Tutti i post della categoria: In evidenza

Da Madrid a Roma, le responsabilità dei moderati.

postato il 22 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

L’era Zapatero si chiude con una storica debacle socialista e un ex premier fischiato anche all’uscita del seggio. Sembrano lontanissimi i fasti dell’effimero boom economico e gli encomi per l’enfant prodige del socialismo spagnolo, il popolo spagnolo stremato e preoccupato dalla crisi economica ha deciso di consegnare le chiavi della Moncloa al popolare Mariano Rajoy che dopo tre tentativi falliti riesce a conquistare il governo. Ma la svolta degli spagnoli non deve stupire, non è un banale cambio della guardia o un’alternanza costruita solamente sul fallimento socialista. C’è in realtà un sottile filo rosso che lega la schiacciante maggioranza ottenuta dal Partido Popular e l’alto gradimento che in questi giorni i sondaggi registrano il governo di Mario Monti e per i partiti centristi, Udc in testa.  La gente, a Madrid come a Roma, ha percepito la gravità del momento e ha preferito dare fiducia a chi, rifuggendo ogni forma di populismo, preferisce affrontare con coraggio la dura realtà. Mario Monti non ha dietro di sé un mandato elettorale come Mariano Rajoy, ma è arrivato a Palazzo Chigi con il consenso determinante delle forze moderate, che percependo la difficile congiuntura politico-economica hanno spinto per affidare ad una compagine governativa di alto profilo supportata da una vasta maggioranza parlamentare  le sorti del Paese. La vittoria elettorale dei popolari spagnoli e la fiducia degli italiani nel governo Monti sono due dati che devono far pensare e che indicano chiaramente una certa propensione dell’opinione pubblica europea ad affidare la grave responsabilità di tirare il vecchio continente fuori dalle secche della crisi alle forze moderate. In Italia dove i moderati patiscono una dolorosa scomposizione politica, è necessario ritrovare le ragioni di una unità per tradurre lo spirito e le idealità che hanno consentito la formazione del governo Monti in una proposta politica permanente capace di misurarsi nelle urne. Non si tratta banalmente di tirare per la giacca Monti e i suoi ministri, bensì di concretizzare lo spirito di responsabilità e di coesione in un progetto politico di ampio respiro. I moderati italiani sono chiamati a dare una risposta politica, sono chiamati in altri termini a cogliere nella difficoltà della crisi, l’opportunità di avere un nuovo ruolo sulla scena politica italiana ed europea.

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Perché qui si rifà l’Italia

postato il 21 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

Le nebbie si sono diradate, materialmente e idealmente. Le nebbie del Nord leghista, ingiustamente trascinato nel baratro concettuale di una forza che vuole dividerlo dal resto del Paese, hanno lasciato il campo a un sole caldo e splendente che ha baciato Verona, dove il Terzo Polo si trovava per dire agli italiani: il futuro passa di qui. Passa da quest’area politica che ha fatto della responsabilità (quella vera) il suo vessillo, passa da quest’area geografica che si sta accorgendo dell’errore madornale che ha fatto consegnandosi alla Lega, passa dal “governo dei professori”, l’unica chance che ha lo stivale per uscire indenne, o tutt’al più un po’ ammaccato, da questa tempesta economica.

Alla fiera di Verona erano attesi 1500 ospiti, ci siamo ritrovati in quattromila. L’entusiasmo era palpabile, simpatizzanti e onorevoli, amministratori e giovani militanti accomunati dallo stesso ottimismo – l’Italia ce la farà – e dalla stessa consapevolezza – con il Terzo Polo c’è di nuovo la buona politica – hanno sostenuto i discorsi dei leader. Discorsi brevi, concisi e concludenti, l’ideale per un’aggregazione che vuole interpretare il cambiamento. Sano gusto per le cose concrete: abolizione dei vitalizi agli ex-parlamentari, interventi a favore dell’occupazione giovanile, prelievi sui grandi patrimoni. La platea non poteva che esultare a un programma di questo genere.

Verona è stata una manifestazione snella e partecipata, risoluta e moderna, vicina al Nord tradito dagli imbonitori in camicia verde, quei trombettieri dai cattivi pensieri che fanno politica per dividere il Paese e non per arricchire economicamente (culturalmente, manco a parlarne) le regioni di cui si fanno portavoce. Le esigenze del Nord come sono state interpretate da una formazione, la Lega, che ora sta all’opposizione dell’unico governo tra tanti che si sono succeduti la cui compagine è quasi totalmente settentrionale? Chiediamolo ai sindaci del Veneto, chiediamolo agli imprenditori dei distretti del Nord-est o delle aree industriali lombardo-piemontesi, chiediamolo ai deputati Gava e Destro che si sono sfilati da una maggioranza che non era più in grado di operare per il bene del Paese. Le risposte sono univoche: la Lega ha fatto soltanto propaganda e il federalismo che ha ottenuto sortisce l’unico effetto di moltiplicare i centri di spesa, i comuni sono dissestati (e meno male che la culla della Lega erano le amministrazioni!), i servizi ridotti all’osso. E gli unici che nella marea verde riescono a distinguersi per esperienza, indipendenza di giudizio, moderazione, vengono messi alla porta: nel granitico Carroccio è solo il volere del leader che conta. Questo leader stanco si è lasciato sfuggire il suo Nord di mano, e ora questo Nord stufo delle ricette miracolose mai attuate guarda da un’altra parte, e trova una nuova attenzione per la comunità, un rinnovato amore per il bene comune, un ritrovato orgoglio patrio.

Già perché da Verona lo sguardo va a un grande gigante stanco: l’Italia. L’Italia intera, l’Italia unita, l’Italia coesa, l’Italia che si cementa in questa fase critica, criticissima, che fa tremare le istituzioni, le aziende, le famiglie. L’Italia che si salva da sola, ma solo se tutta insieme, Nord e Sud. Non ci devono essere sommersi e salvati, la difficoltà è comune ma anche la via d’uscita. In questo momento il sostegno al nuovo premier deve essere incondizionato. Dal palco come dalla grande sala il parere è unanime: lasciamolo lavorare. Sospensione della politica? Forse, ma sarebbe meglio dire che la politica è stata rimandata, se non bocciata, perché è stata incapace di far fronte alla crisi come una classe dirigente avrebbe dovuto fare. Sono arrivati i professori per raccogliere i cocci di un’economia che ha ancora dei grandi squarci di sereno, ma le riforme sono improrogabili se vogliamo riagganciare la crescita. E poi, come ricordava Curzio Maltese qualche giorno fa su Repubblica, era politica la Gelmini con la sua ferma convinzione che ci fosse un tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso? E non è politica mettere all’Istruzione un soggetto tagliato apposta per quell’incarico, Francesco Profumo che alla guida del Politecnico di Torino ha portato l’ateneo ai massimi livelli di prestigio? Forse dobbiamo chiarirci le idee.

E poi i giovani: tanti, veramente tanti a Verona. Di tutte le componenti del Terzo Polo, armati di grande carica, di tanto entusiasmo, di voglia di riprendersi il futuro. I leader che si sono succeduti sul palco hanno citato a turno i giovani. Ci hanno elogiato, ci hanno proiettato verso un nuovo protagonismo in politica. Qui si rifà l’Italia, dobbiamo essere pronti.

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La lotta all’evasione fiscale conviene a tutti. Partecipa anche tu!

postato il 20 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

La soluzione per risanare l’Italia passa da una lotta dura e seria all’evasione fiscale, e questa lotta deve essere combattuta da tutti i cittadini ogni giorno, chiedendo scontrini, fatture e accettando di pagare il giusto, perché l’evasione è un danno che ci colpisce tutti.

Se le tasse in Italia sono alte è anche colpa dell’evasione fiscale, perché se vi è del reddito sommerso, se vi sono persone che non pagano quanto devono, allora gli onesti si troveranno a pagare di più, e questo è inaccettabile sia per una questione etica, che per una questione di responsabilità. In uno studio del Centro Studi di Economia e Finanza è stato accertato da Francesco Flaviano Russo, tramite i dati del sito evasori.info, che dove l’atteggiamento è più indulgente, l’evasione è più diffusa.

Da quanto detto, discende che, anche solo ipotizzare un condono, o una sorta di “accettazione” dell’evasione, permette a questo comportamento illecito di prosperare e di diffondersi.

Ma quanto è grande questo fenomeno?

In pratica siamo il paese dove si evade di più, dopo la Grecia, ed è pari al 18% del PIL Italiano. E’ una cifra astronomica che ci permetterebbe, se ridotta della metà, non solo di procedere all’azzeramento del debito pubblico in pochi anni, ma anche di potere investire nello sviluppo economico e nella riduzione delle tasse.

Nello specifico, la tassa più evasa è l’IVA, che in base ai calcoli della Corte dei Conti ha un tasso di evasione che arriva al 36%. L’IVA raccoglie meno fondi di quanto faccia lo stesso tipo d’imposta in ambito medio europeo perché il rendimento dell’imposta italiana risulta intaccato dal livello e dall’estensione delle basi imponibili diverse da quella ordinaria, oltreché dai regimi speciali e di esenzione.

D’altronde che l’evasione fosse estremamente diffusa si sapeva da tempo, ma forse non si sa quanto, non chiedere lo scontrino o permettere l’evasione, costi al cittadino onesto. Secondo Giampaolini, presidente della Corte dei Conti, le effettive “implicazioni del fenomeno emergono ancora più nettamente quando si va a calcolare la pressione fiscale “effettiva”, rapportando il carico impositivo solo al Pil “dichiarato” al fisco: la pressione fiscale effettiva va corretta verso l’alto, di circa 10 punti rispetto a quella “apparente”, con l’effetto, così, anche di un ampliamento della distanza dai partners europei, a causa del nostro più alto tasso di evasione”.

Ovvero, se la pressione fiscale “teorica” è del 43%, quella reale per il cittadino onesto è pari al 53%, e per questo motivo siamo pienamente d’accordo con Monti quando, nel suo programma di governo, dichiara che uno dei primi punti è la lotta all’evasione fiscale.

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Il Terzo Polo scaccia le nebbie del Nord

postato il 20 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

La sala da 1.500 posti già piena un’ora prima dell’inizio e cioè praticamente prima dell’arrivo dei pullman; la rimozione delle pareti modulari per raggiungere la capienza di 2.500 persone e nonostante tutto ciò vedere ancora persone assiepate in piedi fino sulle scale.

Alla fine sono state circa 4.000 persone, moltissimi i giovani, quelle accorse alla Fiera di Verona per l’assemblea del Terzo Polo “Viaggio nel Nord tradito” ed una tale affluenza ha sorpreso in primis gli organizzatori.

In una terra poco incline a certe manifestazioni, la sorpresa più grande è stato vedere la grande e convinta partecipazione e la passione dei presenti che hanno continuato a seguire e sottolineare con fragorosi applausi tutti gli interventi che si sono susseguiti sul palco.

Anche qui ci sono state delle piacevoli novità, ad aprire i discorsi sono stati i giovani delle forze politiche che costituiscono il Terzo Polo e tocca dire che non hanno minimamente sfigurato nel confronto con i più rodati leader nazionali.

Altra nota positiva è stato il livello degli interventi, in ognuno di essi si sono sentite finalmente solo parole di responsabilità e concordia, impegni propositivi e sincere valutazioni non prive di qualche mea culpa.

Un modo diverso, più sincero e concreto di fare politica, un modo in definitiva migliore che può finalmente riconquistare anche quanti dalla politica si sono allontanati stanchi di promesse non mantenute ed impegni traditi.

All’arrivo la città di Verona era avvolta dalla nebbia, al termine dell’assemblea in cielo splendeva il sole ma ad essere raggianti erano anche i visi della gente uscita dalla Fiera. E, di questi tempi, non è davvero poco.

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Seconde generazioni, italiani come noi.

postato il 17 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

È riuscito persino a far scendere una lacrima al duro e ribelle Mario Balotelli. Impresa compiuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha ricevuto al Quirinale la nazionale di calcio. Una nazionale in cui giocano ormai quattro italiani di seconda generazione, quei figli di immigrati che sono nati in Italia o vi si sono stabiliti da piccolissimi, crescendo insieme a noi, crescendo italiani a tutti gli effetti. Napolitano ha parlato a lungo della causa che da anni alcune associazioni e raggruppamenti di seconde generazioni portano avanti, per spingere l’Italia ad andare incontro a questi giovani che si sentono italiani come noi, ma agli occhi della legge lo sono di serie B. Il presidente ha ancora una volta, pubblicamente, sostenuto questa battaglia, rivolgendosi da uomo di Stato che si rende conto dei bisogni dei suoi cittadini. Davanti aveva il bomber ex-interista di origini ghanesi che oggi gioca in azzurro, assieme ad altri tre oriundi, in un clima di grande vicinanza umana. E aveva davanti anche tanti ragazzi e ragazze figli di immigrati.

In Italia se ne contano decine di migliaia, frequentano le nostre scuole, i nostri luoghi di ritrovo, hanno le nostre abitudini, conducono un’esistenza molto simile alla nostra, eppure devono aspettare i 18 anni per essere cittadini italiani e quindi essere titolari di diritti e doveri.

È una società variegata, multicolore ed eterogenea la nostra, l’integrazione è l’unica strada percorribile. Ma è davvero integrazione senza questo passo fondamentale, nelle relazioni tra persone che vivono sullo stesso territorio? Viviamo fianco a fianco, noi italiani da sempre e loro, italiani che lo sono da un po’ meno, ma pienamente inseriti nell’ambiente dove sono cresciuti. Perché negare a queste persone fino al compimento della maggiore età i diritti legittimi di cui godiamo noi tutti? Il Parlamento non dovrebbe intervenire per porre fine a questa disparità di trattamento che viene riservata loro? Sono nostri concittadini di fatto ma non di diritto, e allora come Napolitano anche noi nel nostro piccolo dobbiamo sposare la causa di questi giovani di seconda generazione: modificare le leggi e favorire la vera integrazione.

Al Parlamento chiediamo di intervenire, non fosse altro per riconoscere la straordinaria risorsa che rappresentano: mantengono giovane la demografia, arricchiscono la nostra società e talvolta diventano anche dei grandi sportivi che compiono grandi imprese. L’Anolf, la rete G2 e altre organizzazioni spingono per un riconoscimento che non è mai avvenuto, ci mettono di fronte storie di giovani che vogliono essere italiani ma non possono perché la legge glielo impedisce. Interpellano la nostra sensibilità di cittadini aperti alle differenze, di persone che superano le frontiere. La politica che guarda al futuro deve sposare questa corale battaglia.

Ricordando le parole di Balotelli: “Sono italiano, mi sento italiano, giocherò sempre con la Nazionale italiana”. E quelle pronunciate dal nostro presidente Napolitano, rivolgendosi ai nuovi cittadini: “Siete parte integrante dell’Italia di oggi e di domani”. Che il nostro futuro sia il loro futuro.

 

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Torna la nebbia in Val Padana

postato il 17 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Apre il parlamento padano. Per festeggiare é ritornata anche l’ospite d’onore della Padania: la nebbia: “Lassa pure ch’el monde l’ disa / ma Milàn l’è un gran Milàn / Porta Cica e la Bovisa / che d’intorni propi san / e la nebbia che bellezza /la va giò per i polmon”. Una delle ultime apparizioni del parlamento ricorreva nell’anno 2007, per festeggiare il 71° compleanno di Belusconi. Silvio fu omaggiato da un grosso masso con inciso il sole delle Alpi e una maglietta calcistica con la scritta Milàn (con l’accento giusto). I giornalisti maliziosi spettegolarono di una foto incorniciata che ritraeva la Brambilla a “Porta a Porta” vittima di una telecamera birichina e di una gonnella troppo corta, ma noi che siamo puri e candidi non indulgiamo in corrispondenze di amorosi sensi. Curiosando tra i deputati del parlamento del Nord si scoprono cose interessanti e denominazioni ispirate in modo variamente creativo a variegate ideologie politiche: il Salvini che non ti aspetti è leader dei comunisti mentre troviamo un Maroni in veste socialdemocratica difensore dei diritti del lavoro. Sopresa: risultò eletto al parlamento padano anche Benedetto della Vedova nel tentativo di convertire i padani al liberismo e all’antiproibiziosmo. Poi il sipario era calato ma ora si è riaperto, proprio in occasione del conferimento dell’incarico di formare un nuovo governo a Monti, l’inflessibile SuperMario che multò Bill Gates.  Non mi è piaciuta la scelta dei leghisti. Ho avuto l’impressione che si siano distaccati da un governo che sarà e non può non essere “rigore, lacrime e sangue”, cercando qualche espediente per riaccendere demagogicamente l’orgoglio padano su un territorio che in questo momento si allontana da loro drammaticamente. La Lega si ritroverà all’opposizione con un Di Pietro che dopo aver fondato i ¾ della sua politica sull’antiberlusconismo ora deve cercare di inventarsi qualcos’altro oltre “Che c’azzecca?” . E’ un’opportunità sprecata.  Il lombardo vota la Lega perché vede gli imprenditori squali assumere solo clandestini per pagarli quattro soldi, sfruttandoli indecorosamente senza rispettare la loro dignità umana e alimentando il lavoro nero e la disoccupazione, il veneto sente la Lega con il suo linguaggio semplice, legato alla pancia e ai problemi più materiali. Come insegna Spinoza, io non derido e non disprezzo la Lega, cerco di comprenderla. Sono convinto che la Lega capisca in sostanza alcuni problemi del Nord e a modo suo ami il suo popolo e la sua terra. Ma sono anche convinto che sbagli nella forma e che se fosse in grado di liberarsi del folkrole e di alcune venature purtroppo presenti di chiusura e xenofobia, potrebbe un giorno aspirare ad essere un movimento in grado di parlare all’Italia intera . Sogno un giorno in cui Maroni, che stimo ed è stato l’elemento più illuminato di questo governo a parer mio e di Roberto Saviano che lo giudicò uno dei migliori ministri anti mafia di sempre, possa un giorno viaggiare in Meridione e parlare delle bellezze di Napoli e della Sicilia e della necessità di migliorarsi insieme e abbracciarsi in un futuro dal sorriso migliore. Ma così assolutamente no: non crediate, amici leghisti, di salvare l’Italia e con l’Italia il vostro popolo arroccandovi tra gli scranni di un parlamentino con la falsa ambizione di riavvicinare il popolo. Se è così fareste meglio a nascondervi. Siete stati al governo 1284 giorni. Sapete cosa successe nel 1284? Lo so, questo riferimento è un po’ tirato per i capelli, diciamo alla Voyager ma è carino: la battaglia della Meloria e la crisi della repubblica pisana, anni in cui fu protagonista assoluta il conte Ugolino della Gherardesca che sempre più lontano dai suoi cittadini terminò la sua vita negli stenti addentando il cranio e nutrendosi della carne dei propri figli. Cambiate rotta perché non abbiate a fare questo ai vostri figli settentrionali.

 

 

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Ed ora rassereniamo l’Italia

postato il 16 Novembre 2011

Il governo di Mario Monti ha giurato ed è ora nella pienezza delle sue funzioni. Il sentimento diffuso tra le forze politiche, ma anche in tutto il Paese è quello della fiducia, determinato anche dalla squadra che il nuovo Premier ha scelto per affrontare questi tempi difficili. Il governo Monti è composto da diciassette ministri (contro i 23 del governo Berlusconi) di altissimo livello, di cui tre donne che il nuovo Premier ha voluto in tre dicasteri chiave come l’Interno, la Giustizia e il Lavoro. Monti, che conserva per sé l’interim dell’Economia, ha scelto per il ministero dell’Interno Anna Maria Cancellieri;  il nuovo ministro della Giustizia sarà Paola Severino, mentre alla Difesa va l’ammiraglio Giampaolo Di Paola. Allo Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti Corrado Passera, mentre Corrado Clini si occuperà del dicastero dell’Ambiente. Lavoro e welfare a Elsa Fornero, docente all’Università di Torino, tra le massime esperte italiane ed europee di welfare e previdenza. Alla Sanità Renato Balduzzi. Alla guida della Farnesina l’ambasciatore (fino a oggi a Washington) Giulio Terzi di Sant’Agata. All’Istruzione e università il rettore del Politecnico di Torino e presidente del Cnr Francesco Profumo, mentre ai Beni culturali va il prof. Lorenzo Ornaghi. Ancora, ministro con portafoglio alle Politiche agricole e Forestali Mario Catania. Cinque i ministeri senza portafoglio: Piero Giarda, delega ai Rapporti con il Parlamento; Andrea Riccardi, delega all’Integrazione e alla cooperazione; Enzo Moavaero Milanesi delega agli Affari Europei;Fabrizio Barca, delega alla Coesione territoriale; Piero Gnudi, delega al Turismo e allo Sport.Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. E’ una squadra promettente quella del Presidente Monti, che sicuramente metterà a punto un programma di governo che consentirà al nostro Paese di uscire dalle secche della crisi. Ma il nuovo governo ha un compito in più, forse anche più importante, che il nuovo Premier ha sottolineato nella conferenza stampa di presentazione del governo: “Spero che il mio Governo possa dare un contributo al rasserenamento e alla coesione, visto che si sta uscendo da una fase in cui ci sono state difficoltà esasperate tra le forze politiche”. Rasserenare l’Italia è il compito del governo Monti, ma anche l’augurio che di cuore tutti gli italiani fanno al nuovo Premier.

Adriano Frinchi

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WWW, non è qui la festa.

postato il 16 Novembre 2011
 

Tim Berners Lee, inventore del Wordl Wide Web, ha festeggiato a Roma insieme a tutto il gotha della rete italiana i vent’anni del web. Il meeting Happy Birthday Web è stata anche l’occasione per discutere su come sarà il mondo di internet di domani e per confrontarsi anche sul rapporto esistente tra il nostro Paese e il Web. Purtroppo in Italia siamo riusciti a rovinare questa splendida ricorrenza. A dispetto di quanto illustrato dallo stesso Berners Lee e da personaggi del calibro di Stefano Rodotà che hanno chiesto all’Italia di fermare lo “spread digitale”, la legge di stabilità, ovvero l’ultimo atto del governo Berlusconi, ha cancellato lo sviluppo della banda larga. Nonostante la prima bozza della legge di Stabilità prevedesse la voce “Progetto strategico per la banda larga e ultralarga”, il digital divide è nuovamente scomparso dall’agenda del Paese. Dopo la delusione dell’ultima manovra economica dove 800 milioni di euro promessi dal Ministro Romani e derivanti dai lauti incassi della vendita delle frequenze sono stati dirottati altrove eccoci nuovamente punto e a capo. L’ultima chance per l’Italia è ora rappresentata dal prossimo governo di Mario Monti a cui i partecipanti all’IGF di Trento hanno indirizzato una lettera per chiedere di portare il nostro Paese ai livelli dei partner europei, come Svezia e Gran Bretagna dove la rete contribuisce al 6% del Prodotto interno lordo. Il compito di Super Mario è senza dubbio difficile, ma a lui e al suo esecutivo toccherà anche l’arduo compito di affrontare una situazione di arretratezza ed inefficienza delle infrastrutture. Chissà che nel nuovo governo di Monti non trovi posto, come per alto avviene in Francia, un viceministro per l’economia digitale.

 

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Un Disegno Comune c’è

postato il 15 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Le dimissioni di Berlusconi, ne sono convinta, hanno un enorme valore politico e storico. Non é la fine di una persona, Silvio Berlusconi, che probabilmente continuerà a fare politica, imperterrito e testardo; è, piuttosto, la fine di un sistema più vasto, quello del ‘berlusconismo’, fatto di slogan e di apparenza, più che di fatti e di riforme. E’ la fine di quel modo di intendere la politica come sola propaganda, di quell’eterna campagna elettorale e di ciò che ha portato con sé: il sistema malato del bipolarismo all’italiana, con due poli faziosi in eterna lotta tra di loro. Un sistema fallimentare, che lascia alle spalle un vuoto probabilmente incolmabile in breve tempo.
Tuttavia, é finito. E’ iniziato il ‘dopo Silvio’, si aspetta soltanto un ultimo assenso di Mario Monti e poi sarà un periodo nuovo per l’Italia.
C’è chi, forse, mi vorrà contraddire: qualcuno dirà che Berlusconi non é l’uomo sconfitto che si vuole far credere, o qualcun altro dirà che Monti non Può essere considerato il futuro dell’Italia.
Ma io dico di più: non saranno né la ‘fine politica’ di Berlusconi, né Monti in sé per sé a determinare il cambiamento dell’Italia, e la sua risalita: sarà la Speranza a determinarlo.
In queste settimane ho navigato molto nel web, ma ho fatto anche lunghe passeggiate nel mio paese: è palpabile un nuovo entusiasmo, l’aria è diventata frizzante, tutti gli italiani, dai più anziani ai più giovani, sembrano essersi risvegliati da una specie di torpore e sembrano aver ritrovato la voglia di discutere di politica. E’ tornato il dialogo, lo scontro, l’orgoglio degli italiani: c’é voglia di ricominciare.
Io stessa ho sentito rinvigorirsi quella passione politica che brucia nel petto, che spinge ad informarti, a parlare con la gente per provare a spiegare le tue idee, e per renderli partecipi della tua gioia nel fare ciò che ti piace di più: politica. Amo quest’arte così antica ma, allo stesso tempo, sono amaramente cosciente del fatto che spesso il marcio presente al suo interno mini questo fuoco, provi ad affievolirlo: tuttavia, basta un briciolo di speranza per rinforzarlo e farlo rinascere più forte. E basta ancora meno perché una ragazza di 18 anni si renda conto di essere fiduciosa nel futuro, e recuperi quella voglia di fare, di cambiare qualcosa: a volte basta cambiare uno sfondo del desktop.
Un gesto semplice, banale per molti, ma che può significare molto: oggi, ho deciso di riprendere tra le foto che avevo conservato, l’immagine di una campagna elettorale di qualche anno fa. Questo, per me, rappresenta molto: significa rendersi conto che ‘Un Disegno Comune’ esiste, ed è quello di migliorare l’Italia.
E allora, cosa aspettiamo ancora? Forza, Italia: #rimontiamo.

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Voci dalla rete, i nostri lettori chiedono il governo Monti

postato il 12 Novembre 2011

L’ipotesi di governo tecnico presieduto da Mario Monti trova il sostegno del popolo della rete. Un riflesso di questo riconoscimento è possibile coglierlo anche nei commenti dei lettori del blog di Pier Ferdinando Casini. L’idea più diffusa è che la difficile congiuntura politica obblighi ad una presa di responsabilità collettiva della classe politica. Francesco dice senza mezzi termini:

“Era ora, che si smettesse di pensare solo agli interessi personali e di partito, mandando a rotoli l’Italia!”

mentre Leo ricorda che

“andare a votare ora sarebbe un disastro per il nostro Paese”,

sintetica ed efficace l’immagine di Attilio:

“Pdl e Pd mi ricordano Peppone ed il Cagnola nel film “Il ritorno di don Camillo”. Ai contrasti d’interesse tra i due, si sommano quelli personali e la lite, drammatica, tra i figli. Ci vorrà l’alluvione del Po ed il dramma degli sfollati per far ritrovare ai due “nemici” le ragioni di una convivenza umana e solidale. Ci vorrà il fallimento della nazione italiana per farli ragionare”?

Per molti lettori il passo successivo alla scelta della responsabilità nazionale è l’incarico a Mario Monti e quindi la costituzione di un governo tecnico.

Scrive Anna:

“serve un governo tecnico con anche il 70% del Parlamento. Certo, a questo Governo spetterebbero decisioni impopolari, quali il taglio delle pensioni o la patrimoniale…misure necessarie ai fini del superamento della crisi. Ma son necessarie larghe intese, va fatto un piano d’emergenza”.

Nelle parole di Patrizia si coglie invece un invito pressante a fare presto:

“abbiamo bisogno di certezze per favore cercate di arrivare il prima possibile ad un governo Monti, se c’è qualche compromesso da fare con il PDL, per favore fatelo, certo Berlusconi lo sappiamo tutti quello che è, ma il tempo è esaurito, e guardi nel nostro paese non c’è solo il pericolo di uscire dall’Europa ma rischiamo di far scoppiare una rivolta civile, andare subito alle urne è un suicidio di massa”.

Ci sono anche i riconoscimenti per il ruolo svolto da Pier Ferdinando Casini, che giungono anche da un elettore del Pd come Cristian:

“Grazie per la sua grande responsabilità nei confronti del nostro paese che sta dimostrando in questo momento, non tutti si rendono conto di quello abbiamo rischiato mercoledi, e che ancora rischiamo purtroppo se non si forma un governo credibile.
Meno male che in politica ci sono anche persone competenti e responsabili come Lei”.

Infine una sottolineatura che viene da Luisella:

”Il Centro non viene invitato nei dibattiti perché è troppo serio (in senso positivo) e non urla, non litiga, si dimostra tollerante e rispettoso di chiunque”.

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