Archivio per Giugno 2010

Manovra: irresponsabile negarne l’urgenza, ma servono tagli più incisivi

postato il 17 Giugno 2010


Il disegno di legge sulle intercettazioni, la manovra economica, il futuro della Fiat di Pomigliano.
Sono solo alcuni dei temi affrontati da Pier Ferdinando Casini ospite di ‘Unomattina’.

Intercettazioni. “Siamo tutti spiati noi, io sicuramente sì, lei non lo so, gli italiani penso un po’ meno. Ma al di la’ di quanto siamo spiati io credo sia giusto tutelare la privacy, sia giusto tutelare il diritto di riservatezza degli italiani”. Pier Ferdinando Casini ricorda la strada indicata dal suo partito, quella di porre un ‘tetto’ alle spese per le intercettazioni per limitarne l’attuale abuso e dice: “Dobbiamo fare una legge che, tutelando il diritto alla riservatezza, non impedisca alle indagini delicate di avvalersi di uno strumento fondamentale come le intercettazioni telefoniche perché servono in modo determinante per sconfiggere criminalità e delinquenza”. [Continua a leggere]

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Belgio: il laboratorio d’Europa ha fallito

postato il 17 Giugno 2010

cartina_belgio

di Daniele Coloca

La costruzione di confini pare accompagnare l’intera storia umana. E’ ormai assodato, come riportato in altri articoli, che alla base delle distinzioni più generali che le società sono capaci di instaurare, per esempio quelli tra “noi” e “loro” vi sia una continua opera di “costruzione di confini”. Queste distinzioni sono sempre ottenute mediante l’enunciazione di discorsi che hanno lo scopo di produrre delle specificità, a cui ricondurre la propria identità definita in contrapposizione ad altre.

Nel mondo odierno l’identità è divenuta problematica, di fronte alla crisi dei governi ed all’attuale crisi economica, la de-nazionalizzazione spinta dalla globalizzazione, innesca reazioni di rigetto da parte di gruppi che nei nuovi scenari vedono una minaccia alle autonomie locali, la gente sente i nuovi centri decisionali come qualcosa di lontano , irraggiungibile , incontrollabile e li guarda con sospetto. A questo punto lo scenario diventa inquietante.

Il paesaggio sociale europeo e  mondiale, sembra oggi, essere cambiato irreversibilmente, infatti è ormai sempre più frequentemente evidenziata la difficoltà di assicurare una forza vincolante che mantenga unito l’ordinamento politico. Dai Balcani alla Palestina, dal terrorismo islamico all’esplosione in India del fondamentalismo indù, per arrivare al conflitto tra fiamminghi e valloni in Belgio, evidenziato nelle recenti elezioni del 13 Giugno, su cui ci vogliamo soffermare.

Il Belgio è uno Stato federale suddiviso in tre regioni: le Fiandre nederlandofone a nord, la Vallonia francofona a sud e Bruxelles, capitale bilingue in cui sia il francese che il fiammingo sono lingue ufficiali, comunità, che vivendo ormai in maniera indipendente l’una dall’altra, hanno progressivamente smarrito il sentimento nazionale che le aveva portate a formare uno Stato unitario.

Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, l’economia vallone, fondata su produzioni che entravano in crisi come l’acciaio e il  carbone, ha perso sempre più colpi a fronte di uno sviluppo fiammingo che perdeva i suoi tratti rurali e diveniva assai più attento alle innovazioni e all’export. Sempre più gli abitanti del nord sentivano quelli del sud come una palla al piede e sempre meno ne tolleravano le residue pretese, come quella di mantenere il bilinguismo, per chi lo volesse, in nome di un elementare diritto civile.

La tensione ha portato a una serie di arruffati aggiustamenti fino alla riforma del 1993, la quale in nome del federalismo ha creato un complicatissimo edificio istituzionale che nel giro di qualche anno avrebbe generato una quantità impressionante di conflitti nei quali la destra fiamminga riversava tutto il risentimento accumulato contro i «parassiti» valloni. La tensione tra la Fiandra fiamminga e la Vallonia francofona è dovuta soprattutto al fatto che la Vallonia ha grandi difficoltà, a causa della disoccupazione e della dipendenza dall’assistenza sociale. I movimenti separatisti fiamminghi vogliono dividere il paese per evitare che le Fiandre paghino per il Sud. Si pensi che il motivo del fallimento del governo di Yves Leterne, che ha portato alle elezioni di domenica, è dovuto ai contrasti all’interno della maggioranza, nati per le divergenze linguistiche tra fiamminghi e francofoni.

Il trionfo alle elezioni del 13 giugno, degli scissionisti fiamminghi del N-Va ha scosso il Belgio e l’Europa intera. È vero che la cosa era nell’aria da tempo, visto che nel paese della birra e delle patatine fritte da molto tempo spira un’aria nordista non dissimile da quella che ha fatto le fortune della Lega da noi, ma ora i timori di molti sono divenuti realtà.

Sono evidenti le analogie con quanto sta accadendo in Italia. Il Nord che si sente «schiavo» delle arretratezze del Sud, la Lega Nord che cavalca la stessa tigre demagogica dell’identità da affermare contro gli “altri”. Nell’attuale crisi politica e sociale, il Sud dell’Italia come nel Belgio, rischia di essere “tagliato fuori” dalla ridistribuzione delle risorse, e ridotto ad un “collettore di voti per disegni politici ed economici estranei al suo sviluppo.

Le «genti del Sud», siano «le protagoniste del proprio riscatto, ma questo non dispensa dal dovere della solidarietà l’intera nazione”. La prospettiva di riarticolare l’assetto del Paese in senso federale costituirebbe una sconfitta per tutti, se il federalismo “accentuasse” la distanza tra le diverse parti di una nazione. Potrebbe invece rappresentare un passo verso una democrazia sostanziale, se riuscisse a contemperare il riconoscimento al merito di chi opera con dedizione e correttezza all’interno di un “gioco di squadra”.

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Casini a Uno Mattina: in Germania accorpano i Lander, in Italia si rafforzano le province

postato il 17 Giugno 2010

provinceHo letto stamani che la Merkel si pone il problema di accorpare i Lander, storica ossatura della Germania Federale. In Italia in risposta prima si volevano abolire 10 province, poi cinque, poi zero e per ultimo ieri il Parlamento italiano ha addirittura discusso come aumentarne le competenze.
Questa manovra deve essere fatta, e se possibile sostenuta, ma che sia il momento delle scelte importanti se vogliamo essere certi di ricollocare il debito. Il mio timore è che si tratti di una “spazzolatina” quando altrove hanno compiuto e compiono scelte molto più consistenti.
C’è ancora una grande confusione, ma io non mi stancherò di parlare il linguaggio della riconciliazione nazionale.

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17 giugno, Roma

postato il 16 Giugno 2010

Ore 7.10 – Rai1

E’ ospite della rassegna stampa del Tg1

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Fiat, sindacati, Pomigliano: un punto di svolta?

postato il 16 Giugno 2010

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di Gaspare Compagno

In questi giorni stiamo arrivando alle battute finali della trattativa tra Fiat e i Sindacati relativamente al futuro industriale dell’impianto sito a Pomigliano d’Arco. Dopo l’incontro di venerdi scorso, quasi tutti i sindacati hanno concluso l’accordo con la Fiat, solo la Fiom è apertamente contraria mentre la Cgil sembra nicchiare: la soluzione è stata quella di indire un referendum e lasciare che siano i lavoratori dello stabilimento a decidere. Per comprendere bene l’importanza di questa trattativa dobbiamo considerare che questo sito industriale dà lavoro direttamente a 5000 persone, senza contare l’indotto che conta almeno altre 10.000 persone, e per poterlo rendere competitivo, la Fiat intenderebbe investirci 700 milioni di euro. I sindacati è giusto che facciano il loro lavoro, ovvero tutelare i lavoratori, ma devono anche rendersi conto del mutato rapporto mondiale e che il mercato è molto più competitivo di prima. A livello globale, l’Italia non è più il primo mercato per la Fiat, che vende molte più auto in Brasile (oltretutto un paese con tassi di crescita enormi) e presto si apriranno i mercati americani, dove la Chrysler grazie alla cura di Marchionne sta rinascendo, tanto che i sindacati americani pubblicamente hanno solo parole di elogio per il manager italiano. I concorrenti lavorano con tassi di produttività molto superiori allo stabilimento di Pomigliano (ma inferiori ad altri stabilimenti Fiat come quello in Polonia, in Serbia o a Melfi in Italia) e con costi molto inferiori. Le stesse competenze, se prima erano specifiche di poche nazioni, ora sono facilmente replicabili ovunque, e il rischio concreto è che questi 700 milioni di Fiat e questi posti di lavoro vengano spostati all’estero, come stanno facendo molte altre aziende (ad esempio la Glaxo o la Bialetti giusto per citarne un paio, ma potrei ricordarne tante altre). Di questo se ne sono resi conto gli altri sindacati che hanno accolto positivamente la volontà di Fiat di investire, e anche i politici si accodano a questa decisione. Infatti se Casini afferma che è assurdo non firmare esponendosi in prima persona, anche gli altri politici seguono la stessa opinione del leader centrista affermando come fanno Sacconi, Bersani e altri che è necessario firmare questo accordo. Quel che più preoccupa è il suicidio, a mio avviso, annunciato da Cremaschi della FIOM, che afferma che il suo sindacato non firmerà l’accordo anche se i lavoratori, con il referendum sopradetto, si esprimeranno a favore dell’accordo con Fiat. E questo mi preoccupa perchè mostra un sindacato che preferisce fare politica, tradendo la sua vocazione, il suo scopo e soprattutto il mandato di chi lo compone, ovvero essere portavoce della volontà dei lavoratori. Soprattutto è preoccupante che un sindacato dica espressamente di volere ignorare la volontà dei suoi aderenti, creando quindi una frattura tra la base e i vertici che assurgono a dei dittatorelli da repubblica delle banane.

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Ddl intercettazioni prima della manovra? E’ umorismo, nemmeno politica

postato il 15 Giugno 2010

casini5Mandare alla Camera prima il ddl intercettazioni e poi la manovra sarebbe puro umorismo, non è neanche politica.
Qui si tratta di avere buon senso: c’e’ un decreto e un ddl di cui si discute da tre anni.
Il decreto ce lo impone l’Europa, e’ un’emergenza, e’ chiaro che si dovrà partire prima dalla manovra economica.
Credo sarebbe irresponsabile dire agli italiani che abbiamo scherzato e che le intercettazioni sono piu’ importanti della finanziaria.
Capite che sarebbe umorismo e non politica.

Pier Ferdinando

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Fiat, mi auguro che la Fiom firmi

postato il 15 Giugno 2010

Mi auguro che oggi la Fiom firmi l’accordo per lo stabilimento della Fiat di Pomigliano. Sarebbe assurdo mandare fuori dall’Italia posti di lavoro solo per un problema di corporazione sindacale. Possono esserci anche questioni importanti, ma non possiamo seppellirci sotto questioni di principio, mentre il problema vero oggi e’ la salvezza del governo nazionale.

Pier Ferdinando

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