postato il 18 Luglio 2011 | in "Politica"

Casini: «L’Italia rischia. Non è il momento per governi di parte»

Berlusconi deve dimettersi. Ma non servono soluzioni tecniche. Tocca alla politica fare un passo avanti

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità di Susanna Turco

Un governo di responsabilità, guidato dalla politica e non dai tecnici, che guardi alle riforme strutturali necessarie al Paese andando oltre gli interessi di parte. All’indomani di quella che definisce «una bella pagina per l’opposizione», ma solo all’inizio di un dialogo con il Pd sui cui esiti «solo il tempo darà una risposta», Pier Ferdinando Casini, leader Udc, fa un appello per costruire «una nuova fase» che vada «davvero oltre il berlusconismo» senza cadere nell’antipolitica. Superando «quella ricerca di un uomo forte» che a suo dire attraversa alcune frange della sinistra. E senza timori di affermare un bipolarismo diverso, non incompatibile col proporzionale.

All’indomani dell’approvazione della manovra, sono arrivate critiche all’opposizione che ha consentito il sì in tempi record. Rimpianti?
«Sono argomentazioni primitive, che confondono il senso di responsabilità con la corresponsabilità. La manovra, purtroppo, colpisce i soliti noti, vale a dire il ceto medio, e trasferisce i tanti costi del nostro debito pubblico alle famiglie. E senza dare segnali forti, come sarebbe stato il contributo di solidarietà per i redditi più alti».

Come tagliare i costi della politica, magari?
«Certo. Quei tagli, che avevamo chiesto, sono stati alla fine del tutto omessi. Però dobbiamo stare attenti a non sconfinare nella demagogia. Va bene allineare gli stipendi dei parlamentari alla media Ue; ma rifiuto l’idea che, oltre il trenta per cento già tagliato, si possa ridurre ancora il finanziamento ai partiti senza parametrare anche questo dato al livello europeo».

Stia attento, Casini, la accuseranno di difendere la casta.
«Io rivendico il finanziamento ai partiti come un elemento di democrazia. Guardi quanto ricevono le fondazioni dei partiti politici in Germania. La democrazia ha dei costi, altrimenti la fanno i miliardari e basta».

Lo dice anche Bersani.
«E dice bene. Ma se in questa fase la politica non si dimostra sensibile, rischiamo che vinca la demagogia, travolgendo non solo la cattiva politica, ma anche quella buona. E* questo il rischio della fine del berlusconismo».

Ma Berlusconi è davvero al capolinea
«Anche se rimanesse altri due anni a Palazzo Chigi la sua epoca è chiusa. Quando il presidente del Consiglio è costretto a tacere, è evidente che si tratta di una persona che è parte del problema e non della soluzione».

E quale sarebbe la soluzione?
«Per il centrodestra è difficile da imboccare. Dovrebbero essere capaci di mettere da parte la faziosità e la sindrome dell’autosufficienza. E guardare la realtà: non hanno fatto nulla e navigano nel buio. Pur di avere la maggioranza hanno imbarcato di tutto. Ora i numeri li hanno: e questo rende ancora più difficile per loro comprendere che danneggiano il Paese, e loro stessi».

Dice Bersani che a ricostruire dovrà essere l’opposizione.
«Un’opposizione che ha dimostrato una grande generosità dicendo “apriamo una fase nuova”. Perché è chiaro che potremmo avere anche il nostro interesse a farli continuare così, fino a garantirsi la sconfitta».

Quale potrebbe essere la strada per aprire una fase diversa?
«Se si vogliono evitare le elezioni, si dovrebbe dar vita a un governo che parta dalla constatazione che i problemi del Paese non sono risolvibili senza un’intesa tra responsabili. In questi mesi ho maturato tante convergenze con il Pd, ma su questo temo di essere in dissenso anche dalla sinistra».

In che senso?
«Temo che l’autosufficienza non sarà consentita neanche a chi vincerà dopo Berlusconi. Se non si apre una fase nuova in cui si accantonano le esigenze di parte, non si risolverà il problema della crescita, che è il tema centrale. E, allora, si parta dall’accordo, giusto, tra i sindacati e la Marcegaglia, si studi un nuovo sistema di fiscalizzazione, si avvii anche una rivoluzione del mondo del lavoro, dove serve una maggiore flessibilità che però coincida con un rialzo delle retribuzioni. Va cambiata tutta la filosofia, perché lo scontro generazionale è figlio di certi comportamenti che, per esempio, hanno mirato solo a garantire chi era già garantito: su questo il sindacato è in condizioni di scagliare la prima pietra o ha qualcosa da rimproverarsi? Il problema non è nella legge Biagi in sé, ma nel fatto che dopo non siamo andati avanti a ipotizzare un mercato del lavoro davvero moderno. Ecco, su terni come questi siamo chiamati a una prova di responsabilità. O si pensa davvero che la crescita si possa avviare con le argomentazioni di chi nel referendum ha votato sì ai quesiti sull’acqua? E quando parlo di sforzo collegiale, penso alla destra come alla sinistra. Il tramonto del berlusconismo non risolve nulla se non andiamo in questa direzione».

Gli emendamenti comuni delle opposizioni alla manovra sono la prova che un’alternativa di governo esiste già?
«È un primo passo. Abbiamo superato il tabù delle due opposizioni, però non è un cammino compiuto. Né vorrei che il nostro appello fosse banalizzato: si tratta di un incontro tra riformisti e moderati sul terreno del superamento della delegittimazione tra i blocchi. E invece vedo, ad esempio in coloro che hanno promosso il referendum per il ritorno al Mattarellum, argomenti che sanno tanto di berlusconismo senza Berlusconi».

Veltroni, Di Pietro e Vendola dicono di voler difendere il bipolarismo.
«Se vogliamo cambiare la natura della Repubblica allora facciamo il presidenzialismo: ma se riconfermiamo la fiducia nei confronti del sistema parlamentare, non possiamo poi delegittimare il Parlamento dicendo che lì si fa trasformismo e che il proporzionale è la teoria delle mani libere. Il proporzionale consente il bipolarismo, come è avvenuto ad esempio in Germania».

Cosa pensa della proposta di legge elettorale del Pd?
«Aspetto che sia una proposta chiara per valutarla. Io sono per il proporzionale alla tedesca e non ho vergogna a dire che sia adatto all’Italia».

Ritiene che sia possibile modificare la legge elettorale prima di andare a nuove elezioni?
«Certo la legge elettorale è importantissima, ma io credo che serva anzitutto un governo che affronti la crisi».

Un governo tecnico no?
«Non sono dell’idea di commissariare con i tecnici la politica: è la politica che deve fare un passo nella direzione di una responsabilità più ampia, chiamando le persone migliori, senza evocare improbabili governi tecnici».

Vedrebbe in Alfano una alternativa a queste evocazioni?
«È un ragazzo intelligente e lo stimo. Ma lui ha detto “partito degli onesti” e questo è un ottimo esempio di come il problema del Pdl sia passare dai propositi ai fatti. E mi sembra che il principale nemico si Berlusconi».

E se il Cavaliere si facesse da parte?
«Sarebbe una novità importante che andrebbe valutata in ogni suo aspetto».

1 Comment
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Patrizia
13 anni fa

Gentile Presidente, condivido solo in parte il suo post:
1)I tagli alla politica devono essere fatti subito e bene, non si possono rinviare a dopo, poichè stavolta i cittadini ne hanno le tasche piene dei privilegi e vantaggi della casta, e questa non è demagogia, gli italiani non perdoneranno più a nessun schieramento queste incertezze.I cittadini, coloro che pagano le tasse non vogliono le mezze proposte di calderoli o di di pietro, mossi solo da propaganda politica, noi vogliamo certezze anzi le pretendiamo, e voi tutti deputati e senatori presentate proposte per arrivare a sopprimere le provincie, le comunità montane, gli enti inutili, i vitalizi e tutti i benefici ingiustamente percepiti dalla casta incluse le pensioni a deputati per mini legislature, oltre che a dimezzare gli stipendi di tutti coloro che vivono di politica.
2) Inoltre presidente non condivido neanche la sua ultima frase:
“E se il Cavaliere si facesse da parte?
«Sarebbe una novità importante che andrebbe valutata in ogni suo aspetto»
L’etourage del cavaliere è il peggio della politica italiana dal dopoguerra ad oggi, quando mai nel passato altri politici hanno difeso perversioni e scandali del loro leader così ostinatamente, altro che l’immondizia di Napoli.Ora l’Italia deve e vuole voltare pagina da questa triste e deprimente fase politica, spero e mi auguro che lei sia in grado di cogliere i desideri, le aspettative degli italiani, in questo caso anch’io seppur semplice cittadina di questa povero ma meraviglioso paese sarò con lei.Cordialmente la saluto.



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