Da tempo l’Udc ha posto una questione centrale nella politica italiana: i provvedimenti impopolari che servono al Paese non si riescono a fare perché chi governa ha paura di perdere le prossime elezioni. Per questo serve un governo di unità nazionale, che abbia un’agenda dolorosa, che affronti le questioni vere di questo Paese.
C’è qualcuno che vorrebbe le larghe intese prescindendo da Berlusconi, come se Berlusconi non dovesse esistere. O peggio, partendo da una politica di larghe convergenze con veto su Berlusconi che è quello che ha vinto le elezioni.
Credo che questo sia un percorso irrealistico. E’ chiaro che quando si parla di armistizio tra i partiti si parla anche di un coinvolgimento di tutti: da Berlusconi a Bersani. E’ un ragionamento diverso rispetto a quello fatto fino ad oggi nel quale tutti sono all’autosufficienza, all’esibizionismo, pensano di governare il paese da soli o magari contro gli altri.
La battaglia in commissione giustizia ha portato i suoi frutti. L’alleanza tra Udc, Pd e Finiani è riuscita a modificare sostanzialmente il testo di legge sulle intercettazioni approvato precedentemente dal Senato e a scatenare la dura reazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che si è detto deluso, perché “con le modifiche alla legge sulle intercettazioni la situazione resterà pressappoco come è adesso” e perché, soprattutto, “non si lasceranno gli italiani parlare liberamente al telefono e l’Italia non sarà un Paese davvero civile”. È una buona notizia, perché dimostra come, mettendo insieme le opposizioni e le fasce più ragionevoli della maggioranza, si è riusciti a migliorare un testo che, così com’era, poteva solo essere stracciato. Una battaglia condotta con coraggio e con buon senso, senza né sensazionalismi o esibizionismi e senza neppure arrendevolezza o paura. [Continua a leggere]
Sono per la linea dura, esemplare: noi parlamentari dobbiamo tagliare i nostri stipendi e questo deve avvenire subito. Non possiamo andare in vacanza senza dare il segnale di un Parlamento che si adegua alla richiesta di sacrifici che si chiedono al Paese.
La questione morale è anche questo.
Il governo procede per strappi. Berlusconi ogni tanto minaccia elezioni anticipate, ma è un messaggio rivolto ai suoi, un richiamo alla disciplina. Oggi il premier non ha la forza per andare a elezioni anticipate.
Berlusconi ha invitato i militanti del Pdl a ricordare le tante cose buone fatte dal governo. Certo questo esecutivo avrà pure fatto qualcosa di buono: gli aquilani non sono sotto le tende, a Napoli ha rimosso la spazzatura dalle strade, anche se non c’è la certezza che il problema non si riproporrà. Ma non basta. A L’Aquila il difficile viene ora: il centro storico è distrutto e i lavori non cominciano.
Le cose buone fatte dal governo sono poche, gli spot molti di più. Come quello del piano casa, con il premier che dopo un anno si è lamentato perché non è riuscito a costruirne nemmeno una, come era prevedibile.
E poi, ancora, è stata abolita l’Ici. In tutte le città del mondo, 8 su dieci la proporzione, le tasse locali cadono sugli immobili. Noi abbiamo abolito l’unica tassa federalista…Ora la Lega vuole introdurre la “service tax”, che e’ l’Ici con un altro nome.
Non si puo’ votare una manovra che trova i soldi per i truffatori delle quote latte e non dà risposte a coloro che, dal mattino alla sera, garantiscono la sicurezza di milioni di italiani. Chiedo al ministro Tremonti perché non trova i soldi per i poliziotti e invece li trova per i truffatori delle quote latte. Perché in questa Finanziaria c’è spazio per le marchette imposte dalla Lega e non c’è spazio per i poliziotti e le forze dell’ordine. Su questo tema c’è silenzio, una sorta di viltà.
L’Udc è al fianco delle forze di polizia dall’inizio di questa battaglia. Non siamo stati ascoltati al Senato e, purtroppo, credo sarà lo stesso anche alla Camera.
Nell’ intervista a ‘Un giorno da pecora’ su RadioDue Pier Ferdinando Casini rilancia la sua ipotesi e spiega: “Le larghe intese senza Berlusconi mi sembrano un’idea ancora più bizzarra, come andare al ristorante senza pane e companatico, Berlusconi è parte del sistema politico, pensare a un governo di armistizio senza di lui è un’idea astratta”.
“In passato -aggiunge- i democristiani sapevano che c’era Pci, non gli piaceva, ma il dialogo lo si faceva con il Pci, capisco che alla sinistra Berlusconi non piaccia, ma ha vinto le elezioni e bisogna dialogare con lui, l’avversario lo sceglie il popolo non lo scegli tu, oppure non si fa un governo di armistizio e la sinistra può continuare a fare qualche girotondo, qualche manifestazione”. [Continua a leggere]
Il trasformismo non serve, anche Bossi è davanti a un bivio
“Non cerco nessuno. Sono stato eletto come membro dell’opposizione e sto cercando di lavorare per il mio Paese, dai banchi dell’opposizione. Credo che il trasformismo in Italia non serva”. Pier Ferdinando Casini, intervistato dal Tg3, ribadisce che “Berlusconi e Casini potrebbero ritrovarsi in un governo di larga coalizione se i partiti si rendessero conto che stiamo veramente affondando il Paese”. [Continua a leggere]
«Tradito da Tremonti? Non è che io l’abbia mai indicato come capo di un governo di larghe intese…». Pier Ferdinando Casini ha il copyright della proposta di alleanza ampia alla guida di un’Italia in emergenza e “sgovernata” di fatto. Quanto gli brucia il “no” senza appello del ministro dell’Economia che ha “blindato” Berlusconi? «Non è Berlusconi che blinda ma se stesso, lo capirebbe anche un bambino».
Per il leader Udc le larghe intese restano la sola strada. «Un governo di responsabilità nazionale è l’unica soluzione — rilancia — alla quale si arriverà purtroppo tardi e male. È una necessità per il paese mica una mia mania. Se no non si va da nessuna parte. Il paese è in difficoltà gravi. La vicenda dell’Abruzzo post-terremoto, il problema dei rifiuti che rispunta, la questione morale che riesplode – e saranno pure mele marce, però ci vorrebbe senso di responsabilità -; il Cipe che non ha neppure avviato le procedure delle delibere di un anno fa per le grandi infrastrutture. C’è una paralisi generale. Il governo arranca, forse ha i giorni contati e l’opposizione deve scendere dal piedistallo per misurarsi con la complessità dei problemi italiani, non fare come a Pomigliano dove il Pd ha balbettato incapace di scegliere tra Bonanni e Epifani». [Continua a leggere]
Lo abbiamo sempre detto la manovra è inevitabile, ma andava fatta con più equità e meno furberia: da un lato si chiedono sacrifici a tutti e si impongono forti tagli agli enti locali e ai servizi, dall’altro si privilegiano i furbetti delle quote latte a scapito degli allevatori che hanno pagato fino in fondo i debiti che avevano nei confronti dello Stato. [Continua a leggere]
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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