In un momento in cui nessuno governa il Paese, il ministro Tremonti si è accorto che non c’è un disegno riformatore e si preoccupa della crescita. Così cerca di tenere i conti in ordine e non è un merito da poco, altrimenti si scatenerebbe il caos e la speculazione.
In Italia pero’ cè bisogno di stimolare la ricerca, tagliare i rami secchi, promuovere un federalismo virtuoso tagliando le province e accorpando i comuni.
Togliere l’Ici è stato un grandissimo errore, perché era l’unica imposta federalista. Certo è stata una mossa popolare, si dice alla gente quello che vuole sentirsi dire, ma di questo passo i problemi non risolveremo i problemi.
Al Paese servono provvedimenti concreti anche se impopolari, non modifiche astratte di norme della costituzione che saranno in vigore se va bene fra tre anni e non serviranno a nulla.
Mi piacerebbe un Paese normale in cui ci sia il rispetto tra i poteri dello Stato, un premier che non chiedesse i danni allo Stato e non dicesse che l’Italia è come la Germania dell’est, un paragone umiliante per l’Italia e per le decine di morti di quel regime.
Mi piacerebbe recuperare il senso delle proporzioni. Un Paese normale in cui il premier, almeno un giorno su due, pensa a risolvere anche i problemi degli italiani non solo i suoi, soprattutto degli elettori di centrodestra che oggi vedono che Berlusconi non ha risolto uno solo dei problemi che aveva promesso di risolvere 20 anni fa con la rivoluzione liberale.
Il resto è fuga dalla realtà, parliamo del nulla.
L’alternativa vera a Berlusconi nasce ristrutturando l’area moderata, ci vuole un’altra offerta politica. Io non credo più ai governi uno contro l’altro, né all’ammucchiata di tutti contro Berlusconi, né di Berlusconi contro la sinistra.
Si mettano assieme le persone migliori, compatibili, di Pdl, Pd e Centro e si faccia una grande coalizione per compiere le scelte impopolari che servono al Paese. Viceversa non si farà mai nulla, si cercherà di sfangarsela rinviando le questioni.
Il nuovo polo che si e’ creato deve lavorare per proporre questa soluzione di buon senso.
Pensavamo che il Presidente del Consiglio portasse provvedimenti veri che riguardano le famiglie italiane in Consiglio dei Ministri e invece sono i soliti spot e la presentazione di disegni di legge di riforma costituzionale che, se va bene, entreranno in vigore fra un anno e mezzo. Così non si può andare avanti.
La morte dei bambini rom non susciti nuove polemiche
E’ una vicenda che deve far riflettere, non suscitare nuove polemiche. Deve essere però un’occasione per un ripensamento, un’assunzione di responsabilità da parte di tutta la politica.
Pier Ferdinando
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Se la Lega vuole staccare la spina noi non possiamo che prenderne atto con serenità. Le elezioni sono sempre un momento di democrazia, tanto più se la maggioranza non riesce a produrre risposte concrete.
Quanto alla composizione delle commissioni, non e’ colpa nostra se la maggioranza si trova a fare i conti con la contabilità parlamentare pur essendo partita con 80 parlamentari in più.
Le regole alle Camere sono sempre state rispettate: la maggioranza si abitui a convivere con i numeri che ci sono.
Le manifestazioni davanti la casa di Berlusconi ad Arcore non sono certo la risposta giusta da dare al Governo ed al Presidente del Consiglio.
Lasciamo perdere i violenti, che è meglio che stiano nelle patrie galere e non agli eventi politici, ma l’idea stessa di protestare con quelle modalità ed in quel luogo, rischia di essere l’altra faccia della medaglia del degrado che stiamo vivendo.
L’opposizione deve dare un’altra idea dell’Italia non la stessa, eguale e contraria.
Con tutto il rispetto per gli altri, non siamo né in Tunisia né in Egitto e non vogliamo finirci.
Anche il Pd ha fallito e la “santa alleanza” non è il mio progetto
L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Avvenire di Arturo Celletti
«Berlusconi è convinto che fino a quando resiste a Palazzo Chigi è più forte. Ma non è così. La scelta di restare asserragliato nella roccaforte del governo lo rende solo più debole. Infinitamente più debole».
Parla piano Pier Ferdinando Casini, e all’improvviso, anche se ha davanti solo il cronista di Avvenire, si rivolge direttamente al capo del governo. «Non ti garantisci restando immobile nel bunker, ma solo avendo la lucidità di capire che un disegno politico non si esaurisce nella propria persona». È un invito forte a fare un passo indietro per aprire una fase nuova. È un appello a privilegiare la Politica rispetto alle convenienze. E a capire che il progetto di un grande rassemblement dei moderati che abbia come riferimento i valori del Partito popolare europeo è ancora possibile.
Casini insiste: «Non sarò io a indicare a Berlusconi una soluzione, un nome, un percorso. Tocca a lui capire che questo è il momento della generosità e delle scelte coraggiose. Tocca a lui individuare in fretta una soluzione. Perché ormai è diventato un ostacolo anche per i suoi attuali compagni di cordata. E perché se avesse il coraggio di lasciare Palazzo Chigi, quelle convergenze che oggi appaiono impossibili diventerebbero immediatamente realizzabili. E così tante riforme. Penso a una grande intesa sulla giustizia. E penso a segnali chiari sulle intercettazioni: non serve il bavaglio che pretende Berlusconi, ma certo potrebbero essere disciplinate in fretta e con vasto consenso». Diètro quel pressing prende forma il “salvacondotto” per il Cavaliere.
Casini insiste: «Silvio trovi la forza di gestire l’ultima fase con le armi della politica. E non arroccandosi nel fortino e gridando al complotto». [Continua a leggere]
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Pensi ai problemi degli italiani, non ai suoi Il nostro Paese cresce ormai meno di altri, ha più disoccupati, le opere pubbliche sono ferme e tutti gridano all’allarme. Berlusconi continua a proporre emergenze come il processo breve o le intercettazioni, che esistono ma solo per lui, e li impone all’agenda della politica italiana. Se continua così, rimarrà da solo su un’isola deserta.
Se un mattino su quattro si alzasse dicendo: ‘Oggi mi voglio preoccupare dei problemi degli italiani e non dei miei’ sarebbe una giornata splendida.
Il governo italiano ha sollevato meritoriamente la questione delle persecuzioni contro i cristiani con il ministro Frattini. Il Consiglio d’Europa ha fatto molto, ma i governi dell’Unione europea hanno fatto molto meno.
Sulle persecuzioni anti cristiane dobbiamo essere vigili, non possiamo rassegnarci all’indifferenza dell’opinione pubblica e dobbiamo far sentire la nostra voce. Il tema della reciprocità con l’Islam e le altre religioni è per noi una questione ineludibile.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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