postato il 24 Luglio 2014
Alla tavola rotonda organizzata dall’Istituto Affari Internazionali
Roma, 24 luglio 2014 – Nel ringraziare i promotori dell’incontro odierno ed i Signori Ambasciatori qui convenuti, intendo innanzitutto manifestare apprezzamento per il ruolo di stimolo e di riflessione che il Gruppo MIKTA esercita, il quale, sin dalla sua composizione, rende evidente la possibilità per i Paesi con posizioni comuni nei principali fora multilaterali di consolidare in modo coordinato la loro collaborazione. I meccanismi informali di concertazione rappresenteranno sempre di più gli strumenti attraverso cui la diplomazia internazionale ed i Governi potranno tentare di risolvere e possibilmente di anticipare le eventuali controversie internazionali, nonché per guidare le scelte collettive.
Si tratta peraltro di un Gruppo non avente carattere regionale e che dunque, anche in ragione di questo, rappresenta una novità di rilievo, degna di attenzione e di rispetto. L’iniziativa non è certo una riedizione dei Paesi non allineati nel periodo della guerra fredda, non risponde alla logica – pur legittima – di ritagliare per ciascun Paese occasioni ed opportunità attraverso un riposizionamento fra i blocchi dominanti, giacché i Paesi di cui parliamo, pur nella diversità delle posizioni, delle economie e delle scelte geopolitiche, sono già profondamente inseriti nei rispettivi contesti regionali, sono tutti membri del G20 e dialogano costantemente, sul piano economico che politico, con molti altri attori della scena internazionale, a partire dall’Unione europea.
In un mondo sempre più interdipendente e strettamente connesso, le partnership, le collaborazioni, potranno sempre più essere strumento di equilibrio, di stabilità e di prosperità, esercitando un ruolo fecondo anche su altri Paesi del mondo, potendo persino, attraverso il dialogo ed il confronto, anticipare idee e soluzioni per le sfide globali e regionali che attendono l’umanità.
L’Italia ha da sempre confidato nella capacità dei popoli di contribuire alla pace ed al progresso delle Nazioni attraverso il dialogo e le proposte, e si è adoperata affinché gli ordinamenti internazionali – ed in primo luogo l’Organizzazione delle Nazioni Unite – potessero essere messi in condizione di assicurare la pace e la giustizia nei rapporti internazionali. La capacità dei Paesi del MIKTA di costruire “ponti”, di cooperare fattivamente a tale scopo, non potrà che essere uno strumento prezioso in questa direzione, contribuendo ancor più ad innovare anche gli equilibri consolidati a livello mondiale.
Sotto questo aspetto la nuova buona pratica delle collaborazioni informali ma concertate fra Paesi in cui si colloca il MIKTA è un utile esempio da imitare.
E l’Italia, a sua volta, potrà trarre spunto dalla nuova esperienza informale di coordinamento per rinnovare la sua grande tradizione di Paese facilitatore del dialogo e del confronto fra universi culturali diversi, tornando ad essere un promotore di iniziative, sempre più consapevole ed attento al mutamento di scenario in atto nel mondo, supplendo in questo al ruolo che l’Europa dovrebbe esercitare in modo progressivamente più autorevole.
Peraltro spero che il Gruppo MIKTA potrà offrire un fattivo contributo anche alla pacifica soluzione di questioni che condizionano pesantemente la comunità internazionale, dal difficile scenario mediorientale alle latenti conflittualità economiche fra i Paesi asiatici, non rinunciando ad una partnership strategica con l’Europa, né ad un dialogo costante con l’Africa, realtà quest’ultima cui occorre guardare con attenzione crescente anche dal punto di vista economico ed ambientale.
Ovviamente non posso non ricordare come con ciascuno dei Paesi del Gruppo MIKTA l’Italia coltivi rapporti di rilievo sotto il profilo economico e politico.
Con il Messico, stante il crescente peso degli scambi economici bilaterali, è in corso un percorso virtuoso di collaborazione politico-amministrativo di cui è stata testimone la stessa Commissione Affari esteri del Senato attraverso i recenti iter di ratifica dei Protocolli e dei Trattati in materia fiscale, doganale, di assistenza giudiziaria penale e di estradizione.
Anche con l’Indonesia, mercato emergente e dalle enormi potenzialità, l’Italia sta cercando di intensificare i rapporti bilaterali: lo testimonia il valore dell’interscambio commerciale che ha ormai raggiunto i 4,5 miliardi di euro, con prospettive di crescita davvero interessanti. Ma un simile interesse l’Italia deve manifestarlo nei confronti di un’intera area su cui insiste l’Indonesia, quella che fa da cerniera fra le economie cinese, indocinese ed indiana da un lato e quelle oceaniche dall’altro, un’area vasta, sempre più decisiva per gli equilibri economici mondiali ed in cui è ancora troppo debole la presenza italiana.
Eccellenti i rapporti bilaterali anche con la quarta potenza economica dell’Asia, la Repubblica di Corea, Paese che continua a registrare importanti livelli di crescita anche grazie alla sua strategia di accordi di libero scambio posta in essere dal 2005 e che ha portato Seoul alla sottoscrizione di accordi con l’Unione europea (dal 1° luglio 2011), con gli USA (dal 15 marzo 2012), con l’EFTA (l’Associazione europea di libero scambio), con l’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico), oltre che con il Cile, il Peru’, Singapore, la Turchia, la Colombia, l’India. Un dinamismo che si evidenzia anche in relazione all’interscambio con l’Italia che nel 2012 ha raggiunto gli 8 miliardi di dollari (con un saldo positivo per l’Italia). Anche con riferimento al Paese asiatico, la Commissione Affari esteri del Senato ha provveduto ad approvare tre strumenti di ratifica relativi ad un accordo in materia di vacanze-lavoro (che punta a rafforzare il movimento dei giovani dei due Paesi che intendano approfondire la reciproca conoscenza socio-culturale), al Protocollo aggiuntivo alla Convenzione per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, all’Accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i suoi Stati membri.
Inutile, invece, sottolineare i profondi rapporti economici, politici e culturali che legano l’Italia e la Turchia. 7,9 miliardi di euro è il valore dell’interscambio commerciale che fa dell’Italia il quinto partner economico del Paese crocevia fra Europa e vicino Oriente. Roma continua a sostenere il rilancio del percorso di avvicinamento di Ankara all’Unione europea, sottolineandone il fondamentale valore strategico. Ho rinnovato proprio di recente al Ministro per gli Affari europei turco, Mevlut Cavusoglu, che ho avuto l’onore di ricevere – solo martedì scorso – in Senato, l’impegno italiano e mio personale affinché le prospettive di tale avvicinamento della Turchia vengano ulteriormente consolidate. Peraltro anche sul piano normativo questa collaborazione ha trovato conferma nei provvedimenti che la Commissione Affari esteri ha approvato di recente, relativi agli accordi in materia di previdenza sociale e cooperazione penale.
Anche nei confronti dell’Australia, l’Italia vanta rapporti solidi sia sul piano economico che politico, cementati dalla presenza di una qualificata comunità di italiani residente nelle grandi aree urbane australiane. Nel 2013 l’interscambio commerciale fra i due Paesi è ammontato a 4,3 miliardi di Euro, con un valore delle esportazioni italiane pari a 3,7 miliardi di Euro, mentre ancora modesto – e tutto da rafforzare – appare il flusso degli investimenti reciproci.