Tutti i post della categoria: Elezioni

Prima i programmi, dopo le alleanze

postato il 10 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Raffaele Reina

Ogni tanto vale la pena ricordarsi perchè abbiamo come simbolo l’insegna dello Scudocrociato. Significa battaglie di libertà combattute a favore dei più deboli, perchè potessero riconciliarsi anch’essi con la Patria, nel post-fascismo e nel dopoguerra.

La conquista di un tetto, di un lavoro, di un salario rappresentavano per la DC la via per rafforzare la democrazia e per far crescere la libertà nella coscienza degli italiani. Da qui le decise conquiste economiche e sociali di una Nazione libera che si proiettava in una Europa libera. Se tutto ciò non va riconosciuto al partito di De Gasperi si commette il più grave e imperdonabile peccato di omissione.

In ossequio a questa lezione,proprio perchè attraverso lo Scudocrociato ci riteniamo suoi legittimi “discepoli”(non che altri,avendo vissuto la medesima esperienza politica, non lo siano), dobbiamo prima definire il nostro “ubi consistam” da cui far scaturire programmi e linea politica, e poi confrontarci con gli altri partiti per eventuali alleanze.

In tale prospettiva,senza superbie e senza tanti timori,con chi accetta i nostri programmi finalizzati alla crescita del Paese, non solo dal punto di vista economico, quindi, al bene comune, noi possiamo stringere alleanze in ogni direzione, senza per questo scandalizzare, opportunisti e demagoghi in particolare.

Tutto il resto appartiene al vaniloquio gossipparo.

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Cosa serve (davvero) alla Sicilia

postato il 14 Luglio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera di oggi, ha scritto un articolo durissimo – fin dal titolo, “Il Festival degli sprechi” – sul recente stop di 600 milioni di euro di fondi dall’Ue alla Regione Sicilia. L’analisi è impietosa: dal 2000 al 2006, la Sicilia ha ricevuto 16,88 miliardi di fondi europei (il quintuplo dei fondi destinati a tutte le regioni del nord); di questi il 30-40% pare sia gestito dalle mafie. Di 2177 (duemilacentosettasette) progetti finanziati, ne sono stati completati solo 186 (centoottansei): l’8,6% (otto virgola 6 percento). Più di uno spreco, uno scandalo. Per anni in Sicilia sono piovuti miliardi, che invece di trasformare l’Isola in positivo, hanno solo aggravato, peggiorato, portato alla cancrena la situazione. Il centro studi Svimez ha calcolato che il Pil pro capite delle regioni del Sud dal 1951 al 2009, anziché crescere, ha subito rispetto al Nord un netto arretramento, passando – in modo constante – dal 65,3% al 58,8%.

Cos’è che quindi serve davvero alla Sicilia, per invertire la vergognosa tendenza? Di sicuro, meno soldi. Basta rubinetti aperti che servono solo a ingrassare clientele e a offrire una succulenta moneta di scambio a una classe politica parassita e parassitaria. Serve, poi, meno spesa pubblica, tagli netti alla pletorica e non funzionale macchina amministrativa/burocratica della regione. Serve avere il coraggio di dire basta alle infornate per stabilizzare migliaia di precari ogni anno (perché non è così che si crea lavoro!). Serve, quindi, un netto cambio di rotta: innanzitutto serve – paradossalmente – meno politica: serve cioè più spazio per l’iniziativa privata; in Sicilia i livelli di penetrazione industriali sono bassissimi e le varie aziende che nascono sopravvivono spesso solo grazie a incentivi vari, mentre proprio la stessa burocrazia regionale le strangola lentamente (del resto, ce lo insegnò Hayek: chi possiede tutti i mezzi, stabilisce anche tutti i fini). Viva la concorrenza, viva la libertà di investire, vincere (o fallire) quindi! Bisogna poi recedere in profondità i canali di collegamento tra i politici che spartiscono fondi pubblici per interessi privati. Perché, facendo questo, si assesta anche un colpo mortale alla corruzione e ai mille tentacoli delle piovre mafiose: l’Ue ha bloccato la tranche di 600 milioni di euro, perché non condivideva la sua divisione in mille rivoli – una marea di “misure” e “sottomisure” (gli ambiti di intervento) – tali da rendere sempre più piccoli gli importi ma anche più difficili i controlli.

Qualche tempo fa, il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca spiegava che il dato che più impensieriva gli organismi internazionali non era il pur spropositato livello della nostra spesa pubblica nazionale, quanto l’improduttività di gran parte dei suoi capitoli: in parole più semplici, l’incapacità della spesa pubblica (che è uno strumento utilissimo, da gestire con molta attenzione) di creare ricchezza. E, provate a indovinare, quali sono le regione che più appesantiscono con le loro cattive performance questo già triste bilancio. In Sicilia, per esempio, la spesa pubblica per le infrastrutture è altissima, ma le infrastrutture non esistono. E i soldi stanziati, che fine fanno? Eh.

Se, come è vero, a Ottobre si tornerà a votare per le elezioni regionali, questi saranno i temi che diventeranno ineludibili. Perché, in un momento di stringente crisi come questo, i rubinetti sono destinati a chiudersi, bruscamente. Questo vuol dire che se arriveremo impreparati a quel momento, continuando magari allegramente a spartire posti e incarichi di sottogoverno, il default sarà assicurato.  La scelta sta a noi. Diciamo basta alla Sicilia-Crono che divora i suoi figli e agli interventi palliativi per pony: diamo avvio a una seria cura da cavallo, per rimettere in sesto la nostra terra.

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No al replay di coalizioni fallimentari

postato il 27 Giugno 2012

Riceviamo e pubblichiamo di Attilio Biancalana

Il Presidente Casini dimostra ancora una volta la linearità e la forza del suo impegno politico. Fin dopo le elezioni del 2008, che avevamo affrontato da soli contro tutti, il Presidente Casini ha sempre affermato pubblicamente che avrebbe svolto una opposizione repubblicana per rispettare il mandato degli elettori; mentre in vista delle prossime elezioni politiche avrebbe cercato di evitare quella esperienza solitaria e traumatica alleandosi con quella forza politica in quel momento più vicina sia sul piano programmatico che su quello politico. L’attuale grave momento politico italiano non richiede risibili esperimenti od il replay di coalizioni fallimentari, richiede senza confusioni ideali un governo forte autorevole, determinato e coeso che è sia nella storia e nella tradizione del PPE e del PSE europei sia nella storia della democrazia italiana (DE Gasperi-Togliatti e Moro-Berlinguer).

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Al voto nel 2013, a Monti carta bianca

postato il 24 Aprile 2012

Si andrà a votare ad aprile-maggio dell’anno prossimo perché, in un’emergenza forte e nel mezzo di una bufera internazionale come quella nella quale ci troviamo, è bene che Monti possa avere carta bianca e possa continuare a governare: con lui siamo in buone mani.

Pier Ferdinando

 

 

 

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Legge elettorale, venga garantito il “diritto di tribuna”

postato il 10 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Luisella

Scusate se puntualizzo una cosa: non voglio che i partiti “estremi”, a meno che incitino alla violenza, vengano messi a tacere. In alcuni casi sono gli unici che parlano ancora a favore delle minoranze ( Rom, immigrati, disoccupati, ecc..) e danno voce a chi non ce l’ha più. Inoltre chiedono, con forza, più giustizia e più onestà. Sono anche quelli che non si vergognano a manifestare in piazza o sulle gru. Noi benpensanti spesso non lo facciamo!!

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Con qualunque legge elettorale il Terzo Polo è decisivo

postato il 3 Ottobre 2011

Con estremismi si vince ma non si governa

Una legge elettorale diversa è fondamentale ma con tutte le leggi elettorali che possiamo fare, il terzo polo è determinante. In qualsiasi scenario noi siamo decisivi. Senza gente con la testa sulle spalle, il governo non si tiene in piedi. Con gli estremismi si vince ma non si governa.

Pier Ferdinando

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Verso una riforma di Equitalia

postato il 19 Giugno 2011

La Lega, in affanno di consensi e in perdita di voti, ha deciso adesso, con colpevole ritardo, di proporre delle modifiche all’operato di Equitalia. Noi ne avevamo già parlato, e non possiamo che essere contenti che il governo e la Lega decidano di accogliere le nostre mozioni, anzi, i problemi sollevati dai cittadini italiani, ma al contempo vorremmo che il provvedimento su Equitalia fosse accurato e preciso e non intriso della demagogia che si è vista in questi gironi da parte del governo (giusto per fare un esempio, il discorso di abbassare le tasse, quando tutti sanno benissimo che lo Stato italiano soldi non ne ha).

Il problema non è se l’azione di Equitalia sia giusta o meno, perché questa organizzazione si limita a porre in essere ciò che prescrive la legge, ma semmai, che questa azione debba essere contemperata al più ampio principio di colpire l’evasore fiscale e non il cittadino che si sta rimettendo in carreggiata.

In sostanza, noi vorremmo che, l’annunciato provvedimento su Equitalia, non fosse l’ennesimo colpo di spugna per chi è un evasore cronico, o per chi vuole fare il furbo, ma che fosse studiato un meccanismo che premia il cittadino che cerca di essere virtuoso e in linea con i pagamenti e punisca severamente chi evade.

Il punto focale è questo: la strada per riportare in ordine i conti dell’Italia è nella lotta all’evasione, perché se è vero che, come dicono le statistiche ufficiali, sfuggono al radar del fisco almeno 500 miliardi di euro di economia sommersa, allora l’impegno di tutti deve essere nel fare emergere questa massa enorme di denaro. Invito tutti a fare due calcoli: se emergesse anche solo la metà di questa cifra, ovvero 250 miliardi, e se su questa emersione si pagassero le giuste tasse (stimiamo al 40%), lo Stato italiano avrebbe un extragettito0 fiscale di 100 miliardi di euro, ovvero 2 volte e mezza la manovra che Tremonti si appresta a varare.

Per questo motivo noi vorremmo che si iniziasse con Equitalia, prevedendo una moratoria e una rateizzazione per le famiglie bisognose e in difficoltà, ma al contempo, il pugno di ferro per chi, coscientemente, evade il fisco. Solo in questo modo si può attuare un provvedimento che non sia punitivo verso il cittadino e l’azienda onesta, e che al contempo permetta di mantenere l’equilibrio finanziario dell’Italia.

Nei prossimi giorni vedremo cosa il governo intende fare su Equitalia e vigileremo affinchè non sia l’ennesimo pasticcio, perché siamo convinti che i cittadini meritano di essere trattati con rispetto e intelligenza da tutte le forze politiche, perché il popolo italiano non si fa prendere in giro da chi lancia vuoti proclami e false promesse.

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Berlusconi si concentri sui problemi degli italiani

postato il 27 Maggio 2011

C’è la necessità di voltare pagina. Mi auguro che se il governo sarà bocciato domenica e lunedì, finalmente si torni a parlare dei problemi degli italiani.
Abbiamo il 30 – 40% di giovani disoccupati. Nel Mezzogiorno il mondo femminile profondamente colpito dalla crisi. La questione sociale è enorme, pensate a ciò che è successo per Fincantieri nei giorni scorsi. Una fascia di ceto medio sta scivolando nell’area della povertà, perché un Paese che non si sviluppa è un Paese che produce più disoccupati.
Se il risultato delle elezioni amministrative rafforzerà quella la bocciatura della politica del governo, chiediamo che Berlusconi finalmente si concentri sui problemi degli italiani, perché queste sono le emergenze, non i suoi processi.

Pier Ferdinando

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Amministrative, pensare ai problemi delle città

postato il 27 Maggio 2011

Riteniamo che in queste elezioni amministrative bisogna pensare alle città, ai problemi della collettività. Purtroppo c’è stata una degenerazione anche del costume politico in Italia. Chi ha voluto trasformare queste elezioni in un referendum pro o contro il governo ha ottenuto il risultato di essere sonoramente bocciato, ma soprattutto ha svilito il grande significato del voto locale.
D’altronde, quando in una campagna elettorale si fa leva sulle paure dei cittadini, si cerca di spargere odio, come se l’odio potesse in qualche modo assicurare una vittoria, si perde il senso delle dimensioni.

Pier Ferdinando

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«Non ci arruoleranno, il Terzo Polo è una realtà»

postato il 20 Maggio 2011

Pubblichiamo da ‘Il Messaggero’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Claudio Sardo

ROMA – «Ma cosa si immaginavano? Che ci saremmo arruolati, al suono della fanfara, con un Pdl in piena deriva estremista o con de Magistris e Pisapia? E, se avessimo fatto una simile scelta, cosa direbbero oggi i politologi che ci criticano? Direbbero che il Terzo Polo è tornato sotto le ali protettive di Berlusconi oppure, all’opposto, che si è aggiunto all’ammucchiata anti-berlusconiana». Pier Ferdinando Casini è convinto che il non schierarsi nei ballottaggi di Milano e Napoli sia stata la scelta migliore. Una scelta obbligata da «ragioni di coerenza». Ma anche un investimento politico perché «l’autonomia del centro resta l’antidoto migliore, di cui il Paese dispone, a questo bipolarismo radicalizzato e inconcludente». E il risultato elettorale ottenuto dal Terzo Polo «dimostra fin d’ora che nella prossima legislatura né il Pdl, né il Pd avranno la maggioranza dei seggi in Senato e dunque sarà possibile avviare una fase politica nuova, nel segno nuovo dell’unità nazionale».

Presidente Casini, nel descrivere come estremiste o eccessivamente radicalizzate le opzioni in campo a Milano e Napoli, non rischia di far torto agli elettori?
«Gli elettori hanno sempre ragione. E la nostra scelta è la più rispettosa nei loro confronti. Dico di più: se gli elettori hanno premiato in modo così massiccio Pisapia e de Magistris bisogna comprendere bene anche la loro ragione politica. I milanesi non sono diventati di colpo tutti estremisti. È stato Berlusconi a dare alle elezioni un carattere politico nazionale: e gli elettori lo hanno bocciato. Ma il rispetto è dovuto anche all’intelligenza di chi ha votato per noi e lo ha fatto per investire sul futuro. Non potevamo accantonare il nostro progetto per qualche assessorato. Ora i nostri elettori sceglieranno in libertà la soluzione che sembra loro più positiva o meno negativa per la loro città». [Continua a leggere]

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