Tutti i post della categoria: Politica

Voto segreto un dovere ma il governo non si discute

postato il 30 Ottobre 2013

C’è una maggioranza a prescindere dalle scelte del Cavaliere

casiniL’intervista pubblicata su “Il Mattino” di Nando Santonastaso

Chi lavora per far cadere il governo rischia di compromettere la stabilità del Paese, avverte Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Udc e della Commissione esteri del Senato. E la stabilità, spiega, «non è qualcosa di cui l’Italia possa fare a meno, perché perderebbe tutto ciò che ha faticosamente ricostruito in questi mesi».

Eppure, presidente, lo scontro sulla decadenza di Berlusconi sembra disegnare scenari a dir poco fragili per la maggioranza delle larghe intese.
«Se il governo fosse dovuto nascere sulla base di uno scambio esplicito tra le vicende giudiziarie di Berlusconi e l’appoggio del Pdl all’esecutivo, non sarebbe mai nato. Bisogna essere seri: il governo si è formato sull’onda di una emergenza e lo stesso Berlusconi ha assicurato più di una volta che le sue vicende giudiziarie dovevano essere separate da quelle dell’esecutivo. Se queste condizioni oggi sono cambiate, bisogna mettere le carte in tavola senza produrre fibrillazioni quotidiane che sono un colpo letale per la credibilità del Paese».

Ma il futuro di Letta sembra dipendere soprattutto dal braccio di ferro in corso tra falchi e colombe nel Pdl.
«Non so da cosa può dipendere, sicuramente non dalle vicende giudiziarie di Berlusconi. Il Pd non lo accetterebbe mai. Berlusconi dica che vuole andare al voto anticipato e si prenda atto di questo cambiamento di rotta. Dopo di che, però, io credo che il governo abbia comunque una maggioranza, a prescindere cioè dalle scelte del Cavaliere. È la maggioranza di chi crede al valore della stabilità ed è consapevole che bisogna assolutamente difenderla per non vanificare tutti i sacrifici che abbiamo fatto finora. [Continua a leggere]

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Casini: “Noi con Silvio? Mario è ridicolo, e la politica non è l’università”

postato il 19 Ottobre 2013

Sbagliate tante critiche al governo, Monti non ha saputo gestire il partito
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L’intervista di A. D’Argenio  a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Repubblica

Presidente Casini,cos’è successo con Monti?
«Io e altri undici senatori abbiamo chiesto una verifica politica perché da giorni si moltiplicavano le critiche di Scelta Civica al governo quando il nostro ruolo principale deve essere quello di stabilizzarlo e aiutarlo. Prendo atto che, di fronte a questa richiesta, Monti ha preferito dimettersi per l’impossibilità di conciliare le posizioni all’interno del suo partito. Ma la politica non è l’università dove il professore insegna e gli altri al massimo fanno domande; la politica significa ragionare con tutti e arrivare a una sintesi».

È pentito dell’alleanza con Monti?
«Ho sostenuto con convinzione il suo governo e trovo triste che oggi nessuno riconosca più a Monti i suoi meriti. Certo questa esperienza politica non ha funzionato. Fin dalla campagna elettorale si è colto un disagio nell’abbinare tanto dilettantismo al nostro professionismo politico. Consiglio di vedere i resoconti parlamentari per capire quale di queste due categorie funzioni meglio».

E ora qual è l’orizzonte dell’UDC e di Casini?
«Sono convinto che se facciamo finta di non vedere che il bipolarismo sbracato e primitivo è stato messo in discussione da Grillo non cogliamo l’essenza della sfida che abbiamo di fronte. In tutta Europa i populisti stanno crescendo, ma se in Germania si fermano al 5%, in Italia con Grillo sono arrivati al 25%. Per sconfiggere il populismo serve una democrazia dell’alternanza basata su chi si riconosce nel Partito socialista europeo e chi si riconosce nel Partito popolare europeo». [Continua a leggere]

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II centrodestra ora guardi all’Europa, per Silvio non c’è un futuro politico

postato il 4 Ottobre 2013

La Dc non tornerà, andiamo verso un bipolarismo di socialdemocratici e popolari

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Repubblica” di Annalisa Cuzzocrea

La Dc è il passato, e non ritorna. Alfano? Sempre detto che aveva il quid. Renzi? Dovrà dimostrare che ha la stoffa. Quanto a Berlusconi, un futuro politico in senso tradizionale non ce l’ha, ma può ancora influenzare l’opinione pubblica.
Senatore Casini, ha vinto lei?
«Ma no, ha vinto l’Italia. La serietà che consisteva nell’impegno di sostenere il governo. Io penso solo di aver avuto un merito storico: denunciare la deriva del predellino, che è esattamente la causa di quel che è venuto dopo. Un partito che nasce sul predellino è un partito populista, gli insulti degli ultimi giorni ai ministri Pdl sono la dimostrazione che quella forza politica non poteva essere l’incarnazione del popolarismo».

E così, dopo anni di tentativi, ecco il grande centro.
«Il centro non è una maledizione, ma il riconoscimento delle ragioni degli uni e degli altri. Nessuna democrazia dell’alternanza può basarsi sulla demonizzazione degli avversari, anche in riferimento a Silvio Berlusconi. Bisogna invece che si basi su un minimo comun denominatore di valori condivisi».

Il centro non sarà una maledizione, ma in queste ore qualcuno lo dipinge come un’incombente balena bianca.
«La Dc è stata un grande fatto storico, oggi però non esiste più il contesto – neanche internazionale – per ricrearla. C’è invece – in tutt’Europa – un bipolarismo fondato su due grandi forze, quella del socialismo democratico e quella del partito popolare. Dopo le elezioni in Austria e Germania queste forze hanno dovuto dar vita a grandi coalizioni. È una cosa normale, e io vorrei scommettere sulla normalità italiana. Vorrei che fossimo un Paese in cui si fa una grande coalizione senza interpretarla come il secondo tempo della campagna elettorale, con tutti che cercano di piantare la loro bandierina. [Continua a leggere]

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Casini s’appella ai moderati: ma no a governicchi.

postato il 30 Settembre 2013

casini_300913Intervista di M. Antonietta Calabrò pubblicata sul Corriere della Sera.

«Al Paese serve un governo vero, un governo dei problemi, la stabilità in sé non è un valore: o si mette in moto un’operazione politica vera oppure dico no a un governicchio. Ma nuove elezioni potrebbero essere l’ennesima dimostrazione di impotenza».

Pier Ferdinando Casini ha appena finito di sentire in tv le dichiarazioni di Berlusconi.

Che ne pensa?



«In questa situazione bisogna guardare in faccia alla realtà. Francamente se dobbiamo mentire, almeno mentiamo in modo credibile: Berlusconi non può andare a dire che ha provocato la crisi per protestare contro le tasse. Non può dire questo dopo che il governo Letta, proprio per rispettare gli accordi con il Pdl, ha sospeso l’Imu e stava risolvendo il problema dell’Iva… Questa non è una cosa seria. La realtà è che Letta le tasse le ha tolte nella misura del possibile».

E allora qual è la realtà vera di questa crisi?



«Sono stati gli impegni enormi sottoscritti dal governo Berlusconi con l’Europa, che hanno strangolato l’economia. Non può prendersela adesso con Letta, quando sappiamo tutti che Berlusconi ha rovesciato il tavolo per la questione giustizia. Non lo biasimo ma è così. Io speravo che fosse coerente con l’impegno assunto di voler distinti i due tavoli: quello del governo e quello giudiziario ».

Ecco, parliamo della condanna definitiva di Berlusconi, del giudizio di decadenza che la Giunta e il Senato dovranno dare…

«Guardi che io sono molto rattristato da questa vicenda, non sono tra coloro che si compiacciono di questa situazione. Ma il caso giudiziario è una cosa, un’altra è il governo, altra cosa ancora è la riforma della giustizia, che non è stata mai affrontata in modo organico, perché si è preferito inseguire i singoli processi. Non si possono mischiare le cose. È un atto di autolesionismo enorme, gigantesco, per i moderati. È il secondo tempo della cosiddetta rivoluzione del predellino, questa volta però è il danno è ancora più grande».

Da questa crisi, come se ne esce?



«Letta cercherà la maggioranza in Parlamento. Non credo che sia un problema di numeri, ma di credibilità del Paese: non è solo un problema del Pdl, ma anche della sinistra. Bisogna guardare anche al Pd e ai protagonismi del Pd. Perché, anche nel partito di Epifani, c’è che sotto, sotto…».

Come dovrà essere la nuova maggioranza?



«Solida numericamente e seria politicamente».

Sì, ma parliamo dei parlamentari del Pdl: lei cercherà di portare nella nuova maggioranza i transfughi dal partito di Berlusconi?



«Io penso che chi fa parte del Partito popolare europeo debba comportarsi responsabilmente. Vede, anche in passato, con alcuni esponenti del Pdl, nonostante i dissensi, io ho sempre dialogato. Penso a Quagliariello,a Sacconi, a Lupi, ad Alfano, alla Lorenzin che ora ha fatto un discorso di grandissima dignità. Non penso che un gesto così grave come l’apertura della crisi possa essere accettato da quanti nel Pdl hanno sempre lavorato alla creazione di una vasta area moderata e popolare. Il mio dissenso da loro è che io non ho mai creduto che il Pdl potesse essere la casa dei moderati. Beninteso, Berlusconi fa il suo gioco e questa è la linea della Santanchè che non ha nulla a che fare con i moderati».

Casini allora che farà?

«Io sono al lavoro per creare la sezione italiana del Partito popolare europeo».

Ma Berlusconi la accusa. Ha detto:

«Alle ultime elezioni, Monti, Casini e Giannino hanno diviso i moderati che, altrimenti, avrebbero vinto con grande scarto».

Cosa risponde?

«Non ho niente da rispondere perché i fatti di questi giorni sono purtroppo la risposta più eloquente».

Mario Monti ha fatto un appello ai moderati: si unisce a lui , nonostante le vostre divergenze?

«Io è una vita che faccio il moderato. In ogni caso i problemi tra noi dell’Udc e Monti e Scelta civica adesso non sono all’ordine del giorno. Tra noi c’è rispetto».

A conti fatti, sembra che per la nuova maggioranza bastino una ventina di senatori…



«Il problema non è la contabilità. E non è un problema di far passare nella nuova maggioranza soltanto esponenti del Pdl. Ci sono altri settori, altri gruppi parlamentari, in cui si registra un serio disagio».

Ad esempio?



«Il partito di Grillo».

Nuova maggioranza stabile numericamente e seria politicamente, è più facile a dirsi che a farsi…



«Il punto vero è qual è il disegno politico della nuova maggioranza che si troverà per sostenere non un governo qualsiasi, ma il governo del Paese. Ripeto che il problema non è numerico. Un governicchio autosufficiente numericamente, ma incapace di avere uno spessore politico, non serve all’Italia. Personalmente a questo esito non sono interessato e credo nemmeno i possibili dissidenti del Pdl. La stabilità è utile se c’è un governo dei problemi, perché la stabilità in sé non è un valore».

Si parla di un governo di scopo: che ne dice?  

«Il punto è che lo scopo sia serio. Il mio problema non è evitare il voto adesso, e andarci tra due mesi, questo sia chiaro».

Ecco, il voto. Dia una buona ragione per non andare a votare…

«Il voto, come si è dimostrato l’ultima volta, può essere un’ulteriore dimostrazione di impotenza».

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Saremo il lievito per il Ppe in Italia

postato il 15 Settembre 2013

Come per i grandi Paesi Europei, e gli Usa a modo loro, bisogna organizzare un meccanismo di alternanza tra popolarismo e socialdemocrazia. Non c’e’ dubbio che questa situazione si puo’ creare con il superamento reale di questi 20 anni: dobbiamo prendere atto che il Ppe non e’ una sigla, ma l’insieme di valori e politiche e noi dobbiamo organizzarla in Italia. Con un percorso che non ci vede protagonisti solitari, noi dobbiamo essere il lievito per una cosa piu’ grande.

Pier Ferdinando

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Far cadere il governo è pura irrazionalità politica

postato il 11 Settembre 2013

Errore politico un’azione militare in Siria

L’intervento integrale

Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio,
dividerò in due parti il mio breve intervento, seguendo la traccia dell’informativa del presidente Letta: le prime riflessioni sono sulla dichiarazione finale del Vertice di San Pietroburgo per la crescita e l’occupazione, mentre la seconda parte affronterà il tema della Siria.
Vorrei evitare di ripetere le considerazioni che il Presidente ha svolto, poiché tutti noi abbiamo conoscenza della questione e dei termini in cui essa si presenta al Parlamento, ma vorrei riassumere il tutto con una frase: è molto difficile rialzarsi, ma è molto facile compromettere i risultati in un solo momento.
Signor Presidente del Consiglio, sappiamo che se lei si è presentato a San Pietroburgo con le carte in regola, questo è stato prima di tutto grazie al sacrificio degli italiani e poi allo strumento con cui questi sacrifici si sono realizzati: sono state le azioni conseguenti, coerenti e dolorose, che il governo Monti prima e il Governo che ella presiede oggi, coerentemente hanno messo in atto per il risanamento del bilancio pubblico e per il rilancio del nostro Paese. Tutto quello che dovesse intervenire oggi a bloccare questo lavoro, rendendo vani i sacrifici degli italiani, si configurerebbe come un atto di pura irresponsabilità politica.
Per questo, lo dico con franchezza, guardando in faccia i colleghi degli altri Gruppi politici, ci rendiamo conto che la situazione è delicata per tante ragioni, che coinvolgono personalità politiche importanti e fondamentali per alcune aree in particolare.
Ma noi riteniamo che queste incomprensioni debbano essere superate facendo leva sul rispetto delle regole dello Stato di diritto, sul rispetto che sempre si deve nutrire per i membri del Parlamento, in particolare – per chi tali li ritiene – per gli avversari politici, ma nulla può responsabilmente compromettere l’esito di questo Governo. Lo sforzo che gli italiani stanno facendo suo tramite non può essere interrotto e, soprattutto, non può essere vanificato. E voglio dire anche un’altra cosa rivolgendomi al ministro Saccomanni.
Non mi è piaciuto lo spettacolo estivo di un Ministro che viene tirato per la giacca dagli uni e dagli altri rendendogli ancora più complicato il lavoro che, responsabilmente e con spirito di servizio, sta facendo per il nostro Paese. Voglio esprimere a lei, signor Ministro, la solidarietà mia e del mio Gruppo. E’ il Governo Letta non è il secondo tempo della nostra campagna elettorale: è un Governo di compromesso politico, perché così è inevitabilmente.
Ci sono punti che stanno più a cuore al centrodestra e punti che stanno più a cuore ad altre parti politiche, ma dobbiamo dare a chi ci governa il compito di fare una sintesi perché se su ogni questione siamo all’ultima spiaggia diventa impossibile per chiunque governare e credo che nessuno, purtroppo, abbia la bacchetta magica. Questo è quasi tutto. Dopodiché siamo d’accordo sul coinvolgimento delle parti sociali, sul fatto che bisogna abbinare rigore e crescita, sulla necessità che la lotta all’evasione fiscale e alle elusioni vengano poste in essere al livello planetario perché altrimenti è impossibile che ciascun Paese possa efficacemente affrontare la questione.
In ordine all’ultima considerazione che intendo fare sul primo capitolo, siamo fortemente convinti che bisogna fare uno sforzo per abbassare le tasse sul lavoro. Sul tema del cuneo fiscale l’Italia si è impegnata. Sono importantissime sia le misure sull’IMU che il blocco dell’aumento dell’IVA, ma oggi c’è la necessità di dare un drastico segnale sul tema del cuneo fiscale e delle tasse sul lavoro.
Quanto al secondo punto, cioè la Siria, vorrei essere non diplomatico, ma – se è possibile – abbastanza brutale. La posizione italiana è ineccepibile ed è frutto della convergenza tra il Parlamento e il Governo. Se l’Italia ha potuto testimoniare in sede di G20 e in sede di ONU e di Europa una posizione coerente e lineare è stato perché il 27 agosto, nelle Commissioni congiunte affari esteri di Camera e Senato c’è stata una convergenza di tutte le parti politiche.
Non ci sono state divisioni tra maggioranza e opposizione, non dico tra destra e sinistra, ma – ripeto – tra maggioranza e opposizione. Non ci sono state diversità. Noi riteniamo che sia un errore politico di primaria grandezza un’azione militare verso la Siria. E voglio essere brutale. Qui non c’è uno Stato combattuto da democratici e liberali che vogliono sostituire al despota qualcosa di migliore. Qui c’è uno Stato terroristico combattuto da bande terroristiche.
Questo è testimoniato in modo straordinario proprio da Domenico Quirico nel suo reportage che ha fatto ieri per la stampa. Se si fosse intervenuti con preveggenza un anno è mezzo fa si sarebbero evitati i profughi, i morti, ma soprattutto si sarebbe potuta modellare l’opposizione siriana incanalandola secondo binari costruttivi. Questo non si è fatto perché c’è stata un’incertezza, una inadeguatezza, una incapacità di visione. Oggi intervenire dopo che tanti crimini sono stati perpetrati, di tutte le nature e di tutte le modalità, con armi chimiche, ma non solo, dal regime e non solo da questo, anche dalle bande terroristiche che al regime si contrappongono, significa andare a incendiare irresponsabilmente ancora di più un Paese.
Sotto voce dico ai colleghi che vorrei tanto sapere che cosa pensano gli israeliani nel proprio intimo, e non attraverso dichiarazioni pubbliche, della possibilità di avere a fianco, a qualche chilometro dai loro confini, non un nemico che conoscono molto bene, ma un Paese in cui scorazzano bande terroristiche di Al Qaeda.
Noi abbiamo fatto un percorso giusto. L’Italia, questa volta, ha finalmente assunto una posizione che non va modificata di una virgola. Capisco qualche imbarazzo che il nostro Presidente del Consiglio deve aver avuto al G20, essendo stato strattonato da una parte e dall’altra. La nostra posizione, però, è emersa cristallina perché è giusta.
Noi diciamo che, senza un coinvolgimento dell’ONU, non ci può essere una nostra presenza in alcuna azione. Ma che cosa vuol dire questo? Traduciamolo in parole povere. Vuol dire che, se la Russia e gli Stati Uniti non si mettono d’accordo, e cioè l’ONU non si pronuncia, diventa irresponsabile un’azione unilaterale. Essa, tra parentesi, scatenerebbe una sorta di guerra strisciante tra Russia e Stati Uniti sulla vicenda del Medio Oriente e noi abbiamo bisogno della Russia. Abbiamo bisogno della Russia per la Siria. Abbiamo bisogno della Russia per l’Iran. Abbiamo bisogno della Russia per governare un’area di instabilità. Le primavere arabe ci hanno consegnato una situazione in cui si è dispersa quella statualità dei singoli Stati a cui eravamo abituati a rapportarci. Questo è capitato in Libia. Diciamo la verità: le riluttanze di Berlusconi erano giuste allora e probabilmente non sono state percepite.
Alla fine oggi che cosa abbiamo? Abbiamo una instabilità ingovernabile a qualche chilometro dalle nostre coste.
Vorrei far notare ai colleghi – amo il Parlamento e il parlamentarismo – che questa volta i Parlamenti hanno battuto un colpo e mi riferisco non solo a quel poco che modestamente abbiamo potuto fare noi. Non avevamo problemi con il Governo perché la ministro Bonino è stata ineccepibile in Commissione e anche in Aula. Ma i Parlamenti hanno parlato in Gran Bretagna, nella culla del parlamentarismo, dove non capita mai che un Governo venga messo in minoranza.
Negli Stati Uniti, in quest’ultime ore, si sta ancora contrattando.
Parliamo di riforme costituzionali. In un sistema presidenziale per eccellenza il Presidente in capo, il Capo delle Forze armate, deve parlare con l’ultimo parlamentare. Ma questa non è una debolezza. È la ricchezza della democrazia e del Parlamento a cui noi tante volte non riusciamo ancora in qualche modo ad essere consapevoli. Eppure, questo è il ruolo del Parlamento.
La ringrazio, Presidente, della sua tolleranza. Termino l’intervento dicendo che Ginevra 2 è una pagina davvero giusta. Dobbiamo spingere per Ginevra 2 e dobbiamo riflettere sul grande messaggio di Papa Francesco. In quella piazza, dove erano presenti il ministro Mauro e altre personalità, si è realizzato veramente un momento di grande riflessione anche sull’esistenza e il ruolo della politica.

 

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«Una catastrofe se vincono i falchi alla Santanchè»

postato il 6 Settembre 2013

Sarebbe un’altra occasione persa», dice l’ex presidente della Camera. Che però ammette di aver chiamato Berlusconi perché «il caldo dell’asino lo lascio ai tanti beneficiati che ora vorrebbero sbranarlo»

Casini Pier Ferdinando

Pier Ferdinando Casini intervistato da Vittorio Zincone su “Sette”

Lo incontro sulla terrazza della sua casa romana. Quartiere Parioli. I polsini della camicia bianca sono tenuti insieme da una coppia di gemelli che portano il simbolo di Montecitorio: CD. Domando: ma a Palazzo Madama la fanno entrare con quella roba? Sorride: «Più che presidente della Commissione Esteri del Senato, mi sento ex presidente della Camera. La Camera è il mio primo amore». Pier Ferdinando Casini, 57 anni, ne ha trascorsi trenta in Parlamento. Ha vissuto in prima fila, da forlaniano, le guerre fratricide tra dicci negli anni Ottanta. Ha visto crollare la Prima Repubblica. Nella Seconda è stato il testimone fiero dì un centro-centrismo con sbandamenti a destra: Dc, Ccd, Udc. Dice: «Finita la sbornia per il bipolarismo muscolare che ha disseminato disastri per il Paese, mi godo lo spettacolo». Quale spettacolo? «Quello dei poli armati, gonfi di falchisti e vetisti, di berlusconiani e di antiberlusconiani, che si sgretolano e sono costretti a convivere nella maggioranza. Io e Monti, che abbiamo perso le elezioni, siamo gli unici davvero soddisfatti».

Nella maggioranza ci sono Letta, Alfano, Lupi e Franceschini.
«La Democrazia cristiana è morta, ma il tasso dicci è molto alto. Ed è quello che ci vuole: serietà, ragionevolezza, moderazione. Non ci scordiamo Renzi. Anche lui non è esente da questo piccolo peccato centrista di gioventù».

Gli ex dicci potranno mai tornare tutti insieme?
«Se facessi questa ipotesi verrei impallinato. Mi sembra prematuro. Impossibile. Piuttosto immagino un futuro con due grandi partiti che si fronteggiano rispettandosi, sul modello europeo Ppe/Pse. Il mio tavolo è quello del Ppe».

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Casini: “Errore affrettare i tempi decidiamo su un caso straordinario”

postato il 27 Agosto 2013

casini_270813Di Francesco Bei per “La Repubblica”

«Gettare il paese nel caos con una crisi al buio sarebbe un atto folle di autolesionismo: sono convinto che, dopo una meditazione approfondita, Berlusconi per primo capirà che le sue convenienze personali coincidono con quelle del paese». Pier Ferdinando Casini lavora sottotraccia, da giorni, per evitare la crisi del governo Letta e la fine delle larghe intese. Ed è molto, molto preoccupato dall’ipotesi che nel Pdl prevalga la linea dei falchi alla Santanché.

 Il Pdl minaccia la crisi: lo spread risale e la Borsa di Milano affonda. Gli speculatori già fiutano il sangue?

«L’economia reale sta dando segni, seppur lievi, di ripresa. Il governo sta lavorando bene sulla Pubblica amministrazione, sull’Imu, sull’Iva e su tante altre cose. Io comprendo il dramma di Berlusconi e rispetto il travaglio di un partito che rappresenta milioni di elettori. Ma rigettare il paese nell’instabilità sarebbe un atto che gli italiani farebbero pagare a chi lo ha provocato».

Allora come se ne esce?

«La minaccia dei falchi del Pdl è inaccettabile, non si può dire “o votate così oppure salta tutto”, non siamo ai saldi dello Stato di diritto. Detto questo, proprio a garanzia di un percorso serio, è giusto pretendere che la giunta del Senato non sia un plotone d’esecuzione».

Si dovrebbe concedere più tempo per esaminare la presunta non retroattività della legge Severino?

«Mi meraviglio che ci sia nel Pd chi vuole fare in fretta senza prendere in considerazione le opinioni di Onida, Capotesti, Violante, D’onofrio. Personalità diverse, ma di sicuro non berlusconiani, che ritengono che la giunta, in sede giurisdizionale, possa investire la Consulta della questione. Più il Pd mostrerà di affrontare questo argomento con serietà e senza pregiudizi e più sarà libero di decidere quando si arriverà al voto».

Ma se, nonostante i vostri sforzi, il Pdl provocasse comunque la crisi, cosa accadrebbe?

«Ecco un’ulteriore ragione di riflessione per il Pdl. I falchi pensano di rompere e di vincere le elezioni. Ma ci saranno le elezioni? È tutto da vedere. Siamo ancora una repubblica parlamentare e, quando un governo cade, si vede in Parlamento, in questo caso in Senato, se è possibile formare un’al tra maggioranza. Per un Letta bis e per altre ipotesi».

Se invece il governo Letta dovesse proseguire il suo cammino ci potrebbero essere conseguenze anche nella riorganizzazione del campo dei moderati?

«Sicuramente quello che accadrà domani tra i moderati italiani sarà il frutto di quello che succede oggi. È chiaro che, se prevalesse una linea sfascista e avventurista, una riunificazione sotto le bandiere del partito popolare europeo non ci sarà mai e ognuno continuerà per la sua strada».

Ma è possibile che un partito e un’intera maggioranza ruotino da settimane intorno al destino di un uomo?

«Quell’uomo è stato il più longevo presidente del Consiglio italiano e resta il leader indiscusso del centrodestra. Quindi la questione della sua decadenza non può essere trattata come un atto ordinario. Inoltre molte delle cose che chiede Berlusconi, come la riforma della giustìzia, sono condivisibili, il punto è un altro».

Quale?

«Che se il Pdl vuole con serietà riproporre il tema della riforma della giustìzia deve separare la questione Berlusconi dal destino del governo. È come la recente scoperta dei referendum di Pannella sulla giustizia: sarebbe credibile se non fosse viziata dalle vicende personali di Berlusconi».

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Errore affrettare i tempi decidiamo su un caso straordinario

postato il 27 Agosto 2013

Il leader dell’Udc respinge laminaccia dei falchi Pdl ma invita anche il Pd a rivedere la sua linea

Pier Ferdinando CasiniL’intervista pubblicata oggi su ‘la Repubblica’ di Francesco Bei

«Gettare il paese nel caos con una crisi al buio sarebbe un atto folle di autolesionismo: sono convinto che, dopo una meditazione approfondita, Berlusconi per primo capirà che le sue convenienze personali coincidono con quelle del paese». Pier Ferdinando Casini lavora sottotraccia, da giorni, per evitare la crisi del governo Letta e la fine delle larghe intese. Ed è molto, molto preoccupato dall’ipotesi che nel Pdl prevalga la linea dei falchi alla Santanché.

Il Pdl minaccia la crisi: lo spread risale e la Borsa di Milano affonda. Gli speculatori già fiutano il sangue?
«L’economia reale sta dando segni, seppur lievi, di ripresa. Il governo sta lavorando bene sulla Pubblica amministrazione, sull’Imu, sull’Iva e su tante altre cose. Io comprendo il dramma di Berlusconi e rispetto il travaglio di un partito che rappresenta milioni di elettori. Ma rigettare il paese nell’instabilità sarebbe un atto che gli italiani farebbero pagare a chi lo ha provocato».

Allora come se ne esce?
«La minaccia dei falchi del Pdl è inaccettabile, non si può dire “o votate così oppure salta tutto”, non siamo ai saldi dello Stato di diritto. Detto questo, proprio a garanzia di un percorso serio, è giusto pretendere che la giunta del Senato non sia un plotone d’esecuzione».

Si dovrebbe concedere più tempo per esaminare la presunta non retroattività della legge Severino?
«Mi meraviglio che ci sia nel Pd chi vuole fare in fretta senza prendere in considerazione le opinioni di Onida, Capotesti, Violante, D’Onofrio. Personalità diverse, ma di sicuro non berlusconiani, che ritengono che la giunta, in sede giurisdizionale, possa investire la Consulta della questione. Più il Pd mostrerà di affrontare questo argomento con serietà e senza pregiudizi e più sarà libero di decidere quando si arriverà al voto». [Continua a leggere]

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Casini: «Scelta civica e quel voto solitario per strappare la ragnatela corporativa»

postato il 21 Agosto 2013

Caro direttore,
Francesco Giavazzi scrive sul «Corriere» di due giorni fa della «ragnatela corporativa» che blocca i tagli alla spesa possibile nel nostro Paese. Concordo con lui e credo che valga per tutti il famoso monito: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Premesso questo, vorrei correggere una svista dell’autore che, citando il caso della cosiddetta legge Severino sui tagli dei tribunali, fa riferimento a un ordine del giorno votato da «tutti i gruppi della maggioranza al Senato» che impegna il governo a cambiare entro il 12 settembre il provvedimento. Non è andata così.
Come documentano i resoconti parlamentari, in quella sede presi la parola ricordando la vergogna delle processioni corporative che ogni parlamentare si trovava ad affrontare per tutelare singole realtà territoriali. Il gruppo parlamentare cui appartengo (Scelta civica) fu l’unico a votare contro quell’ordine del giorno. C’è insomma chi sostiene provvedimenti impopolari, li difende in modo solitario in campagne elettorali difficili mentre tutti si defilano, e anche nel seguito del percorso parlamentare.

Pier Ferdinando Casini, Presidente della commissione Affari esteri del Senato

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