Tutti i post della categoria: Politica

Cosa serve (davvero) alla Sicilia

postato il 14 Luglio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera di oggi, ha scritto un articolo durissimo – fin dal titolo, “Il Festival degli sprechi” – sul recente stop di 600 milioni di euro di fondi dall’Ue alla Regione Sicilia. L’analisi è impietosa: dal 2000 al 2006, la Sicilia ha ricevuto 16,88 miliardi di fondi europei (il quintuplo dei fondi destinati a tutte le regioni del nord); di questi il 30-40% pare sia gestito dalle mafie. Di 2177 (duemilacentosettasette) progetti finanziati, ne sono stati completati solo 186 (centoottansei): l’8,6% (otto virgola 6 percento). Più di uno spreco, uno scandalo. Per anni in Sicilia sono piovuti miliardi, che invece di trasformare l’Isola in positivo, hanno solo aggravato, peggiorato, portato alla cancrena la situazione. Il centro studi Svimez ha calcolato che il Pil pro capite delle regioni del Sud dal 1951 al 2009, anziché crescere, ha subito rispetto al Nord un netto arretramento, passando – in modo constante – dal 65,3% al 58,8%.

Cos’è che quindi serve davvero alla Sicilia, per invertire la vergognosa tendenza? Di sicuro, meno soldi. Basta rubinetti aperti che servono solo a ingrassare clientele e a offrire una succulenta moneta di scambio a una classe politica parassita e parassitaria. Serve, poi, meno spesa pubblica, tagli netti alla pletorica e non funzionale macchina amministrativa/burocratica della regione. Serve avere il coraggio di dire basta alle infornate per stabilizzare migliaia di precari ogni anno (perché non è così che si crea lavoro!). Serve, quindi, un netto cambio di rotta: innanzitutto serve – paradossalmente – meno politica: serve cioè più spazio per l’iniziativa privata; in Sicilia i livelli di penetrazione industriali sono bassissimi e le varie aziende che nascono sopravvivono spesso solo grazie a incentivi vari, mentre proprio la stessa burocrazia regionale le strangola lentamente (del resto, ce lo insegnò Hayek: chi possiede tutti i mezzi, stabilisce anche tutti i fini). Viva la concorrenza, viva la libertà di investire, vincere (o fallire) quindi! Bisogna poi recedere in profondità i canali di collegamento tra i politici che spartiscono fondi pubblici per interessi privati. Perché, facendo questo, si assesta anche un colpo mortale alla corruzione e ai mille tentacoli delle piovre mafiose: l’Ue ha bloccato la tranche di 600 milioni di euro, perché non condivideva la sua divisione in mille rivoli – una marea di “misure” e “sottomisure” (gli ambiti di intervento) – tali da rendere sempre più piccoli gli importi ma anche più difficili i controlli.

Qualche tempo fa, il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca spiegava che il dato che più impensieriva gli organismi internazionali non era il pur spropositato livello della nostra spesa pubblica nazionale, quanto l’improduttività di gran parte dei suoi capitoli: in parole più semplici, l’incapacità della spesa pubblica (che è uno strumento utilissimo, da gestire con molta attenzione) di creare ricchezza. E, provate a indovinare, quali sono le regione che più appesantiscono con le loro cattive performance questo già triste bilancio. In Sicilia, per esempio, la spesa pubblica per le infrastrutture è altissima, ma le infrastrutture non esistono. E i soldi stanziati, che fine fanno? Eh.

Se, come è vero, a Ottobre si tornerà a votare per le elezioni regionali, questi saranno i temi che diventeranno ineludibili. Perché, in un momento di stringente crisi come questo, i rubinetti sono destinati a chiudersi, bruscamente. Questo vuol dire che se arriveremo impreparati a quel momento, continuando magari allegramente a spartire posti e incarichi di sottogoverno, il default sarà assicurato.  La scelta sta a noi. Diciamo basta alla Sicilia-Crono che divora i suoi figli e agli interventi palliativi per pony: diamo avvio a una seria cura da cavallo, per rimettere in sesto la nostra terra.

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Moody’s sta azzerando la credibilità delle agenzie di rating

postato il 13 Luglio 2012


Moody’s sta azzerando se stessa e la credibilità delle agenzie di rating. I sacrifici enormi che stanno facendo gli italiani e i passi in avanti che il governo ha imposto al nostro Paese sono riconosciuti da tutti. Questi sono i fatti, il resto sono solo speculazioni delle agenzie di rating.

Pier Ferdinando

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Un documento per dare certezze sul dopo Monti

postato il 11 Luglio 2012

Credo che i partiti debbano impegnarsi e che, indipendentemente da come ci si presenterà alle elezioni, quanto fatto in questi mesi dal governo Monti non vada disperso.
Occorre un documento da sottoscrivere tra tutti quelli che hanno sostenuto questo lavoro, che rassicuri i mercati e gli italiani sul dopo Monti. Serve chiarezza, e mettere nero su bianco se il governo Monti ha fatto le cose sbagliate o se, come pensiamo noi, ha operato bene.

Pier Ferdinando

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Chi ha paura delle preferenze?

postato il 9 Luglio 2012

di Adriano Frinchi

Sul Corriere della Sera di oggi Pino Pisicchio confessa amaramente: “io penso che nessuno le voglia più le preferenze”. E forse il deputato ex dc non ha tutti i torti, le preferenze non le vuole più nessuno perché fanno paura. Le preferenze sono lo spauracchio di una classe politica di nominati, di garantiti dal potente di turno.

In quest’ottica sono comprensibili le reticenze e le  alchimie dei partiti sulla legge elettorale: si prende tempo, si discute, si formulano le ipotesi più disparate. Si fa di tutto per non parlare di preferenze. Ma da un’assemblea di nominati è possibile aspettarsi altro? Evidentemente non si può chiedere a qualcuno di firmare la propria condanna a morte (politica).

E’ comprensibile allora che la presa di posizione di Casini sul tema delle preferenze abbia arroventato il clima politico. E’ un’affermazione netta che chiede un’altrettanto netta e chiara risposta. Non si capiscono perciò alcune posizioni come quelle del Pd, ed in particolare della senatrice Finocchiaro, che si dichiarano contemporaneamete contrari al ripristino delle preferenze ma anche per ridare il potere di scelta agli elettori.

Come si intende ridare il potere di scelta agli elettori senza le preferenze? Secondo i democratici la soluzione starebbe nei collegi uninominali, magari con delle primarie propedeutiche.

E’ evidente anche al meno avvezzo alla materia elettorale che nel sistema uninominale l’elettore è costretto a scegliere tra candidati che sovente sono imposti dalle segreterie di partito e nel peggiore dei casi sono anche totalmente estranei al collegio elettorale. E questa non è una congettura ma l’esperienza italiana di pochi anni fa quando votavamo con il Mattarellum, una legge elettorale che come ha scritto tempo fa Giovanni Sartori si è rivelata ampiamente fallimentare.

I detrattori delle preferenze, quando non sono mossi esclusivamente dal garantire la loro sopravvivenza politica,  dicono che le preferenze sono un meccanismo poco trasparente che favorisce il clientelismo. Indubbiamente nella Prima Repubblica il sistema delle multipreferenze ha visto  una degenerazione notevole, ma non pare che con il cambio di sistema elettorale la situazione sia migliorata. Il grado di corruzione nel nostro Paese è sempre notevole.

Corruzione, clientelismo, nepotismo non sono frutto di un sistema elettorale ma sono un problema culturale. In una battuta, se uno è disonesto lo è sia se è eletto in un collegio uninominale, sia se eletto con le preferenze o in una lista bloccata.

La vera questione in tema di riforma elettorale è: cosa vogliono le forze politiche? Se si vuole discutere seriamente di legge elettorale i partiti si devono chiedere solamente se vogliono realmente restituire ai cittadini il potere di scegliere, se vogliono ricostruire un rapporto serio tra eletti ed elettori. Se invece i partiti vogliono solamente studiare una legge elettorale per vincere le prossime elezioni o garantire amici e parenti allora lo dicano prima. In questo caso un sistema elettorale vale l’altro.

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Spending review? Misure impopolari ma necessarie

postato il 5 Luglio 2012

La spending review non è una manovra aggiuntiva: sono quei tagli agli sprechi, quei sacrifici dolorosi che da anni abbiamo rinviato e che andavano fatti.
Monti ha chiesto alla politica di condividere un disegno di risanamento del Paese. Sappiamo che e’ un passaggio delicato ma per anni abbiamo detto che gli sprechi andavano rimossi. Oggi si avvia questo processo e noi siamo ancora una volta a sostenere scelte impopolari ma utili al Paese.

Pier Ferdinando

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Bene il Cda Rai ma forzature inaccettabili

postato il 5 Luglio 2012

Abbiamo una notizia buona e una cattiva:  il Cda è stato eletto ma è stata scritta una brutta pagina della vita istituzionale a causa di forzature inaccettabili che non dovrebbero avvenire in un Paese normale.

Pier Ferdinando

 

 

 

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Casini: “Nel 2013 al governo con Monti e Bersani, serve un patto per salvare l’Europa”

postato il 1 Luglio 2012

L’intervista pubblicata su ‘Repubblica’ di Francesco Bei

L’Italia ha ancora davanti «tempi duri». Per Pier Ferdinando Casini non è il momento di « abbandonarsi a una visione illusoria, pensando che i problemi siano ormai alle spalle». Tuttavia, «grazie al successo di Monti a Bruxelles», l’Italia può rialzare la testa. E la prospettiva è quella di «un’alleanza tra moderati e progressisti che prenda il testimone delle riforme nella prossima legislatura». Con un premier che potrà essere del Pd. Oppure lo stesso Monti, che «non si ritirerà certo avita privata».

Dopo il summit Ue i rischi per il governo sono cessati? O bisogna aspettarsi qualche colpo di coda da un Pdl che appare sempre più riluttante nel suo sostegno a Monti?
«I colpi di coda ci possono essere da parte di tutti. Molti, non solo nel Pdl, hanno dato vita all’intesa su Monti pensando soltanto a un escamotage per superare un momento difficile. Per noi invece c’è sempre stata la convinzione che soltanto grazie a un armistizio politico, unito all’autorevolezza del presidente del Consiglio, si potessero risolvere i problemi del paese».

Dunque, passato il Consiglio europeo, ci sono ancora pericoli per l’esecutivo?
«Ora dovremo affrontare la spending review e ci saranno da approvare dei tagli dolorosi. È bene che si sappia: il risanamento è ben avviato, ha consentito a Monti di conseguire un grosso risultato a Bruxelles, ma pensare che i problemi siano finiti è una visione illusoria che può rivelarsi pericolosa». [Continua a leggere]

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Monti vuole costruire l’Europa

postato il 29 Giugno 2012


Monti vuole costruire l’Europa, non solo il nostro Paese. E’ finita l’epoca dei saldi di fine stagione, di un’ “italietta” che non sa parlare il linguaggio europeo.
Finalmente Monti ha dimostrato cosa significa governare un Paese, rappresentarlo nelle sedi internazionali. E il risultato conseguito è stato possibile grazie all’aiuto che è venuto dai moderati e dai progressisti.

Pier Ferdinando

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Giornata importante per salvare l’UE

postato il 28 Giugno 2012

Noi impegnati a rafforzare Monti
Oggi è una giornata importante, bisogna lavorare per salvare l’Unione europea e i nostri Paesi. La posta in gioco e’ molto alta e si rischia che l’apertura dei mercati lunedì sia tragica. Per questo la strada è solo quella di sostenere il governo Monti.
Il premier ha molte responsabilità forti, dobbiamo fargli sentire che il Paese e’ unito dietro e di fianco a lui. Questo non è il tempo della polemica, ma della coesione nazionale.

Pier Ferdinando

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Chi dice no alla mozione unitaria si assume grande responsabilità

postato il 27 Giugno 2012

Il ‘Financial Times’ di questa mattina scrive che Monti ha un mese per evitare la deriva dell’Italia. Il vertice europeo si preannuncia drammatico, come si deduce dalle affermazioni al Bundestag di Angela Merkel e dalle parole del premier spagnolo Mariano Rajoy. In questa bufera -dopo aver sentito le parole responsabili dell’ex ministro degli esteri Frattini (per conto del PDL)-, PD, UDC e FLI chiedono una mozione unitaria a sostegno dell’esecutivo sulla politica europea. Cosa lo impedisce? Chi non vorrà rispondere a questa domanda si assumerà una grande responsabilità verso il Paese.

Pier Ferdinando

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