Taglio degli stipendi ai politici? Temo faccia la fine della proposta di abolire le province
Le grandi riforme sono l’unica ricetta per uscire dalla crisi, il Paese le aspetta da tempo. Sui temi delle liberalizzazioni, della riforma della previdenza, della pubblica amministrazione, dei tempi della giustizia siamo terribilmente indietro e non possiamo più aspettare. Il governo deve uscire dalla retorica dell’autosufficienza e del “tutto va bene”,e fare un grande appello all’opposizione. Deve dire basta ai soliti slogan: oggi si parla della riduzione degli stipendi dei parlamentari. Quando sento proposte di questo tipo ho sempre paura: temo che facciano la fine dell’abolizione delle province che tutti hanno promesso in campagna elettorale. E poi cosa è successo? Siamo rimasti gli unici a sostenerla in Parlamento.
La parola d’ordine della Lega è “Padania”, quelle dell’Italia dei valori “giustizialismo, anti-Berlusconismo”. La nostra è “unità della nazione”, con l’obiettivo di una concordia nazionale. Il cantiere per il partito che abbiamo in mente di fare è aperto, ci vedremo a Todi dal 20 al 22 maggio. [Continua a leggere]
Votare il decreto salva-Grecia è un dovere e un atto di responsabilità. Ma per affrontare questa crisi, oltre all’impegno internazionale dei governi con iniziative che riguardino anche la Banca centrale europea, c’è bisogno di un governo europeo. Altrimenti mandiamo la nostra moneta nel mare magnum della speculazione, senza nessuna difesa.
Pier Ferdinando
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Sarebbe da irresponsabili votare no al decreto sugli aiuti alla Grecia, per questo l’Udc darà il suo via libera. Non possiamo scherzare con il fuoco, bisogna tutelare gli italiani a partire dai risparmiatori, le persone più deboli. Dobbiamo fare la nostra parte, l’opposizione non si salva l’anima dicendo “che bello è un problema della maggioranza”, e sono contento che Bersani abbia detto la stessa cosa.
Caso Grecia dietro l’angolo. Ora maggioranza e opposizione lavorino insieme
Il caso Grecia è dietro l’angolo e mentre la speculazione finanziaria e internazionale prende di mira l’Europa è necessario che la politica italiana risponda con un supplemento di responsabilità nazionale.
Maggioranza e opposizione, pur nei propri differenti ruoli, devono dare prova di lavorare insieme per superare le difficoltà. [Continua a leggere]
La giornata di ieri ha dimostrato che la crisi finanziaria è dietro l’angolo per tutti e che, in particolare nel nostro Paese, è necessario dare una prova di consapevolezza e responsabilità nazionale. Per questo l’Unione di Centro propone alle altre forze di opposizione di sostenere in modo compatto in Parlamento il decreto varato dal Governo sul caso Grecia. Sarebbe un segnale di grande efficacia non solo per
l’opinione pubblica ma anche per i mercati.
Finita la fase delle contrapposizioni elettorali è il momento di cominciare a confrontarsi sui temi concreti. Il federalismo non riguarda il nord o il sud del Paese, ma l’Italia e gli italiani. In passato ci siamo dichiarati contrari, ma siamo disponibili a cambiare idea se comincia un confronto serio e una valutazione tecnica sulla moltiplicazione dei centri di spesa, sui costi.
Il timore è che possa crearsi una disomogeneità territoriale che sarebbe funzionale solo ad alcune aree del Paese. Per questo diciamo al governo che la polemica fine a se stessa non ci interessa. Dietro l’angolo, lo abbiamo visto in questi giorni, c’è la crisi in Grecia. Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi le immagini degli scontri ad Atene, un motivo in più per chiedere risposte serie che finora non ci sono state.
In un’intervista al Tg1 il leader Udc descrive come ‘chiacchiere’ le voci di un ravvicinamento a Berlusconi, chiarisce che sul federalismo occorre “spiegare la moltiplicazione dei centri di spesa” e che sulle riforme “bisogna passare dalle parole ai fatti”.
“Noi – spiega – siamo all’opposizione, un’opposizione seria, che non vuole più dividere. Il Paese muore di litigi”. E aggiunge: “Mi dispiace fare la parte dell’antipatico, ma noi l’avevamo detto che salendo sul predellino sarebbe nato un partito particolare, che Lega sarebbe stata l’arbitro di vita e morte del governo. Infine annuncia: “Vogliamo creare un partito nuovo, lo faremo entro l’anno, che parli il linguaggio dell’unità”.
Nessuno può sottrarsi a un grande dibattito sulle riforme. Sarebbe assurdo se l’opposizione non partecipasse, ma prima di iniziare a discutere bisogna vedere le carte.
Il presidenzialismo nella maggioranza non interessa a nessuno, si manda solo un po’ di fumo. In tutti i sistemi presidenziali dell’Occidente c’è un enorme peso del Parlamento e delle regole. In Italia, invece, assistiamo a uno svuotamento del Parlamento, un sistema parlamentare senza Parlamento. Un presidenzialismo senza regole rischia di diventare un plebiscitarismo populista, con potere di vita e di morte sui cittadini.
“I vecchi si ripetono e i giovani non hanno niente da dire, la noia è reciproca”.
Questa frase di Jaques Bainville può trovarci più o meno d’accordo, di sicuro può aiutarci a riflettere su ciò che significa essere giovani oggi.
In una società che tende ad appiattire idee e comportamenti, che incoraggia l’omologazione agli stereotipi diffusi dalle tv e poche volte premia l’originalità delle idee socialmente utili. In un mondo che corre sempre più veloce e nel quale sono sempre meno i momenti in cui ci si ferma a pensare, cosa significa essere giovani? Chi sono i giovani oggi?
In un convegno sulla partecipazione politica promosso dal ministro Meloni si è parlato di giovani e politica, di elettorato attivo e passivo. Questo l’interrogativo principale: se a 18 anni si puo’ votare per eleggere un deputato, perché bisogna averne non meno di 25 per essere eletto alla Camera? E se a 25 anni si puo’ eleggere un senatore, perché non si puo’ essere eletti al Senato prima dei 40 anni? [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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