postato il 25 Giugno 2014
La legge sulla cooperazione internazionale, approvata a larghissima maggioranza al Senato, è un esempio di ottima collaborazione parlamentare tra tutti i gruppi politici che intendo ringraziare per il contributo di idee e il senso di responsabilità con cui hanno favorito una svolta epocale. Dalla Lega al M5S, tutti sono stati partecipi di un lavoro concreto e utile al Paese. Ringrazio il vice ministro Pistelli che ha fortissimamente voluto questa legge e il relatore Tonini per il suo intenso impegno.
Pier Ferdinando
postato il 24 Giugno 2014
Frontex deve essere una priorità
Signor Presidente del Consiglio, se posso sintetizzare, direi che lei ha chiesto due mandati: uno l’ha avuto il 25 maggio ed è giusto che lei lo abbia ricordato, perché fa parte della modalità con cui ci presenteremo in Europa; l’altro l’ha chiesto questa mattina alla Camera dei deputati e adesso al Senato.
Noi le diamo il mandato per fare una politica diversa, non per andare – come lei ha detto – con il cappello in mano in Europa. Nessuno, infatti, vuole andare con alcun cappello; non perché noi vogliamo scaricare le nostre inadeguatezze sull’Europa o magari trincerarci dietro i facili alibi europei, ma perché pensiamo che l’Europa non si difenda più con l’euroretorica, con l’evocazione dei grandi Padri fondatori del passato, con la nostalgia di quello che siamo riusciti a realizzare, una grande area di pace, libertà e democrazia. L’Europa si difende cambiando profondamente la politica europea.
Oggi siamo ad un bivio. Fino ad ora si è pensato illusoriamente di difendere l’Europa con l’euroretorica: oggi questo discorso non attacca più. Oggi l’Europa si difende dicendo che la politica europea va cambiata, che la stabilità è un valore e che la crescita vale quanto la stabilità. Forse sarebbe anche il caso di guardare agli Stati Uniti d’America che, con una politica espansiva attraverso la quale hanno prodotti investimenti per la ricerca, lo sviluppo, la tecnologia e l’ambiente, sono riusciti a rimettere in moto l’economia del Paese. [Continua a leggere]
postato il 23 Giugno 2014
Evita interferenze del potere giudiziario
L’intervista di Amedeo La Mattina a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “la Stampa”
”Dopo la riforma della Costituzione è arrivato il momento di porre il problema della giustizia. Credo che oggi, con il governo Renzi, ci siano le condizioni giuste”.
Onorevole Casini ha visto quante polemiche sta sollevando l’immunità per i nuovi senatori? In generale il testo in discussione continua ad avere diversi oppositori.
“Come diceva Mao, la strada è a zig zag ma il futuro è luminoso. Il testo in discussione è migliorato e non merita indignazioni fuori luoghi della serie ‘è un attentato alla Costituzione’. Naturalmente permangono delle contraddizioni, ma io sono fiducioso che possano essere risolte. Ma vorrei far presente che, dopo anni che si parla di riforma, Renzi è riuscito a passare dalle parole ai fatti. La sua volontà al limite della sfrontatezza è servita a raggiungere l’obiettivo, il premier ha seguito un metodo buono: ha tenuto la barra dritta sul coinvolgimento dell’opposizione e soprattutto di Fi”.
Lei difende l’immunità a ogni costo?
”L’immunità non è un privilegio ma una garanzia finalizzata a un corretto ed equilibrato rapporto tra diversi poteri dello Stato. I costituenti non avevano in mente di tutelare una casta di privilegiati ma sapevano che l’autonomia del legislatore va salvaguardata dalle interferenze del potere giudiziario. Ora sorge un problema oggettivo che riguarda l’amministratore eletto senatore dotato di immunità e tutti gli altri amministratori. In realtà il problema sarebbe risolto se il Senato fosse composto senza questi automatismi da cittadini scelti dai consigli regionali e comunali”. [Continua a leggere]
postato il 18 Giugno 2014
L’intervista di Francesco Bei a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Repubblica
“Io proprio non capisco lo stato d`animo di chi si compiace delle esclusioni altrui. Tutti noi dovremmo brindare se i cinquestelle hanno finalmente deciso di scendere dall’Aventino”.
Presidente Casini, molti renziani temono che l’apertura di Grillo nasconda una trappola. Non è così?
“Può darsi che lo facciano con strumentalità, ma c`è il dovere di andare a vedere. Se un movimento antisistema decide di scendere a patti, questa disponibilità non va assolutamente fatta cadere”.
Perché questa disponibilità arriva proprio ora?
“Uno degli effetti della sconfitta del M5S è che Grillo non può continuare a fare il testimone del disastro, ma deve “abbassarsi” a dialogare con chi ha vinto. Anche perché su una linea di rottura totale gli salterebbero i gruppi per aria”.
Ma il “democratellum” grillino è molto lontano dall’Italicum. Si riparte da zero?
“Adesso intanto parliamo della riforma costituzionale, poi discuteremo di quella elettorale. Che certo avrà delle modifiche, anche perché tutti le chiedono”. [Continua a leggere]
postato il 16 Giugno 2014
C’è un accordo tra Forza Italia e la maggioranza: se Grillo si vuole aggiungere e aprire il dialogo è un fatto positivo che non può essere respinto al mittente.
Penso che le riforme devono essere un’opportunità per tutti e non ci può essere una maggioranza che impone le riforme con una blindatura e senza coinvolgimento dell’opposizione. Le forze moderate della maggioranza non possono avere timore di essere scavalcate nel dialogo sulle riforme.
postato il 12 Giugno 2014
L’intervento in Aula al Senato di Pier Ferdinando Casini durante il dibattito sull’operazione Mare Nostrum
Signora Presidente,
ieri ho illustrato la mozione Zanda ed altri e credo di aver soffermato abbastanza diffusamente la mia attenzione, e spero quella dei colleghi, sull’idea che sottende la nostra mozione.
Innanzi tutto il Governo ha detto di superare la logica emergenziale, di superare l’operazione Mare nostrum, perché l’eccezione non può diventare la normalità. Uno strumento d’emergenza di cui siamo onorati, perché ha salvato migliaia di essere umani disperati, non può essere trasformato però in normalità. Mare nostrum è stato uno strumento emergenziale. Tra l’altro sono grato al ministro Mauro, che ha ricevuto ingiusti attacchi in questo dibattito, per aver ideato uno strumento che ha consentito di salvare vite umane, ma che resta uno strumento emergenziale.
Oggi c’è la necessità di uscire dall’emergenza, di internazionalizzare il problema coinvolgendo Europa e Nazioni Unite. Questa è la linea del Governo, questo è l’indirizzo che il Parlamento dà al Governo. Il Parlamento non critica il Governo, perché sarebbe ingeneroso e ingiusto. Peraltro non è questo Governo ma il precedente ad aver ideato e realizzato Mare nostrum. Il Parlamento ritiene che il Governo abbia fatto un buon lavoro, abbia salvato migliaia di disperati da una morte sicura; adesso però occorre coinvolgere Europa e Nazioni Unite, perché Mare nostrum è uno strumento di emergenza che non può diventare normalità. [Continua a leggere]
postato il 6 Giugno 2014
Miglioriamolo, ma no ad arroccamenti ostruzionistici
Il rinvio dell’esame a dopo le elezioni europee della riforma costituzionale del bicameralismo e del sistema delle autonomie a seguito della contrastata seduta della Commissione Affari costituzionali del Senato del mese scorso dovrebbe ora comportare risvolti positivi.
È necessario infatti che una riforma di tale importanza venga affrontata con maggiore pacatezza e con la determinazione necessaria per arrivare ad una efficace conclusione, in un clima scevro dall’ansia dei partiti per l’esito del risultato elettorale.
Il disegno di legge del Governo può e deve essere rifinito in dettagli importanti, ma il suo impianto portante non può essere seriamente posto in discussione perché affronta, con soluzioni apprezzabili nelle grandi linee, problemi istituzionali che ci trasciniamo da lungo tempo.
Non appaiono quindi giustificate posizioni di retroguardia nel difendere attribuzioni del Senato che mal si conciliano con la funzione di organo di rappresentanza delle autonomie. Ma soprattutto desta stupore la circostanza che riemergano, e ancor più che possano trovare consenso, posizioni che ripropongono il confuso e rissoso pseudo federalismo degli anni passati che pensavamo ormai superato dai fatti. Mi riferisco all’ordine del giorno Calderoli approvato dalla Commissione Affari costituzionali il 6 maggio scorso, il cui contenuto stride con la successiva decisione di adottare il disegno di legge del Governo come testo base. [Continua a leggere]
postato il 5 Giugno 2014
Internazionalizzare il caso. Ma anche far ripartire il dialogo fra i due governi
L’intervista di Daniele Passeri a Pier Ferdinando Casini pubblicata su QN
«Comprensione totale, per l’esasperazione dei nostri ragazzi che conosco da vicino per averli visitati». Il presidente della commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini racconta così la prima, impulsiva, reazione al grido di soccorso lanciato da Salvatore Girone in videoconferenza dall’India il 2 giugno, con le Commissioni Difesa ed Esteri delle Camere. «Abbiamo ubbidito ad un ordine, abbiamo mantenuto una parola, quella che ci era stata chiesta, e oggi siamo ancora qui», sono state le parole giunte da Nuova Delhi con dignità e durezza, all’orecchio di ministri e deputati.
Il fuciliere di Marina è detenuto ormai da 809 giorni assieme al collega Massimiliano Latorre, vittime di un affare internazionale che non riesce a sbloccarsi. Tre governi dopo in Italia, due in India, e i marò sono sempre lì, rinchiusi in un compound militare a migliaia di chilometri da casa con l’accusa di aver ucciso due pescatori.
Casini, il governo Renzi punta forte sulla internazionalizzazione del caso con un arbitrato. La strada giusta?
«Dobbiamo lavorare su un doppio binario. Da un lato internazionalizzare il caso è opportuno, considerato il tempo intollerabile che è passato con Latorre e Girone ancora lì, e per la profonda sfiducia sul sistema giudiziario indiano. Dall’altro, bisogna ripartire col dialogo politico tra due nuovi esecutivi: speriamo nell’avvento del neo presidente Modi».
Quando andrete in India? Da quelle parti hanno sbattuto in faccia la porta anche agli americani.
«Non faremo i turisti, certamente. Andremo in India quando sarà utile, cioè quando si saranno formate le commissioni parlamentari e quando avremo appuntamenti con il parlamento indiano. L’ultima volta non è andata bene, ci vuole grande tenacia e pazienza».
Presidente, è stato un errore farli ritornare in detenzione dopo averli avuti qui in Italia a Natale del 2012?
«Di errori ne sono stati fatti tanti, il primo fu quello di attraccare in India la nave dei due marò, dalle acque internazionali. Questi ragazzi sono finiti in un ingranaggio più grande di loro e di tutti noi».