Tutti i post della categoria: Politica

Primarie Pd: ipoteca di Vendola superiore a quella di Renzi

postato il 13 Ottobre 2012

L’ipoteca di Vendola sulle primarie del centrosinistra rischia di essere superiore a quella di Renzi: il sindaco di Firenze mi pare faccia un discorso legittimo di carattere generazionale, mentre il governatore della Puglia fa un discorso politico e lo fa dicendo “sotterriamo l’agenda Monti”: questo francamente mi preoccupa come italiano e come uomo politico.

Pier Ferdinando

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La lezione di Simone Weil per ripensare il futuro dei partiti e della politica

postato il 10 Ottobre 2012

di Giuseppe Portonera

“Crisi”, che è diventato il termine caratterizzante del tempo in cui viviamo, ha una chiara valenza negativa: eppure, la sua etimologia ci fa risalire al verbo greco “krino”, che vuol dire “scegliere”; la “crisi”, quindi, è prima di tutto una “scelta”, che in un dato momento storico si è chiamati a compiere. È nei momenti di “crisi”, infatti, che bisogna “scegliere” cosa salvare e cosa buttare, cosa rivoluzionare o cosa conservare: “krino” vuol dire anche “giudicare”. Vivendo noi in un tempo di crisi, dobbiamo essere pronti a compiere delle scelte, consapevoli che si tratta di costruire un mondo nuovo, perché questo non potrà più tornare ad essere quello in cui eravamo abituati a vivere.

 Sono scelte, certo, che non si possono prendere a cuor leggero, ma che vanno meditate e progettate con cura. Un’occasione di confronto e riflessione è stata offerta lunedì scorso dal Centro Studi Cammarata e dall’Associazione Alcide De Gasperi, che hanno organizzato un dibattito sulla crisi dei partiti, sul superamento della partitocrazia e sulla nascita di nuove forme di partecipazione politica, a partire dalla recente ripubblicazione del “Manifesto per la soppressione dei partiti politici” (Castelvecchi Ed.), opera della filosofa francese Simone Weil. L’incontro è stato organizzato per commemorare il sesto anniversario della scomparsa di mons. Caltaldo Naro, che fu fondatore e direttore per 19 anni del Centro Studi Cammarata, oltre che storico del movimento cattolico tra Otto e Novecento e attento studioso di scienza politica. Relatori erano l’on. Savino Pezzotta (deputato Udc e Presidente della Costituente di Centro), Gianni Notari (gesuita, professore della Facoltà Teologica di Sicilia) e Paolo Liguori (direttore TgCom). I tre si sono confrontati a lungo proprio sull’evidente crisi, di credibilità e progettualità, che ha investito i nostri partiti, e di conseguenza la nostra politica: possibile che avesse davvero ragione la Weil, e che i partiti siano «un male allo stato puro, o quasi?». Le tesi erano diverse, anche se partivano da una comune diagnosi: gli scandali, le polemiche, le rivelazioni degli ultimi giorni che ci vengono dal Lazio, come dal Piemonte, dalla Lombardia o dalla Sicilia, sono la prova – definitiva, certificata – che qualcosa si è rotto. Non si può più parlare solo di “mele marce”: questi non sono più casi isolati, è il contenitore ad essere marcito, ad essere stato infettato e divorato dal malcostume e dalla cattiva politica. I partiti sono quei contenitori: e si deve partire proprio dal curarli, se si vuole frenare l’espansione di questo male letale. Cosa si può fare, dunque? Si deve procedere, prima di tutto, a una seria opera di riforma del concetto stesso di “partito”, mettendo da parte la concezione otto-novecentesca a cui siamo stati abituati e aprendoci invece a nuove forme di impegno politico: perché, come ci insegna anche la lettura del “Manifesto” di Weil, i “partiti” e la “Politica” non sono sinonimi e se pure si può provare a fare a meno dei primi, certo non ci si potrà mai disfare della seconda. Bisogna poi riappropriarsi (come sottolineato da Notari) del senso etico del fare politica: chi sceglie di occuparsi del bene della comunità (unico vero fine dell’uomo politico, sosteneva Weil) deve essere onesto e giusto, non sono accettabili compromessi di sorta. È necessario, poi, recuperare il senso delle istituzioni: per dirla con Pezzotta, i partiti sono un “male” quando tendono a diventare il “tutto”, a espandersi oltre i propri confini, dimenticando il valore di “essere una parte”. Se si correggeranno queste gravissime storture, allora sì che i partiti (o qualsiasi cosa prenderà il loro posto) potranno tornare ad essere il cuore della democrazia, di quel sistema politico, cioè, che ci permette di scegliere come nostri rappresentanti uomini e donne tra i migliori. Se così non dovesse essere, se si continuerà a guardare a questa crisi solo come a una congiuntura momentanea, il risultato non potrà che essere la morte dei partiti (come paventato da Liguori): del resto, André Breton, che firmò la prefazione del volume della Weil, sosteneva che la “soppressione”, o peggio la “messa al bando”, dei partiti sarebbe avvenuta dopo un lungo sforzo di “disinganno collettivo” del popolo. E a guardare le ultime stime elettorali, con il dato degli astenuti e degli incerti in perenne aumento, direi che non siamo molto lontani da una situazione del genere.

Il dibattito è stato foriero di numerosi spunti di riflessione prontamente recepiti, come hanno dimostrato gli interessanti interventi dal pubblico: hanno chiesto e ottenuto la parola esponenti di diverse forze politiche, giovani impegnati, rappresentanti del mondo imprenditoriale locale, operatori nel campo della formazione all’impegno socio-politico. Ciascuno di loro aveva ricette e soluzioni diverse, ma tutte unite da una condivisa sensibilità politica. Che della Politica, intesa come attività sociale e umana, non si possa proprio fare a meno è quindi la prima “scelta” che questo tempo di “crisi” ci impone di compiere. Altre scelte saranno prese, e molte di queste riguarderanno certamente il futuro dei partiti. È a questo proposito che proprio la lettura di Weil ci offre un suggerimento fondamentale: quando e se si tratterà di riformare o rifondare i partiti, bisognerà stare attenti a non dare vita (nuovamente) a «organismi costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime il senso della giustizia e della verità», pena la reiterazione di uno stato di crisi da cui, allora, sarà davvero impossibile venire fuori.

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Accettare le sfide è doveroso ma non cedere agli inganni lo è altrettanto

postato il 8 Ottobre 2012

A “Otto e Mezzo” con Lilli Gruber


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Accetto la sfida ma non cedo agli inganni

postato il 8 Ottobre 2012

Ad Alfano che ha lanciato un appello ad unire tutti i moderati io rispondo con molta chiarezza: nella mia vita ho sempre accettato le sfide ma mi sono sempre sottratto agli inganni.
In un momento come questo e’ d’obbligo la cautela e per questo voglio capire se il Pdl, nel fare l’appello ad unire i moderati, cerca soltanto di allargare il suo spazio elettorale, o si pone realmente il problema di una aggregazione di un’area moderata. E, in quest’ultimo caso, voglio capire se il Pdl e’ pronto a fare autocritica sui venti anni di governo Berlusconi, perché siamo ormai abituati alle giravolte del Cavaliere.

Pier Ferdinando

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Governo abbassi tasse su famiglie numerose

postato il 6 Ottobre 2012

Spero Monti dia segnali da questa legislatura
Le famiglie italiane sono in grande difficolta’. Il governo Monti dia segnali concreti, a partire da questa legislatura, per l’allentamento della pressione fiscale sulle famiglie, a cominciare da quelle piu’ numerose.

Pier Ferdinando

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Caro Ricolfi, dietro l’agenda Monti c’è solo voglia di fare

postato il 5 Ottobre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In riferimento all’articolo apparso sul quotidiano La Stampa dal titolo “Chi si nasconde dietro l’agenda Monti”, l’on.le Galletti ha affermato “pensiamo di aver contribuito, certamente più di altri, alla nascita e al percorso del governo Monti creando prima le condizioni per la sua nascita e sostenendolo poi con le nostre proposte in tema di liberalizzazioni, riforma del lavoro, spending
review e riforma della giustizia, solo per citare alcuni esempi” e poi ha continuato ricordando che l’Udc non vuole assistenzialismo statale né per il Sud, né per il Nord.

Premesso che l’articolo in questione è firmato da Luca Ricolfi, personaggio che stimo, nonostante in un suo libro (Dossier italia) abbia difeso il “contratto con gli italiani” stipulato da Berlusconi affermando che in fondo era stato realizzato (almeno per la maggior parte), posso serenamente dire che l’articolo sembra essere stato scritto da un marziano o da una persona che ignora parecchie cose, in particolare sulla posizione dell’Udc.

Ricolfi porta avanti una analisi politica tagliata con l’accetta e, soprattuto, incentrata su uno schematismo vecchio e pieno di preconcetti: a destra abbiamo una politica conservatrice, al centro una politica statalista, a sinistra una politica che non saprei definire. Il punto è che Ricolfi non si è minimamente documentato, altrimenti avrebbe visto non solo le proposte enumerate dall’on.le Galletti, ma soprattutto avrebbe visto che l’Udc aveva proposto ben prima di tanti altri, una robusta agenda per abbattere il digital divide e sviluppare Internet a banda larga (ricordiamo che questo ci porterebbe ad un aumento del PIL di circa 70 miliardi di euro). Già questo ci fa capire che l’Udc una sua agenda ce l’ha, come anche degli obiettivi: risanare i conti non è un target secondario, perché senza il risanamento non possiamo fare investimenti.

Ma al di là delle proposte presentate nel passato, il punto di fondo è che non si può e non si deve parlare di statalismo secondo vecchi schemi: la spesa statale può essere tagliata, e, soprattutto, deve essere indirizzata meglio e la prova si trova quando ho scritto dei fondi comunitari usati per progetti del valore medio di 5.000 euro. Questi progetti non migliorano il PIL, non creano occupazione o opportunità, sono solo una scorciatoia presa da alcuni che vedono nello Stato una mucca da macellare senza pensare al domani. L’Udc vuole sostituire a questa miriade di progetti, pochi progetti che creino le infrastrutture e le condizioni necessarie perché si possa esplicare al meglio la libera iniziativa imprenditoriale.

Propugnare un Monti-bis, come ad esempio fa Casini, non equivale a sostenere la “mucca da macellare”, bensì è un modo rendere produttiva la mucca. Tutto ciò però presuppone libertà d’azione. La vera forza di Monti è stata proprio quella di essere al di fuori del sistema politico e in quanto tale non essere inscatolato nei rigidi schematismi che hanno condizionato la vita politica italiana degli ultimi 20 anni e che proprio Ricolfi riconosce come uno dei mali della Seconda Repubblica.

Liberi dalle contrapposizioni rigide e schematiche, ci si è concentrati sulle riforme e sugli interventi normativi per rilanciare l’Italia dopo avere evitato per un soffio il disastro ereditato dal precedente governo: da quanti anni si aspettava un provvedimento per ridurre le auto blu o le province? Eppure il precedente governo ha avuto 4 anni di tempo, ma non lo ha potuto fare perché avviluppato in un continuo battibecco improduttivo sia al suo interno (si veda anche ora cosa sta accadendo all’interno del PDl dopo il caso del Lazio) che al suo esterno (pensiamo alla guerra continua avviata da berlusconi contro la magistratura e contro gli altri politici). Monti forma il suo governo  a Novmebre 2011 e a giugno 2012 (dopo 7 mesi) presenta il disegno di legge per dimezzare le province e dimezzare le auto blu. Sette mesi per un risultato concreto, contro 4 anni di chiacchiere inutili (quantunque supportate dall’agenda politica tanto cara a Ricolfi).

Sostenere Monti, significa sostenere la centralità della politica, scindendola dalle chiacchiere di cortile e dai gossip (quante pagine di giornali dedicati al bunga bunga o alla Minetti che sfila in costume da bagno?), e questo non è forse quello che si chiede a chi ci governa?

Vogliamo parlare di agenda, come chiede Ricolfi? Facciamolo, ma dobbiamo essere coscienti che è un falso problema, perché sappiamo cosa serve: svecchiare il mondo del lavoro in Italia garantendo i lavoratori, ma senza che questo si trasformi in rigidità contrattuale; serve rivedere il sistema fiscale; serve combattere l’evasione fiscale; serve incoraggiare gli investimenti. Tutti sanno cosa serve, ma il problema vero è “come fare queste cose” e questa è la vera forza di chi sostiene Monti, perché non ci si perde in chiacchiere da bar consci che il mondo moderno fugge le perdite di tempo e l’eccessiva rigidità, mentre richiede rapidità di esecuzione e massima flessibilità, perché il mondo è in continua evoluzione, anzi, citando Baumann, potremmo dire che siamo in “costante mutamento in una realtà liquida e multiforme”.

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Interventi del governo segnale forte per moralità

postato il 5 Ottobre 2012

Solo l’Udc votò contro questo federalismo pasticciato

Gli interventi contro la corruzione e contro i costi della politica sono un segnale forte verso una moralità che va recuperata non con le parole ma con i fatti. Il Governo ha fatto due cose importanti: la legge contro la corruzione, che va approvata subito senza ulteriori perdite di tempo, e gli interventi contro i costi della politica. Solo noi dell’Udc avevamo sostenuto che questo federalismo confuso e pasticciato, creato dalla riforma del Titolo V della Costituzione e poi dagli interventi del Governo Berlusconi, avrebbe portato ad una de-responsabilizzazione dei centri di spesa. I fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione. Ed ora l’unico modo per buttare lontano da noi il sospetto, e respingere la corruttela di ladri che ci sono nella politica, è fare riforme incisive oggi e subito.

Pier Ferdinando

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Ricordo a Vendola che ho servito lo Stato con imparzialità riconosciuta

postato il 2 Ottobre 2012

Ricordo a Vendola che ho servito lo Stato da Presidente della Camera con una imparzialità che per prima mi venne riconosciuta dal suo gruppo parlamentare, cioè Rifondazione Comunista, che solo grazie a una deroga da me proposta, ebbe diritto a costituirsi in gruppo autonomo come era giusto.
Non ho mai governato come a lui è capitato di fare nella Regione Puglia. Sui risultati raggiunti mi consenta di non infierire

Pier Ferdinando

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Ospite de “La telefonata di Belpietro”

postato il 2 Ottobre 2012

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Monti è super partes ma non può essere parentesi

postato il 1 Ottobre 2012

Monti è super partes e deve restare tale. Noi presenteremo agli italiani un programma con chiare opzioni programmatiche e con queste chiederemo che ci diano la fiducia.
L’esperienza del governo Monti non può essere però una parentesi da archiviare velocemente per tornare alle vecchie e cattive abitudini. Per questo, noi ci assumeremo la responsabilità di proseguire questo cammino: il Presidente del Consiglio sta facendo un lavoro importante per il Paese che deve continuare.

Pier Ferdinando

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