Archivio per Settembre 2010

Casini: «Maggioranza al capolinea. Gianfranco mi copia tardi»

postato il 6 Settembre 2010

Pubblichiamo da Il Corriere della Sera l’intervista a Pier Ferdinando  Casini di Monica Guerzoni

«Gianfranco? Dovrei denunciarlo per plagio…».

Vuoi dire che Fini l’ha copiata, presidente Casini?
«Insomma, dalle quote latte alla vicenda Gheddafi, dalla necessità di cambiare la legge elettorale al quoziente familiare, ha detto cose che noi sosteniamo da anni».

Il Pdl una Forza Italia allargata.
«Noi lo dicemmo due anni fa, quando lui saliva sul predellino. Eppure Berlusconi lo conosciamo bene, è simpatico e avvolgente, ma è anche prevedibile. Perché Fini ci ha fatto un partito insieme?».

E adesso, che succede?
«Probabilmente il premier si sente vittima di chissà quale tradimento. Lui, che ha una idea proprietaria del partito, si chiederà perché Fini si comporti così, dopo che lui lo ha fatto presidente della Camera». [Continua a leggere]

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Bene Fini, premier capisca che si è chiusa una fase

postato il 5 Settembre 2010

Al Paese serve fase di responsabilità ampia

L’unica questione di vero dissenso con Fini è che noi già due anni fa dicevamo che il Pdl sarebbe stata un Forza Italia allargata. Allora lui aderì a quel progetto e salì sul predellino. Oggi lo dice anche lui e fa un’analisi in gran parte condivisibile: chiede il quoziente famigliare, una legge elettorale che restituisca la scelta agli elettori, un federalismo equilibrato e pone la questione, dopo la visita di Gheddafi, di un’idea di mortificazione della politica estera.
E’ inoltre importante che tenga fede al patto di legislatura mettendo al riparo da ogni ipotesi avventata di elezioni anticipate.
Ora Berlusconi vada in Parlamento per dire che una fase si e’ chiusa e faccia appello anche alle opposizioni per una responsabilita’ ampia necessaria al Paese: nell’opposizione non sono tutti ‘sfascisti’ e la situazione italiana resta drammatica.

Pier Ferdinando

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Rom: una terza via oltre i rimpatri ed i farraginosi progetti di inclusione sociale

postato il 5 Settembre 2010

ricordando il casilino 900 di Frammenti dal profondoLa decisione di rimpatriare i rom presa dal presidente Sarkozy ha fatto molto discutere in questi giorni. A partire da questa scelta e dalle politiche sul tema intraprese a Pisa, mi piacerebbe provare a discutere di questo argomento, così spinoso e complesso, anche per il variegato mondo che costituisce la minoranza etnica dei rom e sinti. Credo innanzitutto che quanto intrapreso da Sarkozy, condiviso verbalmente anche dal nostro ministro Maroni, sia un passo molto pericoloso che ci fa rivivere una storia di intolleranza che speravamo di non vedere mai più riproposta in Europa. Questo rischio di deriva culturale e politica non viene solo da destra ma, a livello locale, è stato intrapreso con azioni concrete anche da amministratori di sinistra: a Pisa infatti lo scorso anno, per limitare e contenere il crescente numero di rom presenti in città e il pericoloso proliferare di campi abusivi, diverse famiglie di rom sono state “aiutate” a lasciare il territorio del Comune con il viaggio pagato e un bonus di uscita di 1500 euro.

Ho espresso su queste politiche tutti i miei dubbi “etici”, così come avevo espresso critiche ancora prima alle decisioni portate avanti dalla precedente amministrazione (sempre di centro-sinistra), che aveva messo in piedi il progetto di inclusione sociale denominato “Città sottili”, che proprio in questi giorni si è concluso con la consegna ai rom delle case appositamente costruite. Tale progetto infatti, oltre al censimento dei rom presenti nel territorio e il tentativo di scolarizzazione dei ragazzi, prevedeva la costruzione di una serie di villette a schiera nel campo di Coltano, lo storico e più grande insediamento rom nel Comune di Pisa.

Questo progetto all’inizio così tanto decantato dalla sinistra pisana e non solo (il segretario dei Ds Piero Fassino in televisione a Porta a Porta lo citò come esempio riuscito (sic!) per risolvere il “problema” dei Rom), ha mostrato tutti i limiti di un processo troppo “burocratico”, che tra vari ritardi si sta per concludere oggi tra i malumori e le tensioni del mondo dei rom (molti infatti come era prevedibili rimarranno fuori dagli alloggi, perché il progetto era limitato a quelli presenti in quel campo diversi anni fa quando tale progetto prese avvio) e grossi malumori tra i pisani (è un classico sentire dire tra i cittadini pisani più in difficoltà, con un po’ di cinismo, “l’amministrazione aiuta gli zingari invece di pensare a noi!”). E comunque è un dato di fatto che il progetto Città sottili, come prevedibile, non risolve la questione dei molti altri rom presenti in città che vivono in altri insediamenti abusivi che nel frattempo si sono costituiti. Ma al di là delle questioni economiche a me di questo progetto lasciavano forti dubbi i tentativi di voler integrare e omologare alla nostra cultura quella di popoli ed etnie di così antiche tradizioni e culture che nascono e rimangono nel tempo molto diverse dalle nostre: culture con cui è giusto convivere, ma che non vanno cercate di omologare a quella nostra.

Per questo credo che potevano essere utilizzati quei tanti soldi avuti per il progetto città sottili (più di 900 mila euro sono costate soltanto le villette costruite a Pisa) per un patto diritti-doveri da mettere in piedi con il coinvolgimento dei Rom del territorio. Questo patto che il sindaco di Pisa doveva portare avanti, insieme naturalmente agli altri sindaci delle città dove esistono grossi insediamenti rom, doveva essere incentrato nell’individuazione di una o più aree per rom, da poi rendere vivibili da un punto di vista igienico-sanitario con roulotte, prefabbricati o costruzioni di legno; da un controllo periodico per la salvaguardia di tali aree e poi si doveva passare con l’aiuto e il coinvolgimento di mediatori culturali, associazioni e magari uno o più figure di riferimento-rappresentanza dei rom (a Roma il sindaco Alemanno ha deciso di delegare un Rom, come persona di propria fiducia per i rapporti con le comunità rom e sinte della Città) per un percorso di convivenza possibile. E questa convivenza passa nel riconoscere e rispettare una cultura come quella nomade, ma chiede allo stesso tempo con forza che in nome di una certa cultura non si sfruttino ad esempio i minori per l’accattonaggio e non si tollerino furti o borseggi che una parte di questi nomadi usano fare con troppa disinvoltura. E per quanta riguarda la doverosa istruzione e scolarizzazione, invece che costringerli a frequentare le nostre scuole, con costi e risultati insoddisfacenti, forse si poteva pensare a predisporre corsi scolastici da fare all’interno dei campi rom.

Costruire insomma un tipo di integrazione e di società più all’americana che alla francese o all’europea, tesa cioè a cercare di costruire una società dove le varie culture convivano esaltandone le differenze, piuttosto che cercare a tutti i costi l’uguaglianza e l’omologazione. Tra le due opzioni “estreme”, cioè le espulsioni alla Sarkozy (e alla Filippeschi) e il tentativo di inclusione sociale di progetti troppo dispendiosi e farraginosi come quello di Città sottili, mi pare questa una via possibile per coniugare il rispetto delle persone, delle culture e dei popoli con quella di una cittadinanza che chiede sempre di più maggiore sicurezza e il rigoroso rispetto delle regole.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Carlo Lazzeroni

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Voto, le condizioni di Casini: “Con il Pd ma senza Di Pietro”

postato il 4 Settembre 2010

Pubblichiamo da ‘La Repubblica’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Annalisa Cuzzocrea

No al nuovo Ulivo, ma se Bersani tiene fuori Italia dei valori e sinistra radicale di un’alleanza col Pd si può parlare. No al processo breve, ma un salvacondotto può ancora essere trovato. No a chi vuole entrare in politica senza sporcarsi le mani: se Luca di Montezemolo vuole correre, non pensi di farlo solo a vittoria assicurata.
Pier Ferdinando Casini – nel videoforum di Repubblica Tv – spiega che sulla legge elettorale metterebbe d’accordo D’Alema e Veltroni con il “provincellum”, un proporzionale con i collegi uninominali e lo sbarramento al cinque per cento.
Prima di avventurarsi con le ipotesi aperte dalla crisi politica, però, il leader dell’Udc risponde alle molte domande degli spettatori partendo dall’economia, dai precari della scuola in piazza, dalle migliaia di famiglie che erano ceto medio e stanno cadendo in povertà.

Il presidente della Repubblica ha richiamato l’attenzione sulla lunga vacatio al ministero dello Sviluppo. E’ vero che Berlusconi le ha offerto quel posto per tentare di ricucire con l’Udc?
«Se lo avesse fatto, non lo direi. E comunque, l’Udc non fa la politica dell’aggiungi un posto a tavola. Il problema però non è solo quello della poltrona vuota allo Sviluppo economico. Laverita è che prima ancora di restare senza ministro quel dicastero è stato spolpato. Un ministro non può essere mago Merlino. Si guardino i precari della scuola in piazza: il ministro Gelmini può anche dire che sono stati strumentalizzati, e di aver ereditato quelproblema. Ma ora il problema c’è: sono persone che lavorano da 15-20 anni nella scuola, magari con figli. Tremonti non può lasciar sola la Gelmini su questo, e deve pensare in un`ottica sociale, non aritmetica». [Continua a leggere]

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Immigrati di seconda generazione, italiani come noi

postato il 4 Settembre 2010

Esiste un’immigrazione silenziosa, che non fa scalpore, integrata, che non va sui media nazionali ma che ogni giorno convive con i nostri figli nelle scuole e nelle università italiane. Sono gli italiani di seconda generazione, figli di immigrati, per lo più nati in Italia o arrivati qui molto piccoli. Giovani che hanno studiato la lingua, l’arte, la storia, la cultura italiana ma che nonostante questo sentono di essere italiani a metà perché privati di diritti legittimi. Non possiamo consentire che lì dove l’ integrazione ha superato ogni diversità e ne ha fatto elemento di arricchimento umano e culturale per i nostri figli, sia la burocrazia ad alzare le barriere.
Ad Amine, e a quelli come lui che vogliono vivere nella libertà e che hanno fatto propri i valori della nostra Costituzione, l’italianità non può essere negata.

Pier Ferdinando

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Precari della scuola, non servono soluzioni aritmetiche ma una politica attenta

postato il 3 Settembre 2010

Sono scesi in piazza in tutta Italia i precari della scuola: proteste, sit in e scioperi della fame per dire no ai tagli previsti dalla riforma Gelmini. E non hanno età questi precari italiani. Non sono giovani trentenni ma, sempre più spesso, hanno alle spalle 15, a volte 20 anni di insegnamento.
Come nel caso di Maria Carmela Salvo, 55 enne palermitana “emigrata” a Pordenone per lavoro: 25 anni di supplenze e dal 1 settembre in sciopero della fame perché non sa se riuscirà ad avere l’incarico. «Cosa deve sperare un precario – si chiede Carmela in una lettera nella quale denuncia la sua esasperazione – che un collega sia in stato interessante o che abbia preso una malattia rarissima, che sia deceduto, per poter insegnare?».
I precari della scuola in questi giorni sono scesi in piazza da Palermo a Milano: non chiedono soluzioni assistenziali come il decreto “salva-precari”, ma il ritiro della riforma Gelmini.

Ieri il ministro dell’Istruzione, in una conferenza stampa nella quale ha illustrato le novità della sua riforma, ha spiegato che non incontrerà i precari: «Ad oggi non sappiamo nemmeno chi ha perso realmente il posto – ha sottolineato – Le persone che protestano lo fanno senza essere state ancora escluse». Il ministro ha poi detto che “i precari ereditati sono un numero spaventoso”: 229 mila a fronte di 700 mila insegnanti già impegnati: «Nessun governo – sostiene – potrebbe assorbirli».

Se quindi è vero che la politica degli anni passati deve fare autocritica, d’altra parte il governo non può liquidare il tema dei precari come se non esistesse. «Il ministro Gelmini ha ragione a dire che i precari in passato sono stati strumentalizzati – ha sottolineato Pier Ferdinando Casini intervistato da Repubblica Tv – ma oggi ci sono, sono in circuito lavorativo da 10-20 anni, magari hanno anche famiglia e figli».

Il problema dei precari può quindi essere anche un’eredità del passato ma, sottolinea Casini, «questo governo deve risolverlo non in una logica aritmetica ma sociale. La politica dei tagli lineari fin qui attuata dal governo è dannosa e iniqua, e il ministro Tremonti non puo’ lasciare sola la Gelmini su questo punto».

Il Paese avrebbe invece bisogno di una politica sociale seria, in grado di dare delle risposte ai problemi dell’occupazione, delle famiglie, dei giovani. Problemi che sembrano trovare sempre meno spazio in un’agenda politica dettata da scambi di accuse e insulti, dissidi interni, anatemi, proclami privi di seguito e parole al vento.

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In videochat con Repubblica Tv

postato il 3 Settembre 2010


“Berlusconi dica con chiarezza agli italiani la sua visione, ma eviti di affossare definitivamente il sistema giudiziario per liberarsi dei processi che lo riguardano”. A chiederlo è stato Pier Ferdinando Casini, intervistato da Repubblica Tv sul processo breve. “Ci sono questioni enormi che rischiano di andare al macero se si fanno questi provvedimenti – ha sottolineato – da Parmalat a Thyssen, e io non me la sento”.
Sui 5 punti, “è chiaro che noi non voteremo la fiducia al governo – ha spiegato Casini – Siamo pronti a dare qualche consiglio se Berlusconi lo vuole ascoltare: questa e’ la nostra opposizione repubblicana”.
Nell’intervista il leader Udc ha poi affrontato il tema del cosiddetto terzo polo: “Se dovessimo scegliere alle prossime elezioni lo faremmo”, ha detto. Ha poi parlato della legge elettorale: “Credo che le idee di D’Alema e Veltroni possano essere conciliate, penso che si potrebbero conciliare con il provincellum”.
Sulla possibilità di un’alleanza con il centrosinistra ha chiarito: “A me non interessa l’Ulivo, vecchio o nuovo, ma sono un interlocutore, perché sono una forza d’opposizione, e se devo imbarcarmi in un’alleanza che sia la riproposizione del governo Prodi, dico no grazie”.
Casini ha inoltre affrontato il tema dei precari della scuola: “Questo governo deve risolverlo non in una logica aritmetica. La politica dei tagli lineari fin qui attuata dal governo è dannosa e iniqua, e il ministro Tremonti non puo’ lasciare sola la Gelmini su questo punto”.

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03 settembre, Roma

postato il 3 Settembre 2010

Ore 12.00 –  Repubblica.tv

Risponde in diretta  alle domande degli ascoltatori nel videoforum di RepubblicaTv condotto da Massimo Giannini

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