Tutti i post della categoria: Economia

Bisogna rendere la manovra più equa senza disperderne forza

postato il 12 Dicembre 2011

C’è la necessità di rendere la manovra più equa senza disperderne la forza. Dobbiamo andare avanti per non arrivare alla catastrofe ma è necessario che anche l’Unione europea faccia la sua parte perché è fondamentale per far riprendere la crescita. Noi siamo per aumentare la tassazione sui capitali scudati e per rivedere le soglie di deindicizzazione delle pensioni minime.
Ma oggi c’è anche il problema di giovani che si trovano di fronte a una riforma previdenziale che non capiscono e non accettano. Per troppo tempo, su questo tema, non c’e’ stata chiarezza e non e’ stata detta la verità.

Pier Ferdinando

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Casini: «Rigore ok, poi tagli alla spesa per crescere. E dopo Monti mai più ammucchiate»

postato il 11 Dicembre 2011

L’intervista pubblicata su QN di Andrea Cangini
Onorevole Casini, sembra che i gruppi parlamentari abbiano margini ristretti nell’intervenire sulla manovra del governo…
«Non c’è dubbio, i margini saranno molto, molto ristretti. Sono lieto si sia trovato il modo per pagare cash le pensioni erogate dalla pubblica amministrazione, confido ci sia la possibilità di alzare la soglia della rivalutazione di quelle medio-basse e dare un segnale alle famiglie introducendo almeno il concetto di quoziente familiare».

Tutto qui?
«Siamo ormai rassegnati al fatto che una manovra nata sulla scia dell’emergenza sia più che altro un’imposta sui prelievi, ma…».

Ma?
«Ma da gennaio il governo dovrà mettersi al lavoro sulla spesa pubblica per individuare, attraverso una scrupolosa spending review, i tagli necessari a finanziare la crescita. E mi auguro che non si trascuri il capitolo giustizia».

E’ anch’esso finalizzato alla crescita economica, in fondo.
«Certo, una giustizia civile così lenta tiene alla larga gli investitori stranieri. Ma occorre anche risolvere l’affollamento carcerario, rivedere le circoscrizioni giudiziarie, varare una legge per riportare lo strumento delle intercettazioni nel solco dello stato di diritto». [Continua a leggere]

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Oggi la moneta unica è più forte

postato il 9 Dicembre 2011

Oggi dall’Europa c’è almeno una buona notizia. La moneta unica è più forte perché alcuni Paesi hanno messo in comune una parte della loro sovranità. L’Europa a due velocità non ci piace ma e’ l’unica cosa che per adesso possiamo realisticamente avere.

Pier Ferdinando

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Ricominciamo da infrastrutture e piccole e medie imprese

postato il 6 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Dopo 10 anni in cui il settore delle infrastrutture è stato sistematicamente mortificato, si torna ad investire con decisione su questo importante volano di crescita.

E’ una decisione importante perchè investire sulle infrastrutture porta benefici nel breve periodo e nel lungo periodo: nel breve periodo, porta lavoro ha ricadute positive in un vastissimo indotto; nel lungo periodo, infrastrutture eccellenti, permettono alle aziende di risparmiare sui costi, le merci viaggiano più speditamente, i cittadini usufruiscono di servizi migliori.

Con il Governo Berlusconi, o meglio con l’intervento di Tremonti, nel triennio 2009-2011 sono state ridotte del 34% le risorse per le nuove infrastrutture (il livello più basso degli ultimi 20 anni) trasformando l’Italia  nel Paese dei cantieri fermi.

Ora invece, il capitolo infrastrutture torna prepotentemente alla ribalta grazie a 5,2 miliardi di euro che Monti e il CIPE destineranno a cantieri e progetti fermi da troppo tempo: il MOSE a Venezia, l’alta velocità, la statale ionica, il porto di Taranto e la metropolitana di Napoli.

Considerando che la maggior quantità di merci viaggia per mare, la notizia dei fondi per il porto di Taranto, non può che fare piacere, perché è segno di un investimento realizzato non per accontentare oscuri appetiti politici e locali, ma per un preciso ragionamento economico: favorire il commercio e quindi la crescita economica.

Altro punto fondamentale dell’agenda economica sono le Piccole e Medie Imprese (PMI) che sono la base del tessuto imprenditoriale italiano: tramite il rifinanziamento per 20 miliardi del Fondo di Garanzia per le PMI, queste ultime avranno un importante iniezione di liquidità che servirà a contrastare la contrazione e le difficoltà dei prestiti bancari, motivati da una situazione di grande illiquidità e tensione nel mercato interbancario che ricorda la situazione venutasi a creare dopo il fallimento delle banche americane.

Infine il terzo punto a cui guardare con favore è la totale deducibilità dall’IRAP della componente lavoro, che permette di premiare le aziende che assumono e stimolare la lotta alla disoccupazione,  si stratta de “il meccanismo Ace”, ovvero la riduzione delle imposte sugli utili “connessi al rendimento del nuovo capitale immesso nell’impresa” e permette di aumentare la capitalizzazione del sistema produttivo rinforzandolo e dando nuovo stimolo alla crescita economica.

Questi punti, se realizzati correttamente, possono dare un grosso stimolo all’economia italiana che potrebbe finalmente tornare a crescere con ritmi pari a quelli dei paesi europei più avanzati.

 

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Questo governo deve fare ciò che non ha fatto la politica

postato il 5 Dicembre 2011

Diamo vita a un coordinamento dei gruppi parlamentari

Questo governo oggi sia assume l’onore di fare quello che noi non abbiamo saputo fare. La politica può continuare nella logica della vigliaccheria o dello scaricabarile oppure assumersi la responsabilità della condivisione e della partecipazione all’impegno nazionale. Noi abbiamo scelto questa seconda strada: non siamo contenti ma siamo convinti.
Abbiamo dato vita a un governo dove non siedono i rappresentanti dei partiti ma tante persone che stimiamo e non ci sono estranee. Non ci possono essere pavidità o furberie nel sostenerlo. Per cui chiediamo a chi lo sosterrà di dar vita a un coordinamento dei gruppi parlamentari limpido, palese e trasparente.
Stiamo rispondendo al bisogno di futuro dei nostri figli.

Pier Ferdinando

L’intervento integrale

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Manovra, medicine amare ma necessarie

postato il 3 Dicembre 2011

Con Monti vigile solidarietà, aiutare le famiglie

Parliamoci chiaro, quando il medico arriva difficilmente prescrive medicine buone, quasi sempre si tratta di medicine amare ma necessarie, perché evitano al paziente di morire.
La manovra è pesante, non dobbiamo nasconderci dietro un dito, ma non saremmo in queste condizioni se l’Italia non avesse perso tempo.
Al premier Mario Monti il Terzo Polo ha promesso vigile solidarietà e ha chiesto attenzione per la famiglia, grande dimenticata del Paese. Monti deve fare quello che non è stato fatto finora, serve comprensione.

Pier Ferdinando

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La pericolosa navigazione del comandante Monti

postato il 1 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Mantovani

Dopo alcuni mesi di navigazione difficilissima, che hanno causato alla nave Italia danni chiaramente visibili, il nuovo Comandante Monti ha ora la responsabilità di oltrepassare lo stretto più pericoloso. L’Unione Europea e l’Euro seguono trepidanti la rotta, perché insieme all’Italia affonderebbero anche loro.

Da un lato c’è Scilla, il gorgo della politica monetaria espansiva e dell’inflazione, lo strumento in apparenza più semplice per allentare la tensione sul debito, quello utilizzato dagli USA. Prevede una BCE che acquista in modo illimitato il debito sovrano dei paesi Euro sotto pressione dei tassi, stampando di fatto moneta.

In breve tempo tutti i tassi nominali dell’Eurozona aumenterebbero, l’Euro si deprezzerebbe e con esso il debito pubblico. La Germania, costretta ad una politica inflattiva, potrebbe decidere di uscire dall’Euro e qualche Stato la seguirebbe, adottando il SuperMarco. Oppure potrebbe costringere ai paesi più deboli di uscire e ritornare alle valute nazionali. Non esistono i meccanismi per gestire la spaccatura dell’Euro ed i danni sono difficilmente calcolabili ma inevitabili, come sempre nelle situazioni d’incertezza.

Dall’altro lato c’è Cariddi, il mostro recessivo alimentato dalla politica di austerità, che per ottenere risultati a breve taglia la spesa ed aumenta le tasse, deprimendo l’economia e rischiando una spirale nella quale i redditi diminuiscono ed il debito pubblico non scende. La Germania sostiene che loro sono riusciti ad evitare questa spirale, ora tocca a noi fare altrettanto. Ma se oltre a greci si ribellassero alla cura teutonica i cittadini italiani e poi gli spagnoli e infine i francesi, chi avrebbe la forza di governare la situazione? Anche in questo caso si assisterebbe ad un’implosione dell’Eurozona e della UE.

Se l’Europa unita avesse scelto per tempo, diciamo un paio d’anni fa, una delle due vie, ora non avrebbero ora le sembianze dei due mostri mitologici. Oggi invece Monti è chiamato a navigare nel mezzo, con una nave che ha vele ancora potenti, ma uno scafo piuttosto malandato.

Le misure del suo governo non devono apparire soltanto i mezzi per quadrare i prossimi bilanci, ma rappresentare un modello di riforma che ogni paese europeo in difficoltà può e deve adottare. Un modello che alleggerisce lo Stato, chiede sacrifici a tutti indistintamente e consente all’economia privata di ripartire, facendo crescere i redditi reali da lavoro e l’occupazione.

Per poter navigare al centro del terribile stretto le misure di rigore devono essere accompagnate da una politica monetaria comunque espansiva, pur evitando i temuti eccessi in stile FED.

Il passaggio senza naufragare dipenderà anche dal fatto che la manovra del 5 dicembre sia percepita come dura ma giusta, che colpisca tutti gli italiani ed in particolare coloro che negli anni passati sono rimasti indenni dai sacrifici. Più le soluzioni tenderanno a rendere omogenee le regole nell’Eurozona, più sarà possibile guidare l’economia continentale fuori dalle secche e creare nei prossimi mesi istituzioni europee più solide.

Ma oltre a Scilla e Cariddi il Comandante Monti dovrà evitare il pericoloso canto delle infinite Sirene che gli chiedono di alleggerire, di spostare, di rinviare i provvedimenti. Quelli che dicono che tanto, come sempre, ce la caveremo. Lui e i suoi marinai si leghino all’albero e si tappino le orecchie – come fece Ulisse – e vadano avanti, senza ascoltare nessuno.

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Votiamo la manovra o il Paese affonda, l’Udc è pronto

postato il 30 Novembre 2011

Si faccia qualcosa per le famiglie

Qui si tratta di decidere se salvare il Paese o mandarlo a fondo. La manovra e’ indispensabile ed e’ necessario che sia consistente. L’Udc si assumerà le proprie responsabilità, alla luce del sole e con fierezza. Qui non si tratta di appoggiare il governo sottobanco, vergognandosene. Si tratta di prendere atto che a Monti non c’e’ alternativa e che la manovra non si può evitare.

Pier Ferdinando

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In Europa servono riforme strutturali

postato il 30 Novembre 2011

Non possiamo correre il rischio di fare sacrifici inutili. L’Italia farà la sua parte, ma l’Europa deve capire che si devono fare delle riforme strutturali per poter andare avanti.
In Europa, abbiamo fatto una cosa straordinaria: abbiamo dato vita ad una moneta unica, divenendo un punto di riferimento per molti. Ma tutto questo non serve se non è accompagnato da riforme strutturali come la fiscalità unica e la riduzione della sovranità nazionale degli Stati. Altrimenti le contraddizioni vengono al pettine perché non si può chiedere di far pagare i nostri debiti agli altri.
I Paesi in cui il livello di vita è più basso  non possono pagare il prezzo del nostro vivere al di sopra delle nostre possibilità.

Pier Ferdinando

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Giovani, è ora di cambiare passo.

postato il 29 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Qualche giorno fa è arrivato un messaggio molto chiaro, a firma del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: “Il capitale umano e l’investimento in conoscenza rappresentano una variabile chiave nella nostra azione di politica economica”.

“I giovani”, e a pronunciare queste parole è lo stesso Visco: “sono stati i più danneggiati dall’introduzione dell’Euro”. “Non c’è una ricetta per uscire dalla crisi”, conferma lo stesso Visco, “se non quella di ascoltare i giovani, di dare loro concrete speranze”.

I giovani che attualmente si affacciano sul mercato sono infatti esclusi dai benefici della crescita del reddito degli ultimi decenni: non vengono infatti valorizzate le risorse umane, ovvero quegli aspetti di valore racchiusi nella professionalità e nelle competenze del personale operante.

In Italia i differenziali salariali a parità di livello di istruzione non solo sono inferiori a quelli degli altri Paesi, ma coinvolgono in misura maggiore i giovani lavoratori che non gli anziani.

I nostri ragazzi hanno retribuzioni ferme da almeno dieci anni: non vengono valorizzati, insomma, come capitale umano.

La situazione dell’istruzione in Italia è tristemente nota: negli ultimi anni si è investito il 2,4% del Pil in scuola e università, contro il 4,9% degli altri paesi. Nel 2010 in Italia, inoltre, gli insegnanti con meno di 40 anni erano solo il 9%, a differenza del 25% in Germania, del 34% in Francia e dell’oltre 40% del Regno Unito.

Già il Consiglio Europeo di Lisbona, nel 2000, ribadì che la più importante economia dell’Unione Europea sarebbe stata possibile soltanto se l’istruzione e la formazione avessero avuto ruolo preponderante come fattori di crescita economica, nonché di ricerca, innovazione, competitività, sviluppo sostenibile e cittadinanza attiva.

Il contributo dell’istruzione e della formazione alla crescita è stato ampiamente riconosciuto dal Consiglio di Lisbona: le stime suggeriscono che investimenti nell’istruzione e nella formazione producono tassi di ritorno agli individui (ritorno privato) e alla società (ritorno sociale) comparabili all’investimento nel capitale fisico.

La crescente quota di servizi economici, i continui cambiamenti tecnologici, l’aumento di conoscenze/informazioni insite nel valore della produzione, nonché la ristrutturazione socio-economica renderebbero oggettivamente ancor più proficuo un simile investimento.

Un invito, dunque, ad un cambio di passo, verso un’ Europa che non aspetta.

 

 

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