postato il 15 Agosto 2014
Nell’Udc ho dato: dissidi con Berlusconi, ma la legittimazione la danno gli elettori. Giusta la lista con Alfano, ora via alla costituente popolare

L’intervista di Barbara Romano a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “Libero”
«Mi piace stare in questo ufficio. È un tributo a una stagione politica di cui la storia darà un giudizio molto più positivo di certo opinionismo da strapazzo». L’ufficio è quello che fu di Giulio Andreotti a Palazzo Giustiniani. E lui è Pier Ferdinando Casini. «Io sono un democristiano come Andreotti e non sono pentito. La stagione dei pentimenti arriva per chi ha qualcosa da farsi perdonare».
E così si scopre che l’allievo di Forlani in realtà è figlio di Belzebù.
«Mai stato andreottiano. Neanche nella Dc. Dell’Andreotti politico non ho nessuna nostalgia. Lui per me è stato un esempio per il modo in cui ha vissuto il suo calvario giudiziario. La sua fiducia nello Stato e la pazienza verso le angherie che ha subito sono le qualità fondamentali per chi fa politica».
Andreotti fu 7 volte premier. Lei, invece…
«Se mi reincarno, magari…».
Intanto però è disoccupato.
«Io milito nell’Udc. I più ridicoli sono quelli che non capiscono che le stagioni passano. Sono stato capopartito per tanti anni e non ho più intenzione di farlo. Mi trovo benissimo a fare il presidente della commissione Esteri dove ho discusso fino agli ultimi giorni dei cristiani perseguitati in Iraq. Oggi sono queste le sfide che mi interessano. Di quello che succede nel comitato provinciale dell’Udc di Vercelli non me ne può fregare di meno». [Continua a leggere]
postato il 18 Maggio 2014
Non parteciperò alle primarie. Spazio ai giovani

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Mattino di Maria Paola Milanesio
Senatore Pier Ferdinando Casini, dopo che anche Silvio Berlusconi ha definito inevitabile un’alleanza con il Ncd, sembra che al patto tra i moderati manchi solo la firma del notaio.
«C’è un interesse comune della democrazia italiana ed è evitare che il populismo trionfi su tutta la linea. In questo contesto la prospettiva di un bipolarismo tra Matteo Renzi e Beppe Grillo delinea il rischio di una democrazia incompiuta. Per dirla in altre parole: gli elettori non possono essere obbligati a scegliere tra sinistra e M5S».
Ma se il campo moderato è rimasto sguarnito è anche perché sono venuti meno i consensi nei confronti delle forze di centro.
«È vero che dopo 20 anni il mondo moderato rischia di essere ”non pervenuto” e le ragioni di questa assenza sono molte. Tuttavia, noi abbiamo il dovere di ragionare su come dare voce a chi non si riconosce né in Renzi né in Grillo».
Mette i due leader sullo stesso piano?
«Stando così le cose, ciascuno di noi spera che sia il Pd il primo partito». [Continua a leggere]
postato il 14 Maggio 2014
Serve un cambio di politica a livello europeo o faremo vincere forze come quella di Grillo
L’intervista di Carlo Muzzi a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Giornale di Brescia
Tra Europa e la rinnovata sfida di un contenitore italiano dei moderati. Corre lungo questi temi il dialogo con Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione esteri del Senato, ieri a Brescia per un dibattito.
Come vede il voto per le elezioni europee?
Purtroppo come spesso capita in Italia, in occasione delle Europee si affrontano tutti i temi salvo quelli legati all’Europa. Mi piacerebbe invece che si discutesse delle politiche connesse all’Ue parlando ad esempio di crescita invece che di rigore.
Cosa pensa del fenomeno dell’euroscetticismo?
Penso che non basti più l’euroretorica per battere i populismi e la demagogia antipolitica. I cittadini si vedono distanti dall’Unione europea soprattutto se la politica di Bruxelles resta caratterizzata da una ragionieristica tecnocrazia e intrappolata nella matematica del rigore e dei conti. O si torna a parlare di sviluppo, occupazione e crescita oppure la recessione che ha colpito l’Europa non ci permetterà di crescere.
[Continua a leggere]
postato il 8 Maggio 2014
I fatti dell’Olimpico evidenziano un’emergenza nazionale, lo Stato ha perso autorità. Basta attaccare i poliziotti, sono servitori della Repubblica che fanno il loro dovere

L’intervista di Alberto Gentili a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Messaggero
Presidente Casini, le riforme in Senato arrancano. Ce la farà il governo?
«Le riforme si devono fare. Ed è assurdo che qualcuno non abbia ancora capito che senza riforme la perdita di credibilità dell’Italia e della politica sarebbe totale e definitiva. Qualcuno pensa che Renzi stia mettendo un eccesso di enfasi, forse per ragioni elettorali. Ma ho costatato parlando con la Merkel quanta valenza si dà in Europa al tema delle riforme: il superamento del bicameralismo non è meno importante del pareggio di bilancio».
Anche nel suo gruppo e nel Pd c’è chi non ha capito: l’ordine del giorno di Calderoli è passato grazie al voto di Mario Mauro e all’assenza di Mineo.
«Rispetto i miei colleghi. Ma Mauro per primo sa che non condivido il suo voto. Tra l’altro in una compagnia assai discutibile, se si pensa che l’ordine del giorno è passato con i voti di Cinquestelle e Sel. Soprattutto non condivido i contenuti: se esamino le competenze che si vogliono trasferire alle Regioni, sbalordisco. La riforma del titolo V non è servita a farci capire i danni di un eccesso di regionalismo?». [Continua a leggere]
postato il 24 Aprile 2014
Mi sembra che la strada intrapresa dal governo sia quella giusta. La scelta di chiedere la risoluzione internazionale della controversia tra Italia e India è stata sollecitata dal Parlamento che ha espresso più volte la completa sfiducia del sistema giudiziario indiano che, dopo due anni, non è ancora riuscito a fornire nemmeno un capo d’imputazione per i nostri militari. Perciò, credo che questo cambio di strategia, sia un atto dovuto e giusto. Le elezioni politiche in programma in maggio in India sono state e sono tuttora condizionanti. Sono certo che, dal giorno dopo le elezioni, si avrà maggiore realismo da parte di tutti.
Pier Ferdinando
postato il 18 Aprile 2014
Il Capo dello Stato merita la riconoscenza di tutti gli italiani per il supplemento di lavoro a cui si è sottoposto, garantendo una soluzione alla drammatica crisi che abbiamo affrontato. Il suo richiamo a riforme condivise tra maggioranza e opposizione costituisce un monito per tutti: un conto è il lavoro dell’esecutivo, un altrol’individuazione di un nuovo vestito istituzionale per l’Italia del futuro.
Questa grande riforma va discussa in Parlamento ed è necessario assecondare lo sforzo di chi si è impegnato a vararla fuori dal perimetro ristretto delle forze che sostengono il governo, perché vi sia un più ampio accordo tra maggioranza e opposizione. La vigile azione del Presidente della Repubblica, rispettosa delle prerogative parlamentari e dell’equilibrio tra le parti, resta per noi un presidio essenziale.
Pier Ferdinando
postato il 16 Aprile 2014
Renzi deve riuscire ad approvare il testo sulle riforme costituzionali prima del 25 maggio. Grillo è nervoso perché capisce che una politica che taglia se stessa, è una politica che incomincia a fargli male, a dargli fastidio. Una politica che riesce a superare il bicameralismo perfetto è il segnale che qualcosa cambia nel nostro Paese.
Lo schema che purtroppo rischia di esserci per il futuro è un bipolarismo costruito tra Renzi e Grillo, tra una politica che si riforma e un’antipolitica che si propone. Ma la colpa è nostra, è di noi moderati che non sappiamo andare oltre le nostre divisioni, le nostre piccole particolarità, le nostre listine che si disperdono in mille rivoli.
Questo sarà il tema vero, dopo le elezioni europee: la possibilità di rimettere in campo una squadra di moderati che sappia superare le vecchie divisioni.
Pier Ferdinando
postato il 2 Aprile 2014
Il piano su Palazzo Madama porterà più efficacia
L’intervista di Aldo Cazzullo a Pier Ferdinando Casini
«Renzi è un po’ pazzo. Ma non c’è dubbio che un elemento di follia in questo momento serva. Mi ricorda molto qualcun altro…».
Casini, non dirà anche lei che Renzi è come Berlusconi.
«Ci sono differenze. Renzi ha il cinismo di chi capisce i meccanismi della politica: ad esempio capisce perfettamente che, se non crea una discontinuità con i governi precedenti, ne fa anche la fine. E ha una grande forza: non essendo un neofita della politica, né uno che si schifi della politica, perché ne è il prodotto, ha preso le misure al Parlamento ed è nelle condizioni di dire che o va avanti l’impianto di riforma, o si va alle elezioni».
Praticamente, un ricatto.
«Sarà un ricatto, ma non è che con i metodi delle Bicamerali, da Bozzi alla Iotti a D’Alema, si siano avuti grandi risultati».
Ma il Senato deve essere elettivo o no?
«Renzi sarà anche stato troppo ruvido, brutale. Ma mi rifiuto di pensare che un Senato a elezione indiretta sia un attentato alla democrazia; è un modo per rendere più efficace il processo legislativo. Non sono un resistente, non mi iscrivo all’albo dei conservatori. Non sono un nostalgico del Cnel: sfido a trovare un italiano che sappia cosa fa il Cnel e a cosa può essere utile, oltre che a sistemare sindacalisti a fine carriera. La riforma del titolo V sarà un merito storico di questo governo, come il superamento delle Province. Noi l’avevamo proposto. Se ora si riesce a farlo, meglio». [Continua a leggere]
postato il 13 Marzo 2014
Il dialogo tra il premier e il Cav. fa bene a tutti. Alfano lo capisca. La legge elettorale? Non piace, ma si fa

L’intervista di Salvatore Merlo a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “Il Foglio”
Pier Ferdinando Casini fa finta di parlare di sé , ma in realtà, senza dirlo, parla dei centristi, da Ncd al suo stesso partito: “E’ sbagliato vivere con irritazione il dialogo tra Berlusconi e Renzi. Piuttosto i moderati dovrebbero aiutare questo dialogo. Renderlo più solido. In passato noi abbiamo subìto sulla nostra stessa pelle le contraddizioni di una sinistra ossessionata, che combatteva ideologicamente il Cavaliere. Adesso che la sinistra è cambiata, non possiamo essere noi a farci ossessionare. Ne va del futuro del sistema politico e del centrodestra”. E insomma, mentre passeggia su e giù per il suo studio di Palazzo Giustiniani masticando sigari e barrette dietetiche (“qui prima ci stava Andreotti”) il leader dell’Udc dice di voler essere “un facilitatore” di questo dialogo: “Si può aprire una fase del tutto nuova. Di pacificazione. E credo sia ineludibile che tra le riforme istituzionali ci si metta anche quella della giustizia. Il ministro Orlando ha una prova difficile davanti a sé. L’Italia non può più permettersi di vivere tra tabù e belzebù, siano questi i magistrati o Silvio Berlusconi. Abbiamo tollerato per anni che le procure diventassero il piedistallo per le carriere politiche di qualche magistrato. Ciò non è accettabile”. [Continua a leggere]
postato il 16 Febbraio 2014
Tre le priorità: economia, lavoro, fìsco. Inaccettabile se l’esecutivo si sposta a sinistra, con Ned e Popolari lavoriamo per il Ppe in Italia
L’intervista pubblicata sul Messaggero di Carlo Fusi
Veniamo subito al sodo. Chissà se anche Pier Ferdinando Casini pensa, come fa Angelino Alfano, che il governo Renzi abbia solo il 50 per cento di possibilità di riuscire. «Rispondo. La vicenda della crisi è stata degna della pagine meno edificanti della prima Repubblica. Per cui onore a Letta: scaricare su di lui le presunte inefficienze del governo è una grande falsificazione della realtà. Diciamo la verità: il suo grande errore è maturato nel congresso del Pd quando ha totalmente confidato nei nuovi equilibri del partito. Ma voltata una pagina, la si è voltata per intero. Tuttavia Letta non rimarrà troppo in panchina».
Le chiedevo del presumibile governo Renzi.
«Bisogna capire il passo che riuscirà ad imprimere e la tipologia di coalizione che intende varare. E’ chiaro che le forze centriste e moderate non possono assistere ad una trasformazione della natura del governo verso sinistra».
Secondo lei quale piega deve prendere la soluzione della crisi?
«Mi piacerebbe una piega alla tedesca. Loro che se lo possono permettere hanno aspettato 55 giorni; io penso che qui da noi si possono aspettare 5 giorni per realizzare un accordo preciso, circostanziato e limpido. Questo è l’unico modo per evitare di sottoscrivere una intera frettolosa che naufraga e porta alle elezioni dietro l’angolo. Noi possiamo vincolarci al governo solo sulla base di un programma preciso, del tipo che non si rimette in discussione il giorno dopo, e che si fonda su tre priorità: economia, lavoro e fisco». [Continua a leggere]