Archivio per Settembre 2019

“E’ vero Renzi è temerario, ma potrebbe avere successo”

postato il 18 Settembre 2019

Il nuovo Pd ha rimosso il renzismo e guarda a Leu. Non ho più l’età per essere consigliere né occulto né palese e mi par chiaro poi che Matteo ha tanti pregi, ma non certo quello di farsi consigliare

Pier Ferdinando Casini

L’intervista di Francesco Ghidetti pubblicata su QN

Dica la verità. Lei è dietro l’operazione di Renzi…
Pier Ferdinando Casini ride per un po’. Poi, torna serio: “Non ho più l’età per essere consigliere né occulto né palese e mi par chiaro poi che Matteo ha tanti pregi, ma non certo quello di farsi consigliare”.

Lei da anni parla di spazio enorme al centro.
“Vero. Con LeU al governo e con l’idea che le nozze Pd-M5s dovranno celebrarsi in modo duraturo lo spazio è immenso. Renzi lo ha capito. D’Alema e Bersani stanno per rientrare… Ma mi lasci dire una cosa: basta parlare di centro. Lo chiameremo Andrea. Inventatevi una nuova definizione”.

Ma l’uscita di Renzi rafforza il governo?
“Ecco, su questo avrei qualche dubbio. Una nuova forza politica che nasce ha bisogno di visibilità. E tanto più nelle richieste sul programma. Le priorità potrebbero non coincidere con quelle di Palazzo Chigi, anche se Renzi non pensa a minare la coalizione”.

Intanto Berlusconi…
“Silvio è stato bravo. Pacato in occasione delle consultazioni. Non si è lasciato coinvolgere dalla deriva populista. Certo, deve fronteggiare i suoi gruppi parlamentari spesso più salviniani di Salvini. E quindi è in attesa”. [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su “E’ vero Renzi è temerario, ma potrebbe avere successo”

Governo: Fiducia a tempo, occhio ad antipolitica e retorica porti aperti

postato il 10 Settembre 2019

Il mio intervento, nell’Aula del Senato, nella discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio


Se da convergenza delle forze che partecipano al Governo si creerà nuovo partito della sinistra, i centristi e i moderati avranno la responsabilità di far nascere un contenitore che oggi non esiste e che è necessario per l’Europa e per l’Italia

La lunga presenza nelle aule parlamentari mi consente il privilegio di parlare senza usare perifrasi, dicendo a tutti i colleghi esattamente quello che penso.
La prima verità è che la maggioranza giallorossa non sarebbe stata possibile senza il miracolo di Salvini che, chiedendo pieni poteri agli italiani e pretendendo subito dopo il 20 agosto la calendarizzazione della mozione di sfiducia, ha accelerato l’avvicinamento di 2 forze politiche fino a ieri antagoniste e forse anche qualcosa di più.
Successivamente, reiterando all’onorevole Di Maio l’offerta della Presidenza del Consiglio, ha tolto qualsiasi credibilità alle rivendicazioni ribadite ieri in piazza, dimostrando semplicemente un tardivo ripensamento su quella che appare essere stata un’autentica mossa di autolesionismo politico.
Colleghi, le elezioni sono ogni 5 anni e il Presidente della Repubblica – non solo secondo la Costituzione, ma anche secondo il buon senso – è tenuto non a leggere i sondaggi o ad assecondare i variabili umori dell’opinione pubblica, ma a preservare la continuità della legislatura se esistono possibili maggioranze.
M5S e Lega avevano fatto la campagna elettorale gli uni contro gli altri. Né più né meno come M5S, Pd e Leu. Ogni evocazione di complotto o di lesioni della volontà popolare è solo propaganda politica: comprensibile, ma istituzionalmente irrilevante. E poi, in questo caso, Il demiurgo ha un nome e un cognome ed è quello dell’ex ministro dell’Interno.
Questa premessa è per rispetto della verità.

Il discorso del Presidente del Consiglio è pieno di spunti interessanti. Penso al tema demografico ed al provvedimento sulle gratuità degli asili nidi.
Condivido in particolare il riferimento all’atlantismo e all’europeismo che ritrovano dignità nelle aule del parlamento italiano. Questa è la nostra tradizione, queste sono le nostre radici, questo è il nostro ineludibile futuro se noi non vogliamo consegnarci a un sovranismo irresponsabile che porterebbe solo guai all’Italia, rendendoci – come lo siamo stati in quest’ultimo anno – completamente ininfluenti.
Il resto del programma è un impasto, come sempre capita, di buone intenzioni e di propositi che andranno tutti verificati alla luce del cammino parlamentare.
La mia preghiera è di evitare la retorica dell’antipolitica che purtroppo ha avuto diritto di cittadinanza fino ad oggi, a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari. Un provvedimento demagogico a cui rimango fermamente contrario, pur sapendo che è nell’accordo di programma. L’esperienza mi dice, cari colleghi, che tante volte le condizioni più stupide sono anche quelle più irrinunciabili.
D’altronde mi auguro che i 5 Stelle stiano cominciando a comprendere che un conto sono le mirabolanti promesse politiche, un altro è la dura pratica del governo quotidiano.
Condivido i cenni critici sui social network, straordinario strumento del nostro progresso: ma la democrazia della rete non esiste, perché l’unica vera democrazia è quella del popolo.
È il governo più giovane della Repubblica. Viva il governo! Ma se non ci sarà la professionalità, l’esperienza e le capacità giuste per affrontare tematiche molto delicate, questo dato diventerà importante solo per la statistica.
Signor Presidente, ho espresso pubblicamente – e lo ripeto nell’Aula del Senato – le mie preoccupazioni per il futuro, che in questi giorni non sono diminuite.
Spero di sbagliarmi e in quel caso sarò il primo a rallegrarmi per il complessivo vantaggio che il Paese ne ricaverà.
Richiamo la vostra attenzione, ad esempio, sul tema dell’immigrazione. Mi è piaciuto il riferimento a Saragat e al volto umano della democrazia: è questo che vogliamo, una gestione umana nel rispetto della legalità. Ma se alla politica dei porti chiusi corrisponderà la politica opposta – che all’estrema sinistra si invoca – dei porti aperti, faremmo tutti il più grande regalo che l’ex ministro Salvini possa auspicare.
L’orientamento del governo è quello di condividere con l’Europa le responsabilità e certamente Paolo Gentiloni, ottimamente designato a Commissario europeo darà una mano.
Ma non facciamoci grandi illusioni, se è vero che anche i governi precedenti – da Letta, a Renzi – pur essendo in sintonia con le autorità europee hanno più volte lamentato di essere stati lasciati soli dai nostri partner.
Infine, signor Presidente, una questione essenzialmente politica: molti ritengono che la mission di questo esecutivo debba essere la creazione di un nuovo partito della sinistra, determinato dalla convergenza delle forze che partecipano al Governo.
Non auspico questo esito ed è sin troppo ovvio che in questo caso i centristi e i moderati non potranno far parte di questa entità e avranno la responsabilità di far nascere un contenitore che oggi non esiste e che è necessario per l’Europa e per l’Italia.
Il mio voto di Fiducia, che le chiedo di considerare a tempo, è coerente con quanto enunciato dal mio Gruppo in primo luogo al presidente della Repubblica e anche a lei nel corso delle consultazioni.

Commenti disabilitati su Governo: Fiducia a tempo, occhio ad antipolitica e retorica porti aperti

GOVERNO: VOTO LA FIDUCIA. MA IL GOVERNO VA TROPPO A SINISTRA

postato il 7 Settembre 2019

La mia intervista pubblicata su Affaritaliani.it

“Voto la fiducia a un governo che verificherò nel corso del suo cammino. Ma se il buongiorno si vede dal mattino certamente non c’è da essere soddisfatti, perché è chiaro che è un esecutivo che guarda prevalentemente a sinistra”.
Lo afferma ad Affaritaliani.it il senatore Pier Ferdinando Casini alla vigilia del voto sulla fiducia in Parlamento.

“Il rischio che io intravedo – dal tema delle acque a quello delle concessioni fino a quello della politica economica – è che questo governo nel corso della sua navigazione accentui un’attenzione unilaterale verso i temi che pone la sinistra politica nel nostro Paese”.

“D’altronde – afferma Casini – tutto è confermato dal fatto che per molti nel Pd questa alleanza non è un’alleanza nata dallo stato di necessità, ma è strategica per ricreare una nuova sinistra in Italia. E se questa è la direzione di marcia è chiaro che io non ci sto. E’ giusto votare la fiducia, è giusto aprire una linea di credito a questo governo, ma tenendo molto alta l’asticella e la guardia. La presenza di LeU nel governo è un indizio di cui preoccuparsi. Peraltro – continua l’ex presidente della Camera – io ritenevo che fosse indispensabile bloccare la pretesa di Salvini di definire i tempi e le modalità della fine di questa legislatura. Per cui è stata positiva la formazione di questo governo, però il difficile inizia adesso perché bisogna vedere come viene interpretato questo indirizzo politico”.

Quanto alla durata del governo Conte bis, Casini afferma: “Se le mie preoccupazioni, come io mi auguro, risulteranno infondate durerà tutta la legislatura. Se le mie preoccupazioni fossero fondate, andrà poco avanti. Mai come in questo caso mi auguro di sbagliarmi”.
Di Maio agli Esteri? “No comment”. Gentiloni commissario europeo? “Benissimo, è una scelta molto rassicurante e positiva del governo”.
In generale, come valuta la compagine del Pd al governo?
“Direi che l’elemento di spicco è Franceschini, lo ritengo l’elemento più rassicurante”.
E i ministri M5S, a parte Di Maio? “Sono una grandissimo estimatore di Patuanelli, che ritengo sia la persona migliore dei 5 Stelle. Sono contento che l’abbiano messo al governo”, conclude Casini.

Commenti disabilitati su GOVERNO: VOTO LA FIDUCIA. MA IL GOVERNO VA TROPPO A SINISTRA

Governo: ecco perché darò “una fiducia a tempo”

postato il 6 Settembre 2019

L’intervista pubblicata su Il Foglio

Un sospiro, ad aprire la conversazione. “E’ un governo che nasce gracile e che dovrebbe rafforzarsi strada facendo”. E però? “E però, se il buongiorno si vede dal mattino, direi che c’è un problema”, dice Pier Ferdinando Casini. “E il problema sta nel fatto che questo esecutivo è troppo sbilanciato a sinistra”.
Ancora non parte, insomma, e già iniziamo a picconarlo?
E qui l’ex presidente della Camera, oggi senatore nel gruppo delle Autonomie, uno che pure ha dato un contributo non del tutto secondario nelle trattative che hanno portato alla formazione del BisConte in salsa rousseaugialla, mette le mani avanti.
“No, nessun tentativo di sabotaggio. Bisogna essere generosi, con questo governo che nasce in condizioni di indubbia difficoltà, sulla scia di una decisione folle di Matteo Salvini che, dopo avere fatto propaganda per un anno dal Viminale, ha preteso di dettare lui i tempi della crisi, scatenando la reazione di tutto il Parlamento, compreso un pezzo significativo di Forza Italia”.
Operazione riuscita, allora: il nuovo governo Conte ha appena giurato al Quirinale.
“Sì, ma al Colle ci è arrivato dopo avere imbarcato anche LeU. E sia chiaro: io non ho niente contro gli amici di LeU, né tanto meno contro quella bravissima persona che è Roberto Speranza. Ma un governo così connotato a sinistra risulta minoritario, così rischiamo di spaventare i moderati e il mondo delle imprese. Per questo mi sono sentito di esprimere le mie riserve rispetto al pieno coinvolgimento di LeU”.
Scatenando non poche critiche, negli eredi del Pci, che le rimproverano di non avere affatto disdegnato i voti della sinistra, quando si è candidato col Pd a Bologna.
“Ricordo che nell’uninominale della mia città, il 4 marzo 2018, vinsi il mio collegio col 35 per cento. L’amico Vasco Errani, di LeU, era contro di me in quel collegio e non arrivò al 10. Ieri anche Massimo D’Alema mi ha scritto per dirmi che lui non è affatto un pericoloso sovversivo. E ha ragione, io non lo credo affatto. Ma il problema è politico”.
Tuttavia il sostegno di LeU, in Parlamento, è decisivo per garantire la maggioranza. Specie al Senato.
“Infatti, a mio avviso, questo doveva essere un governo composto da Pd e M5s, appoggiato esternamente da altre compagini, con possibilità di espansione anche nell’area moderata. Ma così diventa tutto più difficile”.
Difficile è anche prevedere che possa essere stabile un esecutivo che deve sperare in appoggi esterni, però.
“Attenzione a non considerare un elemento di forza l’acquisto di quattro o cinque voti in Parlamento, se per ottenerli si perde la sintonia col paese. Penso ad esempio al Viminale. Vedo che Salvini ha già cominciato ad attaccare il nuovo ministro dell’Interno Lamorgese, eccellente servitrice dello Stato, in quanto ex capo di gabinetto di Alfano. Si tratta di demagogia spicciola, certo. Però, ecco, stiamo attenti: non vorrei che si passasse dalla becera politica dei ‘porti chiusi’ a quella dei ‘porti aperti per tutti’. Spero che la linea tracciata da Minniti, a suo tempo, non venga valicata in senso opposto”.
Ma insomma, Casini, le piace questo governo?
“Lo voterò, se è questo che volete sapere. Ma si tratterà di una fiducia a tempo, non illimitata, concessa sforzandoci di non vedere alcuni elementi non proprio entusiasmanti”.
Del tipo: Luigi Di Maio ministro degli Esteri?
“Una scelta poco felice. Ma anche San Paolo era un libertino che si convertì sulla via di Damasco. Di Maio non è sciocco, e credo che si farà guidare dalle ottime strutture della Farnesina, che è un po’ una grande, accogliente famiglia. Magari Elisabetta Belloni, segretario generale, potrà fargli un corso accelerato di diplomazia”.
Chi ne è uscito meglio, da questo crisi?
“Malissimo Salvini: si è suicidato. Renzi se l’è giocata bene, Franceschini strabene. E decentemente se l’è giocata Berlusconi, che col suo garbo istituzionale ha dimostrato che senza di lui il centrodestra è al primitivismo del populismo”.
E Zingaretti?
“Gli darei la sufficienza. Ha adottato una politica di contenimento, e da vecchio giovane del Pci è passato all’incasso sui posti di potere”.
Prodi pensa già a una nuova stagione di maggioritario.
“Io rispetto Romano, ma la penso all’opposto. Quello che serve, ora, è un proporzionale. Altro che bipolarismo: io mi auguro proprio che questo governo non sia l’embrione di un nuovo futuribile centrosinistra. E io in ogni caso, non ne farei parte”.

1 Commento

Se l’esecutivo è solo frutto di poltrone, facciamo un regalo a Salvini

postato il 2 Settembre 2019

“Il rischio è che dopo la fiducia iniziale, la maggioranza si restringa. Se esecutivo più a sinistra della storia della Repubblica, no sponde da centristi e moderati”

L’intervista di Giuseppe Alberto Falci pubblicata sull’Huffington Post

Da decano del Parlamento e da uomo che di trattative politiche ne ha viste tante, in 36 anni di ininterrotta attività fra Montecitorio e Palazzo Madama, Pier Ferdinando Casini, già presidente del Camera, uno che rivendica da sempre il suo essere democristiano, dice la sua sulla trattativa estenuante fra grillini e democratici: Questa è la premessa: “Non mi scandalizzano le manfrine intorno ai vicepremier. Credo che alla fine la rinuncia di Franceschini aprirà ugualmente la strada a due vicepremier e non a nessuno”.

Da più parti è stata salutata come una intuizione dell’ex diccì Franceschini. Anche lei crede che sia la mossa determinante?

“Dario ha dimostrato di essere il più intelligente”.

Fatta questa premessa, a suo giudizio può resistere un esecutivo fra due compagini che fino a ieri si sono detestate?

“Sono preoccupato della premessa, perché se l’esecutivo è solo frutto di poltrone, di potere, noi faremo vincere a tavolino Matteo Salvini”.

E allora quale deve essere la ricetta per far sì che il governo duri e porti a casa i risultati?

“Intanto, devono essere ben chiari i paletti su cui nasce questa maggioranza. Perché se si prefigura il governo più a sinistra della storia della Repubblica italiana non ci saranno sponde né dei centristi né dei moderati”.

Dice così perché già vede sommovimenti tra i gruppi parlamentari? Raccontano che alcuni grillini, i più sovranisti, sarebbero pronti a fare le valigie e a migrare nel gruppo della Lega.

“Guardi, il rischio è che dopo la fiducia iniziale la maggioranza si restringa invece di ampliarsi”.

Quali correttivi suggerisce per non essere eccessivamente di sinistra?

“Ci deve essere chiarezza sui contenuti. Capitolo tasse: bisogna andare verso un progressivo abbassamento della tassazione. Naturalmente, compatibilmente agli impegni presi con l’Europa”.

E sul fronte migranti che ha determinato l’ascesa di Matteo Salvini e della sua Bestia propagandistica?

“Sul fronte immigrazione dobbiamo iniettare nelle politiche governative valori ormai dimenticati come l’umanità e la solidarietà. Ma se si pensa di passare dalle politiche dei porti chiusi a quelle dei porti aperti andremo a sbattere subito fuori strada. Ecco, un conto è ritrovare un certo feeling con l’Europa. Poi, però, stop. Porti aperti significa che il governo non sopravvive nel Paese. E io non voglio certo fare regali a Salvini”.

 

 

Commenti disabilitati su Se l’esecutivo è solo frutto di poltrone, facciamo un regalo a Salvini


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram