Tutti i post della categoria: Interventi

Non mi farò usare dal Cavaliere, serve un governo di larghe intese

postato il 4 Luglio 2010

Pier Ferdinando Casini, Consiglio nazionaleNo alle elezioni anticipate, fermare il ddl intercettazioni

L’intervista a Pier  Ferdinando Casini di Carmelo Lopapa sulle colonne de La Repubblica.

Tre anni di tempo per affrontare la crisi e fare tutti insieme, o quasi, ciò che questo governo non potrà realizzare. Un vascello che naviga in pessime acque e sul quale l’Udc non intende imbarcarsi. Larghe intese, allora, con o senza Berlusconi alla guida. Pier Ferdinando Casini rilancia il suo appello, “rivolto a tutti”. Gianfranco Fini, inevitabile, interlocutore privilegiato.

 Il Pdl scricchiola. Avverte aria di crisi, presidente Casini?
“Avverto che c’è un elemento nuovo: per la prima volta, Berlusconi ha ammesso che le cose non vanno, che la situazione non è tranquilla. Il che, conoscendolo, non è cosa da poco. Segno che comincia a farsi strada l’idea che non basta il demiurgo, che i problemi sono tutti politici”.

 Il premier conta di risolverli rompendo con Fini e, sembra, riaprendo il dialogo con voi. Pronti a dargli una mano?
“Sia chiara una cosa. Io non so se, in passato, Fini abbia accettato di essere usato contro di me. Io non intendo certo farmi usare contro di lui. Le dinamiche interne alla maggioranza non mi interessano, problemi loro. Io ho fatto a Berlusconi in privato come in pubblico, da due mesi a questa parte, un discorso onesto. La questione non è aggiungere un posto a tavola, cosa poco dignitosa, sia per chi apparecchia che per chi va a mensa. Ma aprire una fase politica nuova, che superi la teoria. Il mio appello è rivolto ancora una volta a tutti, e alla maggioranza in primo luogo. Occorre una formula che coinvolga le forze più responsabili dell’opposizione”.
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Lodo Alfano: estensione è grande errore

postato il 2 Luglio 2010

Maggioranza non ha senso della misura, collaboriamo solo se non esagera
‘Il troppo stroppia’. Il leader dell’Udc, a Un caffè con.., la rubrica di SkyTg24 condotta da Massimo Leoni, boccia la decisione della maggioranza di prevedere anche per i ministri l’estensione del Lodo Alfano ai processi iniziati prima del loro insediamento.
‘Un conto è il Lodo che copre le specifiche funzioni del premier, un conto è l’estensione a tutti i ministri: è un grandissimo errore, come si è visto col caso Brancher. Siamo disponibili ad offrire alla maggioranza tutta la collaborazione possibile in tema di giustizia ma non devono esagerare e invece ogni volta lo fanno. Come esagerano a mettere all’ordine del giorno le intercettazioni a luglio visto che non saranno approvate prima di settembre’.
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Mozione di sfiducia Brancher, Casini risponde ad una sostenitrice

postato il 26 Giugno 2010

Casini_studio

Riceviamo e pubblichiamo una lettera alla redazione:

Caro Presidente,
Sono alcuni giorni che impazza sul web la polemica nei riguardi di Brancher. Un ministero, l’ennesimo, istituito per favorire il federalismo (come se non ne bastassero altri 3!), mentre quello dello Sviluppo Economico rimane vacante. Intorno alla figura di Bracher, inoltre, i dubbi sono tanti e lui stesso non fa che alimentarli. L’ultimo passo, chiedere il legittimo impedimento, con la pronta e fredda risposta di Napolitano: “Ministro senza portafoglio, nessun legittimo impedimento”.
La politica, però, in merito a Brancher è divisa, e ciò non fa che accrescere le perplessità nei cittadini che, davanti a tali discussioni, si trovano sempre più spaesati.
Ecco, oggi mi sento proprio così: spaesata. La mia domanda è proprio questa: come si muoverà l’UDC in caso di un’eventuale mozione di sfiducia nei riguardi di Brancher?
Buon lavoro da una sua sostenitrice, l’Italia ne ha tanto bisogno.
Marta

Pier Ferdinando Casini risponde:

I Parlamentari dell’UDC decideranno insieme il da farsi in caso di presentazione di una mozione di sfiducia: E’ fin troppo chiaro come il nostro giudizio sia negativo, sia dal punto di vista generale (non si doveva estendere il legittimo impedimento a tutti i Ministri), sia dal punto di vista particolare (che bisogno c’era di un Ministero inutile?). A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti.
Detto questo, cara Marta, le mozioni di sfiducia hanno solo l’effetto di ricompattare maggioranze traballanti, qui c’è un dissidio durissimo aperto fra Pdl e Lega ed anche all’interno del Pdl. Siamo così sicuri che la mozione di sfiducia, al di là delle intenzioni, non rappresenti un aiuto insperato?
Pier Ferdinando

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Pomigliano: Se Fiat scappa perde la faccia, spero non accada

postato il 24 Giugno 2010


L’intervista ai microfoni del Tg3

‘La Fiat se scappa e non tiene conto di quella che è stata una scelta fondamentale, che cambia anche le relazioni industriali e che ha ottenuto il 65% dei sì, certamente passa dalla parte del torto. Ma io mi auguro che questo non avvenga. Di Pietro? Ha costruito una buffonata tutta la notte nella speranza di poter dimostrare che il palazzo fermava i propri lavori sugli enti lirici in attesa della partita della Nazionale, una baggianata totale’.
Poi il discorso passa alla manovra economica: ‘È inevitabile, ce l’ha imposta l’Europa. Noi denunciamo la sua contraddittorietà: non ha il coraggio di tagliare le province, ma taglia gli stipendi di poliziotti o di carabinieri’.
Governo tecnico? ‘No, vedo bene un governo di armistizio tra le parti politiche, un governo di solidarietà ampia che è quello che serve perché qui ciascuno pensa al suo orticello ma nessuno pensa al Paese’.

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Rilanciamo le fondazioni liriche, da Di Pietro solo show

postato il 24 Giugno 2010

fondazioniliricheSiamo in aula da oltre ventiquattro ore consecutive, per migliorare un provvedimento su cui, una volta tanto, la maggioranza si è resa disponibile e con il Ministro Bondi ai banchi del governo dimostra di apprezzare il ruolo del Parlamento. Di Pietro invece sta portando avanti il suo ennesimo show, fa ostruzionismo solo per dividere un’opposizione seria e unita. Mi fa piacere constatare che  il Pd voglia prendere definitivamente le distanze.
E’ necessaria una riforma del settore della lirica per risollevarla dalla crisi, per questo motivo continueremo a confrontarci in Aula per migliorare il Decreto Legge. L’arroganza e l’opportunismo di Di Pietro non ci fanno paura, continueremo a lavorare, a costo di non poter assistere alla partita della Nazionale.
 
Pier Ferdinando

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SLA: una società progredita non può lasciare i malati soli

postato il 23 Giugno 2010

L’interrogazione al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, per la revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza: le chiediamo di dare una sveglia a Tremonti.

Non parlo in questo momento come capogruppo dell’Unione di Centro, parlo come cittadino e presto la mia voce a quanti ho visto lunedì mattina in questa piazza, malati di SLA e altri gravemente affetti da forme che non consentono alcuna forma di autosufficienza fisica, che hanno urlato la loro indignazione davanti a questo Palazzo. Non si rivolgevano a una parte di noi, si rivolgevano alla politica, al loro paese, al nostro Stato. Si rivolgevano a noi, chiedendo attenzione. Presto a loro la mia voce. Chiedono una cosa immediata su cui noi chiediamo a lei una risposta, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri riguardante i nuovi livelli essenziali di assistenza. Chiedono di non essere soli davanti a una terribile e non conosciuta malattia. [Continua a leggere]

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Nel Pd troppe ambiguità, appoggi il sì

postato il 21 Giugno 2010

Stati generali del Centro“Un’alleanza riformista non può prescindere da una posizione chiara su questa vicenda. Il Lingotto ha chiesto molti aiuti, ma ora Marchionne ha ragione”. 

Pubblichiamo dal ‘Corriere della Sera’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Roberto Zuccolini.

 «E’ di fronte a una vicenda come quella di Pomigliano che si misura la qualità dell’opposizione: il Pd deve uscire dai suoi imbarazzi e scegliere di appoggiare il “sì” al referendum, così come abbiamo fatto noi sin dall’inizio». Pier Ferdinando Casini lancia un appello al partito di Bersani perché assuma una posizione netta a favore dell’accordo con la Fiat per il rilancio della fabbrica campana. Fa notare che fu una scelta giusta, quella di Veltroni, quando scaricò Rifondazione comunista ai tempi del Lingotto, critica l’Idv, che anche su Pomigliano è «massimalista», e offre al Pd e chiunque altro voglia accettarla un’alleanza «sul terreno riformista».

Come giudica il patto anti delocalizzazione offerto dall’azienda e osteggiato dalla Fiom?
«L’accordo segna la fine di un’epoca di tradizionali contrapposizioni e, al tempo stesso, l’inizio di una nuova stagione nei rapporti tra impresa e mondo del lavoro».

Un accordo, però, sul quale c’è ampia sintonia solo all’interno della maggioranza. E l’Udc ora sta all’opposizione.
«Noi siamo a favore del patto, ma al tempo stesso avvertiamo certi falchi della maggioranza, a tratti più realisti del re, che sulla vicenda sono da evitare assolutamente tifo da stadio ed esibizioni muscolari. In questo delicato momento occorre prima di tutto rispetto e razionalità anche perché nei prossimi anni la globalizzazione non spingerà a un’estensione dei diritti, ma al contrario a una loro restrizione». [Continua a leggere]

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Belgio: il laboratorio d’Europa ha fallito

postato il 17 Giugno 2010

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di Daniele Coloca

La costruzione di confini pare accompagnare l’intera storia umana. E’ ormai assodato, come riportato in altri articoli, che alla base delle distinzioni più generali che le società sono capaci di instaurare, per esempio quelli tra “noi” e “loro” vi sia una continua opera di “costruzione di confini”. Queste distinzioni sono sempre ottenute mediante l’enunciazione di discorsi che hanno lo scopo di produrre delle specificità, a cui ricondurre la propria identità definita in contrapposizione ad altre.

Nel mondo odierno l’identità è divenuta problematica, di fronte alla crisi dei governi ed all’attuale crisi economica, la de-nazionalizzazione spinta dalla globalizzazione, innesca reazioni di rigetto da parte di gruppi che nei nuovi scenari vedono una minaccia alle autonomie locali, la gente sente i nuovi centri decisionali come qualcosa di lontano , irraggiungibile , incontrollabile e li guarda con sospetto. A questo punto lo scenario diventa inquietante.

Il paesaggio sociale europeo e  mondiale, sembra oggi, essere cambiato irreversibilmente, infatti è ormai sempre più frequentemente evidenziata la difficoltà di assicurare una forza vincolante che mantenga unito l’ordinamento politico. Dai Balcani alla Palestina, dal terrorismo islamico all’esplosione in India del fondamentalismo indù, per arrivare al conflitto tra fiamminghi e valloni in Belgio, evidenziato nelle recenti elezioni del 13 Giugno, su cui ci vogliamo soffermare.

Il Belgio è uno Stato federale suddiviso in tre regioni: le Fiandre nederlandofone a nord, la Vallonia francofona a sud e Bruxelles, capitale bilingue in cui sia il francese che il fiammingo sono lingue ufficiali, comunità, che vivendo ormai in maniera indipendente l’una dall’altra, hanno progressivamente smarrito il sentimento nazionale che le aveva portate a formare uno Stato unitario.

Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, l’economia vallone, fondata su produzioni che entravano in crisi come l’acciaio e il  carbone, ha perso sempre più colpi a fronte di uno sviluppo fiammingo che perdeva i suoi tratti rurali e diveniva assai più attento alle innovazioni e all’export. Sempre più gli abitanti del nord sentivano quelli del sud come una palla al piede e sempre meno ne tolleravano le residue pretese, come quella di mantenere il bilinguismo, per chi lo volesse, in nome di un elementare diritto civile.

La tensione ha portato a una serie di arruffati aggiustamenti fino alla riforma del 1993, la quale in nome del federalismo ha creato un complicatissimo edificio istituzionale che nel giro di qualche anno avrebbe generato una quantità impressionante di conflitti nei quali la destra fiamminga riversava tutto il risentimento accumulato contro i «parassiti» valloni. La tensione tra la Fiandra fiamminga e la Vallonia francofona è dovuta soprattutto al fatto che la Vallonia ha grandi difficoltà, a causa della disoccupazione e della dipendenza dall’assistenza sociale. I movimenti separatisti fiamminghi vogliono dividere il paese per evitare che le Fiandre paghino per il Sud. Si pensi che il motivo del fallimento del governo di Yves Leterne, che ha portato alle elezioni di domenica, è dovuto ai contrasti all’interno della maggioranza, nati per le divergenze linguistiche tra fiamminghi e francofoni.

Il trionfo alle elezioni del 13 giugno, degli scissionisti fiamminghi del N-Va ha scosso il Belgio e l’Europa intera. È vero che la cosa era nell’aria da tempo, visto che nel paese della birra e delle patatine fritte da molto tempo spira un’aria nordista non dissimile da quella che ha fatto le fortune della Lega da noi, ma ora i timori di molti sono divenuti realtà.

Sono evidenti le analogie con quanto sta accadendo in Italia. Il Nord che si sente «schiavo» delle arretratezze del Sud, la Lega Nord che cavalca la stessa tigre demagogica dell’identità da affermare contro gli “altri”. Nell’attuale crisi politica e sociale, il Sud dell’Italia come nel Belgio, rischia di essere “tagliato fuori” dalla ridistribuzione delle risorse, e ridotto ad un “collettore di voti per disegni politici ed economici estranei al suo sviluppo.

Le «genti del Sud», siano «le protagoniste del proprio riscatto, ma questo non dispensa dal dovere della solidarietà l’intera nazione”. La prospettiva di riarticolare l’assetto del Paese in senso federale costituirebbe una sconfitta per tutti, se il federalismo “accentuasse” la distanza tra le diverse parti di una nazione. Potrebbe invece rappresentare un passo verso una democrazia sostanziale, se riuscisse a contemperare il riconoscimento al merito di chi opera con dedizione e correttezza all’interno di un “gioco di squadra”.

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Niente timbri alla cieca, Fini dia precedenza alla manovra anti-crisi

postato il 14 Giugno 2010

Pier Ferdinando Casini“Così com’è la legge sulle intercettazioni non supera il vaglio della Consulta”.

Pubblichiamo da ‘La Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Alessandra Longo.

 
«Così com’è uscita dal Senato, la legge sulle intercettazioni va cambiata di tutto punto. Ci vuole un compromesso da trovare insieme. Se io fossi il presidente della Camera, terrei conto che la maggioranza vuole un iter rapido ma userei anche il buonsenso. E il buonsenso dice che viene prima la discussione sulla manovra». Pier Ferdinando Casini conferma la sua strategia nei confronti del centrodestra: niente piazze, niente aule occupate, «niente guerre tra guelfi e ghibellini». Dice il leader dell’Udc: «Io sono per l’opposizione costruttiva».

 Onorevole Casini, adesso tocca alla Camera. Che cosa succederà alle intercettazioni ?
«Certo la legge non può passare così. La Camera non è l’ufficio timbri. Il bicameralismo, oltre le storture, ha questo di buono: i prodotti legislativi si possono migliorare».

Non sembra che il centrodestra abbia tutta questa voglia di rimetterci le mani.
«Ripeto: allo stato non è una legge votabile, non supererebbe il vaglio della Consulta. Il rischio è di fare un braccio di ferro inutile. Ci sono tre cose in questo provvedimento che proprio non vanno: sono rimasti fuori dalle deroghe reati fondamentali come il riciclaggio e l’estorsione; c’è poi questa faccenda dei 75 giorni di intercettazioni rinnovabili che non sta in piedi ed è evidente una gravissima violazione del concetto di libertà di stampa. Le multe agli editori comporteranno inevitabilmente uno squilibrio tra i poteri della proprietà e il principio dell’autonomia dei giornalisti». [Continua a leggere]

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Riforma della previdenza per affrontare il tema della famiglia

postato il 9 Giugno 2010


Il tema del riequilibrio generazionale è fondamentale. Dall’inizio di questa legislatura, a costo di perdere voti, abbiamo posto il problema semplice, chiaro, che lo stato non riesce a mantenere per 25-30 anni la gente in pensione, perché l’età della vita si è allungata e questo vale per le donne e per gli uomini.
Siamo disponibili ad accettare la sfida dell’Unione europea, esattamente come accettiamo in proiezione futura una sfida nell’ambito dell’allungamento del settore privato dell’età pensionabile. [Continua a leggere]

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