di Adriano Frinchi
Durante la campagna elettorale per il referendum del 2-3 giugno 1946 sulla forma dello Stato Alcide De Gasperi parlando a Roma a proposito della scelta tra Monarchia e Repubblica si appellò agli astanti con queste parole: «volete instaurare la Repubblica, cioè, vi sentite capaci di assumere su voi, popolo italiano, tutta la responsabilità, tutto il maggior sacrificio, tutta la maggiore partecipazione che esige un regime, il quale fa dipendere tutto, anche il Capo dello Stato dalla vostra personale decisione, espressa con la scheda elettorale? Se rispondete sì, vuole dire che prendete impegno solenne, definitivo per voi e per i vostri figli di essere più preoccupati della cosa pubblica di quello che non siete stati finora, d’aver consapevolezza che essa è cosa vostra e solo vostra, di dedicarvi ore quotidiane di interessamento e di lavoro». [Continua a leggere]
in questi giorni alcuni organi di informazione e siti internet riportano l’anticipazione secondo cui l’epidurale, il cosiddetto “parto senza dolore”, potrebbe essere cancellata come conseguenza dei tagli previsti nella manovra correttiva del governo. Sembra infatti che il parto con l’epidurale, pratica già oggi garantita solo dal 16% degli ospedali nazionali a fronte del 90% delle donne che ne fanno richiesta, non rientrerebbe nei livelli essenziali di assistenza (Lea) in gran parte delle Regioni. Inoltre, nei giorni scorsi la Siared (Società Italiana di anestesia, rianimazione, emergenza e dolore) ha sottolineato che se la manovra, come sembra, bloccherà le nuove assunzioni di anestesisti esperti nel parto, l’accesso delle donne a questa tecnica si ridurrà ulteriormente.
Le chiedo di chiarire pubblicamente se queste voci corrispondano al vero e di intervenire con ogni strumento in suo possesso perché le madri non vengano private di un aiuto fondamentale oltre che di un diritto che dovrebbe essere acquisito, cioè quello di veder limitata al minimo la loro sofferenza nelle varie fasi del parto.
Le percentuali riportate dall’Udc nelle elezioni in Sardegna certificano la forza del nostro partito in tutta l’isola e la grande vitalità del nostro progetto nazionale. Tante province e comuni sopra il 10%, primo partito a Iglesias, molti ottimi risultati che ci permetteranno di essere decisivi nelle amministrazioni: insomma, un vero e proprio exploit per il quale ringrazio i nostri dirigenti locali e soprattutto i tanti cittadini sardi che ci hanno dato fiducia.
Si tratta della modifica a un articolo delle norme di attuazione del codice di procedura penale: quello che consente al Giudice di autorizzare anche senza il consenso delle parti, quando sussista un interesse sociale particola mente rilevante alla conoscenza del dibattimento, la ripresa e la trasmissione radiofonica del processo.
Ma cosa c’entra la pubblicità delle udienze con le intercettazioni?
La questione è stata sollevata dal capogruppo Udc al Senato Gianpiero D’Alia: “Non riesco a capire il senso di questa norma, perché i processi sono pubblici, è prevista la partecipazione alle udienze dei cittadini, e non capisco la ragione per la quale si debba innovare rispetto a una situazione che mi sembra sia sempre stato gestita in maniera equilibrata”.
“Non mi risulta che le parti abbiano mai lamentato la pubblicità ai lavori decisa dal presidente. In questo modo – continua D’Alia – si rischia un giro di vite alla pubblicità dell’attività della giustizia. I processi devono essere segreti nella parte delle indagini preliminari, mentre nella parte relativa alla celebrazione dei processi , proprio perché le sentenze sono emesse in nome del popolo italiano, questa pubblicità ci deve essere”.
Che Berlusconi sia un genio della comunicazione, è cosa nota a tutti.
Che ci sia una crisi finanziaria mondiale, era noto a tutti tranne che a Berlusconi che fino a ieri negava l’esistenza della crisi o al limite diceva che comunque l’Italia ne usciva alla grande.
Il popolo italiano, sentiva le sue dichiarazioni e si divideva tra chi vedeva la crisi, e chi, convinto dal Presidente del Consiglio, per due secondi la negava, salvo poi vedere che il portafoglio era tristemente vuoto. Questo fino a ieri. Poi anche Berlusconi ha dovuto ammettere la necessità di una manovra correttiva. Chi volesse vedere una brevissima cronistoria delle dichiarazioni di Tremonti e Berlusconi sulla crisi, può vederla qui.
Ed eccoci qui.
Con una manovra che è figlia completamente di Tremonti, e non del governo che è stato tenuto all’oscuro, se è vero quel che afferma Bondi sul fatto che sia stato esautorato e non sapesse nulla dei numerosi tagli ad enti di ricerca e cultura. E Bondi, per chi non lo sapesse, è un ministro del governo Berlusconi, anzi è un fedelissimo di Berlusconi. [Continua a leggere]
Il governatore Draghi oggi ha detto tre cose per noi essenziali: che la manovra economica del governo era inevitabile; che la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale devono essere prioritarie; che è necessario varare delle riforme strutturali perché senza interventi profondi il nostro Paese non ha futuro. Siamo in totale sintonia con le sue parole.
Se la manovra non contiene elementi innovativi non possiamo avallarla in Parlamento. Ci chiedono senso di responsabilità e noi diciamo “va bene”, ma lo stesso ci vuole da parte del governo. È una settimana che tutti i giorni cambiano i contenuti della manovra: avevamo visto con favore l’abolizione almeno iniziale delle province e invece ora è saltata. Aspettiamo di vedere finalmente il governo scoprire le carte.
“Riceviamo e pubblichiamo”, di Andrea Ugolini
Dopo due anni di orecchie da mercante il governo “Tremonti” si è ricordato che nel programma vi era la promessa di eliminare le province inutili, il numero 110 è enorme ed ingiustificato.
Oggi avendo riscoperto la crisi, ormai le elezioni si sono fatte e la propaganda è terminata, scopro con iniziale piacere dell’abolizione di 9 province.
Tra me e me ho pensato “un debole inizio ma pur sempre un inizio incoraggiante”. [Continua a leggere]
Dopo mesi di incauto ottimismo appaiono chiari ed evidenti i limiti della manovra che il governo è stato costretto a predisporre per evitare all’Italia derive pericolose. L’Udc sta valutando con serietà e attenzione i provvedimenti adottati dal governo. La prossima settima incontreremo le parti sociali per confrontarci sul suo contenuto. [Continua a leggere]
Oggi l’Occidente è in una fase drammatica, non soltanto per il terrorismo ma anche per la crisi economica. Di fronte a questa fase ci sono due strade: c’è chi cerca di cavalcare una facile popolarità, dando ragione sempre e comunque a chi esprime certe opinioni, e chi cerca di essere classe dirigente, assumendosi gli oneri anche delle scelte impopolari: noi abbiamo scelto questa seconda strada.
Ieri Di Pietro ha definito questa guerra illogica e sanguinosa. Ma qui non c’è una guerra. Semmai, si risponde a una offesa perché nessun soldato italiano è fuori dall’Italia per fare la guerra. Non bisogna dare sponda a sentimenti antinazionali solo per qualche voto in più.
Certamente bisogna discutere e riflettere sulla missione senza però dimenticare che non ha a che fare con una iniziativa unilaterale ma è condotta in nome della comunità internazionale e ha una condivisione ampia.
Le parole servono a poco, servono i fatti, c’è una linea di condotta trasparente, ovvero l’impegno concorde di tutto il Parlamento accanto al governo.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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