Buon 25 aprile!
L’intervento in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile a Piombino con il sindaco della città Francesco Ferrari (Fdi) e il Presidente dell’ANPI di Piombino Mario Giannullo.
Sono particolarmente lieto di celebrare la ricorrenza del 25 aprile qui con voi. Nei borghi di questa terra, così come in tante altre parti d’Italia, si è combattuto per realizzare un mondo di uomini liberi e per affermare il primato della dignità della persona umana contro la logica della violenza e della sopraffazione.
Ogni anno, in questo giorno, non possiamo che inchinarci con umiltà e commozione davanti al generoso sacrificio che ha accomunato tanti, giovani e non, del nostro Paese.
Ma oggi è anche un giorno di festa, in cui si celebra la rinascita della nostra Patria su basi nuove, il suo risveglio alla libertà, alla democrazia e alla pace.
I lunghi mesi tra il ’44 ed il ’45 costituirono per tutti gli italiani una prova durissima. Eppure, proprio allora, nelle loro coscienze si fece strada progressivamente un imperativo inderogabile: reagire all’umiliazione dell’occupazione nazifascista, dare nuova dignità all’Italia, trovarsi uniti nella lotta per la libertà e la democrazia.
Oggi festeggiamo questa rinascita civile e morale, da cui ha avuto inizio il processo che ha condotto alla Costituzione repubblicana. Una rinascita alimentata da valori che rappresentano ancora oggi un patrimonio comune di tutti i cittadini e fanno parte a pieno titolo del codice genetico dell’intera comunità nazionale.
Forse mai come quest’anno, alla luce dei drammatici avvenimenti in Ucraina, le celebrazioni del 25 aprile assumono un significato del tutto particolare. Ci offrono infatti la preziosa opportunità di riflettere su temi e ideali, quanto mai urgenti e attuali, da ricordare e trasmettere alle nuove generazioni.
Pensavamo che le tragedie vissute nel Novecento non potessero più accadere, né ripetersi, ma purtroppo la storia ci ha smentiti. La recente aggressione della Russia nei confronti di un Paese sovrano ci ha dimostrato quanto in realtà il nostro sistema di valori non sia scontato, quanto la democrazia sia ancora un valore da difendere e quanto possa far paura la sua diffusione ai confini di regimi autocratici.
Di fronte a quanto sta accadendo, dobbiamo prendere atto che la nostra generazione ha preso un abbaglio collettivo confidando che democrazia e libertà sarebbero stati i minimi comuni denominatori del nuovo mondo.
Ora è arrivato il momento di riaprire gli occhi, respingendo un pacifismo equivoco ed equidistante che mette tutti sullo stesso piano, distinguendo con nettezza chi in questa vicenda è l’aggredito e chi l’aggressore e mostrando la solidarietà che si deve a un Paese che vive sul suo territorio un’invasione inaccettabile.
I Paesi democratici non usano le armi per offendere e si pone fuori dalla Costituzione chi pensa di usare le forze militari per attaccare. Ma allo stesso tempo si porrebbe fuori dalla Costituzione chi rinunciasse a difendere l’inviolabilità della nostra patria: il riarmo è finalizzato a difenderci. L’Ucraina ora è la frontiera d’Europa, la frontiera di libertà e democrazia: come durante la resistenza i combattenti di allora l’hanno conquistata, noi oggi siamo chiamati a difenderla.
Dobbiamo esser riconoscenti agli ucraini perché, in queste ore drammatiche, ci ricordano chi siamo, chi siamo stati e chi dovremmo essere e che, se non vogliamo subire un ricatto crescente e continuo, dobbiamo essere pronti anche noi a fare dei sacrifici.
Per questo è ancora più doveroso tramandare la memoria della Resistenza alle giovani generazioni così come far conoscere le storie e il coraggio di chi, all’epoca, non rimase indifferente di fronte all’aggressore, ma scelse di non piegarsi e resistere, sacrificando la propria vita per il bene comune e per la costruzione di quell’Italia democratica e pacificata che noi abbiamo ereditato e che dobbiamo ogni giorno continuare a preservare e difendere con cura.
Non è ovviamente mia intenzione entrare nel merito delle interpretazioni storiografiche della Resistenza. Sappiamo bene che fu un fenomeno complesso che ebbe molti protagonisti (i partigiani innanzitutto, ma anche i militari delle Forze armate italiane e i tanti uomini senza armi, i sacerdoti, gli anziani, le donne). Mi sembra però che sia emerso un tratto comune, nobile e solido, che ha segnato quella partecipazione: la decisione di non lasciarsi dominare e travolgere dagli eventi della storia, per quanto incomprensibili e disumani, ma di agire – anzi – per orientarne lucidamente il corso, pure a costo di sacrifici inimmaginabili.
Non possiamo poi dimenticare che la Resistenza venne supportata ed affiancata, nella comune lotta contro la dittatura e l’occupazione straniera, da molte altre nazioni che, tutte insieme, combatterono per rivendicare e riaffermare i diritti – eterni e assoluti – della libertà e della dignità della persona umana. Proprio da quello sforzo comune prese avvio un cammino di pace che ha consentito la creazione di un’area di solidarietà tra gli Stati del Vecchio continente.
E’ per questo che la Resistenza resta un valore che unisce e che non può dividere, un dato acquisito alla coscienza civile del Paese perché fattore fondante della nostra identità nazionale, dell’Italia libera e democratica.
Così come il 25 aprile è un giorno che non appartiene a questo o a quel partito politico e che non è patrimonio esclusivo di qualcuno, magari da rivendicare contro qualcun altro: è un giorno in cui tutti noi avvertiamo un profondo valore unificante, comune a tutti i cittadini.
Vorrei aggiungere un’ultima notazione. L’esperienza della lotta di liberazione ha dato un contributo decisivo alla ricostruzione post-bellica del nostro martoriato Paese.
Così come un contributo decisivo alla ripartenza economica dell’Italia è giunto, subito dopo la guerra, nell’ambito di uno specifico programma delle Nazioni Unite.
L’attuazione del Piano Marshall, realizzato grazie alla lungimirante iniziativa di Alcide De Gasperi ed alla disponibilità degli Stati Uniti, ha determinato un’accelerazione decisiva nel processo di adesione dei cittadini italiani ai valori della democrazia e della libertà.
La ricostruzione è stata dunque avviata e portata a compimento grazie al concorso di due fattori: il profondo radicamento della democrazia e la convinta adesione dei Paesi protagonisti al metodo del multilateralismo.
Ciò dimostra quanto sia necessaria la ricerca e la pratica costante del dialogo fra le nazioni: è questa la strada maestra per la tutela della democrazia, della libertà e della pace vera e duratura, che solo di democrazia e libertà si alimenta.
Senza temere accenti retorici, vorrei dire che il rinsaldarsi di questo patrimonio civile e di questa memoria collettiva – anche attraverso giornate come quella di oggi – è un contributo importante ed irrinunciabile nella costruzione di un sistema mondiale che ripudi le logiche delle prevaricazioni e delle ingiustizie.
Buon Anniversario della Resistenza!
Buon 25 aprile!