Tutti i post della categoria: Economia

S&P declassa 7 grandi banche italiane

postato il 21 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Oggi S&P, a seguito del declassamento del rating dell’italia e del conseguente innalzamento del rischio paese, ha declassato 7 grandi banche italiane: Mediobanca, Intesa San paolo, Unicredit, Findomestic, Banca IMI, BNL e Banca di Risparmio di Bologna.

Concretamente non sono in pericolo i soldi depositati dagli Italiani, perché il declassamento di queste banche è causato dai forti interessi in Italia, e nell’immediato chi subirà maggiori conseguenze sono gli azionisti e i risparmiatori che hanno investito in queste società. Prevedibilmente le quotazioni potrebbero calare nei prossimi giorni. Ovviamente questa notizia è grave, perché uno dei punti di forza universalmente riconsociuti all’Italia, è proprio la solidità del sistema bancario, che oggi risulta essere un po’ più debole.

Banche declassate significa maggiori difficoltà per il credito sia da richiedere da parte delle banche, sia da erogare, perché dovranno maggiormente stare attente ai bilanci. Mi sembra doveroso ripeterlo di nuovo: non ci sono pericoli per i risparmi depositati da parte degli italiani, ma nonostante quanto detto, risulta però chiaro, che non si può continuare così.

Ma quale maggioranza se ieri è andata sotto ben 5 volte in Parlamento?

Ormai all’estero non abbiamo più credibilità internazionale, Obama ha ringraziato tutti i paesi per l’impegno in Libia tranne l’Italia, e anzi il presidente Berlusconi non è andato all’assemblea generale dell’ONU perché impegnato con il caso Mills. E’ chiaro a tutti che ormai il Premier ha solo un pensiero: i suoi processi e non pensa più a governare l’Italia, e mantiene la sua carica solo per una questione di orgoglio.

Pochi giorni fa la Marcegaglia ha affermato che l’economia italiana è solida e sicura, al contrario del governo, ma questa situazione potrebbe cambiare a breve se non si fanno le riforme necessarie e se non recuperiamo credibilità all’estero. Oggi i problemi del governo si sono trasferiti alle banche italiane.

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Rating

postato il 21 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

La notizia più rilevante di questi giorni è stato il declassamento del rating dell’Italia da parte dell’agenzia internazionale Standard & Poor’s, ma cosa significa esattamente? Sostanzialmente, il rating è un giudizio che indica il grado di affidabilità dell’Italia verso i creditori: in pratica indica se l’Italia è un debitore solvibile (in grado cioè di ripagare i suoi debiti) oppure no.

Ebbene, con questo declassamento noi siamo indicati come un po’ meno affidabili rispetto a prima, e questo ha una conseguenza importante: lo Stato italiano, quando venderà i suoi BTP dovrà assicurare un interesse maggiore per renderli appetibili agli investitori, noi tutti pagheremo di più.

Ci rendiamo conto ovviamente che parliamo di qualcosa di grave, che andrà ad incidere sulle casse dello Stato e quindi sulle nostre tasche, per cui la domanda che ci dobbiamo porre è: perché? Perché siamo stati declassati? Perché siamo ritenuti meno affidabili rispetto a prima?

Le motivazioni di Standard & Poor’s sono ineccepibili: intanto le prospettive della crescita economica si sono indebolite; la seconda motivazione è legata alla tenuta del nostro governo: la coalizione di governo è «fragile» e non si ritiene che sarà in grado di prendere quelle misure necessarie per affrontare problemi che si faranno più profondi. La terza riguarda la dimensione del nostro debito che resta troppo elevata. Per Berlusconi la colpa è tutta della stampa che dà una percezione distorta della realtà italiana, ma solo ieri il Governo è stato battuto ben 5 volte nelle votazioni alla Camera.

Nonostante il taglio del rating, la borsa ha chiuso in territorio positivo, perché? Perché gli operatori avevano già subodorato il declassamento e anzi, probabilmente, si aspettavano un declassamento maggiore; ci rendiamo conto di cosa significa? Per i mercati la situazione dell’Italia è talmente grave che il declassamento odierno è stato “lieve”, e quindi se le cose non cambieranno a breve, potrebbero esservi altri declassamenti e questo influirà ancor più negativamente sulla situazione italiana.

Di contro, come contraltare alla situazione italiana spicca quella turca che è stata promossa dalla stessa Standard & poor’s: l’economia del Paese gode infatti di un buon momento di salute. I dati del Pil del secondo trimestre hanno mostrato una crescita dell’economia dell’8,8% anno su anno, in ribasso dall’11,6% nel primo trimestre ma al di sopra del dato del consensus pari al 6,3%. La produzione industriale di luglio ha segnato + 6,9% anno su anno contro il 4% atteso. Noi questi dati ce li possiamo solo sognare come testimoniano gli ultimi dati del FMI, mentre il nostro governo sogna un harem di belle fanciulle, ignorando la reale situazione dell’Italia.

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Il problema non sono le agenzie di rating ma la credibilità del governo

postato il 20 Settembre 2011

Pdl faccia dimettere premier o rischio Grecia

In questa caccia disperata al colpevole speriamo non siano incolpate le agenzie di rating perché il problema non sono loro.
Il problema siamo noi che non abbiamo saputo fare una manovra strutturale per la crescita. Il problema è la credibilità internazionale del governo.
Per questo rivolgo un appello alle donne e agli uomini di buona volontà della maggioranza, perché evitino di aprire una pagina nera per l’Italia. Dobbiamo evitare lo spettro della Grecia perché altrimenti tutta la politica ne sarà travolta. Non difendano l’indifendibile e aprano una fase nuova. Far finta di non sentire le sirene vuol dire portare l’Italia nel baratro: Berlusconi è parte del problema e potrebbe essere anche parte della soluzione.

Pier Ferdinando

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Arriva il “condono Scilipoti”

postato il 20 Settembre 2011


“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Scilipoti, mette a segno un colpo che, se gli procura visibilità, lo qualifica però da “responsabile” a “irresponsabile”. In un momento in cui si chiedono sacrifici agli italiani, in cui, almeno a parole, il governo vuole scoprire gli evasori, il parlamentare in questione propone e fa approvare dal governo un emendamento per valutare la possibilità di un condono fiscale ed edilizio.

Cosa prevede l’emendamento di Scilipoti? Mentre lo stesso ministro dell’economia si è mostrato dubbioso sull’ipotesi di nuovi condoni, il parlamentare in questione ha pensato bene di fare un nuovo regalo agli evasori e quindi «impegna il Governo a valutare se adottare il tanto vituperato condono fiscale».

In pratica propone una sanatoria tombale, che se mai diventasse legge, porterebbe a premiare gli evasori azzerando i contenziosi degli ultimi 5 anni tra Stato e cittadini.

Avevamo già parlato e avanzato una propsota per una riforma di Equitalia e andare incontro ai cittadini senza premiare gli evasori, la proposta non era per un condono tombale, ma per una rateizzazione e una moratoria per le famiglie in difficoltà verso Equitalia, da unire ad un pugno di ferro verso chi evade.

Per Scilipoti e il governo, invece, sembra che gli evasori debbano essere ulteriormente premiati perché si ritroverebbero a pagare tra il 5 e il 10% di quanto dovuto se si è in possesso di partita iva, mentre chi non ha partita iva verrebbe abbandonato a se stesso, ma non è tutto, perché  nell’ odg di Scilipoti, che ha ottenuto il parere favorevole dell’ esecutivo, c’ è anche il condono edilizio «per i piccoli abusi» residenziali.

Cosa si intende per “piccoli abusi residenziali”? In pratica si parla di un condono edilizio per tutti gli abusi realizzati fino al 31 dicembre 2010 per una volumetria pari a 400 metri cubi (una casa di 100 metri quadri ha una volumetria di 300 metri cubi, per fare capire le proporzioni), anche se non «aderente alla costruzione originaria» e indipendentemente dai vincoli ambientali, demaniali, storici.

Anzi per essere precisi l’emendamento riporta: “il condono edilizio per tutte le opere abusive realizzate entro il 31 dicembre 2010 in ampliamento di opere regolarmente assentite. Per ultimazione si intende l’opera completamente definita nella sua volumetria e nella sua sagoma visiva (in caso di abitazioni occorre il tetto ed i muri perimetrali completi di intonaco e pitturazione esterni) ed esternamente esteticamente completate (con intonaco e pitturazione); che l’opera abusiva realizzata in ampliamento non debba essere superiore al 25 per cento della volumetria originaria o, in alternativa, e non deve costituire un ampliamento superiore a 400 metri cubi (circa 130 metri quadri); che l’ampliamento si considera tale anche se questo non è costruito in aderenza alla costruzione originaria, purché sia tutto realizzato entro la distanza di metri 75 dalla costruzione originaria regolarmente assentita.”

Per chi volesse approfondire ecco il testo completo, compresi errori di battitura e grammaticali, del famigerato emendamento Scilipoti.

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La manovra? Fatta per l’80% di nuove tasse

postato il 17 Settembre 2011

Una manovra fatta di rattoppi, ripensamenti, non è una manovra strutturale che non affronta i problemi della crescita. Berlusconi ha detto che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani, e invece questa manovra è fatta per il 65% da nuove tasse, che arrivano all’80% con i costi per le famigli e i tagli ai servizi locali.
Siamo in un uragano europeo, ma affrontare la tempesta con una barca che fa acqua da tutte le parti significa presumibilmente andare a fondo. Vedo che chi ci governa pensa a tutto tranne che a guidare il Paese.

Pier Ferdinando

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Governo irresponsabile, dietro l’angolo c’è la Grecia

postato il 16 Settembre 2011

L’opposizione ha mostrato grande amore per l’Italia

Ci vuole più amore e rispetto per l’Italia. Sfido chi conosce i fatti degli uomini della politica e del mondo a cercare un altro Paese dove in pochi giorni l’opposizione ha consentito di fare una manovra che non condivideva, rinunciando alle sue legittime rivendicazioni. Questa opposizione ha mostrato grande amore per l’Italia e gli italiani. Qui l’unica cosa irresponsabile e’ l’atteggiamento della maggioranza. Se c’è chi ritiene che le cose vadano bene il governo andrà avanti perché ha la maggioranza siamo all’irresponsabilità perché dietro l’angolo c’e’ la Grecia.
Quando la maggioranza non ascolta e non fa un doppio passo indietro, si assume la responsabilità di andare avanti su un percorso che prego non sia accidentato per il nostro Paese, ma lo temo.

Pier Ferdinando [Continua a leggere]

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Meglio una cattiva manovra che nessuna

postato il 16 Settembre 2011

Il Governo Berlusconi ha varato una manovra raffazzonata che fa leva sulle tasse e non prevede alcuna riforma strutturale. Non si incide sulla crescita, né sul Mezzogiorno perché quando al Sud si eliminano gli incentivi per il potenziamento della banda larga, si lancia un messaggio preciso: si ferma la crescita, si blocca lo sviluppo. Così si impedisce ai ragazzi e alle giovani generazioni di comunicare con internet.
A distanza di anni, dopo aver fatto una lunga traversata nel deserto senza che alcuno ci desse neppure una borraccia d’acqua, possiamo dire che avevamo ragione. Sì, avevamo ragione sia quando siamo stati all’opposizione del Governo Prodi, sia ora che ci opponiamo a quello di Berlusconi. Detto questo, pero’, meglio una cattiva manovra che non averne alcuna. Dovevamo dare un segnale all’Unione europea che ce lo chiedeva con insistenza e l’abbiamo dato.

Pier Ferdinando

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Sarkozy e Cameron in Libia, gli interessi in ballo

postato il 16 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Sarkozy e Cameron, leader di Francia e Inghilterra, sono atterrati in Libia acclamati come eroi.

Dopo la guerra civile, la Libia rappresenterà, fra le altre cose, un enorme affare: la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, senza contare i contratti petroliferi e i punti di passaggio per il petrolio e il gas del resto dell’Africa (ad esempio il petrolio nigeriano). L’Italia che fino a ieri era il partner privilegiato della Libia, rischia a breve di essere tagliata fuori, con ripercussioni alle aziende, le finanze, i lavoratori.

Giusto per dare un’idea degli interessi che l’Italia ha in Libia, basta citare che prima della guerra civile, eravamo al primo posto per l’export e al quinto per l’import da Tripoli, con un interscambio nel 2010 che si aggirava sopra i 12 miliardi. Dalla Libia proviene quasi un terzo del petrolio e del gas che utilizziamo, senza contare che i libici possedevano circa il 7% di Unicredit, la finanziaria Lafico possiede il 14,8% della Retelit (società controllata dalla Telecom Italia attiva nel WiMax), il 7,5% della Juventus e il 21,7% della ditta Olcese. A questo aggiungiamo che Tripoli possiede una partecipazione attorno al 2,01% di Finmeccanica, e circa 100 imprese italiane in Libia, prevalentemente collegate al settore petrolifero e alle infrastrutture, ai settori della meccanica, dei prodotti e della tecnologia per le costruzioni. L’elenco è smisurato, ma, volendo restare alle più note, non possiamo non citare Iveco (gruppo Fiat) presente con una società mista ed un impianto di assemblaggio di veicoli industriali, Impregilo (i contratti stipulati con la Libia pesano per circa l’11% del fatturato della società), Bonatti, Garboli-Conicos, Maltauro, Ferretti Group (tutte società di costruzioni). Altri settori sono quelli delle centrali termiche (Enel power), impiantistica (Tecnimont, Techint, Snam Progetti, Edison, Ava, Cosmi, Chimec, Technip). Telecom è presente anche con Prysmian Cables (ex Pirelli Cavi). Nel 2008 inoltre i libici hanno formalizzato un’intesa con il ministero dell’Economia italiano che dovrebbe permettere a Tripoli di aumentare le partecipazioni in ENI (di cui già possiedono lo 0,7% del capitale) inizialmente al 5%, poi all’8%, fino a un massimo del 10%.  L’ENI è il primo produttore straniero nel paese libico, con una produzione di circa 244mila barili di petrolio al giorno, oltre al gas prodotto dai campi libici attraverso il gasdotto denominato GreenStream (che in questi giorni è stato chiuso a scopo precauzionale dall’ENI) che collega Mellitah, sulla costa libica, con Gela, in Sicilia.

Ma tutto questo era niente se confrontato con il piano di modernizzazione della Libia concepito da Gheddafi, che prevedeva investimenti per 153 miliardi di dollari per realizzare infrastrutture, progetti urbanistici e tecnologie per sviluppare l’industria estrattiva del petrolio e del gas.

Ovviamente questo piano acquista maggior peso ora che la Libia è da ricostruire interamente e in questo senso Impregilo che ha fatto molti affari in Libia: aveva vinto una commessa per la costruzione di una torre di 180 metri e un albergo di 600 camere a Tripoli, ha realizzato gli aeroporti di Kufra, Benina e Misuratah, e il Parlamento a Sirte. La stessa società ha vinto l’appalto per costruire tre università, più diversi alberghi e è in gara per la costruzione di una autostrada fino all’Egitto.

Tutto questo rischia di sparire se il governo non si muoverà per tempo come stanno facendo i governi di Francia e Gran Bretagna, ma, ed è questo il vero problema.

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Momento difficile, parliamo di crescita e di lavoro

postato il 14 Settembre 2011

In un momento così difficile come quello che stiamo attraversando la gente vuol parlare di crescita, di lavoro per i giovani, di prospettive per le famiglie. Gli italiani iniziano ad essere preoccupati per il loro futuro. Abbiamo molte persone di ceto medio che stanno scivolando nell’area della povertà, una manovra che è stata tale solo dopo cinque stesure; ci siamo fatti un po’ riconoscere da tutti, ma finalmente oggi si varerà. Questa è la questione decisiva che riguarda i prossimi mesi, le prossime ore degli italiani, perché rischiamo di fare la fine della Grecia. Chi non se ne rende conto o è in malafede o è di una sprovvedutezza clamorosa.

Pier Ferdinando

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No convinto alla Manovra, ma pregiudiziale Idv è irresponsabile

postato il 13 Settembre 2011

Signor Presidente, il mio gruppo, l’Unione di Centro per il Terzo Polo, voterà convintamente «no» a questa votazione sulla questione pregiudiziale di costituzionalità. Noi condividiamo pienamente il giudizio che ha dato adesso l’onorevole Ventura ma sintetizzando la cosa potremmo dire: «meglio una cattiva manovra che nulla». [Continua a leggere]

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