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Non è più il tempo del bue muto

postato il 10 Agosto 2011

Le voci su un downgrade della Francia, poi smentite formalmente dal governo francese, hanno  scatenato il panico e una spaventosa ondata ribassista che ha travolto Wall Street e le borse europee. Record negativo per Piazza Affari con gli indici Ftse Mib e Ftse It All Share che cedono rispettivamente il 6,25% e il 5,43 per cento. Un mercoledì terribile dunque che ha spinto il governo francese ad intervenire tempestivamente per smentire le voci incontrollate le voci di un declassamento del debito sovrano del paese, con perdita della tripla A. Non c’è da stupirsi per l’intervento immediato del governo francese: solo una presa di posizione ferma e chiara poteva fermare i rumors e ridare quel minimo di fiducia necessaria per evitare il crollo totale. Continua a stupire invece il silenzio del Premier Berlusconi che dal discorso al Parlamento sulla crisi economica non ha sentito la necessità di rassicurare ulteriormente il Paese e i mercati. Berlusconi è ormai un “bue muto” che non trasmette più l’innata sicurezza di un tempo, anzi il suo silenzio unito ad un generale incupimento, notato anche dai fedelissimi, risulta assolutamente controproducente. Di certo Berlusconi non risolverebbe niente con un sorriso o con una delle sue battute, ma potrebbe invece essere utile quanto suggerito dal Terzo Polo che, in una nota congiunta firmata da Pier Ferdinando Casini, Italo Bocchino e Francesco Rutelli, ha auspicato che in deroga alla normale prassi, sia lo stesso Presidente del Consiglio, unitamente al ministro dell’Economia, a rendere l’informativa presso le commissioni riunite. L’Italia, ed anche i mercati, non hanno bisogno di un bue muto ma sperano ardentemente che anche per Berlusconi si avveri la profezia che Alberto Magno fece su Tommaso d’Aquino (il vero bue muto): “un giorno muggirà così forte che lo sentiranno in tutto il mondo civile”. Al momento ci accontentiamo di molto meno di un muggito, magari di un discorso onesto, franco e soprattutto concreto che infonda fiducia e sicurezza e che detti, finalmente, una rotta.

Riceviamo e pubblichiamo Adriano Frinchi

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Smettetela di litigare

postato il 10 Agosto 2011

C’è un fenomeno che mi preoccupa particolarmente in Italia: l’abitudine. Col passare dei mesi e degli anni, infatti, abbiamo assistito a moltissime brutture nel nostro Paese. Questi episodi, però, hanno fatto sempre meno scalpore, come se il popolo italico si fosse abituato a troppe cose che tempo fa non avrebbe minimamente sopportato.  E ciò accade soprattutto nei riguardi della politica.

Ad oggi è impossibile contare sulle dita gli scandali che hanno colpito questa parte della società che naviga in un mare davvero poco pulito, fatto di appalti illeciti, festini e mazzette. Tuttavia, gli italiani sembrano essercisi abituati, mentre chi proprio non ne può più, piuttosto che utilizzare le proprie energie per impegnarsi concretamente, preferisce trasformare la propria indignazione in un odio fatto di qualunquismo ed egoismo che, quanto è più forte, meno è utile.

D’altro canto, la politica non fa nulla per spegnere questo fuoco d’ira che gli italiani stanno covando e, anzi, lo alimentano a suon di liti, insulti e divisioni. E’ questo il motivo principale per cui l’appello alla coesione nazionale del leader UdC, Pier Ferdinando Casini, ha suscitato tanto scalpore: non è ciò che un italiano si aspetterebbe da un politico, di opposizione per giunta.

E allora ecco lo sciacallaggio mediatico, di chi ha subito accusato Casini di voler aiutare Silvio Berlusconi, di voler entrare nella maggioranza del premier. Ma, come già ampiamente ricordato, l’UdC è all’opposizione e, rispettando il sacrosanto volere degli elettori, vi rimarrà fino alla fine di questo governo.

Questo episodio, però fa riflettere. Fa capire che non esiste più, nelle menti del nostro popolo, l’idea che si possa lavorare assieme, uniti, anche se da distanti banchi del Parlamento. Non c’è più l’idea di solidarietà ed impegno, necessario in questo periodo di grave crisi economica mondiale e così, mentre in Italia si litiga, o si chiedono nuove elezioni, in Europa e nel mondo si prendono le decisioni importanti, col rischio che il nostro Paese rimanga fuori da questo giro che alcuni italiani stessi avevano contribuito a creare. Ma quelli erano altri tempi, altre persone e, soprattutto, altri politici.

Per questo motivo serve coesione nazionale: non possiamo far sì che l’Italia precipiti nel baratro più di quanto non lo sia già. Servono misure concrete, condivise e, se serve, anche impopolari. Serve voltare pagina, cambiare davvero l’Italia, recuperare quell’identità nazionale bistrattata. La nostra identità: quella di persone forti, decise e combattive. Non possiamo aver dimenticato tutto ciò: le seppur grandi delusioni non possono aver spazzato via anni di grande politica e di grandi virtù.

C’è un solo modo per fare questo, però: smettere di litigare, ricordarsi che l’avversario politico non è un nemico, ma una persona con cui confrontarsi e con cui crescere insieme. Bisogna lasciare da parte gli egoismi, l’ambizione e l’odio: ora pensiamo all’Italia e agli italiani.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

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Reagire al lunedì nero

postato il 9 Agosto 2011

Esattamente la settimana scorsa avevamo scritto un articolo intitolato “Lunedi nero in Borsa: proviamo a ragionarci”, in cui esponevamo alcune considerazioni come, per esempio, che probabilmente S&P avrebbe provveduto ad un downgrade degli USA, e si è verificato. Avevamo anche rilevato come l’economia di tutta l’Europa (almeno delle grandi economie europee: Francia, Italia e Germania) stesse rallentando e oggi le borse francesi e tedesche hanno fatto peggio di quella italiana. Cosa si può dire oggi? Sicuramente che lunedì  è stata una giornata molto nervosa: prima si apre con un forte rialzo, poi si va negativi, di nuovo positivi e infine, sul crollo di Wall Street, si crolla definitivamente. C’è chi paventa una nuova crisi come quella del 2008 e chi riparla di nuovo della crisi del 1929. Su quest’ultimo punto vorremmo dire alcune cose: intanto specifichiamo che ogni parallelismo tra la crisi del 2008 o quella attuale e la crisi del 1929 è fuori luogo; con la crisi del 1929 il PIL arrivò a diminuire del 40% e con la disoccupazione che ebbe una impennata mai vista prima e arrivando a punte del 17% negli USA e del 24% in Germania a cui dobbiamo aggiungere alcuni milioni di semioccupati (il part time dell’epoca) . Da quanto detto si desume che siamo ancora lontani dalle vette (o forse sarebbe meglio dire dai baratri) del 1929, e questa è una cosa positiva. Però non dobbiamo sottovalutare la portata della crisi attuale che è una crisi essenzialmente di fiducia. Fiducia verso il futuro, verso le capacità di ripresa economica, verso una ripresa del processo di produzione di ricchezza. E oggi, possiamo dire che questa crisi di fiducia è ormai generalizzata e lo testimoniano le performance dei mercati europei e americani di oggi. Perché affermiamo che è una crisi di fiducia? Perché si è appena conclusa la “stagione” delle trimestrali, e le aziende americane ed europee hanno mostrato in media utili superiori alle attese, quindi non vi è il problema del 2008 quando alcune società molto grosse o chiusero (Lehman Brothers) o rischiarono di chiudere (Fanny Mae, General Motors, Opel ad esempio) o presentavano utili inferiori alle attese (le banche europee). In compenso, rispetto al 2008, le nazioni hanno oggi minori margini di manovra: gli stessi USA devono fronteggiare un debito molto elevato  e cercare di ridurlo, attuando di fatto, una manovra non espansiva per i mercati. A tutto questo si aggiungono i balletti della politica, non solo quella italiana, ma anche quella estera: il piano di salvataggio della Grecia, ha impiegato circa 16 mesi per diventare pienamente operativo a causa dei rallentamenti posti in atto dalla Germania (la Merkel non poteva inimicarsi l’elettorato) e degli stessi politici greci che hanno rimandato le privatizzazioni, salvo attuarle ora quando le società però si sono dimezzate di valore; l’accordo tra repubblicani e democratici negli USA è stato fortemente condizionato dalle scadenze elettorali. Questa è la situazione peggiore per i mercati, in quali soffrono tantissimo le incertezze e i continui rimandi. Quindi la risposta che bisogna dare alla crisi attuale è legata ad una azione chiara, semplice, incisiva e soprattutto rapida. La risposta in primo luogo deve arrivare dal governo che deve uscire dalla litania dei buoni propositi e impegnarsi concretamente per strutturare tutti i provvedimenti che oggi, non domani, devono essere presi. Per fare ciò è necessario l’apporto dell’intera classe politica che in questo momento storico è chiamata non solo a esprimere al meglio le proprie capacità ma anche a mostrare una supplementare dose di responsabilità per il bene del Paese. Politici della maggioranza e dell’opposizione potrebbero utilmente quello che da più parti viene definito lo “stile Casini” e che raccoglie quotidianamente elogi. Il leader dell’Udc ha dimostrato nel momento dell’acuirsi della crisi una straordinaria capacità di mobilitazione che non è consistita solamente nel manifestare in sede parlamentare al governo la disponibilità a mettere da parte le beghe politiche per cooperare sul tema scottante della crisi, ma nel sapere opportunamente indicare strade da percorrere e provvedimenti da prendere. Tra queste proposte ha meritato particolare attenzione la proposta di una commissione o tavolo comune per decidere iniziative utili alla crescita. Lo “stile Casini” è dunque un modo responsabile di fare politica, dove allo scontro fine a se stesso viene privilegiato un confronto che, anche se acceso, produce risultati e che è basato sostanzialmente sulla convinzione che tutti possono avere una buona idea per il salvare il Paese. Concretamente questo nuovo modo di affrontare l’agone politico non si è manifestato solamente nell’ultimo discorso alla Camera in occasione delle comunicazione del governo in merito alla crisi, ma quotidianamente con dichiarazioni e interventi sensati fatti di proposte e indicazioni e soprattutto con una presenza fisica a Roma e in particolare alla prossima riunione congiunta delle commissioni affari costituzionali e tesoro di Camera e Senato. Parole responsabili, proposte concrete e presenza assidua sono ciò che gli italiani, e anche i mercati, si aspettano in questo momento, è auspicabile pertanto che lo “stile Casini” prenda immediatamente piede nel Palazzo.

Riceviamo e pubblichiamo Mario Pezzati e Adriano Frinchi

 

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All’opposizione di Berlusconi, operiamo solo per l’Italia e gli italiani.

postato il 9 Agosto 2011

E’ avvilente che, davanti ad una opposizione che si occupa delle sorti del Paese in un momento drammatico, ci sia chi strumentalizza con le solite logiche del palazzo.

Siamo e rimaniamo all’opposizione di Berlusconi, e continuiamo ad operare solo per l’Italia e gli italiani.
Pier Ferdinando
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Tessera UDC, vi è arrivata?

postato il 7 Agosto 2011

Vi è arrivata? Grazie per la fiducia. Ciascuno di voi è l’UDC, diamoci da fare.

Pier Ferdinando

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Occorre collaborare, l’Italia va a fondo.

postato il 5 Agosto 2011

Dobbiamo fare uno sforzo. Maggioranza e opposizione devono trovare il modo di dialogare perché l’Italia va a fondo. O si capisce la necessità del momento o si rischia di ritrovarsi tutti sotto le macerie, opposizione compresa. Per 41 volte in questa legislatura ho votato la sfiducia al governo. Oggi non si tratta di dare una mano a Berlusconi, ma all’Italia. La ‘ricetta’ per uscire dalla crisi passa da una commissione per la crescita che in 60 giorni dia risposte concrete al Parlamento e che coinvolga anche le parti sociali, la parità di bilancio introdotta con una riforma costituzionale e, infine, un anticipo di alcune misure previste in manovra. La fase che stiamo vivendo mi ricorda la fine della Prima Repubblica: allora mori la Dc, oggi tramonta l’epoca berlusconiana.

Pier Ferdinando

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Ospite di ‘Uno Mattina’

postato il 4 Agosto 2011
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Caffè e quotidiano, aspettando Pier a ‘Uno Mattina’

postato il 4 Agosto 2011

“Parla Pier Ferdinando, si spengono gli Ipad”, così scrive Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera, “Casini ha dimostrato cosa significa opposizione responsabile” è il giudizio di Marco Tarquinio. Sono testimonianze e pensieri che ci confermano come –lo avevamo già colto dai giudizi degli italiani su twitter– sia stato centrale ieri l’intervento di Casini in Aula, dopo la delusione dell’intervento del Presidente Berlusconi. A seguire riportiamo alcuni articoli di stamani da leggere nell’attesa di ascoltare Pier Ferdinando Casini alle 8,45 a ‘Uno Mattina’ (Rai1). Seguirà poi la consueta rassegna stampa che oggi si aggiunge ricchissima.

Rizzo – Le attese deluse (Sergio Rizzo, Corriere della Sera)

Tarquinio – La fatica e il coraggio (Marco Tarquinio, Avvenire)

Parla Pier Ferdinando, si spengono gli Ipad. Poi i deputati corrono a fare le valigie (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera)

Il premier parla agli elettori e snobba la proposta Casini (Ugo Magri, La Stampa)

Folli – L’urgenza della realtà, l’obbligo di cambiare passo (Stefano Folli, Sole24Ore)

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#Casini über alles. Parola di Twitter.

postato il 3 Agosto 2011

Diciamolo chiaramente: Pier Ferdinando Casini è stato il migliore. Solido, sicuro e pacato,  ma anche deciso, netto ed incisivo.  Migliore di Pierluigi Bersani, che – come ha notato acutamente Andrea Sarubbi – si è fatto scappare il tempo di mano e non è riuscito a risultare convincente, facendosi trascinare in un “dialogo tra sordi”. Un argine contro gli sproloqui del capogruppo della Lega, Reguzzoni; una risposta efficace al debutto (assai deludente, in verità) del neo segretario Pdl, Alfano che è sembrato una brutta replica del discorso del Premier. Casini non è caduto nella trappola della stanca litania del “il governo se ne deve andare” e non perché non lo pensi più, ma perché ripeterlo fa solo il gioco di questa maggioranza: è riuscito, invece, ad esporre ordinatamente priorità del Paese e a dimostrare la loro fondatezza e validità (non per nulla, il povero B. si è agitato più volte durante l’intervento del nostro leader). È riuscito anche a vanificare il gioco della maggioranza, ripetendo che solo “una fase di armistizio tra i principali partiti può salvare l’Italia”, “non improbabili governi tecnici, ma governi che nascano dalla volontà del Parlamento, dei partiti” e che “il problema oggi non è la liquidazione politica di Berlusconi”: pensare che “la fine politica di qualcuno significhi il successo” significa sottovalutare “le difficoltà che abbiamo davanti e il momento che stiamo vivendo”. E, in conclusione, ha anche lanciato dei punti fondamentali per il rilancio della nostra economia (proposte serie, almeno queste l’On. Alfano le avrà sentite?): anticipare la riforma fiscale, aumentare la tassazione delle rendite finanziarie, liberalizzare la rete energia, lanciare una Commissione per la Crescita.

Ma che queste cose le diciamo noi, certo, è ovvio. E, allora, per dimostrarvi che non stiamo esagerando o montando un caso che non esiste, abbiamo fatto un giro su Twitter: fatelo anche voi, leggerete delle chicche assai interessanti. C’è chi è notevolmente stupito (EgonSadaiel nota che “#casini molto meglio di #Bersani: ci rendiamo conto?”, mentre martinacarletti è ancora più esplicita: “#Casini gli sta facendo il c***. Non me l’aspettavo”. C’è anche chi è fiducioso fin dall’inizio (marcoz984: “#Casini farà l’intervento migliore”) e chi alla fine si complimenta onestamente (calamityjane: “E comunque Casini best in class #berlusconicamera”; tigella: “Parla Casini, che mi sembra il favorito a diventare il prossimo Premier italiano, se le cose vanno avanti così”; mammonss: “#Casini parla di Borsa e spread. Bravo”). Riga ammette: “Fu così che Casini ha guadagnato punti in crebilità. Ringraziamo Bersani che oscura tutto il valore del programma del PD”; openworldblog poi si sbilancia addirittura: “mi preoccupo di aver ascoltato un @Pierferdinando Casini molto sensato (e di sinistra). Ecco, l’ho detto”;  idem anche per Gaboganasa: “quello di Casini sembra il discorso più sensato. E ciò mi spaventa”. Ci sono poi pure gli entusiasti come andrea_viliotti che urla: “W Casini! Quanto hai ragione!”; la_maddy: “Finalmente qualcuno (Casini!!!) Parla di ABOLIZIONE DELLE PROVINCE e fa proposte concrete!”; gius_catalano: “Casini una spanna sopra a tutti”.

Come vedete, il nostro giudizio sulla pregevole  qualità dell’intervento di Pier (che trovate qui) non è fazioso e non è nemmeno  unilaterale, anzi è largamente condiviso, specialmente sui social network. Complimenti Presidente, siamo orgogliosi di te.

“Riceviamo e pubblichiamo” Giuseppe Portonera

3 Commenti

Informativa sulla crisi, l’intervento di Casini

postato il 3 Agosto 2011
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