalle Legge n. 85 del24 febbraio 2006).
Articolo che in tre commi recita testualmente
“Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato.

1. Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La pena è aumentata da euro 5.000 a euro 10.000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.

2. Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni.

3. Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali”

Leggendo le disposizioni di legge, dunque, anche un cittadino italiano comune capirebbe che per Bossi sarebbe stata necessaria la galera. E invece? Invece no: il leader del Carroccio urla, inveisce, insulta e provoca. Poi al massimo, se esagera e non ha bevuto troppo, bofonchia qualche roca scusa stando attendo a non urlare troppo e tutto passa; tutto viene dimenticato e le violazioni recidive del codice penale vengono sorvolate clamorosamente.
Ciò che però lascia maggiormente allibiti, sconfortati ed anche spaventati è la totale sottomissione alla Lega Nord dimostrata da quei personaggi politici di spicco e da quei ministri che, almeno teoricamente, dovrebbero rappresentare i valori della cosiddetta destra italiana. Tuttavia, pur di non scontentare il presidente del Consiglio, i vari La Russa e Alemanno chinano il capo, tollerano e, probabilmente, se ne fregano di ciò che urlano quotidianamente i rappresentanti leghisti. In particolare La Russa, in un’intervista a Repubblica, ha regalato agli italiani il più squallido, vigliacco e lampante esempio di servilismo politico che questo paese possa ricordare.
Difendendo il Senatùr, infatti, il ministro ha di fatto giustificato ogni tipo di propaganda purchè, quest’ultima, non porti all’esecuzione di atti ostili e violenti. In poche parole, seguendo il discorso larussiano, da domani ogni cittadino può parlare da un pulpito contro neri, ebrei, musulmani, settentrionali, meridionali, filippini e via discorrendo ad un patto; anzi ad un doppio patto: che lo faccia per “unire i suoi” e che il suo comizio virulento non scateni reali “reazioni ostili” nei confronti della popolazione insultata. Un vero e proprio inno a saltare a piè pari le leggi ordinarie e costituzionali che vietano non solo le azioni ma anche i discorsi a sfondo razzista e xenofobo.
Altro punto sul quale si potrebbe discutere in maniera sicuramente più interessante riguarda proprio la biografia del Senatùr che, come ancora pochi sanno (soprattutto fra i suoi elettori), non ha lavorato fino all’età di 46 anni. Prima di diventare Senatore, infatti, il numero uno del Carroccio che fa del “vai a lavorare” e del “no all’assistenzialismo” due dei suoi slogan prediletti, è riuscito a campare solo grazie ai “contributi” ricevuti sia dalla ex-moglie (la quale ha confermato la richiesta quasi ossessiva di soldi che ricevava spessisimo) che dai genitori. Insomma: un mantenuto cronico e disoccupato altrettanto pervicace che è poi riuscito ad entrare in politica garantendosi una rendita vitalizia alle spalle dei contribuenti. Questo è il massimo rappresentante del Lega Nord che oggi viene difeso dai nuovi mostri delle politica italiana. Quei mostri che, come orridi ibridi nati dall’unione tra il compromesso e la vigliaccheria, oggi si possono agevolmente definire “fascioleghisti”.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Germano Milite, julieNews.it

3 Commenti

Expo 2015: altri problemi, solita incapacità a gestirli

postato il 27 Settembre 2010

Milano Expo 2015 di Mattia75Signori, se entro il 19 ottobre, quando si riunirà il Bureau International des Expositions, non si saranno trovate le aree dove fare sorgere l’EXPO 2015, l’Italia dovrà dire addio a questa manifestazione. E la situazione è molto problematica.

Siamo tragici? No, siamo realisti, dopo che questa estate avevamo già denunciato la poca chiarezza e i molti problemi legati alla gestione di EXPO 2015, problemi legati ad una mancanza di capacità manageriali e di problemi politici.

Sembro esagerato? Valutate voi: il 31 marzo 2008, Milano ottiene il privilegio di organizzare l’EXPO 2015, un evento mondiale che dovrebbe rivitalizzare l’aeroporto internazionale di Malpensa e portare soldi e tanti posti di lavoro.

30 mesi dopo, se si va a controllare lo stato dei lavori, ci si accorge che nulla è successo, se non cambiare tre volte l’amministratore delegato: prima Glisenti, voluto dalla Moratti, poi, fatto fuori Glisenti per scarsa produttività, viene nominato Stanca, direttamente dal presidente Berlusconi. Dopo 14 mesi, e 450.000 euro di stipendio annuo, anche Stanca abbandona, e allora il pallino torna nelle mani della Moratti che fa nominare Sala (già direttore generale al comune di Milano, e manager di Pirelli) come nuovo Amministratore Delegato. Nel frattempo, nulla è stato realizzato: la Pedemontana non si sa che fine abbia fatto; erano previste due linee della metropolitana, ma nulla è stato fatto; il centro stampa o la sede Rai sono miraggi; la moschea (su cui insorge la lega), le vie d’acqua, o i nuovi parchi (necessari in una delle città più inquinate d’europa), sono delle fantasie al pari dei folletti e degli unicorni e Maroni e Bossi hanno dichiarato che oramai siamo fuori tempo massimo.

Ma il problema, perchè è sorto? Perchè non si sa come e dove fare sorgere l’EXPO: la Moratti ha cambiato idea e propone di non acquistare i terreni, ma affittarli in comodato d’uso e restituirli dopo avere smontato i padiglioni alla fine della Fiera. Purtroppo a Formigoni l’idea non piace, perchè vuole comprare le aree a tutti i costi, per essere precisi al costo di 200-250 milioni, uno sproposito per un terreno agricolo.

In estate erano iniziate delle trattative per trovare i terreni, ma stando al parere degli studi legali di Ernesto Stajano e Enzo Cardi, che mercoledì scorso il presidente della Regione Roberto Formigoni ha spedito al sindaco Letizia Moratti e al presidente della Provincia Guido Podestà, queste trattative non hanno ragione di esistere. La conseguenza è che durante il consiglio di amministrazione di venerdì scorso alla presidente Diana Bracco è stato affidato il compito di predisporre, insieme a consulenti legali, una lettera che nei prossimi giorni verrà inviata ai soci, per chiedere loro che venga fatto il punto della situazione e per richiamarli sui tempi, ormai incombenti. Il tutto perché, come detto, il 19 ottobre prossimo si riunisce a Parigi il comitato direttivo del Bureau International des Expositions, che dovrà preparare l’assemblea convocata per approvare definitivamente il dossier di Milano e dare il via alla parte operativa, ma questo via libera è vincolato alla disponibilità delle aree in cui fare svolgere la manifestazione.

Purtroppo per comprare le aree ci voglio soldi che Comune e Provincia di Milano non hanno e quindi vorrebbero raggiungere un accordo fra i due proprietari (il gruppo Cabassi e la Fondazione Fiera). In tutte queste settimane, dunque, i fratelli Cabassi hanno trattato con i vertici di largo Domodossola per cedere loro la propria parte di area destinata a ospitare Expo. Una trattativa complessa, soprattutto per la cifra da pagare e le modalità di pagamento. E qui interviene la Regione, che vuole invece comprare le aree: forti del parere del loro studio legale, i rappresentanti della Regione hanno bloccato l’ipotesi di trattativa, facendo rispolverare l’ipotesi di acquisto (ma con quali soldi?) o di esproprio (che però non è detto che sia semplice da perseguire vista l’ipotesi concreta di ricorsi da parte dei proprietari dei terreni).

Nel frattempo anche il resto del mondo politico non sa cosa fare, e ognuno avanza la sua proposta, la lega addirittura ne avanza ben due.

Ma se noi siamo fermi, non altrettanto lo è il resto del mondo e quindi tra Agosto e Settembre è arrivato prima la proposta di Smirne, che si è offerta di indennizzare profumatamente gli enti lombardi e di fare in Turchia l’EXPO, proposta che non è stata ancora ufficialmente rigettata se non da mezze frasi pronunciate dalla Moratti, che ha il pregio di far fare una mezza figuraccia ora, ma di risparmiarne una peggiore tra 5 anni e soprattutto di incassare molti soldi, di cui gli enti locali, dopo i tagli del governo Berlusconi, hanno un disperato bisogno.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

3 Commenti

Erosione delle coste, il caso di Metaponto

postato il 27 Settembre 2010

Erosione costa metaponto di vinz486Dopo le terribili mareggiate invernali, la spiaggia del lido di Metaponto, fu risistemata nel giugno scorso per accogliere i turisti estivi. Un ripascimento artificiale costato parecchio e che ha modificato l’assetto naturale della spiaggia. Restava comunque un intervento doveroso per non uccidere le strutture ricettive del luogo. Dopo un’estate gioiosa, tra qualche mese arriverà l’inverno e sarà ovvio aspettarsi nuove mareggiate e nuove erosioni della costa.

Bisogna capire che l’erosione è un fenomeno normale. Normale perché è nelle norma delle cose. Le regole della fisica dichiarano espressamente che si tratta di eventi naturali che sono sempre esistiti. La natura è fatta di equilibri e nel nostro caso, l’altro fenomeno che dovrebbe contrastare l’erosione delle coste è l’apporto continuo di detriti fluviali a causa dell’erosione del territorio interno della nostra regione. Le dighe e gli sbarramenti hanno bloccato questo naturale defluire dei fiumi e l’equilibrio si è spezzato.

Dal 1930, la costa ionica ha guadagnato terreno rispetto al mare, circa 432 ettari, cioè 4.320.000 metri quadrati di nuovo terreno si è aggiunto alle precedenti coste. C’è stato un avanzamento di 40 metri a Metaponto, 180 a Scanzano, 300 a Nova Siri e 350 a Policoro. Perché? Perché l’apporto di detriti dai fiumi era maggiore rispetto al fenomeno dell’erosione marina delle coste. Ora però la tendenza si è invertita: prevale l’erosione marina rispetto al continuo defluire dei fiumi. Il geometra Nicola Bonelli di Tricarico, lo diceva già più di 10 anni fa e continua a ricordarcelo.

L’erosione però ha un ottimo alleato: l’uomo, i suoi comportamenti e le sue costruzioni. Infatti tra le cause dell’erosione c’è la forte vicinanza alla battigia delle strutture ricettive turistiche, che si riduce a pochi metri durante le mareggiate. Il lungomare costruito per dividere la spiaggia dagli edifici è il vero colpevole. Tra qualche anno la forza del mare lo distruggerà. E poi passerà alle case, agli alberghi, alle strade a i marciapiedi. Insomma una vera e propria distruzione, sempre più rapida con il passare del tempo. Il tutto si fermerà, quando finalmente la forza del mare non avrà dato una forma “arrotondata” e univoca all’intera costa ionica lucana, eliminando, erodendoli, tutti gli ostacoli, cioè quando le foci dei fiumi lucani saranno allineate al resto della costa. È del tutto naturale e tutto normale. È emblematico il caso della foce dell’Ofanto che è arretrato di parecchie centinaia di metri.

Quale il futuro? L’erosione continuerà e graverà ancor più sulla costa. Quale la soluzione? Barriere artificiali? Naturali? Distruzione delle dighe a monte? Io non sono un esperto e non ho le competenze per azzardare ipotesi. Dico solo che quello che è accaduto al lido di Metaponto deve essere da monito a tutta la costa ionica lucana. Infatti l’erosione da decine di anni minaccia la foce del Sinni, ma ben presto anche quella dell’Agri. Insomma, il futuro è questo e non basta tamponare, risistemare la spiaggia ogni primavera prima che arrivino i turisti, per poi ritrovarsi punto e a capo la primavera successiva.

Occorre trovare il modo migliore e meno costoso per risolvere i problemi è prevenirli. Studi universitari, finanziati con soldi comunitari e promossi dalla Regione Basilicata, hanno raccolto dati sul fenomeno e presto si inizierà la costruzione di barriere sommerse sul fondale marino antistante le spiagge metapontine. Spero solo che possa essere la soluzione migliore.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Antonio Di Matteo

1 Commento

Il manuale Cencelli rivisto e corretto dall’Umberto di Pontida

postato il 26 Settembre 2010

IL DIO PO di el burghezC’era un tempo in cui la Lega era il Partito dell’Antisistema, un tempo in cui i suoi dirigenti urlavano “Roma ladrona!”, un tempo in cui gli stipendifici statali erano come fumo negli occhi per i duri e puri della Padania. Era il tempo in cui a deputati, consiglieri regionali, ministri, interessavano solo il mitico Sole delle Alpi e l’ancestrale acqua del Po, simboli della cultura “popolare, operaia, contadina” (come li ha definiti di recente il sindaco di Cividate, Luciano Vescovi) di questa “mitica” terra. Era un tempo felice, per molti di loro.

Ma a qualcuno, questa dimensione della politica cominciava a stare stretta: troppo idealistica, troppo favolistica addirittura. “Teniamo famiglia pure noi, mica solo i terun”, si saranno detti in molti. E potevano forse far vivere gli amati congiunti, riscaldandoli esclusivamente con il verde sole delle Alpi o dissetandoli con un ampolla di acqua del Po? Certo che no. E allora hanno richiesto aiuto al loro Senatur, che evidentemente, se è riuscito a sfrattare Gesù bambino dal presepe di molti comuni del Nord, qualche miracolo deve pur saperlo fare. E pensa e ripensa, all’Umberto l’idea è venuta sul serio: e se si moltiplicassero i pani e i pesci? Ops, pardon, volevo dire le poltrone e le seggiole? L’idea fu prontamente accolta, con scroscianti applausi e piena approvazione: “Viva Bossi, viva Bossi!”, “A noi le banche, a noi i ministeri, a noi le fondazioni”.

Calma, pazienza e sangue freddo, ordinò il Grande Capo: a tempo debito avremo tutto, ha rassicurato. C’è da dire che ha saputo mantenere le sue promesse: se, infatti, in pubblico il Senatur continua a magnificare la luce del Sole Padano, a compiere i riti celtico-pagani e a urlare che Roma non può vivere con le sue tasse, in privato ha abilmente teso una rete da cui difficilmente ci si potrà liberare: gli immigrati ci rubano i posti di lavoro? No problem, lui li moltiplica e se ne necessario, li crea dal nulla! Ce ne sono abbastanza per tutti, per figli, fratelli, sorelle, mogli, nipoti, cugini, cognati, parenti fino alla settima generazione e oltre. Le verdi vallate padane sono diventate peggio di un ufficio di collocamento, e dalla Lombardia al Piemonte, dal Veneto al Friuli, il modello padano di assunzioni rapide ed efficaci dilaga. Basta muoversi con cautela e non ci sarà ostacolo capace di resistervi.

In origine fu il “Trota”, figlio prediletto dell’Umberto, destinato a succedergli al momento opportuno (ma non era Berlusconi quello dei partiti personali?), resosi protagonista, a fronte di una lunga, lunghissima, estenuante carriera scolastica, di una folgorante carriera politica: consigliere regionale al suo primo tentativo, alla faccia di quella santa pratica chiamata “gavetta”. Poi, in ossequio al nuovo verbo di Pontida, il Presidente del Piemonte Roberto Cota ha fatto della Regione il rifugio dei vari figli, mariti, mogli e congiunti vari dei nuovi potenti in canottiera e doppiopetto. A Brescia, in Provincia, abbiamo assistito al più incredibile concorso pubblico nella storia della prima e della seconda Repubblica: 700 concorrenti, 8 vincitori, di cui 5 signore e signorine di fede leghista: la moglie del vicesindaco di Brescia, la nipote dell’assessore all’Istruzione, due assistenti di un altro assessore, la capogruppo leghista nel consiglio comunale di Concesio. Sono sicuro che in pochi sarebbero stati in grado di far di meglio. O forse no. Perché se a Verona la moglie del sindaco leghista Flavio Tosi è stata nominata dirigente e capo della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità, è a Milano che si gioca la vera partita. Nella sanità regionale, infatti, gli uomini di Bossi sono pronti a lanciare la più scientifica operazione clientelare che si ricordi. A fine anno scade il mandato dei 45 direttori sanitari di Asl e aziende ospedaliere e il Carroccio, forte della crescita elettorale, ne pretende 20 per insidiare il potere formigoniano di Comunione e Liberazione nella ricca sanità lombarda (senza nascondere di puntare apertamente alla conquista dell’Ospedale di Brescia, il più grande d’Europa).

Come potete ben vedere, amici miei, gli argomenti di cui parlare non mancano. L’importante, però, come ci insegna il nuovo Manuale Cencelli rivisto e corretto da Umberto Bossi, è proprio che non se ne parli, che non si scopra nulla. Perché se, malauguratamente, un “poveretto” come Edouard Ballam dovesse farsi trovare con le mani nel sacco, la via è obbligata: cacciata istantanea, per non macchiare l’“onorabilità” e l’“onesta” di tutto il partito. Ma a chi volete darla a bere, padani?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

2 Commenti

La Marcegaglia: sbaglia chi afferma che andiamo meglio delle altre Nazioni

postato il 25 Settembre 2010

23.365 - Money di GilmothAnche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, si accoda alle critiche che da quest’estate investono il mondo economico italiano e ha affermato testualmente: “Siano entrati nella crisi già in crisi e la percezione che abbiamo è che stiamo uscendo dalla crisi ancora con una capacità di crescita inferiore rispetto alla media europea”, e anzi aggiunge che non è vero che siamo andati meglio di altri paesi, ma che anzi siamo stati fortemente colpiti dalla crisi.

La sua affermazione segue, cronologicamente quanto già rilevato purtroppo da tutti gli italiani, ovvero che le cose non vanno come il governo afferma, ad esempio Bonaiuti ieri ha sostenuto che il Governo ha affrontato la crisi meglio delle altre nazioni.

Per smentire Bonaiuti basta considerare l’andamento dei consumi delle famiglie, o quello che affermano rispettivamente l’OCSE e l’altra grande istituzione internazionale il FMI che sostengono, dati alla mano, che la crescita dell’Italia sta ulteriormente rallentando, anzi si prospetta una diminuzione del PIL nel terzo trimestre, e che il 2011 vedrà una crescita asfittica per economia italiana, mentre le altre nazioni, soprattutto Germania e Francia, stanno accelerando e vanno molto meglio di noi.

La soluzione per rimediare a questa situazione la Marcegaglia la individua nelle riforme da effettuare in campo economico, e siamo perfettamente d’accordo, visto che da tempo denunciamo la mancanza e l’inerzia del governo che addirittura mantiene vacante da quasi 5 mesi il ministero per lo sviluppo economico, che dovrebbe risolvere moltissimi problemi, ad esempio basterebbe considerare la Fincantieri, la Tirrenia, la destinazione del sito industriale di Termini Imerese che nel 2011 verrà abbandonato dalla Fiat, giusto per citarne tre, ma i problemi sul tavolo sono numerosi a cominciare dalla piccola e media impresa del Nord, che paga pegno per l’assenza di un interlocutore presso il ministero.

E il governo che fa?

Per il governo, l’unica cosa realmente importante è stabilire chi governerà Unicredit, visto che la Lega ha focalizzato tutti i suoi obbiettivi nel controllo delle banche tramite la politica e le fondazioni bancarie, senza investire soldi, salvo poi accorgersi che a livello mondiale, quando si parla di finanza e di economia, contano i fatti e i soldi e non le parole, come si è accorto Bossi che, dopo essersi lamentato dei libici in Unicredit, ora teme che siano i tedeschi a controllare la banca.

Evidentemente la Lega non ha imparato nulla dalla sua gestione fallimentare della banca Credieuronord e forse dovrebbe comprendere che il ruolo della politica non è quello di gestire soldi e potere in maniera clientelare.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

2 Commenti

Teresa e Sakineh: così vicine e così lontane, è sempre pena di morte

postato il 24 Settembre 2010

In Italia l’unica categoria che non risente della crisi è quella degli indignati di professione. Solitamente l’indignato professionista frequenta salotti di un certo livello, scrive su certi giornali, muove abilmente l’opinione pubblica specie sulla rete, ma soprattutto è politicamente corretto.

Sì, perché non ci si può mica indignare per tutto e per tutti, ma ci si indigna solamente secondo le convenienze e gli interessi. Così senza nessun criterio di verità e di giustizia ci si indigna per il terremoto di Haiti e non per le alluvioni che hanno distrutto il Pakistan. Eppure i bambini pakistani come quelli haitiani sono rimasti senza famiglia e senza casa ma non si è visto nessuno precipitarsi in Pakistan o muovere l’opinione pubblica per fornire più aiuti possibili.

Non sarà che i ricchi e i potenti europei ed americani hanno interesse a mettere le mani su Haiti e a tenere quel covo di talebani che è il Pakistan in difficoltà? Forse è solo un pensiero cattivo o forse gli indignati di professione erano solamente in vacanza. Accade però che i nostri eroici indignati cominciano a battersi per la sacrosanta causa di Sakineh, la donna iraniana accusata di adulterio che la legge islamica vigente in Iran condanna alla lapidazione, e così arrivano manifestazioni su manifestazioni in ogni parte d’Europa ed America, reazioni dei governi mondiali, striscioni su monumenti e si scomoda perfino la  première dame francese Carla Bruni per salvare la vita di Sakineh.

Nulla di ineccepibile fin qua, ma dall’altra parte dell’oceano Atlantico, negli Stati Uniti del mito progressista Barack Obama, una donna con un evidente ritardo mentale e che non ha ucciso nessuno viene condannata a morte e uccisa con iniezione letale. Tutto questo nel silenzio pressoché totale dei soliti indignati che, non si sa per quale motivo, hanno ritenuto non opportuno schierarsi a favore di questa povera donna.

Teresa Lewis, così si chiama la donna uccisa in Virginia, non mai ucciso nessuno, la sua colpa, che non ha mai negato, è di essere stata “la mente” dell’omicidio del marito e del figlio del marito eseguito da due sicari che si sarebbero approfittati del ritardo mentale di Teresa per intascare i 350 mila dollari della polizza sulla vita del marito. Il suo ritardo mentale e la confessione dei due sicari, che se la sono cavati con due ergastoli, non sono riusciti a fermare il boia che nella camera della morte del penitenziario femminile di Fluwanna in Virginia ha eseguito le iniezioni letali.

A questo punto è lecito chiedersi perché nessuno degli indignati speciali ha sentito il dovere di spendere una parola per Teresa, donna come Sakineh e condannata a morte come la donna iraniana per una accusa assurda. A pensare male si potrebbe rispondere che è facile, fin troppo facile, indignarsi e fare la voce grossa con il regime di Teheran e che sono tutti bravi a scagliarsi contro Amadinejad e gli ayatollah; meno bravi sono però ad alzare il loro ditino e a dire al signor Presidente Obama che nella sua grande democrazia, nel Paese del “yes, we can” tra le tante cose che si possono fare e, che purtroppo si fanno, c’è anche la pena di morte, la stessa che comminano i tribunali della tanto vituperata teocrazia iraniana.

Ma nessun dito si è alzato, nessun telo e nessuno striscione è stato dispiegato, nessuna cancelleria europea o di qualunque altro paese democratico, neanche quelle che facevano pressione per Sakineh, si è sentita in dovere di mandare una noticina al Segretario di Stato americano, la stessa signora Clinton che si era indignata per la condanna a morte di una donna iraniana.

Chi si è indignato per la condanna a morte di  Sakineh aveva il dovere morale di indignarsi per la condanna a morte di Teresa Lewis e di ogni altro essere umano che ad ogni latitudine viene privato del bene prezioso della vita, perché la pena di morte è una cosa terribile e inumana a Teheran come a Washington, perché la vita è vita indipendentemente dal fatto che il tuo nome sia Teresa o Sakineh.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

3 Commenti


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram