Tutti i post della categoria: Elezioni

Il nostro impegno per una nuova politica agricola

postato il 13 Febbraio 2013

di Mario Pezzati

Ieri, Pier Ferdinando Casini e il Ministro delle politiche agricole, ora nostro candidato alle prossime elezioni per la Camera dei Deputati, Mario Catania hanno incontrato la Coldiretti, nell’ambito di un ciclo di incontri e dibattito sul documento che proprio la grande associazione dei Coltivatori diretti ha preparato, dal titolo “L’Italia che Vogliamo”.

Proprio Mario Catania, che nel suo anno di Governo ha combattuto un’ottima battaglia in difesa del comparto agricolo italiano – difendendo in Europa gli agricoltori onesti e dismettendo la politica di acquiescenza sulle quote latte portata avanti dalla Lega, ha affermato che il negoziato condotto da Monti in sede UE è stato ottimo, perché ha ribaltato il pessimo accordo raggiunto nel 2005 da Berlusconi, che penalizzava l’Italia con un saldo negativo di 6 miliardi di euro. Grazie al Governo Monti, invece, anche se abbiamo perso qualcosa sugli aiuti diretti, è pur vero che abbiamo guadagnato tantissimo sul sostengo allo sviluppo rurale che è la vera sfida che può fare crescere ulteriormente l’agricoltura in Italia (mentre resta aperto il tema della contribuzione netta italiana, visto che non sappiamo usare bene i fondi europei che spesso tornano indietro, mentre dovrebbero essere uno stimolo fondamentale della nostra politica economica).

A tal proposito, Catania ha giustamente sottolineato che per aiutare gli agricoltori si deve distinguere a livello fiscale tra chi è agricoltore “attivo” e chi semplicemente possiede la terra, ma non è un imprenditore agricolo.

Tra le varie proposte di Catania e dell’Udc, merita menzione particolare quella per la certificazione “all’origine” dei prodotti agricoli, che permetterebbe di rilanciare il vero made in Italy e impedirebbe i furti di identità da parte di quei prodotti che di italiano non hanno nulla e sono fatti con prodotti stranieri.

Altro punto fondamentale è concentrare tutte le risorse disponibili verso gli agricoltori veri, e per quanto riguarda la regionalizzazione si deve procedere in maniera certosina per evitare strappi che danneggiano questa o quella azienda. Infine c’è da riscrivere la politica economica per il Mezzogiorno, che in questi anni è stata fallimentare, in quanto ha privilegiato una industrializzazione a forte impatto ambientale, e ha dato mano libera alla speculazione edilizia.

Pier Ferdinando Casini ha sottolineato la grande competenza, universalmente riconosciuta, di Mario Catania, che proviene da questo mondo e che meglio di tanti altri ne comprende le esigenze di sviluppo futuro.

Proprio Casini ha ricordato che “o il comparto agricolo diventa una delle priorità del paese, perché è una chance di questo paese, o perdiamo una grande occasione”. Per questo è fondamentale puntare ad un agroalimentare che parli il linguaggio del territorio, che sia alfiere della italianità e che sia da argine all’illegalità, alle frodi, alle cattive abitudini alimentari. Per riuscirci, è fondamentale rilanciare il tema della tracciabilità dei prodotti, rendendo al contempo il Ministero per le politiche agricole un ministero fondamentale e portante per la politica economica italiana.

Altro punto fondamentale, portato avanti da Casini è il taglio della spesa pubblica per alleggerire il peso fiscale: obiettivo che si raggiunge con proposte concrete e non con slogan e facili illusioni. Questo perché, mentre noi proponevamo di ripensare, snellendola, la macchina dello Stato (vedi abolizione delle province), gli altri, tutti presi dalla febbre del federalismo (Pd compreso), hanno preso ad inseguire la Lega sul sogno del federalismo fiscale. Con il risultato di aver causato una gran confusione amministrativa e di aver raddoppiato i centri di spesa raddoppiati (visto che, in dieci anni, complice la riforma del Titolo V, il falso federalismo leghista ha fatto aumentare le tasse del 50%, con le imposte pagate da cittadini e imprese aumentate del 31,6%, mentre le richieste dello Stato centrale non sono diminuite). Come costruire una casa senza fondamenta!

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Valorizzare intelligenza, merito e creatività dei giovani: Angelo Gennaccaro

postato il 13 Febbraio 2013

Angelo Gennaccaro é nato a Bolzano il 7 Giugno 1983. Diplomato alla scuola di cinema di Cinecittà a Roma e laureato in Scienze della comunicazione editoria e giornalismo presso Università degli Studi di Verona. Dal 2009 è coordinatore regionale dei giovani UDC del Trentino Alto Adige. Nel 2010 alla sua prima candidatura entra in consiglio comunale a Bolzano con 468 preferenze; é il più votato della lista UDC e il più giovane dei consiglieri comunali eletti. In Comune, è membro effettivo della commissione cultura e Presidente della commissione Scuola Università e Tempo libero. Libero professionista nel campo della comunicazione é impegnato in diverse associazioni giovanili e di volontariato. Dalla fine del 2011 è alla guida dell’UDC dell’AltoAdige, imprimendo un forte cambiamento e avvicinando molti giovani alla politica. E’ candidato per l’UDC nel collegio del Trentino Alto Adige.

Angelo, come hai deciso di candidarti?

 In nome del cambiamento e del rinnovamento e per dimostrare che non sono necessariamente i contenitori; partiti o movimenti che siano, a fare la differenza, ma le persone nella loro unicità. Oggi piú che mai a metterci la faccia senza paura deve essere una nuova generazione. Non mi é mai piaciuto rimanere spettatore delegando semplicemente ad altri, scelte che riguardano anche il mio futuro.

Sono uno di quelli che crede ancora che le cose che non vanno all’interno dei partiti, devono essere cambiate dall’ interno, non abboccando a movimenti senza regole o a finte liste civiche piú politicizzate degli stessi partiti. Anche in Trentino Alto Adige, la mia regione, il nostro simbolo sarà uno dei più “vecchi” sulla scheda elettorale ma paradossalmente quello che ha saputo rinnovarsi di piú.

 Perché proprio nell’ UDC?

Non mi é mai piaciuto urlare o sbraitare, dimensione politica difficile da trovare se in questo partito. In questo momento cosí difficile per il nostro Paese non posso rinunciare a difendere uno stile politico educato ed attento al prossimo, fatto di valori centrali per i quali con coraggio ho deciso di spendermi.

L’ UDC crede da sempre in un cambiamento coraggioso, che sappia innovare in campo sociale ed economico senza però stravolgere principi e valori che sono alla base della famiglia e della nostra tradizione culturale.

Ci differenziamo da tutti gli altri per essere stati i primi ad aver sfidato questo bipolarismo malato che vede PD e PDL ostaggi degli estremi. Se oggi gli italiani hanno la possibilità di scegliere una nuova forza centrale e non centrista in grado di impersonare, serietà, valori ed impegno, il merito e’ solo dell’ UDC di Pier Ferdinando Casini.

 Perché votare UDC?

 Per non disperdere gli immensi sacrifici di quest’ultimo anno, l’agenda Monti è un punto di partenza importante a cui bisogna aggiungere priorità che ne valorizzino la dimensione.

Da ventinovenne dell’ UDC penso vada dato uno sguardo più diretto ai giovani, con politiche in grado di valorizzare intelligenza, merito e creatività. Vanno create le condizioni per accedere al credito dando così ai giovani la possibilità uscire di casa e creare famiglia.

Occorre innovare le attuali forme di welfare che hanno ancora un carattere troppo assistenziale e rivedere le politiche della famiglia, riducendo il carico fiscale che la schiaccia e non ne incoraggia la crescita demografica. Famiglia come principale fattore di coesione sociale e vero volano di sviluppo. La crisi che il paese attraversa è prima di tutto una crisi valoriale.

Bisogna ripartire da qui, bisogna ripartire dall’ UDC.

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La moderazione è la vera rivoluzione: Elena Abenavoli

postato il 13 Febbraio 2013

Elena Montebianco Abenavoli ha 28 anni, ed è  nata a Catanzaro. Laureata in giurisprudenza con il massimo dei voti presso l’Università
Magna Graecia di Catanzaro, ha conseguito, sempre nella stesso Ateneo, il diploma di Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali. Attualmente ricopre l’incarico di Vice Coordinatrice Regionale Circoli Liberal Giovani ed è candidata alla Camera per l’Udc in Calabria.

Elena, come hai deciso di candidarti?

In Calabria c’è una crisi notevole di valori e di assenza di partecipazione femminile alla cosa pubblica. Si rende necessario un grande rinnovamento e una grande testimonianza da parte delle donne calabresi che restano quasi sempre assenti dalla politica e dalla partecipazione sociale. Molti amici dell’Udc ed in particolare l’on. Roberto Occhiuto, mi hanno chiesto di dare la mia disponibilità per un reale, profondo ed efficace progetto di rinnovamento, così come testimoniato dalla lista presentata in Calabria. La mia candidatura vuole essere quindi la testimonianza di valori e concretezza, un segnale in particolare per i giovani, che sono i più sfiduciati e che subiscono spesso passivamente le scelte di una classe politica che proprio con il loro aiuto sincero va prontamente modernizzata e nobilitata. Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona in questa campagna elettorale.

Perché proprio nell’Udc?

Il mio impegno culturale, sociale e quindi politico, che si fonda sulla mia formazione familiare, personale e professionale, ha trovato nell’Udc il terreno ideale per riversare la mia partecipazione ed il mio entusiasmo giovanile e di donna.

Perché votare Udc?

La moderazione nella vita come nella politica è la vera rivoluzione, nonché la condicio sine qua non affinchè le conquiste culturali, sociali e di rinnovamento diventino conquiste reali e durature. La vicinanza poi alla famiglia, ai principi e alla dottrina sociale della Chiesa, che da sempre rappresentano i valori fondanti dell’Udc, mi hanno convinta a partecipare all’azione e al programma del partito.

 

 

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Casini ospite di Radio 24

postato il 13 Febbraio 2013


Il leader Udc: “Spero non si torni a votare tra sei mesi, ma non lo escludo”

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L’esperienza professionale al servizio del Paese: Rosario Basile

postato il 12 Febbraio 2013

Rosario Basile è a Palermo, il 25 Marzo 1942. Sposato, due figli (Luciano e Filippo), si è laureato presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Per alcuni anni con nomina del Rettore ha collaborato quale assistente volontario alla cattedra di diritto penale.
Superato l’esame di abilitazione per l’esercizio della professione forense ha acquisito l’idoneità al patrocinio presso le Supreme Corti.
Contemporaneamente ha iniziato ad occuparsi dell’azienda di famiglia “Il Piave” fondata nei primi del 1900 dal nonno Rosario e operante nel settore della sicurezza privata, che oggi conta circa tre mila dipendenti in tutta Italia.
Ha ricoperto la carica di vicepresidente dell’UNIV, l’Unione Nazionale degli Istituti di Vigilanza. È stato poi componente del direttivo di Confindustria Caltanissetta e Presidente Vicario di Confindustria Palermo con delega ai rapporti istituzionali. Dagli ultimi due incarichi si è dimesso al momento della candidatura alle Politiche del 2013. E’ candidato alla Camera nel collegio Sicilia 1 per l’Udc.

Come ha deciso di candidarsi?

Da imprenditore e da esponente di Confindustria Palermo, per anni ho assistito allo scempio dell’Italia da parte di una classe politica che, tra gli altri vizi, esibiva senza vergogna un disinteresse pressoché globale nei confronti dell’imprenditoria. Ho deciso quindi che fosse giunto il momento di rimboccarsi le maniche, di uscire dalle aziende che abbiamo costruito e in cui abbiamo dimostrato il nostro valore, per mettere a servizio del paese la propria storia e la propria esperienza professionale. Non possiamo più permetterci di stare a guardare inermi: occorre occuparsi dell’Italia in prima persona, contribuendo in maniera diretta alla sua ripresa con interventi forti, decisi e concreti.

 Perché proprio nell’Udc?

 Ho trovato nell’Udc il giusto interlocutore con cui iniziare un concreto percorso per l’effettiva ripresa dell’Italia. Un partito che, a differenza di altri, ha mantenuto negli anni la sua coerenza politica e ha a cuore quei valori che sono alla base della vita di un buon cittadino, di un buon padre di famiglia, di un buon cattolico: la famiglia, i giovani, il lavoro, la legalità. Principi fondamentali che guideranno il mio impegno politico affinché l’Italia torni ad essere una nazione in cui credere e dove investire, e occupi finalmente una posizione centrale rispetto alle politiche europee.

 Perché votare l’Udc?

 Il prossimo Parlamento si troverà a discutere riforme storiche, di importanza cruciale per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Per questo è necessario che i rappresentanti del paese che ne faranno parte siano cittadini liberi, responsabili, virtuosi e determinati, come gli uomini e le donne che l’Udc ha scelto di presentare per la campagna elettorale in corso. Per questo votare Udc: per essere sicuri che i prossimi parlamentari abbiano a cuore i valori fondativi della democrazia italiana, e solo quelli, e che tutelino l’interesse nazionale e il bene comune al di là di ogni possibile interesse di parte.

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Caro Grillo, dove prendi questi soldi?

postato il 12 Febbraio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Grillo ha deciso di seguire il suo maestro Berlusconi, in tutto e per tutto: prima nella gestione del partito (entrambi non tollerano il dissenso interno e chi non esegue gli ordini è estromesso dal partito), entrambi organizzano eventi show in televisione (Grillo pare che stia trattando per fare una serata a Porta a Porta la settimana prima delle elezioni), e soprattutto entrambi si lanciano in mirabolanti promesse irrealizzabili.

Quella di Grillo è semplice: dare soldi.

A parte che Grillo si confonde tra “reddito di cittadinanza” e “sussidio di disoccupazione” (e non è solo una questione semantica perché l’uno è aperto a tutti i cittadini, l’altro solo ai disoccupati), la sua ultima proposta prevede di dare 1000 euro al mese per 3 anni ai disoccupati.

E’ stupendo. Ma irrealizzabile.

Perché? Intendiamoci, a me piace questa proposta, ma mi si deve dire concretamente dove prendere i soldi. Grillo dice dai 98 miliardi che Berlusconi regalò alle aziende di slot machine, peccato che ormai non siano più esigibili e anzi vi sono sentenze di tribunale che ci impediscono di richiedere questi soldi.

Quindi torno a chiedere: da dove prendiamo i soldi?

Domanda fondamentale, perché non parliamo di spiccioli, e Grillo non può uscirsene con delle idee (le slot machine di cui sopra) bislacche e irrealizzabili. Dimostra solo la sua totale e assoluta ignoranza di quello che parla e propone, fermandosi solo alla superficie.

Facciamo due conti.

In Italia abbiamo 3 milioni di disoccupati. Se ad ognuno diamo 1000 euro, significa che lo stato italiano dovrebbe spendere 3 miliardi di euro (prendete una calcolatrice e fate 3 milioni * 1000).

Ma non è finita, perché la proposta di grillo prevede che questa cifra sia mensile, e quindi dobbiamo moltiplicare 3 miliardi per 12 mensilità: totale 36 miliardi di euro.

In pratica, seguendo la proposta di Grillo, lo Stato ogni anno dovrebbe tirare fuori circa 36 miliardi di euro.

Vista l’enormità della cifra, io torno a chiedere: dove prendiamo questi soldi? Mistero.

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VotoUDC.it, l’Italia che vogliamo passa da qui!

postato il 11 Febbraio 2013

Ormai ci siamo! Il 24 e 25 febbraio sono dietro l’angolo. Quello che ci aspetta è uno sprint finale: è giunto il momento di concentrare tutti i nostri sforzi e tutte le nostre forze per conquistare il risultato che ci meritiamo. L’UDC, che è stato a lungo come un vaso di coccio stretto tra vasi di ferro, è stato in grado di imporre alla politica italiana un netto e deciso cambio di marcia, impegnandosi per primo per la nascita di un governo di solidarietà nazionale. Ci siamo riusciti, in questo anno, avendo Mario Monti al Governo del Paese.
Ma siamo solo a metà dell’opera. Purtroppo, in caso di vittoria di PD e PDL, che hanno rifiutato di raccogliere il testimone dell’operato di Monti, i sacrifici degli italiani rischierebbero di annegare nell’irresponsabilità fiscale o nella riproposizione di politiche economiche che ci hanno portato al declino di oggi.
L’UDC, con Mario Monti candidato a premier, vuole impedirlo. Serietà, credibilità e onestà sono le nostre parole d’ordine. Del partito, dei nostri candidati, di ciascuno dei nostri militanti. È per questo che abbiamo bisogno di voi, del vostro impegno. Dobbiamo utilizzare il tempo che ci resta per fare conoscere il nostro programma, le nostre liste, i nostri impegni.

Per questo abbiamo creato VotoUDC.it, il sito elettorale dall’Unione di Centro.

L’obiettivo è di offrire agli elettori uno strumento completo, contenente tutte le informazioni della campagna elettorale UDC, in maniera esaustiva ma semplice: tutte le sezioni del sito sono raggiungibili dalla homepage.
Particolarmente curata è la sezione candidati, dove ai nomi e cognomi che si stanno impegnando in prima persona nella campagna elettorale viene associata una scheda con i contatti, la biografia e gli eventuali link a blog e social network di ciascun candidato. È un modo in più per far conoscere la grande ricchezza dell’UDC: la propria gente.
Un’altra pagina particolarmente utile è quella degli eventi: qui giungono le segnalazioni non solo delle grandi convention ma della campagna elettorale porta a porta che l’UDC sta conducendo: raccolte firme, gazebi, aperitivi: tutto trova posto in votoudc.it! Segnalateci anche voi le iniziative che state portando avanti sul territorio!

Il sito è basato su codice Open Source, coerentemente con l’impegno dell’UDC in questi anni per l’agenda digitale e per l’adozione di piattaforme Open Source da parte delle PA.

VotoUDC inoltre è social, importa in automatico i contenuti da iocentrotv, il canale youtube del partito, e permette di condividere ogni pagina, articolo, evento e candidato sui social network.

VotoUDC sarà il nostro punto di raccordo in questi ultimi e intesi 12 giorni di campagna elettorale.
L’Italia che vogliamo passa da qui!

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Governo Clinico, EBM ed Health Technology Assessment: le basi per una buona politica sanitaria

postato il 9 Febbraio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

Il welfare è uno dei temi più “spinosi”, all’interno di questa campagna elettorale: non ci sono abbastanza soldi e finora, quando c’è stata necessità di effettuare tagli al bilancio pubblico, i servizi sono stati i primi a soffrirne. Oltretutto, sul fronte della sanità, da anni si affrontano continui tagli di posti letto, scandali nelle varie ASL, casi di malasanità, e così via. In questo campo, quindi, promettere mari e monti è molto facile, proporre una politica sanitaria seria lo è molto meno.

Ritengo tuttavia che chi si accinga a enunciare delle proposte per la sanità non possa farlo senza farsi guidare da due concetti fondamentali: “Governo Clinico” ed “Evidence Based Medicine”. Il secondo concetto in un certo senso è contenuto nel primo: l’EBM (Medicina basata sull’evidenza) è un approccio alla pratica clinica basata sui risultati di studi clinici controllati e verificati, i quali vengono utilizzati dalla comunità scientifica internazionale per stilare le cosiddette “linee guida”, ovvero il vademecum per il medico sulle strategie diagnostico-terapeutiche più appropriate per ogni singola patologia. Il valore di tali raccomandazioni è tale che recentemente la Cassazione ha depenalizzato la colpa medica lieve se il medico imputato si è attenuto ad esse. Le linee guida, oltre che indispensabili per il personale sanitario, sono una preziosa risorsa per chi si ritrova a gestire la spesa sanitaria, in quanto permette di indirizzarla dove è stata provata la sua necessita, togliendola ai settori in cui questa spesa non serve a nulla. Questo ci permette di eseguire esami diagnostici solo quando sono davvero necessari, occupare i posti letto solo con pazienti che non possono essere curati a domicilio (credetemi, sono davvero pochi…), garantire a tutti i pazienti le cure più efficaci con il minor costo per la collettività, scongiurare scelte legate a interessi che di scientifico non hanno nulla. Il Governo Clinico altro non è che la pianificazione delle politiche sanitarie in base alle raccomandazioni che ci pone la comunità scientifica internazionale, e non in base agli interessi (spesso poco chiari) dell’amministratore di turno. A questi concetti si aggiunge quello di “Health Technology Assesment”, ovvero la distribuzione delle risorse tecnologiche in base all’utilità indicata dalla letteratura scientifica: per intenderci, si acquistano macchinari solo per le aree in cui, in base alle caratteristiche della popolazione, sono veramente necessari. Tutte queste politiche, oltre a una spinta verso l’assistenza domiciliare e una maggior attenzione agli sprechi, ci consente di avere un’assistenza migliore con minor costo.

In questa direzione, infatti, si muove il nostro programma elettorale, che sul tema della sanità così si spiega:

“L’approccio della medicina basata sulle prove di efficacia si sta progressivamente diffondendo nella pratica decisionale di medici e altri professionisti della salute. Il paradigma della decisione presa sulla base di “scienza e coscienza”, integrata dall’approccio EBM, ha ampliato e migliorato la “razionalità” decisionale nel settore della salute. Nel campo delle tecnologie sanitarie l’approccio dell’health technology assessment si radica proprio sul principio che le buone decisioni di policy e management non possono che fondarsi sul confronto tra “evidenze” (oggettive) e “preferenze” (soggettive). Questo implica un nuovo e più equilibrato rapporto tra la dimensione tecnica del sistema (chiamata a produrre le evidenze) e quella politica (chiamata alla decisione), in modo che preferenza ed evidenza, oggettività e soggettività possano incontrarsi in modo armonioso”.

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Una riforma della Giustizia seria, a misura di cittadino

postato il 7 Febbraio 2013

di Giuseppe Portonera

L’Italia è stata, a lungo, culla della civiltà giuridica: qui è nato il diritto privato, qui ha mosso i primi passi quello penale, qui Cesare Beccaria ha insegnato al mondo intero il valore della rieducazione del condannato, del suo recupero nella società. Oggi, l’Italia è diventata il regno dell’incertezza del diritto, proprio quando la globalizzazione dell’economia ha posto la necessità di regole certe, chiare, agili per attrarre investimenti e vincere la sfida sui mercati mondiali.

L’inefficienza del settore giustizia, infatti, costa ogni anno un punto di pil di mancata crescita. Le cifre del disastro sono sotto gli occhi di tutti: in Italia pendono 5,4 milioni di cause civili e 3,3 milioni di processi penali. Un processo civile oggi è destinato a durare in media 845 giorni in primo grado e 1032 in appello. Oltre 5 anni. A cui bisogna aggiungerne altri 4 circa per ottenere il giudizio della Cassazione, che in caso di rinvio in appello rimette in moto ulteriormente il meccanismo. Un processo penale tra inizio delle indagini e sentenza d’appello dura mediamente quattro anni. Sono numeri che ci collocano al 160° posto su 185 nelle graduatorie stilate dalla Banca Mondiale. A questi ritardi va poi aggiunta la cosiddetta emergenza carceri, che rappresenta lo sfregio e la vergogna più grande della nostra “civiltà” giuridica: i detenuti sono oltre 66 mila, di cui 24 mila stranieri, contro una capienza dei 206 istituti di pena presenti sul territorio nazionale di 45 mila posti.  Il 40,2% della popolazione penitenziaria, peraltro, è costituito da persone in attesa di sentenza definitiva. Ed il numero dei suicidi e dei tentativi di suicidio rappresenta un altro sintomo inequivocabile di una situazione insostenibile, di tradimento del principio posto dall’art. 27 della nostra Costituzione. Il risultato è l’esposizione del Paese ad un numero crescente di condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Archiviati il bipolarismo rissoso e le vagheggiate riforme epocali, è giunto il momento di intervenire sul servizio giustizia in Italia con alcuni chirurgici – ma non per questo meno rilevanti – interventi sui veri gangli inceppati del sistema.

Nel nostro programma sono inseriti, per esempio: la depenalizzazione dei reati minori; la valorizzazione dell’operato della magistratura onoraria e dei Giudici di Pace; la modifica dell’istituto della prescrizione (che costa ogni anno un enorme spreco di risorse umane e materiali e un inaccettabile resa dello Stato di fronte alla domanda di giustizia dei cittadini) e del sistema di carcerazione preventiva (diventata un insopportabile abuso); una lotta senza quartiere al fenomeno della corruzione (che costa circa 60 miliardi l’anno, il triplo dell’IMU) e alla criminalità organizzata.

Una vera riforma della Giustizia, che metta da parte una volta per tutte leggi ad o contra personam, e che abbia come target di riferimento solo ed esclusivamente il cittadino e il consumatore: la nostra economia riparte anche da qui.

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Contro il populismo becero ed arrogante: Luigi Coppola

postato il 6 Febbraio 2013
Luigi Coppola, sposato, papà di Alessia e Caterina è residente a Piombino (Livorno) ma ha studiato a Berlino diritto, economia e lingue. Operatore turistico dell’Isola dell’Elba e dirigente regionale Faita è capogruppo Udc al Comune di Piombino e segretario provinciale dello scudocrociato livornese. E’ candidato alla Camera nel collegio della Toscana.Luigi, come hai deciso di candidarti ?

Sinceramente me lo ha chiesto il partito ed io mi sono sentito onorato di mettermi a disposizione, come del resto ho sempre fatto.

Il mio impegno in politica è sempre stato coerente con i miei valori e fino ad oggi ho seguito sempre senza dubbio alcuno o sbandamento lo “Scudocrociato”. Per questo ho preferito candidarmi alla Camera dei Deputati e non al Senato, pur sapendo che in termini di consenso avrei avuto maggiore difficoltà, vista la doppia presenza del simbolo di Monti alla Camera ed al Senato.

Nonostante vi siano delle novità nel processo politico che ci vede protagonisti, ho preferito, visto che è ancora possibile, continuare con la coerenza che ha sempre contraddistinto la mia esperienza politica. Non ho mai ceduto alle sirene liberali o progressiste, peraltro ho militato solo in due partiti, prima nella DC e poi al mio rientro in Italia nell’UDC.

 

 Perché proprio nell’UDC ?

E’ facile rispondere, in primis perché sono un dirigente UDC, in secondo luogo perché nonostante tutto è l’unico partito che ha mantenuto saldamente la barra al centro, tentando di non far spegnere quella flebile fiammella che ha tenuto in vita i valori del popolarismo in Italia. Nonostante tutto siamo stati gli artefici del processo politico che oggi ha messo in discussione il populismo becero ed arrogante.

 

Perché votare UDC ?

Il nostro impegno politico è stato improntato esclusivamente all’interesse generale e al bene del Paese. Se l’Italia non è fallita, ma è ancora in piedi è perché noi siamo stati protagonisti di questa operazione. Credo che dobbiamo nel poco tempo a disposizione spiegare le ragioni del nostro impegno e dobbiamo farlo con la sobrietà che ci contraddistingue, poiché vincere con le bugie e con l’inganno non è una vittoria, ma una sconfitta per tutti.


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